Il vostro primo volo da solista

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imodu
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Messaggio da imodu » 10 gennaio 2008, 23:05

Primo solo a vela sull'aliante ASK21 I-IVWN il 26 agosto 2001, primo solo a motore sul PA-38 I-MDNA il 12 maggio 2002, due voli praticamente perfetti, nemmeno adesso mi riesce di atterrare così bene come in quelle occasioni!
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brezzalife
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Messaggio da brezzalife » 14 gennaio 2008, 16:03

Vi chedo un piccolo sforzo: vi ricordate ai primi voli con l' istruttore? inizialmente in cosa consistevano le prime lezioni? capisco,immagino,salite discese circuiti ecc... ma nello specifico ricordate qualche frase/consiglio dell' istruttore?
grazie mille
L'unica cosa che non e' stata ancora toccata dal progresso e' l'idea di progresso !

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Giulio88
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Messaggio da Giulio88 » 14 gennaio 2008, 16:25

ma nello specifico ricordate qualche frase/consiglio dell' istruttore?
Tanti tanti.....per esempio i classici "dolce sui comandi" "il volantino tienilo con i polpastrelli" in salita "prima assetto poi potenza" e soprattutto di "assecondare l'aereo" per non andare in overc-control.
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Appe
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Messaggio da Appe » 21 gennaio 2008, 16:20

Il mio primo solo l'ho fatto qualche anno fa ormai! è stata l'esperienza che avete provato tutti..io a terra prima di decollare avevo un pizzico di paura (lo ammetto!!!)! dopo la rotazione però non avevo parole,ero eccitatissimo! La sensazione più sgradevole l'ho avuta una volta allineato,prima davo un pelo di motore tenendo frenato l'aereo,mi giravo verso il mio mitico istruttore e gli dicevo "ok,Andiamo?"! Lui mi faceva un cenno con la testa e io mollavo i freni e si partiva! Quella volta,meccanicamente per abitudine,mi sono girato dicendo "ok,andiamo?" !!! Mi sono dato del cretino vedendo il sedile di destra vuoto e sono partito! :)

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da ale-fri » 26 gennaio 2008, 9:42

....il mioprimo volo sa solista e' stato l'8 settembre....all'eta' di 45 anni...nel 2007 :roll: :wink:
Velivolo un Savanna 100hp.
Ora sono il possessore di un bellissimo (per me) X-AIR 582 :oops: certo non e' un jet ma vuoi mettere ...

Mi presento: sono nuovissimo di questo forum,mi sono appena iscritto...ma non sono nuovo alla passione del volo,oltre che al terrore di volare.. Ho voluto sfidare la mia atavica paura,volando in prima persona,cioe' pilotando.
Ho pensato..se comprendo che e' una cosa che si puo' fare,forse non la temero' piu'...e cosi' ho fatto.
Certo un po' di timore mi e' rimasto,quando stacco le ruote da terra, ma passa e il piacere e la bellezza del volo prendono il sopravvento.
Inoltre sono un appassionato di storia della seconda guerra mondiale,ed oltre ad aver scritto qualche testo sui sommergibili italiani,mi sono dedicato per diletto allo studio della nostra aereonautica con i suoi piloti ed i suoi mezzi...Ho una munita biblioteca e spero di poter dare un sincero e spensierato apporto qualora ve ne sia la necessita'...
Il mio tempo libero non e' moltissimo ma ho scoperto questo bel sito e spero di trovare qualche appassionato come me...
Grazie dell'attenzione! :mrgreen:

Un cordialissimo saluto!
Davide T.

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da raoul80 » 26 gennaio 2008, 9:54

ale-fri ha scritto:....il mioprimo volo sa solista e' stato l'8 settembre....all'eta' di 45 anni...nel 2007 :roll: :wink:
Velivolo un Savanna 100hp.
Ora sono il possessore di un bellissimo (per me) X-AIR 582 :oops: certo non e' un jet ma vuoi mettere ...

Mi presento: sono nuovissimo di questo forum,mi sono appena iscritto...ma non sono nuovo alla passione del volo,oltre che al terrore di volare.. Ho voluto sfidare la mia atavica paura,volando in prima persona,cioe' pilotando.
Ho pensato..se comprendo che e' una cosa che si puo' fare,forse non la temero' piu'...e cosi' ho fatto.
Certo un po' di timore mi e' rimasto,quando stacco le ruote da terra, ma passa e il piacere e la bellezza del volo prendono il sopravvento.
Inoltre sono un appassionato di storia della seconda guerra mondiale,ed oltre ad aver scritto qualche testo sui sommergibili italiani,mi sono dedicato per diletto allo studio della nostra aereonautica con i suoi piloti ed i suoi mezzi...Ho una munita biblioteca e spero di poter dare un sincero e spensierato apporto qualora ve ne sia la necessita'...
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Bellissimo modo per superare la paura di volare...
Credo che lo suggerirò al nostro Fearless

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da tenente cisco » 27 gennaio 2008, 19:34

Ciao,
il mio primo volo da solista l'ho fatto l'11 Settembre 1997 (su mese e giorno non ho responsabilità... :lol: ).
La prima sensazione è di enorme solitudine. Da allievo sei abituato a fare stupidaggini e ad avere qualcuno sul seggiolino destro che ti corregge gli sbagli. Lì, invece, ti domandi se ce la farai. Ricorda che nessun istruttore manda un allievo a cuor leggero a fare il primo volo da solo; ci pensano 300 volte prima di farti atterrare da solo.
Per cui, anche se avrai paura, che ti giudica non dubita che hai i numeri per farcela.
Il controllo pre-volo, che prima sembrava lunghissimo, quando vai da solo ti sembra durare meno di un sospiro.
Io mi ricordo pieno di ansia per quei 4 minuti da solo. Ma, allo stesso tempo, quando senti il terreno toccare di nuovo le ruote (NON il contrario) hai una sensazione molto intima di soddisfazione. Qualcosa di mai sentito prima 8)
Un consiglio: dopo le 12 ore, quando inizierai ad avere la sensazione di essere prossimo al volo da solista, porta sempre con te una camicia di ricambio. Più che altro per quello che ti faranno gli altri piloti appena sceso a terra... :mrgreen:
Mi ringrazierai

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da tenente cisco » 27 gennaio 2008, 19:37

Ehi, dimenticavo: l'aereo su cui ho volato era un Tb9, I-IAEK.
Non lo dimenticherò mai. Chissà che fine ha fatto... :|

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da roberto76 » 27 gennaio 2008, 22:33

ormai ci siamo... volare al sabato ha i suoi contro (e non vedo bene quali siano i "pro" ;-) ) però anche io ormai ci sono e nulla toglie che sabato prossimo sia quello buono per il mio SOLO! Staremo a vedere...

Ciao a tutti!
Roberto "The BuzZ"
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Nik » 30 gennaio 2008, 18:34

Te lo auguro,poi racconta com'è andata,immagino sarà un'esperienza indimenticabile!!!
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Speriamo in un buon futuro!!!!!!!

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da roberto76 » 30 gennaio 2008, 19:37

noooo!!! sabato a LIPU pioveee!!!
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Nik » 30 gennaio 2008, 19:52

Mi spiace,dai porta pazienza,la calma è la virtù dei forti!!!!!
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Ponch » 10 febbraio 2008, 20:06

Primo volo da solista, C172SP 822MN.
Non ho provato particolari emozioni, ero abbastanza tranquillo, quasi fosse come una cosa normale che prima o poi sarei andato solo (difatti è così); l'istruttore, tra l'altro non mi ha dato neanche il tempo di pensarci, abbiamo parcheggiato, è sceso e mi ha detto vai!!!

Resta la soddisfazione di aver portato l'aereo per la prima volta a terra senza istruttore.
Dopo due touch e go e un go around (meno male che l'ho riprovato poco prima), sono andato solo.
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Barone Rosso » 13 febbraio 2008, 13:38

grande Antò.... sono contento per te, ti avrei fatto più ansioso x questo momento ma evidentemente piano piano ti stai scoprendo pilota :D :D :D
CPL/IR MEP ATPL JAA (ed FAA)

deltagolf

Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da deltagolf » 14 febbraio 2008, 8:08

Da "Effetto Cielo" di Giorgio Rizzi
Edizioni Macchione http://www.macchione.it
Copyright Reg. S.I.A.E. prot. N. 0404347
Per concessione dell'autore.

Il primo solo (Titolo originale reg. SIAE: Due di picche)

Dicono che io parli poco.
In genere quel poco vuole dire parlare di aeroplani e parlare di aeroplani spesso vuole dire ricordare il gran giorno della mia vita, quello in cui finalmente riuscii a volare solo a bordo per la prima volta.
Sono passati tanti anni eppure sembra ieri; socchiudendo un po’ gli occhi mi pare ancora di sentire le ultime parole dell’istruttore che mi diceva di andare.
Chissà quante volte nella sua carriera avrà ripetuto le stesse cose ad allievi piloti “ready to go”, pronti al grande balzo.
“…verrà su prima in decollo, senza il mio peso e lo sentirai più leggero e più sensibile ai comandi…”
Ed ecco, toccava a me.
Davvero strano!
Solo qualche settimana prima, durante il mio primo volo scuola, avevo pensato che non sarei mai stato in grado di fare volare quello strano affare, tutto tubi, tela e cavi d’acciaio.
Come diavolo faceva quell’uomo seduto dietro di me a capire quale leva muovere, quali bottoni toccare, quale di tutti quegli “orologi” guardare e come controllare la cloche, che spostava appena appena con grande precisione e delicatezza, ma senza una logica apparente?
E come faceva a sapere che era il momento giusto per parlare alla radio, come sapeva cosa dire, come sapeva in quale direzione andare, perché, a che quota, e poi, e poi, e poi… mah!
Magia!
Toccava a me.
“Stai tranquillo, stai attento e vedrai che non avrai nessun problema”, mi disse e io, stupido, balordo, sventato giovane di allora mi limitai a sbattere la manetta su full power, senza neanche pensare che forse quella era l’ultima cosa che avrei fatto su questo pianeta.
Calma piatta in giro; non c’era una minima onda ad increspare la superficie del lago, non c’era un alito di vento, persino gli uccelli acquatici sembravano essere stati informati del mio primo decollo e prudentemente si erano andati a rifugiare chissà dove.
E ad un tratto, semplicemente, balzammo fuori dall’acqua l’idrovolante e io e volammo.
Perdio, volavamo davvero!
Splendido SuperCub tutto giallo, infaticabile muletto, paziente addestratore troppe volte violentato da mani inesperte, un’altra volta protagonista e artefice di un parto aeronautico.
Airborne, dicono gli anglosassoni per indicare il termine “decollato”; airborne che letteralmente significa qualcosa come “tenuto in aria” o “sostenuto dall’aria”, ma mi piace pensare, sbagliando, che voglia dire nato nell’aria, come se fosse scritto senza la e finale.
Nato nell’aria, suona bene.
Il caro vecchio SuperCub era la mia levatrice, il mio ostetrico, il mio utero aeronautico; lui aveva sofferto per le mie manovre sbilenche, lui aveva cullato i miei sogni, lui mi aveva portato in grembo per mesi e mesi, non come un fardello troppo pesante ma come un cucciolo da avviare alla vita e ora, con un paio di spinte di quelle giuste, mi aveva messo al mondo.
Nato nell’aria, nato per l’aria.
E ad un tratto sembrò tutto facile: sapevo gestire la cloche, sapevo quale leva muovere, quali bottoni toccare, quale di tutti quegli “orologi” guardare…
Consapevolezza, preparazione, conoscenza.
Non magia.
Tutto meno che magia, nulla che non fosse chiaro, logico, sotto controllo.
Consapevolezza, solo consapevolezza.
Non posso dire che quel giorno imparai a volare, ma di certo imparai la cosa più importante per un pilota.
E per un uomo.
Non c’è pericolo, non c’è rischio, non c’è paura entro i limiti della consapevolezza: la morte può attenderti appena un millimetro oltre questo limite.
Non sai mai dove e quando potrai trovarti a fronteggiare la morte, tua o delle persone che ami: la vita è uno strano gioco e per quanto cerchiamo di prenderlo dannatamente sul serio, l’unica certezza che abbiamo è che non ne verremo fuori vivi.
La vita è un gioco pericoloso che si conclude inesorabilmente con la morte; vuoi giocare?
Accomodati.
Un giorno ti alzerai dal letto tirando un paio di colpi di tosse di quelli giusti e alcune frasi sul referto di una radiografia, incomprensibili per chi non è avvezzo al linguaggio medico, ti diranno che forse ci siamo: aspetta dei giorni prima che il responso di uno specialista ti riconsegni alla vita dicendo che non è nulla e intanto pensa che stai perdendo la tua partita.
Un’altra volta un curioso bozzo di fianco al tuo collo ti spingerà a fare qualche esame clinico e, nonostante sia autunno inoltrato, ti sentirai dire che forse non vedrai Natale.
Passeranno un po’ di settimane prima di avere un certificato medico che proroghi il termine del tuo sfratto da questo pianeta e col pezzo di carta in mano non saprai fare altro che sederti sul gradino di un marciapiede e metabolizzare il fatto che continuerai a vivere.
Un’altra volta ancora, rientrando stanco dall’ufficio, uno squillo del cellulare ti porterà la voce disperata di qualcuno che ami tanto e che ha deciso di chiudere la partita anzitempo.
Ancora una volta dovrai frugare rapidamente tra le poche carte che hai in mano e scegliere quella giusta, giocarla bene, al momento più propizio, perché la Nera Signora non faccia scala reale e ti porti via due occhi dolci e dovrai essere attento: non sempre la carta più alta è quella vincente.
Che fatica giocare il due di picche in una situazione del genere, quando un re di denari è lì ammiccante tra le tue carte.
Devi violentarti, devi legarti la mano, vorresti a tutti i costi andare a pescare la carta alta, gettarla con veemenza sul tavolo e guardare negli occhi l’avversario certo di averlo battuto, ma qualcosa dentro di te dice che lui ha l’asso in mano e avrai perso in un colpo solo la carta più alta e la partita.
E allora depositi con delicatezza il due di picche sul tavolo e dentro tremi come una foglia, ma hai lo sguardo fiero di chi vuole far credere di saperla lunga e di avere fatto la scelta migliore.
Un due di picche mette sul chi vive chiunque, fa pensare a chissà quali calcoli, fa pensare a chissà quali schemi di gioco e spiazza l’avversario.
“Ma come?”, pensa la Morte perplessa, “era così logico; giù il re di denari, asso sul re e partita chiusa.
Che ci fa questo tizio col due di picche? ”
E distratta dai suoi pensieri cala comunque l‘asso di denari che, come si sa, sopra un due di picche non vale nulla.
Oplà, in un colpo solo beffata la Morte e adesso la carta alta l’hai tu; grazie due di picche.
Bella giocata.
Non rilassarti, la partita continua e la Morte si sa che bara, ma anche questa volta hai imparato qualcosa e da qui in avanti prenderai tremendamente sul serio chi ti gioca un due di picche contro.
Fai scorta di assi intanto che puoi e quando li avrai non considerarti comunque un vincente; ci sono quaranta carte nel mazzo e ognuna può valere tutto o niente, dipende solo da te e dal gioco che vuoi giocare.
Crogiolati in una mano ricca di carte alte e finirai sconfitto, gioca con oculatezza anche le carte più umili e potrai battere chi è meglio servito di te.
Comunque un mazzo di carte non serve a nulla senza un due di picche; è solo una pigna di cartoncini colorati piena di inutili assi e di inutili jolly.
Una partita con un mazzo del genere è impossibile.
Volare è come vivere, lo ripeto sempre: a bordo di un aereo non c’è nulla che valga come un due di picche o forse nulla che valga più di un due di picche.
Ogni piccola vite, ogni piccola leva, ogni interruttore, ogni particolare insignificante sono parte di uno splendido insieme che esiste come tale e non potrebbe funzionare senza uno solo dei suoi componenti.
L’asso di denari del motore non serve a nulla se il piccolo tubicino che lo alimenta di benzina si spezza; pochi euro di plastica rotta portano a terra senza scampo una macchina che vale milioni.
Forse è per questo che tanti piloti sanno godere delle piccole cose della vita; forse è per questo che tante persone avare ed avide sono cattivi piloti.
Un allievo al primo volo da solo non può permettersi nulla; ha in mano le carte più povere possibili e, per quanto l’istruttore cerchi di togliere all’avversario le carte più forti, che si chiamano vento, cattivo tempo, turbolenza, nebbia, inviando il giovane pilota verso il suo primo solo in condizioni ottimali, il piccolo pilotino non ha molto più che i due della sua misera esperienza, i tre delle raccomandazioni dell’istruttore, forse i quattro del suo entusiasmo.
Ci vorranno decine e decine di ore di volo prima di vedere un settebello e per i jack e le donne molto di più, però la partita è lì da giocare e prima o poi bisogna sedersi al tavolo verde e cominciare.
E allora via, una carta dopo l’altra, con attenzione, con precisione, senza barare.
Impara allievo, impara: sarà così per tutta la tua carriera, non illuderti; quando re ed assi cominceranno a fare parte delle tue giocate non dimenticare quanto ti hanno dato le carte umili e non sprecarle.
Di jolly, lo sai bene, te ne è concesso uno solo nella tua vita. Non usarlo per un due di picche dimenticato.
Quel giorno il SuperCub ed io andammo in volo pieni di buona volontà, carichi di scartine e senza neanche un asso nella manica, ma ci destreggiammo di pari nostro; ci misero di fronte un avversario alla nostra portata e non fu difficile portare a termine la prima partita, posandoci dolcemente nell’acqua, increspandola appena appena con due scie di spruzzi bianchi e facendo volare via gabbiani e paperette che reclamavano il loro diritto a stare lì tranquilli, avendomi già dato il loro pista libera al decollo.
Piano piano gli avversari sarebbero cresciuti di valore, ma ci avrebbero trovati pronti ad affrontarli ed a ritornare al suolo vittoriosi e nessuno, ma proprio nessuno, sarebbe stato in grado di batterci giocandoci contro un misero due di picche, fatto di un VOR spento, di un improvviso cambiamento del tempo, di una rotta un po’ incerta, di un controllore nervoso.
Non voliamo più insieme da anni, il Cub ed io; lui ha altre mani da istruire, io altri amici con le ali da fare volare, ma le carte sono sempre le stesse, come sempre la stessa è la posta in gioco.
Ho imparato tanto da lui, perché con lui sono stato povero, povero di esperienza, povero di carte da giocare; non dimenticherò mai il suo insegnamento, né in volo, né nella vita.
Se oggi sono qui a picchiare su questa tastiera, è anche perché qualche volta in volo ho capito che potevo cavarmi di impaccio giocando quel famoso due di picche; se oggi sono orgoglioso di essere un uomo è perché con un altro due di picche ho cavato d’impaccio chi credeva di non farcela.
Il jolly, è ancora ben saldo tra le mie mani e, francamente, spero di non doverlo usare mai.
È passato tanto tempo da quel primo volo, ma questo modo di pensare è rimasto ben inciso nella mia mente e nulla ha potuto contribuire a farmi cambiare idea, non gli anni, non le centinaia e centinaia di ore annotate sul libro voli, non le rughe ormai incise sulla fronte, non le esperienze della vita.
Ne ho passate tante in questi anni, ma ogni volta l’insegnamento del Cub mi ha permesso di giocare tutte le mie carte e ripartire, come se fosse la prima volta.
Ho volato su tanti aerei, idrovolanti, anfibi, terrestri, eppure ogni volta che spingo la manetta a fondo corsa non mi sembra che si tratti semplicemente dell’inizio di un altro volo.
È il mio centesimo, o cinquecentesimo o millesimo primo volo da solo!
A pensarci bene, questa è magia…

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da raoul80 » 14 febbraio 2008, 10:44

Stupendo racconto. Toglimi una curiosità a volte pero' nn si vola anche cercando di puntare carte piu' alte anziche il due di picche?

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da deltagolf » 14 febbraio 2008, 11:16

raoul80 ha scritto:Stupendo racconto. Toglimi una curiosità a volte pero' nn si vola anche cercando di puntare carte piu' alte anziche il due di picche?
Grazie.

Il racconto nasce intorno a qualcuno che a quei tempi significava qualcosa per me e che, come avrai letto, pensò un bel giorno di uscire di scena col botto, perché si sentiva un "due di picche".
Per fortuna, raccontandole (o raccontandogli, chi lo sa?) che anche un due di picche può avere un ruolo fondamentale, se ben giocato, cambiò idea ed è ancora qua, anche se le nostre strade si sono separate.

Il volo come metafora della vita, questo è il leit motif di tutti i miei libri.


Grazie dell'interessamento.

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da raoul80 » 14 febbraio 2008, 11:57

Di niente delta.. ;-)

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Barone Rosso » 14 febbraio 2008, 12:29

delta grazie, molto bello!!! Mi ha fatto sognare un bel pò visto che lunedi inizio finalmente il corso.

Se non ti dispiace vorrei postarlo sul mio blog con i rispettivi riferimenti e citazioni.
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Re:

Messaggio da Tixio » 14 febbraio 2008, 12:42

brezzalife ha scritto:nello specifico ricordate qualche frase/consiglio dell' istruttore?
grazie mille
"Un po' di più...un po' di più...un po' di più....un po' di meno...meno...MENO!!!" :lol: :lol: :lol:

A parte questa colonna sonora, ricordo bene il consiglio di non tenere troppo stretto il volantino: "Vedi...quando le nocche diventano bianche vuol dire che stai esagerando!"...e non scherzo, stringevo davvero troppo! :oops: :lol:
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Re: Re:

Messaggio da MD82_Lover » 14 febbraio 2008, 12:50

Tixio ha scritto:
brezzalife ha scritto:nello specifico ricordate qualche frase/consiglio dell' istruttore?
grazie mille
"Un po' di più...un po' di più...un po' di più....un po' di meno...meno...MENO!!!" :lol: :lol: :lol:
LOL! :lol:

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da deltagolf » 14 febbraio 2008, 13:43

Barone Rosso ha scritto:delta grazie, molto bello!!! Mi ha fatto sognare un bel pò visto che lunedi inizio finalmente il corso.
Se non ti dispiace vorrei postarlo sul mio blog con i rispettivi riferimenti e citazioni.

No problem, Red Baron.
Ricordati di citare l'Editore e meglio anche il prot. SIAE.
Se poi ci metti pure il mio nome, grazie.

Forza e coraggio, da lunedì non sarai più lo stesso uomo; pink skies, come dice sempre una mia amica paracadutista!

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da raoul80 » 18 febbraio 2008, 10:19

collaudatore ha scritto:Primo volo da solista, C172SP 822MN.
Non ho provato particolari emozioni, ero abbastanza tranquillo, quasi fosse come una cosa normale che prima o poi sarei andato solo (difatti è così); l'istruttore, tra l'altro non mi ha dato neanche il tempo di pensarci, abbiamo parcheggiato, è sceso e mi ha detto vai!!!

Resta la soddisfazione di aver portato l'aereo per la prima volta a terra senza istruttore.
Dopo due touch e go e un go around (meno male che l'ho riprovato poco prima), sono andato solo.
Ciao collaudatore hai fatto il solista alla skymates?

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da roberto76 » 19 febbraio 2008, 16:58

e pensare che quando ho aperto questo thread ancora mi si incrociavano gli occhi a seguire tutti gli strumenti analogici del cessnino...
Beh, dopo aver letto decine di racconti posso finalmente postare il mio, così uguale ed allo stesso tempo diverso dagli tutti gli altri. Uguale per la brevità del circuito, diverso per il pathos che ci si mette.

Non avevo mai visto prima una mongolfiera...
Non che sia una cosa così speciale, ma è una di quelle che non mi era ancora capitato di vedere dal vivo.
E' se avessi mai anche solo sospettato che l'avrei vista dall'alto di un aereo con me, solo, ai comandi...

Era sabato scorso, 16 febbraio, il giorno che tanto aspettavo. Non c'era vento e la visibilità più che buona per quanto fosse freddo.

Dopo tre circuiti completi con il mio istruttore al fianco è ora di tornare al parcheggio, ma sotto sotto so che è ora di andare da solo e difatti è lui a dirmi: "vai da solo?" e io che quasi cercando di nascondere l'emozione gli dico "si, si... nessun problema". Beh, il problema c'era eccome, a partire dalla pipì che mi scappava da pazzi per finire con un po' di sana paura, ma non di quella che ti frena... piuttosto di quella che ti fa buttare nella mischia a testa bassa, costi quel che costi.
Mi sentivo pronto certo, ma l'emozione era tanta.

La tiro breve: mi lancio nella corso di decollo e ogni incertezza, ogni dubbio, ogni cosa scompare con il finire del suono che le gomme producuno rotolando sull'asfalto.
Mi aspetto di sentire la voce di Paolo (il mio istruttore) dirmi di "sostenere" mentre tolgo i flap a 300ft ma... cavolo li di fianco non c'è nessuno e porca zozza, come tira sto cessnino!

viro vado, vado vado, livello, controbase, sottovento... insomma tutto ok (nonostante un minimo traffico che però non mi intralcia minimamente) fino al finale e lì... azz... sono alto, sono basso, sono giusto??

e chi mi dice come sono messo? certo, c'è il papi, però...

Beh, ero più che giusto, perfetto... mi avvicino a al pettine un filo scomposto, tocco e libero in fretta.
Lì c'è Paolo che mi attende, mi stringe la mano e mi fa i complimenti. IO lo ringrazio ed un po' emozionato ricordo una cosa: DEVO FARFE LA PIPI'!

Che bello... volo!
Grazie Paolo
Roberto "The BuzZ"
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Ponch » 19 febbraio 2008, 18:38

raoul80 ha scritto:
collaudatore ha scritto:Primo volo da solista, C172SP 822MN.
Non ho provato particolari emozioni, ero abbastanza tranquillo, quasi fosse come una cosa normale che prima o poi sarei andato solo (difatti è così); l'istruttore, tra l'altro non mi ha dato neanche il tempo di pensarci, abbiamo parcheggiato, è sceso e mi ha detto vai!!!

Resta la soddisfazione di aver portato l'aereo per la prima volta a terra senza istruttore.
Dopo due touch e go e un go around (meno male che l'ho riprovato poco prima), sono andato solo.
Ciao collaudatore hai fatto il solista alla skymates?
Si, ciao.
:)
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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da N757GF » 19 febbraio 2008, 19:59

collaudatore ha scritto:
raoul80 ha scritto: Ciao collaudatore hai fatto il solista alla skymates?
Si, ciao.
:)
Se vuoi, dicci anche a quante ore di doppio comando e dopo quanto tempo che sei nella scuola. Quest'ultimo dato potrebbe fornire qualche dato utile in piu` :)

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Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da Ponch » 20 febbraio 2008, 2:09

N757GF ha scritto:
collaudatore ha scritto:
raoul80 ha scritto: Ciao collaudatore hai fatto il solista alla skymates?
Si, ciao.
:)
Se vuoi, dicci anche a quante ore di doppio comando e dopo quanto tempo che sei nella scuola. Quest'ultimo dato potrebbe fornire qualche dato utile in piu` :)
:)
Dopo 17 ore di doppio comando, anche se in realtà sarei dovuto andare solo ad 8 ore; dopo questo momento sono successe delle cose che nessuno avrebbe potuto prevedere ed inoltre ho avuto delle schedulazioni quasi sempre notturne.
Tra l'altro, la scuola per due settimane è rimasta chiusa.
Mi sembra banale sottolineare che se piove, la giornata è particolarmente ventosa o l'aereo è in maintenance (a meno che non si trova un altro aereo libero), non si va in volo.

E' tutto relativo, la scelta importante a mio avviso risiede nell'istruttore, c'è quello giovane che magari ti fa ultimare in meno tempo la licenza (anche se ne dubito) perchè il suo scopo è volare per accumulare ore di volo e quello più anziano, con il quale magari voli meno, ma forse l'addestramento è migliore.

Ultimamente, in quest'area leggo molti thread circa la Skymates, ogni FTO ha i suoi pro e i suoi contro; informatevi, chiamate la scuola, visitatela e poi scegliete.
:)
Io mi trovo bene.
Cià.

P.S.=Chi è Salvatore? Il ragazzo, mio conterraneo, che ieri ha chiamato la scuola per info?
:D
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N757GF

Re: Il vostro primo volo da solista

Messaggio da N757GF » 20 febbraio 2008, 8:02

collaudatore ha scritto: Dopo 17 ore di doppio comando, anche se in realtà sarei dovuto andare solo ad 8 ore; dopo questo momento sono successe delle cose che nessuno avrebbe potuto prevedere ed inoltre ho avuto delle schedulazioni quasi sempre notturne.
Tra l'altro, la scuola per due settimane è rimasta chiusa.
Mi sembra banale sottolineare che se piove, la giornata è particolarmente ventosa o l'aereo è in maintenance (a meno che non si trova un altro aereo libero), non si va in volo.
Grazie
Il mio suggerimento (certamente non per te), e` questo: prima di scegliere una scuola verificate il meteo medio (giorni volabili) e la flotta, quanti aerei del tipo su cui si fa il training sono disponibili. Se l'aereo deve fare le 100 ore, lo studente non deve restare a terra. 3 mesi per arrivare al decollo sono decisamente troppi!
Ultima modifica di N757GF il 21 febbraio 2008, 13:13, modificato 1 volta in totale.

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Re:

Messaggio da raoul80 » 21 febbraio 2008, 11:55

jayem ha scritto:
diginex ha scritto:Io, se dovessi prendere la decisione finale di intraprendere la carriera, lo farei subito. Ovvero, quest'anno che viene.

Mia madre ha già espresso la sua disponibilità nel finaziarmi interamente i corsi però io sono già stato franco con lei e le ho promesso che appena ne avrò possibilità le ridarò tutta la cifra. Perché tanto, se non ci fosse lei, dovrei chiedere prestiti e quant'altro. Quindi, questo è quanto.

Ma come già ho fatto notare, questa è una cosa che mi porto avanti da tempo e che studio già per i fatti miei. Quindi, la motivazione c'è. E senza di quella non andrei da nessuna parte.

Tutti vorrebbero spingermi a fare l'università ma, se, alla fine, prendessi una laurea e facessi una cosa che non mi appassiona...non andrei comunque da nessuna parte. Tanto vale far quello per cui mi sento motivato. :wink:
magari avessi ankio una madre che mi finanzia tutto...starei tranquillo adesso...la mia unica strada e un prestito da qualche banka...altrimenti niente...perché anke se lavorassi e mettessi soldi da parte x 10 anni 1-avrei pokke speranze a 30 anni 2-in tt questo tempo nn riuscirei a mettere da parte nemmeno la metà di quello neccessario!

sto già gettando la spugna. :(
lo stesso per me ma io l'ho già buttata.. :-(

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