Exence ha scritto: ↑6 ottobre 2019, 14:47
La persona sicura di se stessa che descrivi rischia però di peccare di presunzione perché parte dal presupposto che qualunque sua azione, che abbia successo o meno, non intaccherà il giudizio sulle proprie capacità... in realtà secondo me invece ogni azione o impresa nella quale ci lanciamo , in base al risultato ha, per noi stessi, un impatto perché ci indica delle nostre eventuali mancanze o incapacità , e quindi ci permette di metteteci continuamente in discussione anche sul nostro valore come persone ... io posso anche convincermi di essere una persona di successo ma se non metto mai una palla in buca dovrò smetterla di dare la colpa alle circostanze o altro ma capire che magari mi sto sopravvalutando ...
Perchè presunzione? Non ho mica scritto che pensa di far sempre bene e giusto...anzi...ti ho proprio portato in evidenza che si permette di sbagliare senza che questo abbia impatto sulla sua persona ma solo sulla sua azione. Ciò non significa che non si curi di cosa non sia andato per il verso sbagliato, quale lacune siano emerse e che ci metta poi una pezza, ove possibile. Sentirsi un fallito e capire cosa si è sbagliato non sono la stessa cosa. Tu parli di persona di successo...ma quello “forte” non ricerca il successo...proprio perchè l’averlo o meno non coinvolge il proprio essere ma il proprio agire. Stai parlando proprio della persona insicura che ricerca nell’approvazione , nel successo, l’immagine “vincente”...ed è per questo che “crolla” quando l’immagine crolla...e dentro pesa come un macigno non tanto l’insuccesso in quello che ha fatto ma ciò che rappresenta. Alla fine sai cosa fa? Mica analizza l’insuccesso...ma, piano piano si convince che tutti possono sbagliare...trova una causa esterna e, a fatica, cerca di ricostruire la propria immagine. Di solito proprio queste persone sono quelle che meno si studiano e si analizzano. Sono proprio quelle meno critiche verso se stessi tranne sporadici sensi di inutilità e depressione che sfociano poi nella ricostruzione della propria immagine. Infatti, non a caso, parli di “sopravvalutazione”...il forte non si valuta...il forte fa. Ogni volta che devi vedere in che punto sei, che voto hai, come sei messo in relazione ad altri...puoi star sicuro che non sei dalla parte “forte”. Necessiti solo di conferme sul tuo valore. Quindi di solito, il peccare di presunzione, non è prerogativa dei forti....proprio perchè l’essere o meno forti non deriva dal successo o dall’insuccesso.
Exence ha scritto: ↑6 ottobre 2019, 14:47
Ti faccio un esempio molto becero ma e’ giusto per estremizzare. Poniamo che a me piaccia tradire il mio fidanzato per il semplice motivo che mi piace diversificare e fare esperienze nuove costantemente. Che io analizzandomi abbia capito che non sono fatta per la monogamia, ma per una questione di comodo mi tenga il fidanzato / marito per motivi economici, pratici ecc (e’ solo un esempio eh !!!). Una volta che ho ascoltato questo mio bisogno, il mio comportarmi poi davvero così oltre ad essere moralmente scorretto lede anche il partner nel momento in cui venga disgraziatamente a scoprire i misfatti. Quindi meglio e ‘ sempre trattenere quel tipo di impulso per non ferire il prossimo .
Già il fatto che tu decida di tenerti una persona per comodo, seppure con il sacrificio di non seguire la tua natura di trombatrice, non ti pone in una bella posizione di onestà intellettuale. Nessuno ti obbliga a vivere con la stessa persona e/o vivere da monogama se non lo senti come un qualcosa di tuo. Il tradire / non tradire è un aspetto culturale. Puoi decidere di non legarti unicamente ad una persona...Quindi non hai alcun obbligo morale. Se la base del tuo rapporto la metti per come la senti non compi alcun illecito morale...la persona che decide di stare con te sa che potresti avere l’impulso, e seguirlo, di fare sesso con un’altra senza che questo , per te, rappresenti chissachè. Trovo moralmente più brutto stare con qualcuno per comodo e non amarlo che fare una serata di sesso con un’altra persona e poi finisce lì. Non c’è una regola ma , per rispetto (se di questo vuoi parlare), devi rendere chiare le regole. Certo che se ti spacci come monogama , ma hai altri impulsi, e cerchi di tenerli a freno , però poi non riesci e ti scappa di andare con un altro...poi ti penti e , con l’alibi di “voglio essere onesta”, dici al povero Cristo di turno che ti sei fatta X e Y...ferisci ma non ti accorgi che fingi continuamente qualcosa...e non è un bel modo di vivere e non sei stata coerente....nè con te nè con lui. Quindi non è un bell’esempio e non ha niente a che vedere con l’ “ascoltarsi”...anzi.
Exence ha scritto: ↑6 ottobre 2019, 14:47
Altro esempio più terra - terra: io non rispetto il dress code sul lavoro. Questo mi ha attirato le ire della capa nuova, che mi ha messa alla gogna per una maglietta che avevo messo a una riunione (con scritto I believe in coffee, maglietta vecchissima ma che mi piace molto. ). L’ha ritenuta offensiva e da allora mi ha etichettata come personaggio da evitare. Il mio collega invece che veste sempre in maniera anonima e’ diventato oggetto di favori e grandi sorrisi. In sintesi io avrei potuto adeguarmi alla situazione adattando il dress code ma non mi sarei sentita me stessa e quindi non ho assecondato le regole, sorbendomi tranquillamente le svariate conseguenze di battute acide ecc. Non so se mi spiego: avrei potuto ma non ho voluto, evitare Quei problemi ...
Guarda sono due esempi grotteschi ma credo tu abbia capito cosa intendo dire !
Eh...hai fatto una scelta e l’hai portata avanti. Però , ripeto, non trovo particolare attinenza con il discorso che si faceva sull’ascoltarsi. Queste sono le manifestazioni....l’ascoltarsi va un po’ più in profondità. In questo esempio non hai fatto del male a nessuno...hai seguito ciò che ritieni comunque giusto per te e ti subisci , eventualmente, le conseguenze. Quindi non è un buon esempio di ciò che stavi sostenendo...
Exence ha scritto: ↑6 ottobre 2019, 14:47
Ultimo punto, mi scuso col povero Dylan se lo tiro in mezzo, ma allora come valuti il suo NON prendere l’aereo? Presa di coscienza di un limite o debolezza / rinuncia ? (Solo in quell’ambito, ovviamente). E quindi, si può essere deboli solo in qualcosa oppure è’ un leitmotiv che attraversa anche se non ce ne accorgiamo, ogni aspetto della nostra vita ?
Io non valuto in nessun modo il buon Dylan...mi sembra una brava persona per quello che ho potuto leggere...ma solo lui ha il dovere di “valutarsi”. Vedi che tu hai la “fissa” di trarre un giudizio sulla persona su un evento?
Noi siamo tutto in quanto umani...la tue scelte determinano cosa scegli di essere...
Ciao!