michelino90 ha scritto:Salve a tutti
. Scuserete lo sfogo ma....
Ho trovato il forum giusto, la possibilita' di parlare con le persone giuste e so che cio' mi porta un migliaio di miglia avanti. Poi..... Mi metto un attimo davanti al televisre per rilassarmi dal duro lavoro dopo una frugale (frugale, frugale) cenetta e che ti pesco ?
La scena iniziale del film "Final destination"
(scrivo in minuscolo per rigurdo a chi mi possa leggere ma avrei desiderio di scriverlo in maiuscolone , altroche'). Ma e' modo questo? Se proprio devono trasmettere questi film allora mandassero in onda il vetusto e pressoche' introvabile "Prigionieri del cielo" dove un espertissimo pilota (John Wayne, manco a dirlo) riporta magistralmente a terra un quadrimotore colabrodo dimostrando che un aereo non precipita nemmeno se gli togli le eliche e gli tagli le ali! Vabbene, ora l' ho detto. Scusate ancora e abbasso i film "disastrosi"!
Ciao....
E' sicuramente un modo, "classico" di una certa filosofia di vita yankee, per esorcizzare le paure e nel caso specifico l'aviofobia.C'è chi tende a sublimarle (i popoli latini,nostro compreso) con più ironia fatalistica e chi, come negli States, a spettacolarizzare calcando sull'apocalittico; se noti non esiste film americano che non abbia preso in considerazione, portandone le trame all'eccesso,eventi quali : terremoti, uragani, eruzioni vulcaniche and so on...Mettere in evidenza filmica quelli che sono i timori percentualmente più ricorrenti nell'uomo è un uso consumo che ci accompagna dalla storia del cinema, ma è anche un modo per "lavarsi" da "angosce" sporte attraverso un meccanismo spettacolare di divulgazione di massa ;quindi con coscenza comune.Nel non sentirci "soli" ma accettando con la visione di condividere le nostre paure con milioni di altre persone, abbiamo l'automatica certezza di riconoscerci in questo numero altissimo di ansiosi. E' una tecnica a doppio taglio(mi riferisco ai risultati emotivi) ma che ha sicuramente il"pregio" psicologico di sottolineare il fatto che siamo difronte pur sempre ad un evento spettacolare, freddo,distante dalla realtà ,soprattutto da quella del neorealismo
.
In fondo,è lo stesso approcio che tanti giornalisti adottano affrontando i temi delle incertezze e paure umane: attaccano con delle iperboli di parole ed immagine l'evento, soprattutto l'evento unico , raro, inconsueto (come potrebbe essere il problema legato ad un volo)cercando di farne una parte di un "intero" che non esiste, o quanto meno con un 'esistenza talmente effimera e non ciclica da non aver pregio...Eppure, bravi sotto l'aspetto narrativo, ma pessimi sotto quello statistico e tecnico, qualcuno riescono anche a spaventarlo. Si ha bisogno di aver delle paure, spesso per riconoscerci ,avere la cittadinanza di esseri umani, per sentirci parte di quel "famoso intero" che ci fa viaggiare nell'effimero, l'effimero, un'altra necessità non necessaria ma ricorrente nei nostri desideri.Leggiamo le favole ai nostri figli spesso per renderli "innocui" intimorirli,annichilirli alle volte( certo in alcuni scrittori per l'infanzia non si sono mai nascoste anime di grandi pedagogisti) prova a leggerne una : trame buie,moralistiche,gotiche.Più l'uomo ha timori e più si materializzano coloro che ne infiorettano storie e ne dipingono i contorni con tinte forti, si uccide quel che si ama e si fa vivere al contrario il buio delle nostre paure oscurandolo sempre di più.Si ha bisogno, non è un assioma, di aver paura per istinto di sopravvivenza. Se il senso del pericolo fosse avulso dalla nostra natura vivremmo in uno stato di continua inconsapevole e costante minaccia per noi stessi in primis e per il prossimo poi.Quindi, è quasi conseguenziale,fisiologico che si creino costanti segnali "d'allarme", che si codifichino regole ed immagini che eccedano il senso stesso del loro significato, della loro reale pericolosità.Se la figura di un bambino su di un segnale stradale di pericolo non avesse quei contorni che come bambino ce lo fanno riconoscere, ma avesse soltanto una scritta che lo definisse, il nostro grado di cautela, e quindi di paura sarebbe automaticamente ridotto.Ecco, in un mondo di immagini, dove il bombardamento mediatico mette costantemente alla prova le nostre resistenze sensoriali ed emozionali, il cinema funge da compendio per tutto questo coacervo di messaggi penetranti ricorrenti insistenti; diventa il vaso di Pandora degli show della nostra mente e chi lo progetta, queste cose le sa e le conosce benissimo.L'uomo nero o il lupo cattivo ci hanno accompagnati( e forse ci accompagnano ancora) fin dall'infanzia. Beato il buon selvaggio (naturalmente è un'iperbole) che quando il saggio indica la luna, invece di guardare il dito, guarda la luna.Un mondo ipertecnologico che lascia poco spazio alla fantasia e dove la quadratura del cerchio diventa l'ossessiva moderna ricerca del santo Graal.Dovremmo reinventare in noi quella fortissima e freschissima "incoscienza" che hanno i bambini non ancora contaminati da sciocche sovrastrutture,tornare a saltare i muri sbucciandoci le ginocchia, cadere per rialzarci(anche volontariamente), vivere insomma solo allertandoci difronte ai veri pericoli,e non innanzi a quelli inesistenti.Ecco, queste sono le "favole" cattive, quelle che non avrebbero mai dovuto essere scritte. La realtà invece ci insegna che i lupi cattivi non esistono, le case di cioccolato mai costruite, e le streghe...beh, quelle forse si.
ehm....scusa non lo sapevo.....cosi tanto per sapere hai avuto traumi da bambina?tipo VCE P.za S. Marco: i tuoi genitori ti hanno riempito di mais e 1'000'000 di piccioni si sonno avventati su di te....i tuoi che ti guardavano divertiti e tu che eri terrorizzata?
chi è che non è attento 
guarda che lo sa......l'ha postato anche lui su paura di volare.... 
infatti mi riferivo al santo padre che l'ha postata in paura di volare...si è detto molto rammaricato.....ed auspica un suo ritorno....
