Il dramma del volo
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Il dramma del volo
Salve a tutti e grazie per l'ospitalità. Vista la sezione del forum in cui mi trovo non credo siano necessarie premesse e passo subito al problema. Ho volato decine di volte (ma mai per più di due ore); o meglio, l'aereo ha volato, e io mi ci trovavo dentro in stati che vanno dalla narcolessi al delirio, compresi inizi di attacchi di panico, o al contrario con inspiegabile euforia. In alcuni casi ho pure viaggiato bene, contento di ammirare il mondo dal cielo. Rimane il fatto che il modo con cui affronto i viaggi in quota è a dir poco sconvolgente. A maggio, nonostante preparzione psicologica e farmacologica, ho rinunciato all'utimo volo di lavoro in inghilterra, ma ora per motivi familiari devo prendere di nuovo un aereo, e ricomincia il calvario; scrivo sotto l'effetto di ansiolitici, e oggi proverò anche un neurolettico (Promazina) prescrittomi per l'occasione dallo psichiatra, per vedere che effetto mi fa.
Intimamente percepisco l'evento del volo in aereo sotto due aspetti distinti (so che di fatto non lo sono, ma io li vivo così). Uno è di natura prettamente psicologica, o psicosomatica, legato alla paura degli attacchi di panico (adp). Credete, questi episodi non sono "paura", "ansia", "terrore", "brutte sensazioni" e cose del genere; l'adp è un'esperienza devastante, che porta in secondi alle soglie della morte (vera o no poco conta, la sensazione è quella), che non può essere controllata in alcun modo se non con un'anestesia generale istantanea (cosa impossibile da realizzarsi) o con una revolverata alla tempia (ci si pensa davvero in questi frangenti). E' una manifestazione che, si presenti una volta, due, ventidue, ti cambia per sempre la vita; la sola idea che possa capitarti ancora qualcosa del genere è sufficiente a indurre cambiamenti nello stile di vita, compreso lavoro, relazioni sociali e famiglia. E' per questo che quando leggo che tutti prima o poi hanno avuto un adp capisco che non stiamo parlando della stessa cosa. Dico tutto questo per far capire quali possono essere le difficoltà che si aggiungono a chi soffre di questa sindrome e deve entrare in un cilindro metallico sigillato che ti porta a 10000 metri (diecimila!) senza possibilità di fuga. Preferisco non raccontare gli episodi imbarazzanti che ho creato per cercare di sottrarmi ad inizi di adp (fortunatamente mai realizzatisi pienamente) in aereo (tipo simulare diarree durante il decollo, alzarmi e chiedere di scendere dall'aereo in pista, o di far atterrare l'areo in volo, e amenità del genere).
E veniamo quindi alle questioni tecniche. Sulla sicurezza aerea la statistica parla chiaro, ma questo è, garantisco, di poco aiuto. Auto, moto, navi, treni: tutto sta rigorosamente schiacciato sulla terra (o acqua) dove siamo nati e dove ci troviamo tanto bene. La nostra salvezza è lì, un metro sotto di noi, ci fermiamo e scendiamo, la terra ci sostiene senza farci domande, come ci ha sempre sostenuto, senza bisogno di cercare spiegazioni con l'effetto Coanda o altri fenomeni. Finito. L'acqua è lì, si vede, ci si nuota, si butta un tronco e ci si sdraia sopra. L'aereo è per aria, a un'altezza alla quale nessun essere vivente è stato "progettato" per stare, sopra chilometri di aria che, sosterrà certo le ali, ma non noi; così come quei bambini che sono precipitati per minuti dopo uno scontro in quota nei cieli svizzeri e sono morti spiacciandosi al suolo. O l'intera classe dirigente polacca che ha perso la vita qualche anno fa (non era forse iper controllato quell'aereo? Certo, sarà stato un errore dei piloti - si dice sempre così quando muoiono anche loro - ma non sono piloti addestrati alle peggiori evenienze? Dovevano solo atterrare con un aereo in perfette condizioni, eppure sono morti tutti). Sulle compagnie low cost poi... Facciamo due conti: per acquistare un aereo ci vogliono decine di milioni di dollari, gli aerei sono pesantissimi e consumano oceani di carburante, inoltre la manutenzione è ossessiva e frequentissima, con conseguenti costi di personale e ricambi. Anche non considerando il costo del personale viaggiante e le altre spese accessorie, cosa dovrei pensare quando vengono proposti biglietti a 15 euro? Non metto in dubbio che la sicurezza nelle low cost sia comunque al primo posto, il problema è: chi paga? Col ricavo dei biglietti si copriranno sì e no le spese del carburante per il decollo! Un autobus di 60 posti, che costa forse un centesimo di un aereo equivalente, ha molte meno manutenzioni, non ha hostess né altri servizi e consuma, immagino, decisamente meno, dove ti porterebbe per gli stessi soldi?
Sia per lavoro che per puntiglio personale ho affrontato il problema del volo in molti modi: dallo psichiatra (due anni di antidepressivi), con un corso per volare rilassati (dove il pilota ha spiegato che la portanza deriva dalla differenza di velocità con cui l'aria percorre il profilo superiore e quello inferiore dell'ala - principio di Bernoulli. Purtroppo però le cose non stanno affatto così, e mi auguro tanto che quel pilota lo sapesse e che abbia dato questa spiegazione solo per semplicità), farmaci ansiolitici, eccetera. Niente da fare, volare per me rimane un dramma apocalittico che mi sta portando alla depressione e a grosse tensioni familiari. Probabilmente appartengo a un ceppo genetico poco evoluto, ancora troppo vicino alle scimmie per poter accettare con leggerezza e naturalità di essere sparato in cielo, magari seduto vicino all'ala, che rispetto alle dimensioni della carlinga è così sottile.. sperando poi che non si stacchi in volo. Allora, motori, piloti, addestramento e tutto il resto diverrebbero inutili, sarebbe davvero la fine. Ma a voi che effetto la prima foto che si vede digitando "turbine aerei" in Google?
Grazie per l'attenzione e scusate la prolissità, ma dovevo dire tutto quello che mi premeva.
Intimamente percepisco l'evento del volo in aereo sotto due aspetti distinti (so che di fatto non lo sono, ma io li vivo così). Uno è di natura prettamente psicologica, o psicosomatica, legato alla paura degli attacchi di panico (adp). Credete, questi episodi non sono "paura", "ansia", "terrore", "brutte sensazioni" e cose del genere; l'adp è un'esperienza devastante, che porta in secondi alle soglie della morte (vera o no poco conta, la sensazione è quella), che non può essere controllata in alcun modo se non con un'anestesia generale istantanea (cosa impossibile da realizzarsi) o con una revolverata alla tempia (ci si pensa davvero in questi frangenti). E' una manifestazione che, si presenti una volta, due, ventidue, ti cambia per sempre la vita; la sola idea che possa capitarti ancora qualcosa del genere è sufficiente a indurre cambiamenti nello stile di vita, compreso lavoro, relazioni sociali e famiglia. E' per questo che quando leggo che tutti prima o poi hanno avuto un adp capisco che non stiamo parlando della stessa cosa. Dico tutto questo per far capire quali possono essere le difficoltà che si aggiungono a chi soffre di questa sindrome e deve entrare in un cilindro metallico sigillato che ti porta a 10000 metri (diecimila!) senza possibilità di fuga. Preferisco non raccontare gli episodi imbarazzanti che ho creato per cercare di sottrarmi ad inizi di adp (fortunatamente mai realizzatisi pienamente) in aereo (tipo simulare diarree durante il decollo, alzarmi e chiedere di scendere dall'aereo in pista, o di far atterrare l'areo in volo, e amenità del genere).
E veniamo quindi alle questioni tecniche. Sulla sicurezza aerea la statistica parla chiaro, ma questo è, garantisco, di poco aiuto. Auto, moto, navi, treni: tutto sta rigorosamente schiacciato sulla terra (o acqua) dove siamo nati e dove ci troviamo tanto bene. La nostra salvezza è lì, un metro sotto di noi, ci fermiamo e scendiamo, la terra ci sostiene senza farci domande, come ci ha sempre sostenuto, senza bisogno di cercare spiegazioni con l'effetto Coanda o altri fenomeni. Finito. L'acqua è lì, si vede, ci si nuota, si butta un tronco e ci si sdraia sopra. L'aereo è per aria, a un'altezza alla quale nessun essere vivente è stato "progettato" per stare, sopra chilometri di aria che, sosterrà certo le ali, ma non noi; così come quei bambini che sono precipitati per minuti dopo uno scontro in quota nei cieli svizzeri e sono morti spiacciandosi al suolo. O l'intera classe dirigente polacca che ha perso la vita qualche anno fa (non era forse iper controllato quell'aereo? Certo, sarà stato un errore dei piloti - si dice sempre così quando muoiono anche loro - ma non sono piloti addestrati alle peggiori evenienze? Dovevano solo atterrare con un aereo in perfette condizioni, eppure sono morti tutti). Sulle compagnie low cost poi... Facciamo due conti: per acquistare un aereo ci vogliono decine di milioni di dollari, gli aerei sono pesantissimi e consumano oceani di carburante, inoltre la manutenzione è ossessiva e frequentissima, con conseguenti costi di personale e ricambi. Anche non considerando il costo del personale viaggiante e le altre spese accessorie, cosa dovrei pensare quando vengono proposti biglietti a 15 euro? Non metto in dubbio che la sicurezza nelle low cost sia comunque al primo posto, il problema è: chi paga? Col ricavo dei biglietti si copriranno sì e no le spese del carburante per il decollo! Un autobus di 60 posti, che costa forse un centesimo di un aereo equivalente, ha molte meno manutenzioni, non ha hostess né altri servizi e consuma, immagino, decisamente meno, dove ti porterebbe per gli stessi soldi?
Sia per lavoro che per puntiglio personale ho affrontato il problema del volo in molti modi: dallo psichiatra (due anni di antidepressivi), con un corso per volare rilassati (dove il pilota ha spiegato che la portanza deriva dalla differenza di velocità con cui l'aria percorre il profilo superiore e quello inferiore dell'ala - principio di Bernoulli. Purtroppo però le cose non stanno affatto così, e mi auguro tanto che quel pilota lo sapesse e che abbia dato questa spiegazione solo per semplicità), farmaci ansiolitici, eccetera. Niente da fare, volare per me rimane un dramma apocalittico che mi sta portando alla depressione e a grosse tensioni familiari. Probabilmente appartengo a un ceppo genetico poco evoluto, ancora troppo vicino alle scimmie per poter accettare con leggerezza e naturalità di essere sparato in cielo, magari seduto vicino all'ala, che rispetto alle dimensioni della carlinga è così sottile.. sperando poi che non si stacchi in volo. Allora, motori, piloti, addestramento e tutto il resto diverrebbero inutili, sarebbe davvero la fine. Ma a voi che effetto la prima foto che si vede digitando "turbine aerei" in Google?
Grazie per l'attenzione e scusate la prolissità, ma dovevo dire tutto quello che mi premeva.
- sardinian aviator
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Re: Il dramma del volo
L'acqua è lì, si vede, ci si nuota, si butta un tronco e ci si sdraia sopra
Se mai ho provato qualcosa di simile ad un adp è stato proprio con il mare di notte visto dal ponte della nave.
La sensazione (molto più reale e possibile di quella che che si stacchi un'ala di un aereo) di scivolare per un colpo di vento e cadere in mare aperto d'inverno (altro che sdraiarsi sul tronco) è in grado di farmi rientrare immediatamente in cabina.Vedi come sono diversi gli uomini fra loro?
Dal punto di vista tecnico mi pare ci siano parecchi luoghi comuni nel tuo ragionamento. Specie sui low cost dove certo che c'è qualcuno che paga, e tanto: siamo noi contribuenti anche quando non voliamo
E poi un aereo non è come il tonno che si spezza con un grissino. Vabbè...
Altri meglio di me proveranno a discutere e ad analizzare il tuo problema, se hai postato qui vuol dire che credi serva a qualcosa.
Intanto benvenuto!
Se mai ho provato qualcosa di simile ad un adp è stato proprio con il mare di notte visto dal ponte della nave.
La sensazione (molto più reale e possibile di quella che che si stacchi un'ala di un aereo) di scivolare per un colpo di vento e cadere in mare aperto d'inverno (altro che sdraiarsi sul tronco) è in grado di farmi rientrare immediatamente in cabina.Vedi come sono diversi gli uomini fra loro?
Dal punto di vista tecnico mi pare ci siano parecchi luoghi comuni nel tuo ragionamento. Specie sui low cost dove certo che c'è qualcuno che paga, e tanto: siamo noi contribuenti anche quando non voliamo
E poi un aereo non è come il tonno che si spezza con un grissino. Vabbè...
Altri meglio di me proveranno a discutere e ad analizzare il tuo problema, se hai postato qui vuol dire che credi serva a qualcosa.
Intanto benvenuto!
È meglio rimanere in silenzio ed essere considerati imbecilli piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio
- flyingbrandon
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Re: Il dramma del volo
invece conta parecchio...come conta se hai paura che l'ala si stacchi o se si sta staccando veramente...Giannizzzero ha scritto: Credete, questi episodi non sono "paura", "ansia", "terrore", "brutte sensazioni" e cose del genere; l'adp è un'esperienza devastante, che porta in secondi alle soglie della morte (vera o no poco conta, la sensazione è quella), che non può essere controllata in alcun modo se non con un'anestesia generale istantanea (cosa impossibile da realizzarsi) o con una revolverata alla tempia (ci si pensa davvero in questi frangenti).
che non si possa controllare l'adp chi te l'ha detto?
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Re: Il dramma del volo
Francamente sul low costo non ho davvero capito la risposta: intendi dire che le compagnie a basso costo si reggono su finanziamenti pubblici? Questa poi.. A me pareva che fossero compagnie private con l'obiettivo di fare profit, e proprio non capisco come non ci rimettano un sacco di soldi.sardinian aviator ha scritto:L'acqua è lì, si vede, ci si nuota, si butta un tronco e ci si sdraia sopra
Se mai ho provato qualcosa di simile ad un adp è stato proprio con il mare di notte visto dal ponte della nave.
La sensazione (molto più reale e possibile di quella che che si stacchi un'ala di un aereo) di scivolare per un colpo di vento e cadere in mare aperto d'inverno (altro che sdraiarsi sul tronco) è in grado di farmi rientrare immediatamente in cabina.Vedi come sono diversi gli uomini fra loro?
Dal punto di vista tecnico mi pare ci siano parecchi luoghi comuni nel tuo ragionamento. Specie sui low cost dove certo che c'è qualcuno che paga, e tanto: siamo noi contribuenti anche quando non voliamo
E poi un aereo non è come il tonno che si spezza con un grissino. Vabbè...
Altri meglio di me proveranno a discutere e ad analizzare il tuo problema, se hai postato qui vuol dire che credi serva a qualcosa.
Intanto benvenuto!
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Re: Il dramma del volo
Sono compagnie private. Hanno sovvenzioni , sponsor, accordi commerciali...il discorso e' che sono low cost per il passeggero ( poi mica sempre ) .Giannizzzero ha scritto: Francamente sul low costo non ho davvero capito la risposta: intendi dire che le compagnie a basso costo si reggono su finanziamenti pubblici? Questa poi.. A me pareva che fossero compagnie private con l'obiettivo di fare profit, e proprio non capisco come non ci rimettano un sacco di soldi.
Ciao!
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Re: Il dramma del volo
Principalmente i motivi sono:Giannizzzero ha scritto: A me pareva che fossero compagnie private con l'obiettivo di fare profit, e proprio non capisco come non ci rimettano un sacco di soldi.
- flotta omogenea, quindi abbattimento dei costi di training dei piloti e facilità di interscambio (se un pilota non sta bene, ne posso prendere uno "a caso" che so già che può portare l'unico tipo di aereo che ho in flotta). Anche la manutenzione è meno costosa se omogenea (posso avere un magazzino ricambi più piccolo)
- piloti e assistenti di volo basati, quindi il pilota che la mattina parte da orio, a orio ritorna, e dorme a casa sua e non in albergo
- servizio esclusivamente point to point, quindi niente costi di handling del bagaglio per prosecuzione del viaggio
- eliminazione della rete classica di vendita, quindi niente costi per mantenere una struttura informatica dedicata alle agenzie
- progressiva eliminazione del checkin in aeroporto, e quindi eliminazione di questo costo
- fornitura di un servizio minimo e pagamento a caro prezzo di ogni altro servizio (bagagli, spuntini a bordo eccetera)
- aerei più "densi" di passeggeri del normale. Se un 320 di British porta 156 passeggeri, un 320 di Easyjet ne porta 183
- nessuna scelta del posto, quindi facilità di gestione del passeggero
- nessun rimborso in caso di rinuncia al volo. Se non parti hai perso il denaro
- utilizzo di aeroporti minori (che ne so, Charleroi, Beauvais, Skavsta, piuttosto che Bruxelles National, Charles de Gaulle o Arlanda) che hanno costi di handling inferiori, e minaccia di abbandonare l'aeroporto in caso di rialzo dei costi
- grande volatilità del costo dei biglietti, che in alcuni casi diventano con costi comparabili con una major.
Comunque NESSUNO di questi riguarda la sicurezza o la manutenzione. Sicurezza e manutenzione sono identiche (e stabilite dal costruttore) sia che si tratti di British Airways che di Ryanair...
ciao
Andrea
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Pilotastro della domenica
Il decollo è facoltativo, l'atterraggio, obbligatorio
VBS PPL Achieved! - Le mie Jetphotos- Le mie foto, aerei e non solo...
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Re: Il dramma del volo
Ciao, benvenutoGiannizzzero ha scritto: Ma a voi che effetto la prima foto che si vede digitando "turbine aerei" in Google?
Ho visto quale è l'immagine che ti turba. A me l'effetto che fa è, nell'ordine: potenza, maestosità, apprezzamento per il genio tecnologico di chi ha progettato e costruito un apparato in grado di funzionare anche in quelle condizioni.
Tu ti fidi dei professionisti che gestiscono tutto la filiera sicurezza in un aereo?
Alberto
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«Ogni domanda alla quale si possa dare una risposta ragionevole è lecita.» Konrad Lorenz
«Un sogno scaturito da un grande desiderio: la grande voglia di volare e scoprire altri orizzonti verso i quali andare, con la voglia di nuovo. Per me questa è l'avventura.» Angelo D'Arrigo
«Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.» Robert Oppenheimer
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Re: Il dramma del volo
Francamente vedo solo un'ala - cui sono appese le vite di centinaia di persone - che sta per spezzarsi, e sotto il vuoto. Forse il fatto che tutto funzioni in quelle condizioni e l'aereo non precipiti per minuti nel vuoto prima di schiantarsi a terra è dovuto anche a una dose di fortuna..albert ha scritto:Ciao, benvenutoGiannizzzero ha scritto: Ma a voi che effetto la prima foto che si vede digitando "turbine aerei" in Google?
Ho visto quale è l'immagine che ti turba. A me l'effetto che fa è, nell'ordine: potenza, maestosità, apprezzamento per il genio tecnologico di chi ha progettato e costruito un apparato in grado di funzionare anche in quelle condizioni.
Tu ti fidi dei professionisti che gestiscono tutto la filiera sicurezza in un aereo?
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Re: Il dramma del volo
Giannizzzero ciao... il messaggio che ha scritto flyingbrandon, il suo primo, l'hai letto?
E' un pilota di linea. Non so se l'avevi notato già tu e se ti può fare la differenza saperlo.
Ti ha scritto che avere la sensazione di morire e stare effettivamente morendo sono due cose diverse.
Ti ha anche fatto notare, tra le righe, che il modo di pensare "vedere cose dove non ce n'è" forse può essere così inconsciamente radicato da poterlo applicare anche in altre situazioni.
Infatti è diverso avere paura che un'ala si stacchi ed avere paura perchè stai vedendo l'ala staccata.
A questo ci penserai un pò su o andrai via dritto?
E' un pilota di linea. Non so se l'avevi notato già tu e se ti può fare la differenza saperlo.
Ti ha scritto che avere la sensazione di morire e stare effettivamente morendo sono due cose diverse.
Ti ha anche fatto notare, tra le righe, che il modo di pensare "vedere cose dove non ce n'è" forse può essere così inconsciamente radicato da poterlo applicare anche in altre situazioni.
Infatti è diverso avere paura che un'ala si stacchi ed avere paura perchè stai vedendo l'ala staccata.
A questo ci penserai un pò su o andrai via dritto?
Re: Il dramma del volo
scusami, ma nella foto l'ala non si vede neanche!!Giannizzzero ha scritto:Francamente vedo solo un'ala - cui sono appese le vite di centinaia di persone - che sta per spezzarsi, e sotto il vuoto. Forse il fatto che tutto funzioni in quelle condizioni e l'aereo non precipiti per minuti nel vuoto prima di schiantarsi a terra è dovuto anche a una dose di fortuna..albert ha scritto:Ciao, benvenutoGiannizzzero ha scritto: Ma a voi che effetto la prima foto che si vede digitando "turbine aerei" in Google?
Ho visto quale è l'immagine che ti turba. A me l'effetto che fa è, nell'ordine: potenza, maestosità, apprezzamento per il genio tecnologico di chi ha progettato e costruito un apparato in grado di funzionare anche in quelle condizioni.
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Marco
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Re: Il dramma del volo
E qui perdonami ma ti sbagli di grosso. La tua è una visione offuscata dalla paura, e ti capisco. Ma realisticamente e tecnicamente parlando, l'ala nemmeno si vede, e quindi come fai a dire che sta per spezzarsi..... E comunque l'ala è tutta intera e senza problemi. Il motore ha perso parte della sua cappottatura, ma sono parti assolutamente non strutturali, e anche se può darti l'impressione che stia per staccarsi, ti assicuro che i supporti non sono minimamante interessati dal distacco della cappottatura del motore.Giannizzzero ha scritto:Francamente vedo solo un'ala - cui sono appese le vite di centinaia di persone - che sta per spezzarsi, e sotto il vuoto. Forse il fatto che tutto funzioni in quelle condizioni e l'aereo non precipiti per minuti nel vuoto prima di schiantarsi a terra è dovuto anche a una dose di fortuna..
Nulla sta per staccarsi, è molto maggiore il danno "estetico" che quello reale tecnicamente rilevante. In quelle condizioni la sicurezza è assolutamente garantita, è normalissimo che tutto continui a funzionare e che l'aereo non precipiti. Non è fortuna come dici tu, asolutamente no: la fortuna in questi casi non esiste e non ha importanza. Semplicemente quel tipo di danno non può in alcun modo provocare la caduta di un aereo, che naturalmente continua a funzionare. Ripeto, è più l'effetto "estetico" che altro.
Paolo
"La corsa di decollo è una metamorfosi, ecco una quantità di metallo che si trasforma in aeroplano per mezzo dell'aria. Ogni corsa di decollo è la nascita di un aeroplano" (Staccando l'ombra da terra - D. Del Giudice)
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Re: Il dramma del volo
Hai ragione. D'altra parte nessuno di questi punti pesa su autobus di linea, eppure i suoi costi rimangono stratosferici rispetto a una low cost. Credimi, con tutta la buona volontà non posso proprio credere che qualcuno ti porti in aria, sopra le alpi, dentro una scatola pesante centinaia di tonnellate, per 30 euro.camicius ha scritto:Principalmente i motivi sono:Giannizzzero ha scritto: A me pareva che fossero compagnie private con l'obiettivo di fare profit, e proprio non capisco come non ci rimettano un sacco di soldi.
Ne avrò dimenticati qualcuno, di sicuro.
- flotta omogenea, quindi abbattimento dei costi di training dei piloti e facilità di interscambio (se un pilota non sta bene, ne posso prendere uno "a caso" che so già che può portare l'unico tipo di aereo che ho in flotta). Anche la manutenzione è meno costosa se omogenea (posso avere un magazzino ricambi più piccolo)
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- progressiva eliminazione del checkin in aeroporto, e quindi eliminazione di questo costo
- fornitura di un servizio minimo e pagamento a caro prezzo di ogni altro servizio (bagagli, spuntini a bordo eccetera)
- aerei più "densi" di passeggeri del normale. Se un 320 di British porta 156 passeggeri, un 320 di Easyjet ne porta 183
- nessuna scelta del posto, quindi facilità di gestione del passeggero
- nessun rimborso in caso di rinuncia al volo. Se non parti hai perso il denaro
- utilizzo di aeroporti minori (che ne so, Charleroi, Beauvais, Skavsta, piuttosto che Bruxelles National, Charles de Gaulle o Arlanda) che hanno costi di handling inferiori, e minaccia di abbandonare l'aeroporto in caso di rialzo dei costi
- grande volatilità del costo dei biglietti, che in alcuni casi diventano con costi comparabili con una major.
Comunque NESSUNO di questi riguarda la sicurezza o la manutenzione. Sicurezza e manutenzione sono identiche (e stabilite dal costruttore) sia che si tratti di British Airways che di Ryanair...
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Re: Il dramma del volo
hai scritto che sei stato due anni in terapia, hai preso farmaci, hai volato col terrore della morte nel cuore. e che la tua paura di volare ti ha portato a tensioni famigliari. le persone che ti amano veramente non ti chiedono di passare attraverso un calvario del genere. non riesco ad immaginare nessun buon motivo che ti possa spingere a farlo, forse solo un figlio la cui vita dipende da qualcosa che c'è dall'altra parte del mondo. mi auguro di cuore che non sia il tuo caso, ma se lo fosse non ci sarebbe adp che mi fermerebbe dal salvare la vita di mio figlio.
prendere l'aereo non è un obbligo, metti te stesso prima di ciò che gli altri si aspettano da te!
scusate se vado controcorrente....
prendere l'aereo non è un obbligo, metti te stesso prima di ciò che gli altri si aspettano da te!
scusate se vado controcorrente....
Ti!
Re: Il dramma del volo
E' un pò come se una macchina perdesse il cofano credo, il motore non ne risentirebbe affatto. L'esempio è assurdo, ma dal mio punto di vista rende l'idea.JT8D ha scritto:E qui perdonami ma ti sbagli di grosso. La tua è una visione offuscata dalla paura, e ti capisco. Ma realisticamente e tecnicamente parlando, l'ala nemmeno si vede, e quindi come fai a dire che sta per spezzarsi..... E comunque l'ala è tutta intera e senza problemi. Il motore ha perso parte della sua cappottatura, ma sono parti assolutamente non strutturali, e anche se può darti l'impressione che stia per staccarsi, ti assicuro che i supporti non sono minimamante interessati dal distacco della cappottatura del motore.Giannizzzero ha scritto:Francamente vedo solo un'ala - cui sono appese le vite di centinaia di persone - che sta per spezzarsi, e sotto il vuoto. Forse il fatto che tutto funzioni in quelle condizioni e l'aereo non precipiti per minuti nel vuoto prima di schiantarsi a terra è dovuto anche a una dose di fortuna..
Nulla sta per staccarsi, è molto maggiore il danno "estetico" che quello reale tecnicamente rilevante. In quelle condizioni la sicurezza è assolutamente garantita, è normalissimo che tutto continui a funzionare e che l'aereo non precipiti. Non è fortuna come dici tu, asolutamente no: la fortuna in questi casi non esiste e non ha importanza. Semplicemente quel tipo di danno non può in alcun modo provocare la caduta di un aereo, che naturalmente continua a funzionare. Ripeto, è più l'effetto "estetico" che altro.
Paolo
Re: Il dramma del volo
Infatti non lo fanno. I primi 10 pagano 30 euro, i successivi 20 ne pagano 60, e così via fino agli ultimi 20 che andranno a pagare 240 euro.... inoltre ogni kg di bagaglio in più rispetto ai primi (diciamo 12) gratuiti sarà pagato 30 euro, e così via.....Credimi, con tutta la buona volontà non posso proprio credere che qualcuno ti porti in aria, sopra le alpi, dentro una scatola pesante centinaia di tonnellate, per 30 euro.
ciao!
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«Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.» Robert Oppenheimer
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«Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.» Robert Oppenheimer
Re: Il dramma del volo
Su un autobus di linea pesano le decine di ore di viaggio, quindi le decine di ore di una persona che guida, che costa probabilmente meno di un pilota, ma è impegnato per molto più tempo!Giannizzzero ha scritto: Hai ragione. D'altra parte nessuno di questi punti pesa su autobus di linea, eppure i suoi costi rimangono stratosferici rispetto a una low cost. Credimi, con tutta la buona volontà non posso proprio credere che qualcuno ti porti in aria, sopra le alpi, dentro una scatola pesante centinaia di tonnellate, per 30 euro.
Se Ryanair non è ancora fallita, è perché fa profitto.
E poi c'è il giochino della variazione dei prezzi nel tempo (percui qualcuno paga di più del costo, e qualcuno meno) e di tutti i servizi accessori (bagagli, imbarco anticipato, eccetera) e delle "multe" per errori (mancato checkin online, mancato acquisto bagaglio, bagagli oversize, eccetera). Ti garantisco che sono un bel gruzzoletto, e non incidono se non in minima parte nel costo vivo del volo.
E le regole per sicurezza e manutenzione non le stabilisce Ryanair, ma Boeing e le autorità aeronautiche....
ciao
Andrea
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Re: Il dramma del volo
Ti ringrazio per l'empatia. La necessità di volare non viene, fortunatamente, da cose così gravi. Ma i miei suoceri abitano lontano e sono anziani; quando eravamo solo io e mia moglie si andava in macchina (22 ore di odissea!), ma con l'arrivo dei figli l'unico mezzo proponibile rimane l'aereo. Non posso privare i nonni della gioia dei nipoti, né mia moglie dell'affetto dei suoi cari. Inoltre occupo una posizione elevata nell'azienda dove lavoro, e ogni tanto devo spostarmi all'estero. Una volta sono andato in Portogallo in macchina: due giorni di viaggio! Qualche volta ho anche volato, sempre e solo in Europa per fortuna, e faccio comunque di tutto per evitarlo. Guadagno molto bene, ma mia moglie ha perso il lavoro e mi sono anche impegnato con un mutuo; potrei cambiare lavoro, ma al giorno d'oggi non riesco a immaginare di trovare un lavoro di pari grado o superiore che non mi obbligasse a spostarmi periodicamente in Cina, India, Americhe o chissà dove. D'altra parte cosa faccio? Butto al vento vent'anni di professionalità, di lauree, di specializzazioni, di esperienza, per aprire un negozio di frutta e verdura? Comunque ti ringrazio per aver speso queste parole. Mi spiace rendermi impopolare, ma se l'aereo è stato progettato per volare, l'uomo proprio no, chenché se ne dica. Al massimo si potrà essere indifferenti, ma credo (e non lo dico per consolarmi) che anche il pilota che mi ha risposto prima abbia le sue paure, diverse dalle mie certo, ma forse altrettanto angoscianti e delle quali non riesce a venire a capo.mermaid ha scritto:hai scritto che sei stato due anni in terapia, hai preso farmaci, hai volato col terrore della morte nel cuore. e che la tua paura di volare ti ha portato a tensioni famigliari. le persone che ti amano veramente non ti chiedono di passare attraverso un calvario del genere. non riesco ad immaginare nessun buon motivo che ti possa spingere a farlo, forse solo un figlio la cui vita dipende da qualcosa che c'è dall'altra parte del mondo. mi auguro di cuore che non sia il tuo caso, ma se lo fosse non ci sarebbe adp che mi fermerebbe dal salvare la vita di mio figlio.
prendere l'aereo non è un obbligo, metti te stesso prima di ciò che gli altri si aspettano da te!
scusate se vado controcorrente....
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Re: Il dramma del volo
Infatti non lo stai facendo tu come uomo. Lo sta facendo l'aereo. Che è progettato per questo.Giannizzzero ha scritto:Mi spiace rendermi impopolare, ma se l'aereo è stato progettato per volare, l'uomo proprio no, chenché se ne dica.
Noi non abbiamo le ali e forse nemmeno ci servono.
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Re: Il dramma del volo
Ma davvero le ali non si rompono mai?? Mi fanno così impressione.. sono l'unico elemento irrinunciabile e mi paiono così sottili... E poi tanto sovraccariche: a riposo portano il carburante e i motori e tutti quegli accessori che sembrano rubare inutilmente superficie portante, e quando l'aereo parte si accollano la spinta furiosa delle turbine, il peso di tutta la struttura, passeggeri e bagagli! E vanno su, a decine di gradi sotto zero, dove i metalli si contraggono e si infragiliscono... E ancora, la spiegazione di quel pilota sul principio di Bernoulli invece di citare, più correttamente la teoria della circolazione... In sintesi, tutto ciò mi terrorizza!flyingbrandon ha scritto:invece conta parecchio...come conta se hai paura che l'ala si stacchi o se si sta staccando veramente...Giannizzzero ha scritto: Credete, questi episodi non sono "paura", "ansia", "terrore", "brutte sensazioni" e cose del genere; l'adp è un'esperienza devastante, che porta in secondi alle soglie della morte (vera o no poco conta, la sensazione è quella), che non può essere controllata in alcun modo se non con un'anestesia generale istantanea (cosa impossibile da realizzarsi) o con una revolverata alla tempia (ci si pensa davvero in questi frangenti).
che non si possa controllare l'adp chi te l'ha detto?
Re: Il dramma del volo
Sembrano molto fragili, ma sono estremamente resistenti, e per non essere fragili sono effettivamente abbastanza elastiche.
Nei test di certificazione di un aeroplano, le ali vengono piegate fino a raggiungere un carico che è il 150 % del carico massimo di progetto, che è già di per sé un carico che in volo non si raggiungerà mai.
Se un'ala non sopporta il 150% è da rifare.
Per farti capire cos'è il 150% guardati questo video;
guarda l'ala quanto è piegata, e a che punto si rompe. Ce ne vuole prima di rompere un'ala!
ciao
Andrea
Nei test di certificazione di un aeroplano, le ali vengono piegate fino a raggiungere un carico che è il 150 % del carico massimo di progetto, che è già di per sé un carico che in volo non si raggiungerà mai.
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Per farti capire cos'è il 150% guardati questo video;
guarda l'ala quanto è piegata, e a che punto si rompe. Ce ne vuole prima di rompere un'ala!
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Re: Il dramma del volo
Grazie Andrea. Ho dato un'occhiata al filmato, e già che c'ero mi sono guardato alcuni decolli (momento per me critico: ore prima in aeroporto, controlli, attese, trasferimento sull'aereo, chiusura delle porte, spiegazioni degli assistenti, rullaggio, silenzio assoluto prima del decollo...). I motori che spingono e bruciano follie di carburante, l'aereo che si solleva nell'aria, il vuoto che prende vita rapidamente fuori dal finestrino.. Sto impazzendo.. eppure ho volato tante volte.. le mie emozioni sono fuori controllo, il mio istinto mi dice di scappare da questa situazione, cerco aiuto qui ma le spiegazioni non mi fanno alcun effetto... non riesco, non ci riesco proprio, non so che fare..
Re: Il dramma del volo
Un bel respiro a pieni polmoni, innanzitutto. Poi non pensiamo agli aerei, per il momento.Giannizzzero ha scritto: eppure ho volato tante volte.. le mie emozioni sono fuori controllo, il mio istinto mi dice di scappare da questa situazione, cerco aiuto qui ma le spiegazioni non mi fanno alcun effetto... non riesco, non ci riesco proprio, non so che fare..
Tu guidi? hai mai tenuto la mano fuori dal finestrino mentre percorri l'autostrada a 120 km/ora?
ciao!
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«Un sogno scaturito da un grande desiderio: la grande voglia di volare e scoprire altri orizzonti verso i quali andare, con la voglia di nuovo. Per me questa è l'avventura.» Angelo D'Arrigo
«Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.» Robert Oppenheimer
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Re: Il dramma del volo
Non siamo neanche stati progettati per parlare a km di distanza...però lo facciamo...non ha le ali ma se ha avuto la "testa" per volare perchè dire che l'uomo non è stato fatto per quello? Perchè decidi tu per cosa è stato fatto l'uomo?Giannizzzero ha scritto: ? Comunque ti ringrazio per aver speso queste parole. Mi spiace rendermi impopolare, ma se l'aereo è stato progettato per volare, l'uomo proprio no, chenché se ne dica. Al massimo si potrà essere indifferenti, ma credo (e non lo dico per consolarmi) che anche il pilota che mi ha risposto prima abbia le sue paure, diverse dalle mie certo, ma forse altrettanto angoscianti e delle quali non riesce a venire a capo.
Non ho paure angoscianti, semmai aspetto che accada una situazione angosciante per angosciarmi ma, in generale, nel momento in cui accade qualcosa che potrebbe essere angosciante mi metto a pensare come uscire da quella situazione potenzialmente angosciante...
Per Bernoulli mi viene un po' da sorridere...è la spiegazione che viene data dai libri di testo che formano le "basi" di aerodinamica per un pilota. Approssimazioni a parte, tu pensi che se il pilota conoscesse meglio la fisica che avvolge il suo aeroplano sarebbe un pilota più preparato per portarti da A a B?
Non trovi che sia meglio studiare ciò che si è tenuti a sapere nel proprio mestiere?
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Re: Il dramma del volo
Tutto ciò che hai scritto è stato tenuto in considerazione dalle decine di ingegneri che le hanno progettate, la loro forma, le loro dimensioni ecc ecc, è tutto frutto di un'accurata progettazione e di calcoliGiannizzzero ha scritto: Ma davvero le ali non si rompono mai?? Mi fanno così impressione.. sono l'unico elemento irrinunciabile e mi paiono così sottili... E poi tanto sovraccariche: a riposo portano il carburante e i motori e tutti quegli accessori che sembrano rubare inutilmente superficie portante, e quando l'aereo parte si accollano la spinta furiosa delle turbine, il peso di tutta la struttura, passeggeri e bagagli! E vanno su, a decine di gradi sotto zero, dove i metalli si contraggono e si infragiliscono...!
Ultima modifica di MarcoGT il 14 agosto 2011, 11:40, modificato 1 volta in totale.
Re: Il dramma del volo
Non esiste nessun "vuoto". L'aereo si trova nel suo ambiente naturale, l'aria, e ti assicuro che si trova benissimoGiannizzzero ha scritto:il vuoto che prende vita
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Re: Il dramma del volo
Se sei a livelli tecnici così alti da capire la teoria della circolazione, allora non capisco proprio come mai non riesci a comprendere che le ali sono costruite in maniera tale a essere molto elastiche ma nello stesso tempo resistenti e perfettamente in grado di svolgere il loro compito in completa sicurezza. E' vero, Bernoulli è una semplificazione ed è un principio che, seppur utilizzato in maniera corrente ed accettato, non spiega proprio in maniera ineccepibile la genesi della portanza. Occorre appunto tirare in ballo la circolazione e altre cosette. Sentirti spiegata la portanza enunciando in maniera completa la teoria della circolazione e riempiendoti la pagina di formule complesse, servirebbe ad alleviarti la paura ? Non credo proprio !!Giannizzzero ha scritto: E ancora, la spiegazione di quel pilota sul principio di Bernoulli invece di citare, più correttamente la teoria della circolazione... In sintesi, tutto ciò mi terrorizza!
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"La corsa di decollo è una metamorfosi, ecco una quantità di metallo che si trasforma in aeroplano per mezzo dell'aria. Ogni corsa di decollo è la nascita di un aeroplano" (Staccando l'ombra da terra - D. Del Giudice)
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Re: Il dramma del volo
Infatti! Vivo una dissociazione tra conoscenza teorica e percezione della realtà che spero di risolvere qui, nonostante lo spirito con cui scrivo sia, mi rendo conto, polemico e poco costruttivo. Forse è una provocazione che voglio indirettamente lanciare su me stesso per svegliare quella parte del cervello che ancora mi dorme! Sul piano tecnico i dubbi mi sono sorti dopo che, avendo inizialmente accettato di buon grado il principio di Bernoulli come spiegazione della portanza, curiosando su internet mi sono soffermato su una meravigliosa foto di un 747 appena decollato (mi pare fosse proprio sul sito della Boeing). Il profilo alare è pochissimo accentuato, eppure quell'immane colosso di metallo era sospeso in aria già alla velocità di una macchina di formula 1 (altro che velocità di crociera); non era possibile che la differenza di velocità del''aria tra i profili inferiore e superiore giustificassero tanta forza! Allora ho iniziato a documentarmi e ho scoperto che sono ben altri i fenomeni che tengono in aria gli aerei. D'accordo, le equazioni non sono così semplici come quelle che spiegano il galleggiamento di una nave (Archimede), ma quando ho partecipato al corso per superare la paura di volare mi aspettavo che il pilota ne facesse almeno cenno; e invece ha citato Bernoulli! La mia reazione? Panico! Questo non sa nemmeno perché l'aereo che porta sta su e non cade! Chiedo anticipatamente scusa a tutti i piloti per queste parole, cito l'episodio solo per dire quanto sia disturbato il mio modo di vedere le (queste) cose. Sono in uno stato tae di tensione che ogni "rumore" mi getta nello sconforto, e la conoscenza purtroppo non mi è di alcun aiuto. Quando vedo gli aerei sospesi nel vuoto (d'accordo, è aria, ma se ci si trova senza ali che differenza fa?), i filmati dei decolli dove questi triangoli di metallo ondeggiano nel blu.. dio mio..JT8D ha scritto:Se sei a livelli tecnici così alti da capire la teoria della circolazione, allora non capisco proprio come mai non riesci a comprendere che le ali sono costruite in maniera tale a essere molto elastiche ma nello stesso tempo resistenti e perfettamente in grado di svolgere il loro compito in completa sicurezza. E' vero, Bernoulli è una semplificazione ed è un principio che, seppur utilizzato in maniera corrente ed accettato, non spiega proprio in maniera ineccepibile la genesi della portanza. Occorre appunto tirare in ballo la circolazione e altre cosette. Sentirti spiegata la portanza enunciando in maniera completa la teoria della circolazione e riempiendoti la pagina di formule complesse, servirebbe ad alleviarti la paura ? Non credo proprio !!Giannizzzero ha scritto: E ancora, la spiegazione di quel pilota sul principio di Bernoulli invece di citare, più correttamente la teoria della circolazione... In sintesi, tutto ciò mi terrorizza!
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Su consiglio dello psichiatra (ho intrapreso una cura - per ora solo a base di parole - per uscire da questo tunnel) sto prendendo ansiolitici e neurolettici per prepararmi al prossimo volo; il risultato? Sempre più ansia, scoramento, voglia di scappare, di morire!
Re: Il dramma del volo
Non è quello, quanto il fatto che Bernoulli a scuola lo hanno studiato tutti, e come principio "molto" esemplificativo va bene. Alla maggior parte delle persone non interessa conoscere alla perfezione le motivazioni che stanno alla base della portanza, quanto il fatto che l'aereo, superata una certa velocità, non può non volare.Giannizzzero ha scritto: mi aspettavo che il pilota ne facesse almeno cenno; e invece ha citato Bernoulli! La mia reazione? Panico! Questo non sa nemmeno perché l'aereo che porta sta su e non cade!
Guarire dalle proprie fobie può essere lungo ed impegnativo, ma si guarisce. Per un po di tempo non pensare agli aerei, concentrati su te stesso, e soprattutto non andare a cercare morbosamente notizie relative ad incidenti aerei.Giannizzzero ha scritto: Su consiglio dello psichiatra (ho intrapreso una cura - per ora solo a base di parole - per uscire da questo tunnel) sto prendendo ansiolitici e neurolettici per prepararmi al prossimo volo; il risultato? Sempre più ansia, scoramento, voglia di scappare, di morire!
Lo so, queste ultime sono delle vere e proprie calamite, ci attirano come lo zucchero attira le formiche, ma, come lo zucchero, quando ne assumiamo troppo, non fanno bene.
ciao!
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Re: Il dramma del volo
Mia moglie è morta, prima del tempo che avevo deciso che avvenisse, ed ora non so darmi pace, è colpa mia che non sono stato capace di sostenerla. Non è morta volando o cadendo con un aereo eppure ha volato spesso insieme a me che non ho mai avuto paura di volare, e non so neanche perchè. E' morta per una malattia che nessuno ha capito, eppure ero riuscito a convincerla che ne sarebbe uscita e così sembrava che fosse, al punto che i medici hanno detto che era un miracolo, ma io so che cosa era, solo volontà di uscirne ed è morta quando questa volontà non c'era più ed io non sono stato capace di aiutarla ad averla ancora. Quando volava con me in paesi lontani non si è mai chiesta se l'aereo sarebbe arrivato, ma solo quanto saremmo stati bene insieme in quei paesi diversi. E' comunque morta e tutti moriremo, prima o poi e non ha importanza se prima o se poi, l'importante è vivere prima di morire, il più possibile e con tutti i mezzi possibili, anche con l'aereo se questo è necessario.
Non è un post da paura di volare ma è il massimo che posso fare dopo aver letto dei tuoi problemi. In bocca al lupo, anzi soft landings come diciamo noi che voliamo in mongolfiera.
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La mia vita è dove mi spendo, non dove mi ingrasso!
Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
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Prima di pretendere un diritto devi assolvere almeno ad un dovere.
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Re: Il dramma del volo
Grazie Tartan delle tue splendide parole.
Io non ho paura di volare ma ho mille altri problemi, e leggerti mi ha fatto bene.
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Re: Il dramma del volo
Grazie per le tue parole.tartan ha scritto:Mia moglie è morta, prima del tempo che avevo deciso che avvenisse, ed ora non so darmi pace, è colpa mia che non sono stato capace di sostenerla. Non è morta volando o cadendo con un aereo eppure ha volato spesso insieme a me che non ho mai avuto paura di volare, e non so neanche perchè. E' morta per una malattia che nessuno ha capito, eppure ero riuscito a convincerla che ne sarebbe uscita e così sembrava che fosse, al punto che i medici hanno detto che era un miracolo, ma io so che cosa era, solo volontà di uscirne ed è morta quando questa volontà non c'era più ed io non sono stato capace di aiutarla ad averla ancora. Quando volava con me in paesi lontani non si è mai chiesta se l'aereo sarebbe arrivato, ma solo quanto saremmo stati bene insieme in quei paesi diversi. E' comunque morta e tutti moriremo, prima o poi e non ha importanza se prima o se poi, l'importante è vivere prima di morire, il più possibile e con tutti i mezzi possibili, anche con l'aereo se questo è necessario.
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Re: Il dramma del volo
Cosa pensi dell'uso dei farmaci? Possono impedire per lo meno le manifestazioni acute di ansia in modo da poter volare, anche se mezzi narcotizzati non importa (fosse per me vorrei essere anestetizzato al check in e risvegliato a 200 metri dall'atterraggio, il momento più bello!), nell'attesa di fare il proprio percorso di guarigione nei suoi tempi e modi? Sto provando a preparami al prossimo volo con lo Xanax, in modo da diminuire lo stato di tensione generale con un certo anticipo e intervenire con una dose più massiccia il giorno del volo; per ora comunque non è che funzioni molto... sotto l'effetto del farmaco l'ansia non scompare e mi viene pure una certa tristezza..albert ha scritto:Non è quello, quanto il fatto che Bernoulli a scuola lo hanno studiato tutti, e come principio "molto" esemplificativo va bene. Alla maggior parte delle persone non interessa conoscere alla perfezione le motivazioni che stanno alla base della portanza, quanto il fatto che l'aereo, superata una certa velocità, non può non volare.Giannizzzero ha scritto: mi aspettavo che il pilota ne facesse almeno cenno; e invece ha citato Bernoulli! La mia reazione? Panico! Questo non sa nemmeno perché l'aereo che porta sta su e non cade!
Guarire dalle proprie fobie può essere lungo ed impegnativo, ma si guarisce. Per un po di tempo non pensare agli aerei, concentrati su te stesso, e soprattutto non andare a cercare morbosamente notizie relative ad incidenti aerei.Giannizzzero ha scritto: Su consiglio dello psichiatra (ho intrapreso una cura - per ora solo a base di parole - per uscire da questo tunnel) sto prendendo ansiolitici e neurolettici per prepararmi al prossimo volo; il risultato? Sempre più ansia, scoramento, voglia di scappare, di morire!
Lo so, queste ultime sono delle vere e proprie calamite, ci attirano come lo zucchero attira le formiche, ma, come lo zucchero, quando ne assumiamo troppo, non fanno bene.
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Re: Il dramma del volo
Sei seguito da un medico specialista. Perchè fai qui, nel forum, questo tipo di domanda?Giannizzzero ha scritto:Cosa pensi dell'uso dei farmaci?
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Re: Il dramma del volo
Mi associo alla domanda di MD82_Lover, e aggiungo che per politica del Forum noi preferiamo non parlare sul Forum di farmaci, data l'estrema delicatezza dell'argomento.MD82_Lover ha scritto:Sei seguito da un medico specialista. Perchè fai qui, nel forum, questo tipo di domanda?Giannizzzero ha scritto:Cosa pensi dell'uso dei farmaci?
In generale, noi sconsigliamo di approcciarsi alla paura di volare con i farmaci, perchè vorrebbe dire solo anestetizzare il problema, non risolverlo. Il problema va invece risolto con un lavoro interiore, in maniera che la risoluzione sia definitiva.
In alcuni casi certamente può essere indicato l'uso di farmaci, ma la prescrizione di essi deve essere fatta da un medico specialista, e non è certo compito nostro su questo forum consigliare o dare pareri sui farmaci.
Quindi riguardo ai farmaci rivolgiti tranquillamente al medico specialista che ti segue, che senza dubbio saprà indicarti se sono necessari e in che modalità.
Paolo
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Re: Il dramma del volo
Scusate, non mi ero reso conto di aver violato le regole del forum. Ne approfitto per chiederti una cosa: i miei messaggi privati non partono più, rimangono sempre nella cartella in uscita. Te lo chiedo qui perché non so in che altro modo farlo!JT8D ha scritto:Mi associo alla domanda di MD82_Lover, e aggiungo che per politica del Forum noi preferiamo non parlare sul Forum di farmaci, data l'estrema delicatezza dell'argomento.MD82_Lover ha scritto:Sei seguito da un medico specialista. Perchè fai qui, nel forum, questo tipo di domanda?Giannizzzero ha scritto:Cosa pensi dell'uso dei farmaci?
In generale, noi sconsigliamo di approcciarsi alla paura di volare con i farmaci, perchè vorrebbe dire solo anestetizzare il problema, non risolverlo. Il problema va invece risolto con un lavoro interiore, in maniera che la risoluzione sia definitiva.
In alcuni casi certamente può essere indicato l'uso di farmaci, ma la prescrizione di essi deve essere fatta da un medico specialista, e non è certo compito nostro su questo forum consigliare o dare pareri sui farmaci.
Quindi riguardo ai farmaci rivolgiti tranquillamente al medico specialista che ti segue, che senza dubbio saprà indicarti se sono necessari e in che modalità.
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