Grazie mille delle risposte.
TEO

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No mai.Matteo Bevilacqua ha scritto:In qualità di passeggeri avete mai avuto paura?Sono curioso di sentire eventuali racconti.io invece sogno di diventare un pilota civile e adoro gli aerei ma ho alcuni momenti di paura,vorrei anche considerazioni su questo.
Grazie mille delle risposte.
TEO
La mia paura non credo sia legata a non conoscenza anche se ho paura di cose che so perfettamente cosa sono e di cui una volta non avevo nessun timore,mi sono informato e ho scoperto che la paura puo essere legata a una paura esterna,cosa compatibile con la mia storia ,quindi dici che posso stare tranquillo?flyingbrandon ha scritto:No mai.Matteo Bevilacqua ha scritto:In qualità di passeggeri avete mai avuto paura?Sono curioso di sentire eventuali racconti.io invece sogno di diventare un pilota civile e adoro gli aerei ma ho alcuni momenti di paura,vorrei anche considerazioni su questo.
Grazie mille delle risposte.
TEO
Difficile fare considerazioni sulle tue paure se non esprimi quali esse siano...immagino , vista la tua volontà di diventare pilota, legata alla non conoscenza di alcuni aspetti oppure legate al non sentirsi adeguati alla situazione. Di questa natura, ovviamente, non sono incompatibili con quello che vuoi fare perché raggiungerai la conoscenza e le abilità che ti faranno sentire adeguato per quelle situazioni. La "paura" intesa come senso di conservazione , invece, è cosa buona e giusta che ci sia a qualsiasi livello...perché rappresenterà sempre quel campanello di allarme che ti permetterà di valutare "bene" la situazione.
Ciao!
Non ho ben capito...forse se espliciti il concetto mi è più chiaro! Ma una cosa posso dirla lo stesso...non so in che ambito ti riferisca il tuo "posso stare tranquillo?" ma...in ogni caso la risposta è sì...la paura è un aspetto della nostra vita e, ad ogni modo, il non essere tranquillo non penso possa mai essere d'aiuto.Matteo Bevilacqua ha scritto: La mia paura non credo sia legata a non conoscenza anche se ho paura di cose che so perfettamente cosa sono e di cui una volta non avevo nessun timore,mi sono informato e ho scoperto che la paura puo essere legata a una paura esterna,cosa compatibile con la mia storia ,quindi dici che posso stare tranquillo?
credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....flyingbrandon ha scritto:Non ho ben capito...forse se espliciti il concetto mi è più chiaro! Ma una cosa posso dirla lo stesso...non so in che ambito ti riferisca il tuo "posso stare tranquillo?" ma...in ogni caso la risposta è sì...la paura è un aspetto della nostra vita e, ad ogni modo, il non essere tranquillo non penso possa mai essere d'aiuto.Matteo Bevilacqua ha scritto: La mia paura non credo sia legata a non conoscenza anche se ho paura di cose che so perfettamente cosa sono e di cui una volta non avevo nessun timore,mi sono informato e ho scoperto che la paura puo essere legata a una paura esterna,cosa compatibile con la mia storia ,quindi dici che posso stare tranquillo?
Ciao!
È sul termine "esterno" allora che ho frainteso il senso. Quando parlo di paura, aldilà di quel fenomeno necessario alla sopravvivenza, come ad esempio un leone affamato davanti a te , e dei NECESSARI meccanismi messi in atto per uscire da quella situazione, per me la paura è sempre qualcosa di "interno". La rappresentazione esterna che manifesta il tuo disagio è, di per sè, totalmente ininfluente. È come parlare di coincidenze e sincronicità...la coincidenza è un fattore puramente temporale ma che assume , per te, un coinvolgimento emotivo e "diventa" sincronicità. Per un'altra persona , quella stessa coincidenza potrebbe rimanere tale. Tu sei la realtà, ma il modo in cui vivi quella stessa realtà ha diversi caratteri, simbologie, ed emotività in gioco proprio perché il tuo essere immersa nella realtà è diverso da quello di un'altra persona. Un ponte è un ponte. Ma se il tuo modo di viverti, a livello emotivo, ti ha portato a definire delle aree, delle separazioni, ...siano esse solo dei "periodi" temporali oppure delle vere e proprie aree comportamentali o ancora delle immagini che hai di te separate tra di loro (cosa non possibile)..., e se tu avessi dovuto "connettere" queste aree o periodi con dei " ponti emotivi" che ti hanno permesso di mantenere una visione di te "integra" , con un senso di continuità...non ci sarebbe niente di più semplice che la caduta di uno o più di questi "ponti" per avere dei disagi interiori. Un ponte collega due parti apparentemente separate dal punto di vista spaziale anche se, di separato non c'è proprio nulla. Penso che spesso, consapevolmente o meno, si cerchi di organizzare la nostra vita in modo "logico" e, soprattutto conosciuto, trascurando però che tanti aspetti della realtà, perfino di noi stessi, siano inconoscibili per natura. Le emozioni svolgono un ruolo rilevante nel vivere soprattutto ciò che non è conoscibile e rappresentano il segnale se ciò che cerchiamo di fare della nostra vita sia in accordo con tutto ciò che partecipa alla nostra vita (dal punto di vista naturale). Non è necessario tradurre le emozioni in un linguaggio comprensibile alla coscienza, basta essere consapevoli di quello che sta accadendo senza cercare necessariamente delle risposte. La realtà, di cui facciamo parte, svolge per noi questo fantastico gioco di "conoscenza" offrendo spunti che ci permettono di renderci consapevoli di ciò che stiamo vivendo...non di ciò che vivremo o abbiamo vissuto ma proprio di ciò che stiamo vivendo. Nel momento in cui ci sono 20 persone sul ponte ma "tu" avverti quella sensazione...non ha importanza se il ponte sia indistruttibile o meno ma, per te, è un richiamo emotivo alla tua esistenza. La realtà non ti obbliga a vivere come natura desidera ma ti mette spesso di fronte all'evidenza o meno se tu stai vivendo come la tua natura desidera ( o sei frutto di condizionamenti). Così come il "simbolo" fornito dall'esterno è poco rilevante così è importante che tu riconosca l'emozione che assume per te qualcosa di apparentemente "normale". L'emozione o a volte la malattia o a volte il "caso" sono solo avvisi in una lingua , per la tua ragione sconosciuta, che ti permettono di allineare "te stessa". Tanto più rifiuti questo tanto più vivrai male...tanto più accetti tanto più comprenderai. Lo sforzo, se mai dovesse esserci, non dovrebbe riguardare la repressione ma lamermaid ha scritto:[
credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....
ovviamente l'origine della paura non è nel ponte o nella macchina, ma 'esterna'...
è qualcosa di simile, matteo?
A me successe tanti anni fa (sempre tanti anni fa, uffa!) su un ponte di Long Beach (San Pedro Port O'Call). Un ponte molto alto e lungo, con parapetto basso che quando ci stavi sopra la strada spariva e ti sembrava di volare. Lo attraversavo guardando dritto davanti a me, con il collo rigido, per non guardare fuori e mi sembrava sempre di essere attirato verso il bordo. La prima volta fu una sensazione spiacevole di molto (ricordi toscani!), poi divenne un fastidio, poi mi mancava se non ci andavo, poi mi sforzavo di far tornare quella sensazione, poi non vedo l'ora di tornarci per vedere che effetto mi fa.mermaid ha scritto: credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....
ovviamente l'origine della paura non è nel ponte o nella macchina, ma 'esterna'...
è qualcosa di simile, matteo?
sì,capisco perfettamente cosa intendi per esterno e interno, e probabilmente dicevamo la stessa cosa:flyingbrandon ha scritto:...
Non lo era...mermaid ha scritto:[
grazie per la consulenza![]()
ma a me ha fatto l'effetto di una consulenza...flyingbrandon ha scritto:Non lo era...mermaid ha scritto:[
grazie per la consulenza![]()
Era solo per capire io cosa intendevate per paura "esterna"...
Non parlerei propriamente di strizza o paura. E' la consapevolezza che non stiamo andando a fare una passeggiata nel parco ed e' un'attivita' che porta i suoi rischi, e che ciascuna nostra azione ha delle conseguenze, alcune delle quali possono essere catastrofiche. E' quella consapevolezza che ti porta a non fare ca**ate, al pretendere da te stesso di dare sempre il meglio e di non prendere decisioni che potrebbero esporre al rischio noi e chi e' nell'aereo con noi, mantenendosi sempre sulla strada piu' prudente. Io dubito sempre di chi vola troppo rilassato, con l'atteggiamento del "ma si che sara' mai, e' come andarsi a fare un giro in bicicletta", perche' e' una mentalita' che porta a rischiare piu' del necessario.MarcoBG88 ha scritto:Non conosco nessun pilota, ma credo che un pizzico di "strizza" rimanga sempre perché, seppur si conosce l'aeromobile e si sa come affrontare le situazioni più controverse, come si suol dire, fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Io, da passeggero, non ho mai avuto paura di volare (persino la prima volta, ero solo un po' "eccitato" ma presumo che la situazione fosse dettata dalla prima esperienza) e non l'ho tutt'ora perché nel mio piccolo so qualcosina di aviazione (poca roba, frutto di qualche ora di visione di programmi televisivi sugli incidenti aerei - che più che far "paura" sono molto utili per comprenderne la dinamica) e mi rendo conto che la paura è irrazionale.
Se poi ci si trova a tot mila metri di quota con uno squarcio nella fusoliera e l'aereo che precipita, beh, lì è molto più razionale.![]()
Ma non sono un pilota, quindi la mia testimonianza non serve a una beneamata fava!
Beh mah... secondo te, questa tua fobia di guidare sui ponti si è innescata dopo un fatto ben preciso (esempio: hai avuto un attacco di panico mentre guidavi la macchina sopra un ponte) oppure è un timore che hai relativo ad alcune percezioni di "insicurezza della struttura", paura dell'altezza oppure un senso di "vuoto sotto di te"?mermaid ha scritto:credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....
ovviamente l'origine della paura non è nel ponte o nella macchina, ma 'esterna'...
stiamo andando ot, ma comunque no, non riesco a risalire ad un episodio in particolare. la prima volta che è successo stavo guidando sulla cisa e ho attribuito queste sensazioni alla stanchezza (non avevo pensato ad un attacco di panico), visto che avevo dormito poco la sera prima.Uzik ha scritto:Beh mah... secondo te, questa tua fobia di guidare sui ponti si è innescata dopo un fatto ben preciso (esempio: hai avuto un attacco di panico mentre guidavi la macchina sopra un ponte) oppure è un timore che hai relativo ad alcune percezioni di "insicurezza della struttura", paura dell'altezza oppure un senso di "vuoto sotto di te"?mermaid ha scritto:credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....
ovviamente l'origine della paura non è nel ponte o nella macchina, ma 'esterna'...
E perchè per me poi è diventata una cosa piacevole e da riprovare?Uzik ha scritto:Beh mah... secondo te, questa tua fobia di guidare sui ponti si è innescata dopo un fatto ben preciso (esempio: hai avuto un attacco di panico mentre guidavi la macchina sopra un ponte) oppure è un timore che hai relativo ad alcune percezioni di "insicurezza della struttura", paura dell'altezza oppure un senso di "vuoto sotto di te"?mermaid ha scritto:credo sia paragonabile a quello che succede a me sui ponti: ho sempre guidato senza problemi, poi qualche anno fa, di colpo, il panico. so perfettamente cosa succede, so guidare, so guidare sui ponti che conosco (per es la tangenziale di milano), ma quando sono su strade nuove la mia percezione si altera e mi sento sempre sul ciglio della strada a millemila all'ora, anche se la lancetta segna i 50 e rompo i maroni a tutti stando a cavallo della mezzeria....
ovviamente l'origine della paura non è nel ponte o nella macchina, ma 'esterna'...
Spesso le fobie che proviamo sono dovute al fatto che il nostro cervello "ha imparato" a riconoscere e interpretare determinate situazioni come pericolose perchè associa a tali fatti delle emozioni che magari abbiamo provato in una fase antecedente, caricati da altri fattori psicosomatici che non comprendiamo subito e che spesso sono inconsci. Come una sorta di imprinting generato da un trauma. Quindi, inconsciamente, anche se adesso siamo liberi da ogni repressione psicosomatica il nostro cervello riconosce come "pericolo" una situazione normale.
Beh... presumibilmente perchè il tuo iniziale timore era dato dal fatto di vivere questa preoccupante e spiazzante sensazione di "volare" per via della prospettiva magari a te poco famigliare di quel ponte (parapetti bassi, la strada...).tartan ha scritto:E perchè per me poi è diventata una cosa piacevole e da riprovare?
E se non c'è stato trauma come la maggior parte delle volte? E , soprattutto, cosa intendi per trauma?Uzik ha scritto:
Come una sorta di imprinting generato da un trauma. Quindi, inconsciamente, anche se adesso siamo liberi da ogni repressione psicosomatica il nostro cervello riconosce come "pericolo" una situazione normale.
flyingbrandon ha scritto:E se non c'è stato trauma come la maggior parte delle volte? E , soprattutto, cosa intendi per trauma?
Ciao!
Qua parlavamo della paura in generale...e non hai risposto alla mia domanda. Quindi , per te, l'attacco di panico è IL trauma, ma non tutti quelli che hanno paura hanno avuto un attacco di panico, quindi non avrebbe comunque validità generale ma specifica....però allora ti chiedo...perché quelli che hanno avuto il primo attacco di panico, quindi ancora esenti dal trauma, lo hanno sperimentato? E qui torniamo alla risposta del mio quesito nel post sopra. Sono pienamente d'accordo che il cervello ti dica una bugia...ma te l'ha detta anche la prima volta. Gli effetti di un attacco di panico hanno il loro "perché", perfino l'atto estremo di svenire ha il suo perché "fisiologico". È meglio perdere conoscenza mentre il leone ti sbrana piuttosto che vivere atroci dolori...nel momento in cui non c'è più nulla da fare, per il cervello, è meglio farti smettere di soffrire. Ma...cosa non trascurabile, non parlavamo del primo tipo di paura "essenziale" alla sopravvivenza...ma di ciò che porta il tuo cervello, in una situazione "normale" a raccontarti una bugia...Uzik ha scritto:flyingbrandon ha scritto:E se non c'è stato trauma come la maggior parte delle volte? E , soprattutto, cosa intendi per trauma?
Ciao!
Spesso è sufficiente un primo (o unico) episodio di attacco di panico per innescare quel processo chiamato "fobofobia", cioè la "paura della paura" proprio perchè la prima esperienza di ADP può
essere traumatizzante e generare quindi una serie di fobie, ansie e il cosidetto "disturbo da attacchi
di panico" (Dap) che è ben diverso da un ADP perchè il Dap crea una "fobia anticipatoria" e si cade nel proiettare
tale fobia in un contesto simile o che il nostro cervello ritiene riconducibile a quella volta in cui si è manifestato un ADP.
Rappresenta un trauma. Perchè? Perchè è proprio da quell'episodio "traumatizzante" che si crea un precedente
e che la nostra natura umana lo assume come situazione di pericolo, quindi da evitare sempre e, come ho detto sopra, addirittura il nostro cervello lo stigmatizza e lo rielabora fino a quando (come dicono alcuni neurologi) "è il cervello stesso a raccontarci una bugia" quindi si creano attacchi di panico anche in situazioni differenti dal contesto del trauma iniziale.
No. Sbagliato. Io ho parlato di attacchi di panico che generano disturbi da attacco di panico. E la cosa è ben diversa. Perchè? Perchè gli attacchi di panico si verificano per delle cause specifiche: ereditarietà (non genetica, ma comportamentale), si possono verificare per situazioni anche protratte dall'infanzia (rapporto con i genitori, iperprotezionismo, ecc..) oppure quella che è la più diffusa: lo stile di vita, i suoi livelli di stress, l'autostima...flyingbrandon ha scritto: Quindi , per te, l'attacco di panico è IL trauma, ma non tutti quelli che hanno paura hanno avuto un attacco di panico, quindi non avrebbe comunque validità generale ma specifica....però allora ti chiedo...perché quelli che hanno avuto il primo attacco di panico, quindi ancora esenti dal trauma, lo hanno sperimentato?
il problema è che io lo so bene (che la mia percezione alterata è una bugia del cervello) e se non bastasse ci sono gli strumenti della macchina a confermarlo. perchè non mi basta per guidare serena?Uzik ha scritto: Quando hai un attacco di panico il cervello ti racconta una bugia. Ma non lo sai. E non lo metti in dubbio.
Ci vuole tempo.
Quindi te,vil tuo modo di vivere, il tuo modo di essere, il tuo modo di percepire la realtà e, il tuo modo di sentirti al mondo...Uzik ha scritto: Perchè gli attacchi di panico si verificano per delle cause specifiche: ereditarietà (non genetica, ma comportamentale), si possono verificare per situazioni anche protratte dall'infanzia (rapporto con i genitori, iperprotezionismo, ecc..) oppure quella che è la più diffusa: lo stile di vita, i suoi livelli di stress, l'autostima...
Mai stata tanto lontana da me una visione dell'uomo a compartimenti stagni...mi dici di non cadere in quella frase ma parli di prodotti consci e inconsci....di chi? Dell' "altro"? O di te?Uzik ha scritto:
, amico mio, non cadere nelle frasi "è un qualcosa di interno a te, quindi sei tu!" perchè noi non siamo fatti a compartimenti stagni, ma siamo un unico prodotto di fattori consci ed inconsci e ...
Anche no. Certo che se ricerchi una causa esterna....elencando però aspetti interni...potresti anche metterci una vita e non arrivare alla soluzione.Uzik ha scritto:
Ci vuole tempo.
mermaid ha scritto:il problema è che io lo so bene (che la mia percezione alterata è una bugia del cervello) e se non bastasse ci sono gli strumenti della macchina a confermarlo. perchè non mi basta per guidare serena?
flyingbrandon ha scritto:Anche no. Certo che se ricerchi una causa esterna....elencando però aspetti interni...potresti anche metterci una vita e non arrivare alla soluzione.
Ciao!
Allora perché mi dici di non cadere nella trappola di affermare che sia una questione "interna"?Uzik ha scritto:flyingbrandon ha scritto:Anche no. Certo che se ricerchi una causa esterna....elencando però aspetti interni...potresti anche metterci una vita e non arrivare alla soluzione.
Ciao!
Non cerco cause esterne. Ma perchè poi? La soluzione di cosa?
Magari si può capire solo anche il senso.
Take it easy!
Prima non ho avuto tempo di rispondere anche a questo perché ero al lavoro...Uzik ha scritto:ti ricordi di quella volta che hai dovuto fare un "go around" mentre cercavi di atterrare con vento fortissimo? Fu allora che tu decidesti di abortire l'atterraggio perchè il tuo cervello valutò come impossibile l'operazione di atterraggio. Ecco, allora ti fidasti del tuo cervello. Non hai pensato che il tuo cervello ti raccontasse una bugia. Quando hai un attacco di panico il cervello ti racconta una bugia. Ma non lo sai. E non lo metti in dubbio.
Ci vuole tempo.
Curiosita': Gli eventi da te citati (sia positivi che negativi) sono quelli che compaiono ai primi posti nella scala del risk assesment . Per un pilota Ignorarli e' dannoso quanto inutile tanto da sconsigliare per quanto possibile di andare in volo.MartaP ha scritto: Questo evento che rompe gli equilibri si chiama, tecnicamente, "evento scatenante" e può essere positivo ( matrimonio, gravidanza, mutuo...oddio non so se quest' ultimo può essere considerato positivo) o negativo ( malattia, morte del coniuge, separazione, cambiamento di lavoro..) insomma, è un evento che modifica sostanzialmente gli asset
ti della nostra esistenza. Molto spesso ignoriamo totalmente il legame causale tra l'evento scompenso e i problemi che ne conseguono.