Ho sempre viaggiato molto appena potevo e non ricordo nemmeno per una volta di aver pensato al volo: tutto ciò che ho sempre avuto in testa era la destinazione e la voglia di arrivare. Sono andato in America sei volte (due in una sola estate) e l'Europa me la sono fatta in lungo e in largo. All'inizio dell'anno un volo dalla Spagna è stato segnato da una turbolenza continua per un'ora. Abbiamo volato in mezzo alla nebbia saltando, c'era gente che urlava, gente che chiedeva l'ossigeno. Ora, capisco che la cosa possa far sorridere gli assistenti di volo e i piloti, capisco anche i discorsi sulla sicurezza dei voli, ma come dire... non mi sono sentito sicuro per niente. Ricordo di aver chiuso gli occhi e di essermi girato di lato come se mi preparassi a un impatto e stessimo per scontrarci contro qualcosa, forse perché a un certo punto la situazione era così insopportabile che la velocità mi è sembrata folle.
Ripeto: volo da metà anni Novanta e mai mi sono trovato in una situazione del genere. Forse la mia tolleranza alle "turbolenze" è diminuita negli anni, ma il problema è che tra tre giorni dovrei partire per l'America e il mio cervello pensa che potrebbero passare anche ore e ore in quello stato. La frustrazione è insopportabile, sia se decidessi di non andare che se lo facessi. Non è possibile stare in continuo stato di allerta per nove ore. L'altro giorno ho accompagnato all'aeroporto un mio amico e il solo vedere gli aerei mi ha gelato gli arti. Non so proprio che fare ma alla fine credo che la voglia di tranquillità avrà la meglio.

Che cosa posso fare?