Messaggio
da Alessia Ulivieri » 10 gennaio 2010, 1:33
Salve ragazzi! Premetto che non sono nessuno e non voglio dare lezioni ma vorrei portarvi la mia testimonianza ed invitarvi ad avere il massimo rispetto per i cinque operatori di pace che sono volati via sulle ali delle aquile. Dunque io c'ero, tutta Pisa c'era fin da subito, suo malgrado, perché è piccola ed il fumo nero è stato avvistato un po' da tutti i quartieri. Ho accompagnato mio figlio sia a Kindu che al Duomo e vi dico che quello che ho percepito in quei giorni non lo dimenticherò tanto facilmente. Al sacrario mi ha colpito tanto un aviere che piangeva a dirotto scaricando dal carro funebre appena arrivato la cassa del suo amico. Mi ha commosso un vostro collega che faceva il piantone alle salme col pianto continuamente inghiottito strozzato in gola ed una disperazione che lo portava a traballare. Mi hanno sconvolto la mamma e il figlio di gianluca minichino, la prima nella sua totale consapevolezza ed il secondo nella sua inocente incoscienza. Mi è arrivato un senso d'appartenza così forte da farmi sentire fuori posto e rammaricare di non appartenere a quell'immensa famiglia che è la 46°. Mi hanno toccato sul vivo il Generale Fort ed il Maggiore Mattia ed io credo che se non ci fossero il mondo andrebbe parecchio peggio. Al duomo sulla Piazza c'era un silenzio talmente anomalo che gridava. Quando uno dei feretri, portato a spalle come gli altri, dagli amici della 46° aerobrigata, è avanzato verso la lampada di Galileo uno dei ragazzi che lo sosteneva non ha retto quel peso, quello che gli squarciava il cuore, di aver caricato un amico ed ha avuto un mancamento. E’ stata la prima grande silenziosa testimonianza d’amore della mattina. Sule bare, deposte sincrone ai piedi dell’altare e avvolte nel tricolore, sono stati adagiati sopra il cuscino e la sciabola che ora apparivano d’un intimità sconvolgente. C’era lo smarrimento dell’anima e lo sbigottimento dei colleghi. C’era commozione vera e coinvolgimento palpabile di tutti. Tranne del vescovo o comunque questa è stata la mia impressione, le sue parole non mi sono arrivate. Ma quando ha parlato il comandante della Brigata è stata tutta un’altra storia. Ha cominciato premettendo che il compito al quale era chiamato in quel momento era il più difficile che avesse dovuto sostenere in carriera. Sembrava una chioccia che elogia, ringrazia e saluta i suoi pulcini a malincuore. Con parole semplici e dirette ricordando la grande esperienza e il coraggio dell'equipaggio nelle tante missioni umanitarie nel mondo, s’interrogava sgomento e sbigottito sulle cause dell'incidente, interpretando lo stato d’animo di tutti i suoi figli presenti e arrivando dentro in fondo in fondo all’anima. Non mi vergogno a dire che mi sono ritrovata col volto rigato di lacrime. Mi ha commossa l’umanità dell’aeronautica, gli occhi di tutti i colleghi nessuno escluso, la commuove la preghiera dell’aviatore che dal microfono rimbalza sulle pareti e pare accompagnare i ragazzi per mano nel loro volo più lungo e più importante. Mi ha commossa il loro mettersi sull’attenti nei momenti più propri come quando hanno suonato il Silenzio in un senso d’ostentazione d’appartenenza anche mescolati alla gente comune. E’ come se portassero un esempio, è come se gridassero al mondo: “Hey, noi siamo questi, qualsiasi cosa se ne dica ne siamo fieri perché siamo sinceri e puliti e continueremo ad esserlo e a crederci pur con questa crepa nel cuore che nessuno ci toglierà”.
Questo è il messaggio che è arrivato da quella grande famiglia e in mezzo a tanto dolore è stato un messaggio importante, potente, che scuote, di quelli in grado di cambiare una vita. E' solo per questo che vi chiedo, quando discutete sulle parole "non lo tengo, non lo tengo" di non dimenticarvi che sono state le ultime di un ragazzo come voi di trent'anni mentre guardava la morte in faccia e effettivamente moriva. Tutto qua. Consentitemi anche un ultimo grazie a bruno, gianluca, maurizio, salvatore e gianluca per quello che hanno fatto per portare un po' di pace agli altri durante le loro vite, di certo ricche. Ed un altro grazie al Generale Fort ed al Maggiore Mattia per l'esempio di pulizia, onestà e umanità che hanno dato alla città di Pisa che è orgogliosa d'averli qua.