Incidente nel paracadutismo

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Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 28 giugno 2010, 14:35

http://www.corriere.it/cronache/10_giug ... aabe.shtml

Ha a che fare marginalmente con l'aviazione e non sapevo se postare qui o altrove.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Luke3 » 28 giugno 2010, 14:46

Un periodo sfotunato per il paracadutismo a Terni purtroppo. Auguri di pronta guarigione a Taricone, ma questo rafforza la mia convinzione che non mi butterò mai da un aereo perfettamente funzionante.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da notv » 28 giugno 2010, 14:50

Luke3 ha scritto:Un periodo sfotunato per il paracadutismo a Terni purtroppo. Auguri di pronta guarigione a Taricone, ma questo rafforza la mia convinzione che non mi butterò mai da un aereo perfettamente funzionante.
lo ritieni molto pericoloso?
conosco paracadutisti che lo descrivono come lo sport più sicuro del mondo,praticamente una passeggiata.In verità non ci ho mai creduto più di tanto.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Luke3 » 28 giugno 2010, 15:01

Non ho le conoscenze specifiche per giustificare la mia affermazione ma personalmente si, lo ritengo pericoloso. Più che altro perchè sei appeso al funzionamento ottimale di un singolo fattore (due se ci mettiamo il paracadute di riserva) e nel mio modo di vedere le cose c'è troppo poco margine.

Più che altro vedo il paracadute come un equipaggiamento di emergenza, che può tirarti fuori da situazioni senza via d'uscita, come se sovraccarichi la struttura dell'aeroplano durante l'acrobazia, in alcuni aerei come il Cirrus che non escono dalla vite o se hai un cedimento strutturale. Andarlo a fare apposta non lo capisco. Parlando con chi l'ha fatto mi ha fatto capire le motivazioni dal punto di vista emotivo: il sentirsi completamente libero, l'adrenalina che scorre, ma sono cose che personalmente posso provare pilotando un qualsiasi aeroplano o facendo acrobazia aerea.

Poi potrei sbagliarmi ma non ci tengo a provare

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 28 giugno 2010, 15:31

Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina. Puoi anche metterti in poltrona e guardarti i mondiali. Per quanto mi riguarda, mi dà abbastanza adrenalina mio figlio quando non riesco a farlo addormentare per 5 minuti, dopodichè invariabilmente si addormenta.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da imperterrito » 28 giugno 2010, 15:36

Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina. Puoi anche metterti in poltrona e guardarti i mondiali. Per quanto mi riguarda, mi dà abbastanza adrenalina mio figlio quando non riesco a farlo addormentare per 5 minuti, dopodichè invariabilmente si addormenta.
Quindi? Che vorresti dire con questo? Mi sfugge il senso...

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da flyingbrandon » 28 giugno 2010, 15:41

notv ha scritto: lo ritieni molto pericoloso?
conosco paracadutisti che lo descrivono come lo sport più sicuro del mondo,praticamente una passeggiata.In verità non ci ho mai creduto più di tanto.
Notv...non è molto pericoloso...ovviamente non e' sicuro come una partita a scacchi....ha i suoi rischi ma se fatto con "testa" è abbastanza sicuro....poi quando sperimenti i limiti...come in ogni cosa....per sbaglio puoi anche oltrepassarli....
Ciao!
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da flyingbrandon » 28 giugno 2010, 15:42

Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina.
ho capito il senso pero', onestamente, non sono d'accordo con te....
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 28 giugno 2010, 15:46

flyingbrandon ha scritto:
Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina.
ho capito il senso pero', onestamente, non sono d'accordo con te....
E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo. Le riflessioni di Luca di poco fa sono come sempre nel suo caso sensatissime e le condivido al 100%. La vita è la propria e ognuno ci va quello che vuole, ma ci sono casi in cui la propria vita appartiene ed è fondamentale anche per altre persone, come ad esempio i figli, ed è il caso di non esporla a rischi eccessivi. La propria vita va protetta nel proprio interesse e nell'interesse di chi in vario modo dipende da noi.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da imperterrito » 28 giugno 2010, 15:57

Maxx ha scritto:E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo. Le riflessioni di Luca di poco fa sono come sempre nel suo caso sensatissime e le condivido al 100%. La vita è la propria e ognuno ci va quello che vuole, ma ci sono casi in cui la propria vita appartiene ed è fondamentale anche per altre persone, come ad esempio i figli, ed è il caso di non esporla a rischi eccessivi. La propria vita va protetta nel proprio interesse e nell'interesse di chi in vario modo dipende da noi.
Si chiama "passione".
Che sia giusto o sbagliato anteporla al "bene" dei suoi cari non spetta a noi deciderlo. Ognuno fa ciò che si sente, ciò in cui crede. Non spetta a noi giudicare, insinuare, moralizzare...chiudo.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da flyingbrandon » 28 giugno 2010, 16:01

Maxx ha scritto: E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo.
ah....il giro in moto lo trovi meno pericoloso?
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 28 giugno 2010, 16:05

flyingbrandon ha scritto:
Maxx ha scritto: E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo.
ah....il giro in moto lo trovi meno pericoloso?
Ho fatto un esempio decisamente sbagliato, parlando della moto.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 28 giugno 2010, 17:01

Estraggo dall'articolo che viene man mano aggiornato su http://www.corriere.it:

L'INCIDENTE - Nell'ambito di un corso per la sicurezza in volo riservato a otto paracadutisti esperti, l'attore avrebbe ritardato la manovra di frenata prevista a 50 metri da terra, dopo un lancio presso la pista dell'Aviosuperficie di Terni (dove l'ex gieffino abitualmente pratica questo sport). «L'esercizio consisteva nel fare l'ultima virata a centro metri da terra e atterrare eseguendo il flare, la frenata finale che porta ad atterrare in piedi - ha spiegato Riccardo Paganelli, un amico paracadutista di Taricone - non abbiamo capito perché anziché girare a cento metri ha virato a circa 20-30 metri da terra, sbattendo. Quando lo hanno portato via era privo di coscienza, ora sappiamo che lo stanno operando».

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da teozena » 28 giugno 2010, 17:43

Riguardo al paracadutismo, penso una cosa... Se fatto con la testa, ha rischi come altri sport...
Un aereo è sicuro come ogni altro mezzo, se non di più, basta fare manutenzione e rispettare procedure studiate e collaudate... Dal momento che queste vengono evitate, l'aereo si trasforma in un mezzo pericoloso. Questo vale anche per il paracadute, per la macchina, nave, moto e chi più ne ha più ne metta.

Detto questo spero che Taricone si riprenda dall'infortunio.

Ciao
...dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori...
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da araial14 » 28 giugno 2010, 20:06

Sempre estratto dall'articolo del corriere.it
""...Il 3 aprile e il primo maggio scorsi due paracadutisti sono morti in seguito a incidenti avvenuti proprio presso l'aviosupeficie di Terni, una sorta di piccolo aeroporto dove è accaduto l'incidente a Taricone. Il primo il 3 aprile scorso quando un giovane di 27 anni, romano e considerato molto esperto - aveva alle spalle circa 450 lanci - è morto scontrandosi con un altro paracadutista rimasto a sua volta gravemente ferito. I due si erano lanciati da un piccolo aereo decollato dall'aviosuperfice. A una quarantina di metri da terra il 27enne è finito contro il compagno dopo aver eseguito una virata. A quel punto i paracadute si sono intrecciati e la vela della vittima si è sgonfiata, facendolo precipitare al suolo e l'uomo è morto sul colpo. Un secondo incidente è costato la vita il 1° maggio a Paolo Capretti, 38 anni di Ripatransone (San Benedetto del Tronto). In questo caso a causare la morte dell'uomo la mancata apertura del paracadute d'emergenza. Prima dell'apertura delle vele infatti Capretti si è scontrato con un altro paracadutista. Dopo lo scontro ha tentato di aprire il paracadute di emergenza che però non si è aperto...""

Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Slowly » 28 giugno 2010, 20:31

araial14 ha scritto: Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
Quoto e aggiungo: due vittime e un incidente grave che speriamo resti tale e non mortale.

Un pensiero di buona fortuna al simpatico Pietro.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da cabronte » 28 giugno 2010, 22:39

A prescindere da ciò che è successo un forte augurio a Pietro!
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da JT8D » 28 giugno 2010, 22:54

Sulla dinamica e sullo specifico dell'incidente in questione, non ho le conoscenze tecniche per commentare non avendo mai fatto paracadutismo.
In generale lo ritengo un attività che va effettuata certamente con notevole "testa" appunto, per minimizzare i rischi e operare in sicurezza, cosa che sono convinto fa la maggior parte dei paracadutisti.
Personalmente è una disciplina che non mi attrae, preferisco "volare" in altri modi. Altri hanno questa passione, e fanno bene a svilupparla e portarla avanti, nei giusti modi come detto sopra.

Paolo
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da mermaid » 28 giugno 2010, 23:28

araial14 ha scritto:Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
..non riesco a capire come l'aviosuperficie possa aver condizionato l'esito di questi sfortunati lanci..
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Valerio Ricciardi » 28 giugno 2010, 23:34

Maxx ha scritto:
flyingbrandon ha scritto:
Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina.
ho capito il senso pero', onestamente, non sono d'accordo con te....
E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo. Le riflessioni di Luca di poco fa sono come sempre nel suo caso sensatissime e le condivido al 100%. La vita è la propria e ognuno ci va quello che vuole, ma ci sono casi in cui la propria vita appartiene ed è fondamentale anche per altre persone, come ad esempio i figli, ed è il caso di non esporla a rischi eccessivi. La propria vita va protetta nel proprio interesse e nell'interesse di chi in vario modo dipende da noi.
Confesso di essere al 100% d'accordo con maxx. Ho un figlio di tre anni e mezzo abbondanti e penso che una volta divenuto adulto avrebbe moralmente titolo per considerarmi sostanzialmente un egocentrico egoista, se dovesse essersi ritrovato orfano in tenera età - con tutto quel che ne consegue sul piano della crescita e del suo futuro equilibrio intellettuale e affettivo ...solo per per una mia ricerca di gratificazione autoreferenziale di "andare a cercare il mio limite".
Una cosa è un incidente, una cosa anteporre una passione abbastanza pericolosa.
Con tutto questo - e anche per questo - in bocca al lupo a quel giovanotto, chissà che non se la cavi e ne esca, finalmente, adulto.
Macché "Sector No Limits"... la vita è troppo preziosa per giocarsela solo per dimostrarsi qualcosa.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da araial14 » 29 giugno 2010, 0:25

mermaid ha scritto:
araial14 ha scritto:Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
..non riesco a capire come l'aviosuperficie possa aver condizionato l'esito di questi sfortunati lanci..
Nulla da capire, è una terribile casualità, nulla di più. Il fatto che nell'arco di un mese ci siano stati 3 incidenti di cui 2 mortali dovrebbe, forse, essere capita dagli addetti ai lavori in modo più adeguato.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da mermaid » 29 giugno 2010, 0:27

araial14 ha scritto:
mermaid ha scritto:
araial14 ha scritto:Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
..non riesco a capire come l'aviosuperficie possa aver condizionato l'esito di questi sfortunati lanci..
Nulla da capire, è una terribile casualità, nulla di più. Il fatto che nell'arco di un mese ci siano stati 3 incidenti di cui 2 mortali dovrebbe, forse, essere capita dagli addetti ai lavori in modo più adeguato.
no, no infatti.. avevo capito dalle tue parole che l'ironico record di sicurezza fosse riferito all'aviosuperficie e non alla disciplina. ho frainteso io.. :wink:
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da massimo69 » 29 giugno 2010, 1:18

Non mi era un gran chè simpatico ma...gli auguro di cuore di venirne fuori bene e proseguire con la sua passione.

Riguardo all'anteporre o no le nostre responsabilità civili-familiari -affettive, ad alcune passioni potenzialmente pericolose, io sono uno di quelli che ha rinunciato. Non ne vado assolutamente fiero, anzi, ho parecchi rimpianti, solo parzialmente mitigati dalla sensazione di aver fatto la cosa giusta...per chi mi sta intorno.

Ma se lo stesso atteggiamento l'avessero avuto Wilbur e Orville Wright a Kitty Hawk, Charles Lindberg con il suo Spirit of St. Louis, saremmo ancora a cavallo...come in ogni altra branca dello scibile umano...senza il sacrificio non si approda a nulla.

Con ciò, Taricone mi è tutt'altro che simpatico (ribadisco) e lungi dal paragonarlo a personaggi che hanno dato qualcosa all'umanità, ha semplicemente cercato il (suo) limite e non si è accorto che l'aveva passato.

Tra l'altro, non si capisce una cippa di quale corso stava facendo, ma per mio conto, gli è venuto male un "gancio", manovra molto adrenalinica, per carità, ma se la sbagli, non ti perdona...
E' fatta facendo acquistare alla vela una elevata velocità verticale, riprendendola vicino al terreno, trasformando la velocità verticale in velocità orizzontale. In questo modo, la vela acquisisce parecchia portanza e ti porta a "galleggiare" sul terreno per parecchi metri, ad alta velocità, allungando la flare a dismisura.

Ovviamente è solo una mia personalissima ipotesi......ma una vela aperta e gonfia regolarmente fino a 100 mt da terra...mah...
"Cosa sei tu aeroplano? Cosa sei se non una massa di acciaio e alluminio e carburante e olio idraulico?" Chiara come una voce ne buio arrivò la risposta "Cosa sei tu uomo se non una massa di carne e sangue e aria e acqua? Sei forse più di questo?" "Certo" confermai nel buio, e ascoltai il mormorio solitario, là in alto, di uno dei suoi fratelli in quota. "Come tu sei più del tuo corpo, così io sono più del mio corpo" disse, e di nuovo scese il silenzio. "R. Bach"

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Messaggio da noone » 29 giugno 2010, 2:25

In primo luogo auguro a Pietro di riuscire a farcela, da paracadutista.
vorrei mettere in secondo luogo un pò di chiarezza riguardo alla questione, come paracadutista, figlio e fratello di paracadutisti oltre a pilota lanciatore di paracadutisti.
Quelle che riporto sono solo delle voci e deduzioni, non essendo presente nel luogo della scena, l'utente kamalasound potrebbe fornirci ulteriori informazioni, essendo il titolare della scuola dove è avvenuto l'incidente, ma essendo amico di pietro penso preferisca stare accanto a lui piuttosto che venire qui a fornirci spiegazioni, nel caso ovviamente gradite.
Da quelle che sono le voci dell'ambiente Tarricone, durante un corso di miglioramento nell'uso delle vele si è reso in fin di vita effettuando una manovra chiamata in gergo "gancio" ad una quota estremamente bassa (si parla di circa 30 m ) in luogo alla quota a qui era prevista dall'addestramento in corso (circa 100m).

Il gancio è una manovra che ha il fine di far guadagnare energia all'insieme paracadutista-vela: tirando una delle due bretelle anteriori della vela: tale trazione causa una rotazione nella direzione della bretella oltre ad una picchiata della stessa, tale da poter portare l'insieme paracadutista vela quasi in orizzontale. La manovra permette di guadagnare una grande quantità di energia sotto forma di velocità,che porta ad un'atterraggio con una lunga flere orizzontale detta in gergo swoop. se tale manovra viene eseguita troppo vicino a terra tale energia non potrà altro che essere trasmessa dal corpo al terreno e per reazione vincolare viceversa, causando a seconda dei casi dalla semplice ecchimosi al decesso immediato.

Sembra quindi che l'incidente sia stato causato da un errore di valutazione del paracadutista, dicui non conosco ne il livello di preparazione, ne il tipo di materiale (vela) utilizzato.

Detto questo:
notv ha scritto:
Luke3 ha scritto:Un periodo sfotunato per il paracadutismo a Terni purtroppo. Auguri di pronta guarigione a Taricone, ma questo rafforza la mia convinzione che non mi butterò mai da un aereo perfettamente funzionante.
lo ritieni molto pericoloso?
conosco paracadutisti che lo descrivono come lo sport più sicuro del mondo,praticamente una passeggiata.In verità non ci ho mai creduto più di tanto.
e risposte...
Il paracadutismo è indubbiamente uno sport che ti espone a dei rischi. Lo stesso si può dire del lavoro del pilota.
Il paracadutismo va affrontato come ogni altro ambito aeronautico, con grande rispetto e umiltà, perchè si dal il caso che di ali non siamo dotati, e quindi dobbiamo affidarci amezzi da noi creati.
Questo è stato un anno funesto per il paracadutismo, con diversi incidenti con gravi conseguenze.Bisogna però notare che la quasi totalità di questi incidenti non è imputabile a un malfunzionamento dell'attrezzatura,bensì ad un utilizzo non corretto della stessa. Se prendiamo l'ultimo avento occorso a Terni,n oi abbiamo un paracdutista che sotto ad un paracadute perfettamente volante a causa di un errore di manovra causa un incidente: possiamo imputare tale incidente al mezzo tecnico? Direi di no!
Uguali sono gli altri incidenti accorsi a Terni, o a Cumiana, tutti legati ad un errato uso del paracadute non ad una deficit tecnico della macchina.
Il paracadute è una macchian semplice, e come tale, se ben utilizzata (piegamento, apertura, conduzione in vela aperta) è praticamente infallibile. In oltre il paracadute è dotato di sistemi di ridondanza avendo un paracadute di emergenza capace, tra l'altro di aprirsi (grazie alle ADD) in automatico ad una quota di sicurezza (225m), in caso di malessere, svenimento o perdita della situation awareness... Possiamo dire lo stesso di un aereo di GA?
Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina. Puoi anche metterti in poltrona e guardarti i mondiali. Per quanto mi riguarda, mi dà abbastanza adrenalina mio figlio quando non riesco a farlo addormentare per 5 minuti, dopodichè invariabilmente si addormenta.
Questa, perdonami, è una mancanza di conosceza dell'argoemto assoluta... i paracadutisti non sono una banda di pazzi assetati di adrenalina pronti ad una roulette russa. Questo sport annovera tante persone responsabili e un gran numero di padri di famiglia (tra cui il mio) che lo praticano e che non lasceranno i loro figli orfani...
Luke3 ha scritto: Più che altro vedo il paracadute come un equipaggiamento di emergenza, che può tirarti fuori da situazioni senza via d'uscita...
Non è un caso che il pradute dei piloti venga definito di salvataggio... Anche io e indosso uno durate le attività di lancio (da DM) e me ne guardo bene da utilizzarlo se non come estrema ratio, ma se tu il giubbetto salvagente lo usi per emergenza, ciò non toglie che un'altro lo usi per rafting...
Maxx ha scritto: E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo...
Sei verante sicuro che la AG osoprattutto le moto siano seriamente più sicure di un paracadute?...
Scusami se prendo sempre te come esempio, ma probabilemente sei uno dei tanti che non conosce questo sport approfonditamente... Tu dici che se si ha figli bisognerebbe evitare di lanciarsi, ma permettemi di dire che seguendo questa linea di pensiero non si dovrebbe nemmeno: fumare, bere, amngiare cibi grassi, guidare durante gli esodi, andare in moto, sciare, scalare, stressarsi etc etc....
araial14 ha scritto: Mettetela come vi pare: destino, maldestria, ma 2 vittime in poco più di un mese e nella stessa aviosuperfice non mi pare essere un "record" di sicurezza accettabile.
mmm, sinceramente questo è un anno nero per il paracadutismo e sono convinto che tanto gli amici di Terni quanto quelli di Cumiana, Garzigliana, Arezzo etc etc abbiano fatto tutto quello che è in loro possesso per mantenere gli alti standard di sicurezza... tu puoi essere l'aeroporto più sicuro al mondo, ma se i piloti sbagliano e si stampano on ci puoi fare molto...Stiamo parlando di un contatto a vela aperta (manovra volontaria) e di un impatto col suolo a vela aperta (manovra volontaria) .... non mi pare di poter avere nulla a che ridire ai ragazzi di Terni.
Queste sono le mie persoali considerazioni, da uno che ha iniziato a frequentare questo ambiente a 12 anni e che è stato prima paracadutista che pilota... se avete domande riguardanti lo sport nel mio piccolo farò il possibile per rispondere...
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da oseo943 » 29 giugno 2010, 4:09

purtroppo è deceduto, un pensiero a lui e alla famiglia

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 37223.html

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Valerio Ricciardi
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Valerio Ricciardi » 29 giugno 2010, 8:32

massimo69 ha scritto:Ma se lo stesso atteggiamento l'avessero avuto Wilbur e Orville Wright a Kitty Hawk, Charles Lindberg con il suo Spirit of St. Louis, saremmo ancora a cavallo...come in ogni altra branca dello scibile umano...senza il sacrificio non si approda a nulla.
Al tempo. Se è per questo il livello di rischio cui si sottoposero gli astronatuti delle missioni Apollo fu, per la tecnologia del tempo e per le mille variabili indipendenti che potevano andare storto (e la mancata tragedia dell'Apollo 13 ne fu la prova lampante) era forse persino più alto; ma lo scopo, e la finalizzazione di ciò, e la "traccia-guida" che quell'assunzione di rischio ha lasciato in coloro che hanno seguito quella strada in seguito -

è ben diverso - faccio un esempio volutamente idiota per contrasto - dal figo che allunga di un altro mezzo metro l'elastico con cui fa bungee jumping, per arrivare ancora più vicino a sfracellarsi sugli spuntoni di roccia del torrente sotto, senza però che accada (cosa fighissima). Naturalmente, dai e dai non si può restare troppo basiti se prima o poi sbaglierà di quei dieci centimetri ampiamente sufficienti per spappolarsi la teca cranica.

Ora la mia tesi è solo (e NON vuole essere un'accusa al paracadutismo in sé, disciplina rigorosa e assolutamente affascinante che ha statisticamente un rate di incidenti letali sorprendentemente basso - il che vorrà pure dire qualcosa!)

- una cosa è se tu pratichi in un certo modo una attività intrinsecamente non scevra da rischi (ricordo a me stesso che i morti per cadute dalla bicicletta, in rapporto alle ore trascorse in sella, sono statisticamente assai di più di quelli conteggiati con moto supersportive, perché queste ultime inducono chi le guida a un livello di attenzione e concentrazione "tecnica" incomparabilemente maggiore) senza che un tuo eventuale fatale incidente muti per sempre in modo irreversibile la vita ad es. di un figlio piccolo

- una cosa è che tu decida di gestire te stesso in un dato modo (mi riferisco all'adrenalinica ricerca del "due millimetri dal limite", non a "praticarlo in modalità avanzata e tecnicamente difficile") col rischio di lasciare alle spalle una vita sconvolta alla radice in una fase evolutiva delicatissima se il tuo limite (o il limite degli eventi, in certe condizioni esiste anche un imponderabile che non dipende da tue sciocchezze intenzionali ma dal contesto) un brutto giorno lo trovi.

Adesso leggo che quel povero ragazzo dall'aria un po' guascona e dalla faccia simpatica ed estroversa non ce l'ha fatta, e a me la cosa addolora senza se e senza ma. Non è che si dev'essere necessariamente un grande attore per riuscire a inventarsi la propria vita: lui c'era riuscito partendo da un reality show, una delle cose che meno apprezzo di questi tempi svaccati, non ci trovo nulla di male.

Il punto è che lascia una bambina di sei anni. Avesse avuto sei mesi, era già diverso, delle due era forse meglio.
La mamma che cos'è, un'attrice belloccia? Si sarebbe (più facilmente di altre persone meno gradevoli) volendo presto risposata, e la bimba avrebbe imparato a chiamare "papà" un altro uomo, che crescendola sarebbe stato il suo "vero" padre.

Invece la figlia di questo sfortunato giovanotto ha sei anni, poprio quel che ci vuole per essere veramente indifesa di fronte a una tragedia immensamente, incomparabilmente più grande della propria capacità di metabolizzarla, e al contempo abbastanza grande e consapevole per viversela tutta.
Cioè le condizioni ottimali per il massimo danno possibile. Bel capolavoro.
Tutto ciò non per "un lancio col paracadute", sia ben chiaro. E non deve essere inteso come bacchettona critica aprioristica nei confronti di sport più tecnici di altri, sarebbe ingeneroso e ingiusto proprio alla base.
Fra cercare il limite sino a trovarlo, e stare in poltrona a guardare la TV, ce ne corre: ci sono tante più equilibrate sfumature intermedie.
Qualcuno di voi ha voglia di spiegare la tecnica del gancio a bassissima quota con lunga flare finale alla piccola?
Ultima modifica di Valerio Ricciardi il 29 giugno 2010, 8:34, modificato 1 volta in totale.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da teozena » 29 giugno 2010, 9:04

Mi dispiace veramente tanto :(
Un pensiero anche ai suoi familiari.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Mettiu » 29 giugno 2010, 9:09

quoto noone dall'inizio alla fine; è quello che chiamo un intervento interessante e ben articolato.

Ed aggiungo che per quanto mi riguarda, per chi pratica questi sport "estremi", quando v'à fatto bene produce una particolare capacità all'individuo, che per non ferirsi e completare il gesto in maniera perfetta, alla quale vi si deve attenere scrupolosamente: la disciplina.
Che tanti più viene rispettata in queste sport che non perdonano, che come un effetto rebound si traduce in atteggiamenti positivi e razionali nel resto della vita della persona.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Maxx » 29 giugno 2010, 9:17

noone ha scritto:
Maxx ha scritto:Diciamo una cosa semplice. Hai 35 anni, hai fatto una vita da star televisiva nella quale verosimilmente non ti sei fatto mancare nulla, hai una bellissima compagna e un figlio di pochi anni. Puoi anche piantarla di farti spremere le ghiandole surrenali per produrre adrenalina. Puoi anche metterti in poltrona e guardarti i mondiali. Per quanto mi riguarda, mi dà abbastanza adrenalina mio figlio quando non riesco a farlo addormentare per 5 minuti, dopodichè invariabilmente si addormenta.
Questa, perdonami, è una mancanza di conosceza dell'argoemto assoluta... i paracadutisti non sono una banda di pazzi assetati di adrenalina pronti ad una roulette russa. Questo sport annovera tante persone responsabili e un gran numero di padri di famiglia (tra cui il mio) che lo praticano e che non lasceranno i loro figli orfani...

E' una questione di senso di responsabilità. Buttarsi col paracadute non è esattamente come andare a pesca, farsi un giro in moto o pilotare un aeroplano da turismo...
Sei verante sicuro che la AG o soprattutto le moto siano seriamente più sicure di un paracadute?...
Scusami se prendo sempre te come esempio, ma probabilemente sei uno dei tanti che non conosce questo sport approfonditamente... Tu dici che se si ha figli bisognerebbe evitare di lanciarsi, ma permettemi di dire che seguendo questa linea di pensiero non si dovrebbe nemmeno: fumare, bere, amngiare cibi grassi, guidare durante gli esodi, andare in moto, sciare, scalare, stressarsi etc etc....

Confermo di non avere una conoscenza specifica dell'argomento. Ma, non avendo una conoscenza specifica neppure dell'aviazione, non dovrei mettere becco in nessuna discussione di questo forum.

Ho già chiarito di aver fatto un esempio sbagliato parlando della moto. Ognuno della sua vita fa quel che vuole: io, personalmente, avendo un figlio di 4 mesi cerco disperatamente di evitare ognuno dei comportamenti di cui tu parli (tralasciando lo sci che non ci azzecca niente). Non pretendo che lo facciano tutti.

p.s. scusate il disordine di questo post, ma non ne vengo a capo.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Skip100 » 29 giugno 2010, 9:21

Pace all'anima sua... :cry:
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da noone » 29 giugno 2010, 9:57

BSBD :(

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da cico140976 » 29 giugno 2010, 10:01

Valerio Ricciardi ha scritto:
massimo69 ha scritto:Ma se lo stesso atteggiamento l'avessero avuto Wilbur e Orville Wright a Kitty Hawk, Charles Lindberg con il suo Spirit of St. Louis, saremmo ancora a cavallo...come in ogni altra branca dello scibile umano...senza il sacrificio non si approda a nulla.
Al tempo. Se è per questo il livello di rischio cui si sottoposero gli astronatuti delle missioni Apollo fu, per la tecnologia del tempo e per le mille variabili indipendenti che potevano andare storto (e la mancata tragedia dell'Apollo 13 ne fu la prova lampante) era forse persino più alto; ma lo scopo, e la finalizzazione di ciò, e la "traccia-guida" che quell'assunzione di rischio ha lasciato in coloro che hanno seguito quella strada in seguito -

è ben diverso - faccio un esempio volutamente idiota per contrasto - dal figo che allunga di un altro mezzo metro l'elastico con cui fa bungee jumping, per arrivare ancora più vicino a sfracellarsi sugli spuntoni di roccia del torrente sotto, senza però che accada (cosa fighissima). Naturalmente, dai e dai non si può restare troppo basiti se prima o poi sbaglierà di quei dieci centimetri ampiamente sufficienti per spappolarsi la teca cranica.

Ora la mia tesi è solo (e NON vuole essere un'accusa al paracadutismo in sé, disciplina rigorosa e assolutamente affascinante che ha statisticamente un rate di incidenti letali sorprendentemente basso - il che vorrà pure dire qualcosa!)

- una cosa è se tu pratichi in un certo modo una attività intrinsecamente non scevra da rischi (ricordo a me stesso che i morti per cadute dalla bicicletta, in rapporto alle ore trascorse in sella, sono statisticamente assai di più di quelli conteggiati con moto supersportive, perché queste ultime inducono chi le guida a un livello di attenzione e concentrazione "tecnica" incomparabilemente maggiore) senza che un tuo eventuale fatale incidente muti per sempre in modo irreversibile la vita ad es. di un figlio piccolo

- una cosa è che tu decida di gestire te stesso in un dato modo (mi riferisco all'adrenalinica ricerca del "due millimetri dal limite", non a "praticarlo in modalità avanzata e tecnicamente difficile") col rischio di lasciare alle spalle una vita sconvolta alla radice in una fase evolutiva delicatissima se il tuo limite (o il limite degli eventi, in certe condizioni esiste anche un imponderabile che non dipende da tue sciocchezze intenzionali ma dal contesto) un brutto giorno lo trovi.

Adesso leggo che quel povero ragazzo dall'aria un po' guascona e dalla faccia simpatica ed estroversa non ce l'ha fatta, e a me la cosa addolora senza se e senza ma. Non è che si dev'essere necessariamente un grande attore per riuscire a inventarsi la propria vita: lui c'era riuscito partendo da un reality show, una delle cose che meno apprezzo di questi tempi svaccati, non ci trovo nulla di male.

Il punto è che lascia una bambina di sei anni. Avesse avuto sei mesi, era già diverso, delle due era forse meglio.
La mamma che cos'è, un'attrice belloccia? Si sarebbe (più facilmente di altre persone meno gradevoli) volendo presto risposata, e la bimba avrebbe imparato a chiamare "papà" un altro uomo, che crescendola sarebbe stato il suo "vero" padre.

Invece la figlia di questo sfortunato giovanotto ha sei anni, poprio quel che ci vuole per essere veramente indifesa di fronte a una tragedia immensamente, incomparabilmente più grande della propria capacità di metabolizzarla, e al contempo abbastanza grande e consapevole per viversela tutta.
Cioè le condizioni ottimali per il massimo danno possibile. Bel capolavoro.
Tutto ciò non per "un lancio col paracadute", sia ben chiaro. E non deve essere inteso come bacchettona critica aprioristica nei confronti di sport più tecnici di altri, sarebbe ingeneroso e ingiusto proprio alla base.
Fra cercare il limite sino a trovarlo, e stare in poltrona a guardare la TV, ce ne corre: ci sono tante più equilibrate sfumature intermedie.
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Quoto Valerio al 100%.

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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da Valerio Ricciardi » 29 giugno 2010, 10:11

Mettiu ha scritto: per chi pratica questi sport "estremi", quando è fatto bene produce una particolare capacità all'individuo, che per non ferirsi e completare il gesto in maniera perfetta, alla quale vi si deve attenere scrupolosamente: la disciplina.
Che tanti più viene rispettata in queste sport che non perdonano, che come un effetto rebound si traduce in atteggiamenti positivi e razionali nel resto della vita della persona.
Questo è assolutamente condivisibile: non conosco nessun vero esperto di arti marziali che abbia un atteggiamento stupidamente aggressivo e disposto ad arrivare al conflitto nemmeno in contesti di forte stress - magari perché provocato - che potrebbero stimolarlo in tal senso.

Solo che avendo io un minimo praticato e ancora quando posso praticando in parte (come discipline funzionali e strumentali ad altro, che mi interessa di più = frequentare certi luoghi altrimenti per me non accessibili) degli sport, come l'immersione subacquea anche a profondità rimarchevoli (utilizzando tecniche ed attrezzature specifiche, naturalmente), la speleologia e il trekking ad alta quota, caratterizzati come il paracadutismo da contenuti tecnici specifici che vanno assolutamente rispettati...
dai e dai non ha potuto sfuggirmi come siano troppo frequenti in questi ambienti figure di giovani/mediamente giovani, quelli che in un discorso comune son comunque "giovanotti" che, più o meno consapevolmente, scaricano intenti a mio avviso sottilmente "compensativi di altro che nella vita reale li frustra" nella pratica del loro sport preferito.

Cioè, han bisogno con gli altri - o con se stessi, che spesso è pure peggio - di vedere se ce l'hanno più lungo.
Cosa dannatamente pericolosa, e che nulla ha a che vedere col legittimo desiderio di perfezionarsi, migliorare la propria tecnica, "crescere di livello" nella pratica di una disciplina - notare che sto deliberatamente non banalizzandole con il termine "sport".

Penso che un ruolo determinante per controllare e contenere questo aspetto discutibile dell'approccio di molti ad attività intrinsecamente assai tecniche e che necessitano di un approccio maturo, consapevole, preparato e mai guascone possa e debba venire proprio da coloro che di queste discipline - come nel caso del nostro amico "noone" che è intervenuto non solo con passione ma anche in modo articolato ed equilibrato - han fatto una parte davvero importante della propria vita.

Io di morti, nell'ambiente dei subacquei, e di persone che han passato grossissimi guai (sfangandola per miracolo dopo generoso, pericolosissimo - capito che combini? - e tecnicamente esemplare intervento di salvataggio da parte dei fantastici volontari del Soccorso Alpino e Speleologico) in grotta ne ho visti già svariati, e a consuntivo, esaminando l'incidente, l'identità del coinvolto sinora non mi ha mai del tutto sorpreso. Vorrà dire qualcosa?

Non molti anni fa, un bravissimo e simpaticissimo subacqueo che conoscevo, grande amico di un mio amico, Gaetano B., innamorato dell'immersione profonda in miscela, iniziò a fare immersioni via via più difficilie impegnative nel lago di Albano.
Dovete sapere che il lago di Albano - o di Castelgandolfo che dir si voglia - ha una caratteristica: nei primi ventotto metri è assai torbido, per la presenza di microalghe in sospensione che riducono spaventosamente la visibilità, poi si arriva a una sorta di termoclino oltre il quale l'acqua diviene limpida come un cristallo: la luce è stata assorbita così bene dallo strato superficiale biotico, che non ne passa più, e le alghe non possono più prosperarvi.
Acque limpide più di quanto si possa semplicemente immaginare, freddissime, buie: anche a mezzogiorno non vi è nemmeno un filo di luce, a soli trenta metri che è ancora entro il limite dell'immersione ricreativa.
Il giovane, in compagnia di un amico che spesso variava, iniziò ad effettuare immersioni via via più fonde, in quell'ambiente ostile, senza paesaggio, senza nulla da vedere nemmeno con le torce, con le pareti quasi a picco (è un profondo camino vulcanico), fangose, senza pesci né vegetazione sul fondo.
Dai e dai, mentre si avvicinava al suo obiettivo (arrivare a CENTO metri di profondità, in NOTTURNA) - una volta qualcosa andò storto, si pensò in seguito a una lieve ischemia cardiaca; comunque perse i sensi, e il compagno dopo un fallito tentativo di riportarlo in superficie dovette abbandonarlo per non morire anch'egli. Ovviamente morì; il rischio cui dovettero sottoporsi gli altofondalisti dei VVFF per recuperare la salma, dopo averla individuata con un ROV, fu altissimo.
Ora, quella tragedia in definitiva era annunciata. Annunciata non tanto dalla difficoltà della cosa, quanto dal fatto che c'è qualcosa di intrinsecamente non armonioso nel mettersi in testa di andare a cento metri sott'acqua, di notte così il contesto logistico si complica, in un ambiente che induce facilissimamente al disorientamento spaziale, in cui non vi è nulla da vedere e da godere se non l'ago del nostro profondimetro per verificare a che quota siamo arrivati stavolta, "ché se tutto va bene, la prossima aggiungiamo altri due metri".

Potrei citare anche il caso di un paracadutista sportivo, E., al quale per via dell'ipertensione arteriosa TUTTI i medici avevano drasticamente sconsigliato la repentina variazione di quota associata ovviamente ai lanci; una volta gli ha detto male, è - pare - svenuto durante la discesa, mentre scendeva appeso a corpo morto a una velocità decorosamente bassa che certo difficilmente gli avrebbe potuto provocare serie lesioni (magari si sarebbe potuto rompere una caviglia o una gamba... evabbé...) a bassissima quota una maledetta raffica gli ha spostato in assetto quasi orizzontale l'insieme vela/paracadustista, e ha "pendolato" dritto a terra da boh? dieci-venti metri. Craniata spaventosa, vari minuti in arresto cardiaco prima della rianimazione, molti mesi di coma, una lunghissima e lentissima riabilitazione, per fortuna più o meno ce l'ha fatta. Non è proprio tornato ad essere al 100% quello di prima, ma, insomma, lavora di nuovo, sia pure con compiti meno delicati e che richiedono meno abilità e concentrazione di quella che poteva offrire prima. Nel mentre gli ultimi circa due anni, per la sua adorata famiglia, sono stati l'inferno in terra. Vite sospese tentando di recuperare la sua, una immensa dimostrazione di amore che forse lui avrebbe potuto ricambiare in anticipo non intestardendosi a fare, fra i tanti sport in cui eccelleva, proprio quello per cui fisicamente non era adatto.

Io mai proporrei di limitarsi a giocare a boccette per essre sicuri di non farsi male- ma ce l'ho invece proprio con la filosofia "no limits" che fa tanta breccia in ancora immature personalità alla ricerca di autoaffermazione va bene per proporre modelli guasconi e fighetti quanto vuoti in televisione, ma nulla ha a che vedere con l'animo e la disciplina di chi pian piano si mise in testa di scalare tutti gli "ottomila", dai quali peraltro si gode di una vista privilegiata ed unica, non godibile direttamente in nessun altro modo, che in un certo senso avvicina l'umano al divino.
Un D'Arrigo, per capirci, o prima un Messner, un Roald Amundsen o un Bonatti (che, è gente che forse non ha rischiato per fare quel che ha fatto?) nulla avevano a che vedere con quell'atteggiamento, anche se facevano cose tecnicamente difficilissime e mai tentate;
eppure, suo malgrado, D'Arrigo è morto in uno stupido incidente aereo con un ultraleggero NON pilotato da lui ma da un bravissimo ed espertissimo pilota ex militare che però... "io a questo giocattolino ormai gli faccio fare quel che voglio"...questo DEVE far riflettere.

In sintesi, gli istruttori - che per superiore conoscenza ed esperienza hanno imparato a distinguere fra rischio calcolato e sfida alla sorte, fra affinamento della tecnica e gratuita esibizione di coraggio - penso potrebbero far tesoro di quest'ultimo lutto per "accorciare un poco il guinzaglio" ai propri allievi.
E fare ancora un poco di più gli psicologi - penso già faccia parte del loro ruolo - sapendo alla bisogna essere più duri, autorevoli e determinati con quelli che daranno loro l'impressione di essere più disposti degli altri a rischiare di mettersi nei guai. Certi "paletti" bruscamente posizionati, magari con qualche urlaccio, da qualcuno che consideri autorevole, possono poi salvarti la vita.

Spero che la noiosa lunghezza di questo mio post abbia potuto quantomeno fugare ogni dubbio di intenti di "processo al paracadutismo", che era l'ultimo dei miei desideri.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da tartan » 29 giugno 2010, 10:57

Volevo dire qualche cosa anche io su questo fatto, così, tanto per essere presente in un momento di cordoglio.
Volevo fare il paracadutista quando ancora ero studentello, ma rinunciai per due motivi: portavo gli occhiali e allora non era consentito e poi assistetti ad una lezione preparatoria nella sede dell'ANPDI che era a due passi da casa mia e pensai che non avrei potuto sopportare l'addestramento paramilitare che veniva usato.
Sul primo punto di rinuncia non ho niente da dire, ma sul secondo si. Ora ritengo che la selezione che derivava da quel tipo di preparazione era quasi una sicurezza aggiunta. Probabilmente sarei stato un cattivo paracadutista.
Più tardi, quando già volavo in mongolfiera, ho avuto modo di frequentare un gruppo di paracadutisti che operava ai castelli romani, ai pratoni del vivaro per chi conosce la zona. Il mio rapporto di amicizia con loro mi consentì di assistere ad alcune lezioni preparatorie relative ad uno dei tanti corsi che li si tenevano, e in quella occasione aggiustai l'idea che mi ero costruita del paracadutismo moderno, quello con l'ala per intenderci, diverso da quello di tipo militare che ha finalità diverse. Prima pensavo che la preparazione fosse poco accurata, poi realizzai che, al contrario, c'era molta attenzione e molto tempo dedicato allo studio delle tante emergenze che potevano presentarsi, molte di più di quelle che avevo immaginato, ad iniziare dalle emergenze derivate da possibili difficoltà al volo dell'aereo che accompagnava in alto i paracadutisti.
Ebbi modo anche di conoscere quel tipo di atterraggio prima descritto, quello velocissimo con una lunga percorrenza a pelo d'erba, praticato con estrema destrezza dall'istruttore e che, a volte, mi lasciava perlplesso sulla sua effettiva utilità al di la della notevole spettacolarità. In questo tipo di atterraggio sicuramente il paracadutista realizza una notevole soddisfazione, però rappresenta, almeno per me, uno dei momenti più difficili e pericolosi di tutto il lancio.
Da quello che ho capito dai vostri interventi, molto probabilmente il fatto si è verificato proprio in questa fase, quindi, sempre secondo me, al di fuori del tipo di pericolosità standard del paracadutismo, ma in una fase strettamente legata al grado di esperienza del paracadutista stesso, quindi alla sua capacità di giudizio.
Per concludere il mio pensiero nella mia solità maniera, non è la disciplina che è pericolosa, ma come ci si prepara mentalmente ad affrontarla e, forse, non è sufficiente elencare le probabili emergenze e insegnare il modo di affrontarle, ma occorrerebbe anche un aiuto formativo che conduca ad una maggiore consapevolezza sui propri limiti del momento e soprattutto sulla effettiva necessità di scoprirne altri più avanzati.
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Re: Incidente nel paracadutismo

Messaggio da marmons22 » 29 giugno 2010, 12:03

E' curioso notare come, quando in questo forum si parla di aviazione, sia generalmente "vietato" (o inopportuno) dare giudizi sui comportamenti dei piloti, sui presunti errori umani, fino alla fine delle inchieste ufficiali e in questo caso, invece, si stia sparando a zero parlando di imperizia, spericolatezza, incoscienza, SENZA attendere il risultato dell'inchiesta (in corso).

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