Aerotaxi italiano

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MAURIZIO60
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Aerotaxi italiano

Messaggio da MAURIZIO60 » 24 novembre 2015, 8:50

Un’università italiana sul tetto del mondo. Merito di otto studenti del Politecnico di Milano che, grazie al progetto di un servizio di aerotaxi dedicato alla Manhattan del 2020, hanno vinto l’edizione 2015 del concorso che il prestigioso American Institute of Aeronautics and Astronautics rivolge ogni anno agli studenti di tutto il pianeta. Il progetto, intitolato Flynk (“The Flying link inside New York”), è pensato soprattutto per i pendolari, in una città dove il tragitto casa-lavoro e viceversa impegna in media 6 ore e 18 minuti alla settimana. I ragazzi ci hanno messo quasi otto mesi per metterlo in piedi, con un ritmo di lavoro pari a 20 ore settimanali. «I giorni prima della consegna non abbiamo praticamente dormito pur di concludere in tempo», raccontano.
Il velivolo “Stol”
Si tratta di giovani tra i 23 e i 24 anni, lombardi, veneti, trentini e romagnoli. Alessandro Broglia, Luca Clozza, Matteo Russo, Ciro Spada, Lorenzo Vendemini e Andrea Zuanetti frequentano il secondo anno della laurea magistrale in Ingegneria Aeronautica, mentre Mattia Marcon e Dario Passi studiano Design & Engineering. «Una parte del gruppo aveva già partecipato a una competizione internazionale l’anno scorso», spiegano gli studenti. «Eravamo arrivati ultimi. La voglia di metterci seriamente in gioco ha contribuito alla vittoria». Hanno lavorato sodo e ce l’hanno fatta: tutto è stato studiato nei minimi dettagli. La sola scelta di quale tipo di aeromobile adottare ha richiesto due mesi di valutazioni. Alla fine hanno optato per il velivolo “Stol”, sigla che sta per “Short Take-Off and Landing” e che definisce un aeroplano in grado di decollare e atterrare in spazi molto ristretti: nella fattispecie, la lunghezza delle piste dei 20 aeroporti previsti nell’aerea metropolitana di Manhattan è di 150 metri. Il velivolo è in grado di trasportare fino a nove passeggeri, ciascuno con un bagaglio a mano e uno da stiva. Il costo dei tragitti, minore di quello dei taxi da strada, varia dai 5 dollari (4,6 euro), per una durata di circa 3 minuti e una distanza di 16 km, ai 17,5 dollari (16,3 euro), per una durata di 10 minuti e una distanza di 50 km.

Energia rinnovabile e decollo in spazi ristretti

Le innovazioni più importanti sono due. Una riguarda il sistema propulsivo, interamente elettrico: l’energia necessaria, prodotta attraverso fonti rinnovabili, viene immagazzinata all’interno di apposite batterie di dimensioni ridotte che possono essere ricaricate alla fine di ogni volo nel giro di 10-15 minuti. I vantaggi sono considerevoli: oltre all’assenza di emissioni di gas inquinanti, il bassissimo livello di inquinamento acustico, inferiore a quello di un treno. Un’altra innovazione sta nella capacità dell’aereo di decollare in spazi molto ristretti, a una velocità di soli 76 km/h (mentre la velocità media di crociera è pari a 370 km/h). Ciò è possibile per tre ragioni. Una riguarda le quattro eliche posizionate sulle ali del velivolo: quelle più esterne possono infatti ruotare, inclinandosi; in tal modo la spinta generata dai motori non è solo in avanti ma anche verso l’alto. La seconda va individuata nei sistemi (chiamati “ipersostentatori”) che permettono di sviluppare la forza necessaria per stare in volo (“portanza”): le tecnologie utilizzate non erano mai state adottate per aerei così piccoli. La terza ragione è data dall’ampiezza della superficie delle ali. I ragazzi hanno prestato attenzione anche al comfort dei passeggeri. E così hanno applicato al progetto uno speciale sistema di cancellazione del rumore all’interno del velivolo, che consiste nell’emettere un’onda calibrata per annullare quella prodotta dalla sorgente del rumore stesso. I sedili sono studiati in modo da attutire le vibrazioni dovute a eventuali turbolenze e uno è pensato per i passeggeri con mobilità ridotta. Infine, un’applicazione ad hoc permette di prenotare il servizio tramite smartphone.

Senso di insicurezza

Proprio per capire quale impatto gli aerotaxi potrebbero avere su potenziali clienti, il gruppo tramite i social network ha diffuso un sondaggio tra la popolazione newyorchese. Il problema principale che è emerso è legato a un istintivo senso di insicurezza: per questo motivo si è deciso di evitare soluzioni avveniristiche dal punto di vista del design. Gli otto studenti hanno ideato anche un sistema di navigazione per gestire il traffico aereo: il progetto prevede che possano volare nello stesso tempo fino a 40 dei 70 velivoli di cui è composta la flotta. Le aerovie sono posizionate lungo i fiumi Hudson e East River, che circondano Manhattan. Ma il progetto Flynk sarebbe applicabile anche in Italia, dove potrebbe sostituire i treni a corta percorrenza e i passanti ferroviari. Ci si potrebbe immaginare, per esempio, un ipotetico pendolare viaggiare in aerotaxi da Bergamo a Milano. «È la prima volta che il Politecnico di Milano vince una competizione del genere», affermano i giovani, orgogliosi. «La costanza e l’unione ci hanno permesso di superare università molto rinomate come l’olandese Tu Delft o l’americano Georgia Institute of Technology». «Il Politecnico ci ha fornito quelle conoscenze teoriche che ci hanno permesso di vincere. Ma il bello è stato soprattutto avere finalmente la possibilità di fare un po’ di pratica», proseguono. «Abbiamo imparato molto, più che a fare esami». Il gruppo spiega che i professori li hanno sostenuti (prezioso è stato l’aiuto di Lorenzo Trainelli, docente del corso di Progetto di velivoli, e quello di Giuseppe Quaranta, che insegna “Dinamica e aeroelasticità dei rotori”), ma che nessuno ha fatto loro sconti durante l’anno.

Il congresso di aeronautica di San Diego

Dopo la premiazione ufficiale, avvenuta al Politecnico ad ottobre, ora i ragazzi non aspettano altro che la partenza per la California: sono stati invitati a partecipare a Scitech, il più grande congresso di aeronautica al mondo, che si terrà nel gennaio 2016 a San Diego. Saranno presenti giganti del settore come Boeing, Airbus, Lockheed Martin e la Nasa, che ha scritto il bando della competizione. «Magari qualcuno ci compra...», scherzano gli studenti, nonostante sarebbe concretamente possibile. E nel futuro come si immagino? Tutti, chi più chi meno, sognano un’esperienza negli Stati Uniti. Ma nessuno snobba la madrepatria. «La realtà italiana nell’aeronautica è molto buona: non ci dispiacerebbe restare a lavorare qui».

Fonte : corriere.it

http://www.corriere.it/tecnologia/cyber ... 6ac3.shtml
MAURIZIO
La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. ( Jovanotti )

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