Quando gli inglesi volevano bombardare Villa Torlonia e Palazzo Venezia
Eden propose a Churchill: «Colpiamo Mussolini mentre è nel suo ufficio»
Come accennavo nel mio precedente articolo pubblicato su questo giornale il 10 marzo, il progetto di far fuori Mussolini era stato preso in considerazione dal War Cabinet britannico già molto prima del 26 luglio 1943. Ci fornisce una prova schiacciante di questo intento il documento, che qui pubblichiamo di seguito in traduzione integrale, proveniente dai National Archives di Londra, segnalatomi dal dott. Emilio Gin e gentilmente messomi a disposizione dal giornalista del «Daily Mail», Nicholas Pisa. In questa paginetta, datata 13 luglio 1943, il segretario del Foreign Office, Charles Portal domandava per conto di Eden a Churchill l’autorizzazione di procedere ad un bombardamento mirato simultaneo che avrebbe dovuto colpire Palazzo Venezia e la residenza privata del duce, a Villa Torlonia.
L’idea dell’operazione proveniva dal Maresciallo dell’aria, Sir Arthur Travers Harris, nominato comandante in capo del Bomber Commander nel febbraio 1942. L’alto ufficiale inglese soprannominato Butcher Harris («Harris il macellaio») per i sanguinari raids che, secondo le sue stesse parole, avrebbero dovuto portare «alla distruzione totale delle città tedesche e all’annientamento di ogni forma di vita civile in Germania», proponeva ora di impiegare per l’uccisione del capo del governo italiano una squadriglia di aerei Lancasters già utilizzati con successo per la distruzione delle dighe sul Reno.
L’incursione, già programmata nel 1942, affermava Portal, doveva naturalmente essere rigorosamente circoscritta, in modo da evitare di colpire il Vaticano e possibilmente ogni altro obiettivo civile. Un’affermazione davvero ipocrita, questa, se si considera che se oggi, anche con la più raffinata tecnologia, ogni «bomba intelligente» si rivela alla fine stupida, nel 1943, l’attacco voluto da Harris avrebbe sicuramente provocato una strage nel centro di Roma, oltre lo sterminio della famiglia Mussolini.
Ma perché l’urgenza di questo attentato aereo nel luglio 1943? Sicuramente la coincidenza con la battaglia di Sicilia, nella quale, dopo un primo sbandamento, le forze dell’Asse iniziavano a contrastare vigorosamente l’avanzata degli Alleati sbarcati nell’isola, la notte del 9 luglio, nel quadro dell’operazione Husky. Tra il 10 e l’11 luglio la divisione tedesca Hermann Goering e quella italiana Livorno avevano contrattaccato con successo gli americani nella piana di Gela, in una battaglia di annientamento. Nelle giornate del 13 e del 14, sul fiume Simeto, aveva luogo un altro durissimo scontro che impegnò gli inglesi dell’Ottava Armata, bloccando la loro avanzata verso Catania. Solo dopo 38 giorni di strenua resistenza, le forze italo-germaniche avrebbero ceduto alla schiacciante preponderanza degli avversari, consentendo agli anglo-americani l’occupazione di Palermo, Catania, Messina tra 22 luglio e 5 agosto.
Il progetto del bombardamento chirurgico contro le residenze del Duce non si spiega però solo sul piano militare. Una risposta più esauriente viene infatti, ancora una volta, dai documenti, dei National Archives. Già il 26 maggio 1943, dopo approfonditi contatti stabiliti, fin dall’aprile 1942, dagli agenti dello Special Operations Executive, con gli emissari di Badoglio, con i circoli di Casa Reale, con il Vaticano, con oppositori al regime (Croce, Bonomi, Soleri) e con un gruppo di «fascisti dissidenti», Eden aveva elaborato il testo di una "Bozza di Armistizio con l’Italia, da sottoscrivere nel caso che questo paese intenda siglare una pace separata con noi", composta di 11 pagine e ben 45 articoli. Le bombe di Butcher Harris avrebbero potuto anticipare gli eventi poi verificatisi nella notte del 24-25 luglio e dare corpo al disegno inglese di arrivare alla vittoria finale attraverso un assassinio politico e un colpo di Stato.
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Al Primo Ministro Sir Winston Churchill
Harris ha chiesto l’autorizzazione di tentare di bombardare contemporaneamente Mussolini nel suo ufficio a Roma e la sua residenza nell’eventualità che quella mattina non sia ancora uscito perché in ritardo.
Tale piano era stato preparato l’anno scorso ma era stato abbandonato per il divieto di bombardare Roma in quel periodo.
Harris vorrebbe utilizzare la Squadriglia Lancaster (numero 617), che ha già eseguito gli attacchi sulle dighe. La Squadriglia è composta da piloti esperti ed è destinata ad imprese di questo genere. L’attacco dovrebbe essere mirato ai tetti in modo da distruggere soltanto i due edifici senza altri gravi danni.
Palazzo Venezia e Villa Torlonia sono inconfondibili e né l’uno né l’altra sono dentro le 1.500 yard della Città del Vaticano e delle sue chiese. Si devono dare ordini precisi col divieto di prendere qualsiasi iniziativa di azioni contro altri obiettivi nella città di Roma, al di fuori dei due espressamente specificati.
Suggerisco che se Mussolini sarà, in quell’occasione, ucciso, o persino solo seriamente traumatizzato, ciò ci permetterà di accrescere la possibilità di espellere l’Italia dalla guerra. Per questo, Le chiedo l’autorizzazione di procedere con l’operazione. Nel frattempo stiamo controllando, per quanto sia possibile, le recenti abitudini del Duce.
13 luglio 1943
Sir C. Portal (Foreign Secretary)
EUGENIO DI RIENZO
(Pubblicato il 14 marzo 2010 - © «il Giornale»)