i-daxi ha scritto: Bolongaro é stato un eroe e nonostante questo non sono al momento riuscito a trovare niente su di lui
Dei tanti incontri con piloti, progettisti e tecnici fatti al tempo che fu, quello con Pietro Bolongaro è uno di quelli che mi sono rimasti più impressi, soprattutto per le pochissime parole che mi disse sua moglie. Quando andai a casa loro per intervistarlo, fui accolto dalla moglie, che mi accompagnò nello studio del marito dove, prima che lui arrivasse, mi mostrò una foto incorniciata dicendomi "Guardi che bell'uomo era mio marito; ora vedrà com'è ridotto" con una voce che rivelava un grande dolore mai sopito. Ed infatti le fiamme avevano devastato il volto dell'uomo, che aveva anche le mani gravemente menomate. ma nella conversazione non tradì alcuna emozione, come se fosse del tutto normale tornare quattro volte tra le fiamme a tirar fuori chi non riusciva a farlo da solo. Commentò che certo non poteva tornare a fare lo steward dopo l'incidente ma che per fortuna Bruno Velani, l'amministratore delegato di Alitalia, gli aveva trovato un posto a terra, così aveva potuto continuare a mantenere a famiglia.
Si, ormai questo topic è il non plus ultra dell'OT, ma completiamo l'opera. Sono (meglio, ero) un chimico ma ho avuto una gran passione per gli aeroplani fin da bambino. Purtroppo a 16 anni mi sono scoperto miope e per me è sfumata la possibilità di fare il pilota. Sono riuscito a fare il militare nel Genio Aeronautico, dove ho lavorato sui carburanti aviazione, cosa che in qualche modo ha determinato il mio futuro. Infatti appena congedato sono andato a lavorare nel centro ricerche di una fabbrica di pellicole fotografiche in Liguria: lavoro bellissimo ma in località assai infame, specialmente per un giovinotto. Quindi, quando una società petrolifera multinazionale basata a Roma mi chiamò per un colloquio, mi precipitai a farlo (e sul ritorno da Roma, dove ero andato in treno, ho scritto nel topic del Caravelle). Dopo il primo colloquio generico, ne feci uno tecnico dove, entrando nello specifico delle mie conoscenze, gli intervistatori scoprirono che nel mio anno da sottotenente GArc avevo lavorato su argomento che li interessava molto e sui cui ne sapevo più di loro. Mi ritrovai così in un altro centro di ricerche, questa volta sui prodotti petroliferi. La cosa mi ha portato poi tre anni in Inghilterra, dove stavano convcentrando tutta la ricerca fatta in Europa. Verso la fine dei miei anni di lavoro, che nel frattempo da chimico era diventato di IT, passando per la logistica, ho fatto tre anni a Bruxelles. Poi mi hanno convinto ad andare in pensione, salvo chiedermi, da pensionato, di "dare una mano" su un progetto, cosa che mi è costata quasi tre ulteriori anni di attività. Ma dallo scorso anno, raggiunta la "pena massima" ho smesso ogni attività.
Michele