San Pietroburgo, maggio 2007

I racconti di viaggio con le avventure e le relative foto degli Utenti di MD80.it

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Bacione
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San Pietroburgo, maggio 2007

Messaggio da Bacione » 18 maggio 2007, 1:37

Questo è il racconto del mio viaggio a San Pietroburgo.

Venerdì 11 maggio 2007
Ci ritroviamo in aeroporto a mezzogiorno. Siamo in sette, due vengono da Roma e cinque arrivano da L’Aquila. Per questo motivo viaggiamo con Lufthansa e non con Alitalia: il volo AZ per Malpensa (il diretto c’è solo il sabato e la domenica) parte alle 8.30, e questo avrebbe costretto gli aquilani a partire da casa alle 4.30, per essere in aeroporto un paio d’ore dopo. Perderemo mezza giornata di vacanza, ma in compenso ci risparmiamo una sveglia antelucana.

Il nostro primo volo è LH3845, diretto a Francoforte: io già pregusto il piacere di fare scalo in uno degli aeroporti più divertenti del mondo, ma purtroppo in seguito scoprirò che non me lo posso godere granché.
Al check-in c’è un po’ di confusione: ci registriamo tutti e sette per entrambi i voli in modo da stare vicini, e alla fine ci vengono consegnati ventuno pezzi (due carte d’imbarco e il biglietto aereo per ognuno) la cui restituzione ai rispettivi titolari crea un bel po’ di scompiglio.
Controllo passaporti con fila di circa tre quarti d’ora e poi siamo dentro. Il gate è il B9, cioè l’ultimo in fondo: gambe in spalla e via. Nel frattempo veniamo a sapere che il nostro volo ha un ritardo di tre quarti d’ora: non temiamo di perdere la coincidenza, perché abbiamo 1h45 fra i due voli, però il tempo da trascorrere a guardare aerei a FRA si assottiglia sensibilmente, uffa.
Finalmente ci imbarchiamo, l’aereo è un A321. Io ho un posto finestrino (è stata una “lotta”, il finestrino piace a cinque su sette di noi!), e questo è il colpo d’occhio dal mio sedile:

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Pushback e taxi, si arriva quasi a testata pista e trovo una gran bella visione per noi di md80.it:

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Spintona del decollo (quanto mi piace!) e via verso nord. Purtroppo il cielo si fa subito nuvoloso: non si vede nemmeno l’isola d’Elba, e continuerà così fino a FRA. Bello osservare le nuvole da sopra, ma le foto non renderebbero l’idea.

Atterriamo a Francoforte

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ma il tempo è piovigginoso e le poche foto che ho fatto sono venute male.

Arriviamo al gate del volo successivo, dove ci aspetta un altro A321:

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Stavolta mi tocca un posto centrale; non vedo quasi niente durante il taxi perché la mia amica seduta accanto al finestrino sta tutto il tempo con il naso incollato all’oblò: alla fine, più che gli aerei, mi sono divertita ad osservare la sua eccitazione e la sua contentezza nel guardare fuori. Ciliegina sulla torta, ci spetta un rolling take-off: io mi diverto come una matta, mentre qualcuno perplesso domanda: “Ma che fa, parte subito?”.
Volo tranquillo, ma panorama costante: tutte nuvole fino a San Pietroburgo. Appena dopo l’atterraggio, durante il taxi, viene chiesto se c’è un medico a bordo: verso la coda dell’aereo un passeggero si è sentito male, e viene assistito. Subito dopo viene fatto un annuncio in inglese e in tedesco, chiedendo a tutti di rimanere seduti al proprio posto fino all’ingresso del personale medico dello scalo; due passeggeri ripetono l’annuncio in russo e in giapponese, a beneficio di una buona metà dei presenti.
Sicché si assiste a questa scena un po’ surreale: aereo fermo al finger, nessuno si muove, c’è silenzio e solo qualche breve chiacchiera, per pudore quasi nessuno si gira a vedere che sta succedendo, anche gli assistenti di volo si muovono meno che possono. Dopo cinque minuti entrano un medico e un infermiere che percorrono quasi tutto il corridoio e vanno ad assistere la persona che ne ha bisogno. Passano pochi secondi e ci viene detto che possiamo uscire.
Sono le undici di sera (ora locale, due ore in più rispetto all’Italia); recuperiamo le valigie e fuori ci attende un cielo che sta schiarendo all’orizzonte e ci permette di vedere la fase finale del tramonto: fra poco più di un mese qui ci saranno le notti bianche, ma già adesso le ore di buio sono proprio poche...
Arriviamo in albergo, incontriamo la nostra accompagnatrice che ci dà alcune informazioni, ci portano la cena in stanza e poi a nanna. Domani si va in giro!

Sabato 12 maggio 2007
In mattinata è previsto un giro panoramico in autobus della città. Partenza alle nove, e subito l’accompagnatrice e la guida ci mettono in guardia rispetto ai furti e agli scippi. E’ diventata proprio una piaga, pare che la piccola delinquenza si accanisca sui numerosissimi turisti: anche nel gruppo prima del nostro due sono stati derubati mentre facevano una passeggiata in centro prima di cena. Ci viene addirittura consigliato di lasciare nel pullman le borse e ogni cosa che non ci serva durante le brevi soste che faremo; e ci vorrà poco per rendersi conto che queste raccomandazioni non sono affatto esagerate: infatti, quando arriviamo al punto della prima sosta, la guida ci dice di restare a bordo un attimo, scende e fa un gesto a tre giovanotti distanti una trentina di metri. Ci spiegherà poi che stavano aspettando la nostra discesa per derubare qualcuno di noi, ma lei gli ha fatto capire che eravamo stati messi sull’avviso e quelli se ne sono andati. Pare che esista una specie di codice gestuale per la comunicazione, che ha fruttato una scena veramente stile “mezzogiorno di fuoco”!
Un po’ intimoriti, scendiamo a vedere l’esterno della chiesa della Resurrezione:

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Proseguiamo il nostro giro e sfioriamo il Palazzo d’inverno – oggi sede dell’Hermitage – che visiteremo nel pomeriggio:

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Nel 1703 San Pietroburgo fu “inventata” dallo zar Pietro I, detto Pietro il Grande, che volle a tutti i costi far sorgere una città importante allo sbocco sul Mar Baltico nel golfo di Finlandia. Scelta comprensibile, da un punto di vista tattico: ma questo significò creare una città in un posto dove c’erano solo isolette e paludi.
L’aristocrazia fu obbligata ad insediarsi nella nuova città; fu addirittura vietato in tutta la Russia di utilizzare mattoni per la costruzione di case, che erano permessi solo nella nuova città che stava sorgendo; e solo per tenere in piedi la Cattedrale di Sant’Isacco, più di un secolo dopo, si dovettero piantare ventiquattromila pali nel terreno paludoso.
Insomma: San Pietroburgo come la si può vedere oggi nei suoi monumenti sette ed ottocenteschi è certamente interessante nel suo genere. Ma non nacque per istinto e storia naturale dei popoli, e costò pesanti tributi, di vite degli operai e di acquiescenza forzata dell’aristocrazia.

Panorama dall’isola Vasilij verso il forte:

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L’incrociatore Aurora, nave di inizio ‘900 che trovandosi in zona intervenne per soccorrere i terremotati di Messina nel 1908, ma che soprattutto è celebre per aver sparato il colpo di cannone che segnò l’inizio dell’assalto al palazzo d’Inverno e della rivoluzione del 1917.

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La chiesa e una parte degli edifici del monastero di Smolny, una delle opere più importanti dell’architetto Rastelli, fatto costruire a metà del ‘700 dall’imperatrice Elisabetta come istituto femminile e per ritirarcisi. Poi l'imperatrice cambiò idea, ma il complesso intanto era stato progettato ed edificato.

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Il campanile della Cattedrale di San Nicola. Spesso i campanili sono staccati dal corpo principale dell’edificio.

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La chiesa della Resurrezione vista dal Campo di Marte, usato nell’800 per esercitazioni e parate militari. Sulla destra, il monumento ai combattenti della Rivoluzione con al centro la fiamma perenne.

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Ponte sul fiume Neva visto dal centro del Campo di Marte.

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S’è fatta l’ora di pranzo. Ci portano in un ristorante non lontano, dove veniamo accolti da una bella apparecchiatura:

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Cibo tipico del luogo: aringhe e cipolla dolce, zuppetta di verdure e infine manzo alla Stroganov, piatto che fu inventato qui a San Pietroburgo dal cuoco, appunto, della famiglia Stroganov.

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Nel pomeriggio, visita al museo dell’Hermitage, ospitato nel palazzo d’Inverno e nei palazzi adiacenti.

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Il museo è stupefacente, sia per le opere esposte sia per il “contenitore”, per così dire. Quando si esce, si è come storditi dalle mille emozioni provate. Per questo suggerisco a chi lo volesse vedere e avesse tempo, di dividere la visita in due mezze giornate, dedicandone una solo al palazzo e l’altra alle opere d’arte.
Questo è il sito del museo: http://www.hermitagemuseum.org/html_En/index.html
E questo è il link alla visita virtuale: http://www.hermitagemuseum.org/html_En/08/hm88_0.html

Durante la giornata ci era stato spiegato che in questo periodo, per un mesetto scarso, si trova un piccolo pesce, chiamato perlano, che i russi mangiano tradizionalmente fritto. Ovviamente, ce lo siamo andati a cercare per cena!

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Dopo cena, chi s’è messo a chiacchierare e chi a giocare a carte. Ma abbiamo ceduto presto, eravamo stanchi e con la testa piena di immagini ed emozioni. Quindi tutti a nanna, per ricaricarsi per l’indomani!

Domenica 13 maggio 2007
Stamattina si va a visitare la Fortezza dei SS. Pietro e Paolo e la Cattedrale di Sant’Isacco. Nel pomeriggio, visita al palazzo d’Estate, una ventina di chilometri fuori città.
Anche oggi il tempo è bellissimo, cielo sereno e sole splendente. Ci hanno detto che a San Pietroburgo ci sono 35 giorni di sole l’anno... beh, siamo stati proprio fortunati!

Imbocchiamo la Prospettiva Nevskij, in fondo alla quale brilla d’oro la Torre dell’Ammiragliato:

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La Fortezza dei SS. Pietro e Paolo si trova su un’isola sul lato destro della Neva, oggi chiamata “isola delle lepri”. E’ la prima costruzione fatta realizzare da Pietro il Grande all’inizio del ‘700, e conteneva i primi edifici pubblici della città, fra cui la Zecca, una caserma e una prigione.

Il Museo dell’Hermitage visto dalla fortezza; sullo sfondo, la cupola di sant’Isacco.

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Una delle porte della Fortezza; dietro si vede la guglia della Cattedrale, alta 122 metri.

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L’edificio più importante all’interno della Fortezza è la Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, che è il pantheon della famiglia regnante dei Romanov (a proposito, si pronuncia Romànoff, e non Romanòff come siamo abituati in molti).

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La chiesa è opera dell’architetto Domenico Trezzini, ed è considerata il suo capolavoro. Le tombe della famiglia regnante sono tutte uguali e semplici, in marmo bianco di Carrara (tranne due che sono in marmo colorato). Si distinguono coloro che hanno regnato per il fatto che agli angoli ci sono le aquile imperiali. Sulla tomba di Pietro il Grande ci sono sempre fiori freschi.
Il progetto della chiesa, come ci ha fatto notare la nostra guida, è stato evidentemente un progetto fatto da un cattolico per una chiesa ortodossa: infatti c’è il pulpito, che nella liturgia ortodossa non è previsto. C’è invece, ovviamente, l’iconostasi, struttura architettonica propria delle chiese di rito bizantino, che separa la zona dell’altare dal resto della chiesa come una specie di cancellata che viene aperta durante il rito.
Questa è la parte superiore dell’iconostasi della Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo:

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Poi siamo andati a visitare la Cattedrale di Sant’Isacco, dove però non ho fatto foto perché è un altro luogo “caldo”, e la guida ci ha consigliato di lasciare tutto a bordo del pullman. Per avere un’idea visiva si può guardare questo sito e consultare la voce corrispondente di wikipedia, il cui link non funziona qui perché c’è un apostrofo (quindi, copiare e incollare!): http://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Sant'Isacco.

All’interno della chiesa (che non è stata sede del museo dell’ateismo come dice la versione inglese di Wikipedia: quello stava in un’altra chiesa lungo la Prospettiva Nevskij; ma che ha ospitato il pendolo di Foucault che hanno visto tutti i ragazzini dell’epoca del regime, inclusa la nostra guida che ci ha raccontato i suoi ricordi) ho visto una foto del tempo forse più allucinante e coraggioso della breve storia (poco più di tre secoli) di questa città: di fronte alla chiesa c’è un piccolo parco sulla piazza, e in quella foto in bianco e nero si vedeva il campo coltivato a cavoli.

L’assedio di Leningrado (1941-1944). Novecento giorni, quasi tre anni, di città isolata dal mondo e perennemente sotto attacco. Ma una città che continuò a funzionare per quanto possibile, mostrando una forza morale degli abitanti che mi ha colpita: le scuole erano aperte, i teatri continuavano a dare spettacoli, gli operai all’uscita del turno in fabbrica andavano a farne un altro di vedetta sulle linee del fronte; si cercò di farsi coraggio con molto senso pratico e anche non mollando le piccole cose della vita quotidiana. I monumenti furono protetti dalle bombe sollevando reti metalliche sostenute da aerostati.
La città non fu mai conquistata, anche grazie al corridoio aperto verso il vicino lago Ladoga, che permise di far arrivare rifornimenti alimentari. Qualche informazione in più sull’assedio si trova qui.

Ritorniamo al nostro essere turisti nel 2007.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il palazzo d’Estate (come a dire: la casa di campagna degli zar!) che si trova poco fuori città. Siamo arrivati all’ora di pranzo, e abbiamo mangiato in questa invidiabile posizione:

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Un po’ di foto dell’esterno del palazzo, la cui facciata è lunga 300 metri, e che è circondato da ettari di giardini:

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I pavimenti all’interno del palazzo sono per la maggior parte in parquet: per non rovinarli, i visitatori devono indossare queste soprascarpe:

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Il salone delle feste (ancora oggi in uso come tale: affittarlo costa circa 30.000 euro, catering eventuale escluso)

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Un’infilata di porte fra una sala e l’altra. Il “biondo” che si vede è tutto oro zecchino.

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Un'altra sala del palazzo, con stufe monumentali di produzione russa, ma ispirate al modello di quelle in ceramica di Delft:

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L’ambiente dello scalone d’onore, con varie mensole che ospitano in totale almeno un centinaio di preziosi vasi cinesi come questi:

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E poi, la camera d’ambra: un ambiente totalmente e dovunque rivestito d’ambra, mensole e quadri compresi. E’ vietato fare foto al suo interno, unica sala di tutto il palazzo; perciò suggerisco questo sito per farsi un’idea.
Onestamente - anche se adoro l’ambra per la poesia, il calore, la pacatezza e insieme la fermezza che racchiude – questa sala non m’ha emozionato, anche se è celeberrima. Non m’ha emozionato perché è “troppo”. Come è troppo l’oro nel palazzo, come sono troppi gli ettari dei giardini circostanti, come erano troppo le porte in scaglie di tartaruga viste all’Hermitage.
Non c’è dietro un’idea brillante, una ricerca del nuovo o dell’ardito: c’è solo la dimostrazione di estrema potenza, sotto tutti i punti di vista.

Un’ultima occhiata dall’altro lato del palazzo

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e poi rientro in città. La sera, cena con altri piatti della cucina russa: ho scoperto che lo storione è un pesce molto buono!

Lunedì 14 maggio 2007
E’ tempo di partire. Il volo Lufthansa per Francoforte è previsto per le 14.30; ci muoviamo dall’albergo alle 11.00 dopo aver fatto una passeggiatina nei dintorni (caspita, si sente bene la differenza fra stare all’ombra e stare al sole!), ma in strada c’è traffico e anche parecchia confusione per via di una tubatura saltata in una strada principale nella nostra direzione. In effetti, ci mettiamo più di un’ora per arrivare all’aeroporto, mentre all’arrivo venti minuti erano bastati.

Il check-in non è ancora aperto, se ne parla a partire dalle 12.30 (almeno, indicano l’orario...). Con una amica usciamo fuori e qui scopro quello che non avevo potuto vedere all’arrivo.
L’aerostazione di San Pietroburgo è fatta da due corpi moderni che circondano ai lati il corpo originario. In altre parole, è tuttora visibile (e a suo modo funzionante, visto che nell’edificio ci sono diversi uffici di compagnie aeree, oltre ad un ristorante) la vecchia area di arrivo e partenza, con il suo salone a due porte – una per gli arrivi, l’altra per le partenze – e la sua piena aria rétro, che ti proietta in un istante in un tempo e in un mondo nel quale volare era un avvenimento.

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L’amica con cui ho fatto questo giro nella vecchia aerostazione fu hostess della Qantas a metà degli anni ’60. Non so dire chi di noi due fosse più emozionata: però so che ci siamo intese al volo e assai divertite ad esplorare per intero quell’edificio che pareva planato fuori dal tempo!

All’ora prevista si torna all’attualità: check-in e stessa giostra dei ventuno pezzi restituiti, ma riconsegna a ciascuno sbrigata molto più velocemente che all’andata. Ora si tratta di far passare un’ora e mezza abbondante in un aeroporto sostanzialmente piccolo e con poche attrattive.
Dopo la puntata al negozio duty-free (sigarette molto convenienti, profumi e creme no) trovo questo cartello che mi dà una curiosa “aria di casa” in cirillico:

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Poche finestre per guardare sul piazzale, e quelle poche chiuse da tendine a veneziana abbassate. Ma una che dava visuale l’ho trovata, e ho fotografato questo “coso”:

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A vederlo sembra un errore di montaggio. Invece, è un Antonov 72-100, come mi hanno spiegato alcuni amici del forum.

Si fa tempo di imbarco, al quale mi avvio un po’ mogia sapendo di avere un posto centrale dei tre. Faccio la birichina intanto che gli altri imbarcano, e dal lato che non sarà il mio becco al volo questo atterraggio:

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Qualche foto scattata durante il taxi:

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Arrivando in testata pista vedo questo atterraggio:

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Ok, siamo in volo. Ci viene offerto un pasto il cui piatto caldo era un triste ammasso di tagliatelle scotte e scondite, cui faceva compagnia, senza sapere bene dove fosse, una limitata quantità di piselli, inferiore alla dozzina. Non ho capito il perché di quel pasto, che non aveva logica né culinaria né sostanziale, in termini di composizione.
E’ stata la prima volta dopo oltre 600 ore di volo che ho presentato un reclamo scritto. Lo abbiamo fatto in quattro su sette del nostro gruppo; gli altri hanno detto “ah, vabbè” (traduzione: “mi vergogno; non fa niente; non so cosa scrivere...” eccetera). Ma quel cibo è stato immangiabile per tutti, come hanno testimoniato i sette piatti lasciati pieni, la chiara spiegazione alla hostess che ovviamente non c’entrava niente, il suo ripetuto dispiacere anche allo sbarco.

Passano lentamente pezzi delle due ore e quaranta previste per il volo; e una mezz’ora prima dell’atterraggio il mio amico Mario – titolare del posto finestrino e allegro testimone della mia “spalmata” verso l’oblò prima del decollo per fare le foto che ho inserito prima – mi dice “ma dai, siediti qui!”. Risultato: tutta la discesa e l’atterraggio a FRA con il naso incollato al finestrino. Grazie, Mario! (gli avrò fatto compassione, entusiasta com’ero?)

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Un “normale” colpo d’occhio fra le piste di Francofyland...

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... e un “normale” colpo d’occhio dai gates di Francofyland: cavolo, ti ritrovi quel nasino dietro la vetrata come se fosse un gatto che spunta dietro una porta! (e poi corri alla vetrata accanto per fotografare il bestione...)

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Il racconto finisce qui. Niente di visibile tra FRA e FCO: nuvole spesse (da non vedere nemmeno le cime delle Alpi) fino a pochi minuti dall’atterraggio.

Grazie per aver avuto la pazienza di leggere fin qui!

zksimo
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Messaggio da zksimo » 18 maggio 2007, 2:47

WOW che sfarzo..complimentissimi

Snap-on

Messaggio da Snap-on » 18 maggio 2007, 7:47

Mi hai convinto.....

La prossima volta vado a farci un giretto anch'io!

Ottimo servizio, Claudia!

Saluti

Steve

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Messaggio da mcgyver79 » 18 maggio 2007, 9:34

Che bel report!!! Peccato non siano generosissimi col cibo e che manchi il vino a tavola!! ;-)

Ciaooooo.
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Messaggio da Slowly » 18 maggio 2007, 9:40

BELLO!!!!!!!!!!

:salute:
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Messaggio da N176CM » 18 maggio 2007, 10:11

Molto bello, grazie! Bellissima città, peccato per qualche problemino di sicurezza. Mi sembra di capire che quindi un tour fai-da-te non è consigliabile.
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Messaggio da I-BICIO » 18 maggio 2007, 13:13

Fantastico report e bellissime foto! Da invidia!!! :mrgreen:

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Messaggio da JT8D » 18 maggio 2007, 22:14

Complimenti Claudia, e grazie per lo splendido reportage :wink:

Paolo
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Messaggio da Sidewinder » 19 maggio 2007, 13:02

E' da un po' di tempo che programmiamo di andare a San Pietroburgo...questo TR mi ha convinto ancora di più!
Molto bello, grazie!

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Messaggio da Annalisa » 19 maggio 2007, 13:32

Grazie Claudia....bellissime foto. San Pietroburgo è veramente stupenda!
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Il senno di poi è un grande traditore.
Ti fa vedere il giusto nel tempo sbagliato
.

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Messaggio da beluga » 19 maggio 2007, 19:55

Che spettacolo e......CHE INVIDIA!


PS: per me quella città porta ancora il nome di Leningrado :lol:
Fabrizio

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Als ich wiederkeherte / War mein Haar noch nicht grau / Da war ich froh. Die Muhen der Gebirge liegen hinter uns / Vor uns liegen die Muhen der Ebenen
Quando ritornai / i miei capelli non erano ancora grigi / ed ero contento. Le fatiche delle montagne sono alle nostre spalle / davanti a noi le fatiche delle pianure
Bertolt Brecht


Saltate pure e con coraggio di testa nel presente che non ritorna per ritrovarvi in un attimo nel cuore stesso dell'eternità...
Bohumil Hrabal (Brno 1914, Praha 1997)


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Messaggio da kodex » 20 maggio 2007, 10:37

Reportage FANTASTICO!
Già da un po' che San Pietroburgo era tra i posti che avrei voluto visitare, dopo questa descrizione lo è ancora di più!!!!
Grazie! :-)
Riccardo

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Messaggio da jackiebrown » 20 maggio 2007, 10:43

Grazie Bacio, foto meravigliose che stuzzicano parecchio la curiosità! Sento diverse persone dire che San Pietroburgo è molto più bella di Mosca, che sta vivendo un periodo di "rimozione" spinta...
Laura

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Messaggio da Mikah » 20 maggio 2007, 13:11

Grazie Bacione!:cheers:
Bellissimo report,dettagliatissimo,e bellissime foto!
Complimentoni! :wink:

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Messaggio da Davide618 » 20 maggio 2007, 16:14

Bel report e belle foto! Grazie :cheers:
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Messaggio da Challenger3 » 20 maggio 2007, 19:30

Davvero uno splendido report, grazie e complimenti! :D

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Messaggio da AZ055B-) » 20 maggio 2007, 20:01

belle belle :D !
"Possiede i requisiti per il certificato medico della classe 1 con le eventuali limitazioni riportate" [VML]

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Messaggio da pippo682 » 21 maggio 2007, 10:50

Che invidia, bellissima vacanza!

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