
Stavolta comincio con una foto. Se il cielo è così azzurro e l'immagine così nitida, in genere vuol dire che fa abbastanza freddo. In effetti, siamo passati dai 28-30 gradi umidi di Miami ai 5-6 secchi di Philadelphia; infatti la valigia era un po' demenziale: accanto agli abiti di lino estivi c'era il cappotto!
Nella foto si vede il palazzo della dogana.
Nei sei giorni che siamo stati in città (fine settimana compreso) abbiamo girato un po' quando c'è stato tempo; per questo preferisco raggruppare le foto per argomento, invece che per ordine cronologico.
Iniziamo dalla Philadelphia storica: siamo infatti nella città dove nel 1776 venne firmata la Dichiarazione di indipendenza e nel 1787 la Costituzione degli Stati Uniti d'America. Entrambi i documenti furono firmati nella Independence Hall (che all'epoca si chiamava Pennsylvania State House) e che è classificata come patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.


Questa è la torre di Independence Hall vista dal giardino retrostante:

Proprio di fronte alla Independence Hall c'è l'edificio che ospita la Liberty Bell: se si guarda il riflesso nel vetro in basso a destra si vedono le finestre:

La Liberty Bell è uno dei simboli della libertà, dell'indipendenza e della lotta alla schiavitù: fu al suo suono che nel luglio del 1776 furono richiamati i cittadini di Philadelphia per la lettura della Dichiarazione di indipendenza.

E infine, questo è l'edificio della seconda banca fondata negli USA:

Ora passiamo ad un po' di natura. Per iniziare, la cascata lungo il fiume e subito accanto una fila di ville ottocentesche, oggi sedi di circoli di canottaggio.


La collina che si vede alle spalle è una delle zone residenziali più chic della città. Sul lungofiume che sta alla base della collina ad un certo punto c'è uno spiazzo con una statua del canottiere John B. Kelly, di Philadelphia, che vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Anversa del 1920. Abitava proprio lì vicino, nel famoso quartiere residenziale; ed è anche il padre di Grace Kelly, attrice e poi Principessa di Monaco.
Sempre parlando di natura, questo è il piccolo giardino dietro l'Independence Hall, in pieno centro, con i colori fantastici che prende l'autunno da queste parti:







Una sera, uscendo per cena (che poi è stata afghana: ottima!) siamo passati davanti ad una strana vetrina. La foto è un pochino mossa perché la luce era poca (ma se avessi usato il flash avrebbe fatto riflesso sulla vetrina): riuscite comunque ad individuare che genere di merce era esposta in primo piano?

Poco oltre c'era un piccolo market di quelli aperti fino a tardi la sera per risolvere i problemi di approvvigionamento di chi s'è dimenticato qualcosa o non ha avuto tempo in giornata; siccome stavo con un collega che conosce poco il Nord America e che era interessato a vedere da vicino qualche dettaglio della vita di tutti i giorni (per chi non lo sapesse, ho vissuto cinque anni in Canada, a Toronto) siamo entrati e gli ho fatto vedere un po' di cose, spiegando al passaggio alcuni usi e costumi della quotidianità.
Non ho potuto fare a meno di fotografare quello che quando arrivai, nel 1993, era solo un marchio di carne in scatola e che oggi è diventato uno dei più noti termini usati in rete:

Il sabato mattina siamo andati in un mercato coperto che sta in centro ed è frequentato dalla gente del posto. Mi ha subito colpita questo cartello:

Eh già, Thanksgiving si avvicinava... e non è che i tacchini stessero facendo festa!
In un banco vendevano miele. Ma non solo del solito colore, dal trasparente al biondo al caramello...

E, a dire di colori, ho ritrovato con l'allegria del ricordo questi cavolfiori (si trovano anche quelli "normali", eh?) ...

... e i peperoni arancioni (non giallo intenso: proprio arancioni, è un'altra cosa) e anche le melanzanine piccole piccole.

Mannaggia, ho dimenticato di fotografare le zucchine gialle (che sono ancora più dolci di quelle verdi)... beh, sarà per la prossima volta!

La domenica a pranzo siamo andati da Red Lobster (da "being back" volevo fare una "full immersion"!


e naturalmente nemmeno il più classico dei piatti di gamberi e scampi!

Mai sentito parlare di "doggy bag"? E' quel principio - perfettamente abituale in Nord America - secondo il quale, quando vai al ristorante, quello che hai ordinato e paghi è comunque tuo. Non ce la fai a finirlo perché è troppo (come capita molto spesso)? Nessun problema: puoi chiedere al cameriere il contenitore (oppure, a seconda dei posti, ti portano via il piatto e lo fanno loro) e ripartire con il tuo bel sacchettino degli avanzi, magari da scaldare per il pasto successivo.
Detto e fatto: gli amici che erano con noi mi hanno detto che, appena sentito il profumo tornando a casa, il cane avrebbe cominciato festosamente a dare in escandescenze... (ma confesso che quando abitavo in Canada qualche volta il doggy bag me lo sono fatto preparare e me lo sono pappato l'indomani con gran piacere!)

Infine, un'altra istituzione alimentare americana non poteva essere trascurata, visto che ero nel luogo in cui è nata: perciò il lunedì ne ho fatto il pranzo, prima di andare a visitare una fabbrica poco fuori città. Il Philly Cheese Steak è ottimo!

Alla prossima puntata, si parte per Detroit!