Ecco la terza parte: da Tbilisi ad Akhaltsikhe e poi fino a Kars.
Purtroppo sarà con (ancora) meno foto, vogliate perdonarmi. Cercherò di essere avvincente nel racconto.
Dove eravamo rimasti?
Dopo la foto con la Marina, lascio l'ostello in direzione Akhaltsikhe. Pronuncia per noialtri (quasi corretta): Akalziche.
Prego esercitatevi. Non vi verrà neanche dopo un giorno intero.
Dall'ostello mi dirigo verso la stazione degli autobus di Didube con una marshrutka (taxi condiviso) urbana: è in pratica un autobus di linea con tanto di numero e tariffa standard (pagabile con la tessera) ma, come tutte le marshrutka che ti rispettino, parte solo quando si riempie. Georgian Style. (in verità funziona così in buona parte del mondo).
Arrivato a Didube, eccoci in una miriade di minibus Mercedes Sprinter. Tutti uguali, a distinguerli c'è solo il cartello in georgiano della destinazione. Essendo io pigro di natura e avendo poco sbatti di decifrare, applico un vecchio metodo (quasi) infallibile: inizio ad urlare la destinazione.
CVD, subito vengo "prelevato" e portato su un autobus in partenza che aspettava l'ultimo passeggero.
Pago l'autista che chiede solo 5 lari (1,7€) contro i 10 che mi aspettavo...bha, me li chiederà dopo rompendomi le scatole, ma vabbé, farò lo gnorri.
Per Akhaltsikhe ci vogliono circa 3h di viaggio per un totale di circa 200km. Mi metto comodo, cerco di socializzare anche coi vicini di posto, il tempo passa tranquillo. Passiamo anche per Gori, il paese natio di Stalin.
Dopo 1h30min circa, ad una delle fermate, l'autista mi fa cenno di scendere. Perché? Non siamo di certo ad Akhaltsikhe! Bofonchia qualcosa ad un altro che scende, e vengo sbarcato. Bene, sono nel centro della Georgia senza sapere dove sto, presumibilmente a metà strada, con un tizio sconosciuto con cui le uniche parole che riesco a condividere sono "DA", "NIET", "DASVIDANIA" e "PREVIET".
L'amico sconosciuto mi fa cenno di seguire. Lo seguo stando un minimo distante, e ad un certo punto arriviamo ad un altro minivan vuoto. Qui l'amico parla col conducente e mi fa segno di pagarlo: 5 lari, come da "tariffario". Quale lo sa Dio.
Mi accerto che l'autobus vada ad Akhaltsikhe praticamente a gesti, ma mi sento decisamente più rincuorato.
Mentre aspetto che la marshrutka si riempie, sale un ragazzo dai lineamenti asiatici. Scopro essere un insegnante di inglese volontario proveniente dalle Hawaii. Sta in Georgia da 3 anni e parla un po' la lingua. Gli chiedo dove siamo e lui, sorpreso che non lo sapessi, mi risponde candidamente "Khashuri!"
Ecco ndo stavo:
Esattamente a metà percorso. Da qui in poi sono supposizioni, ma vista la posizione probabilmente sono salito su una marshrutka per Kutaisi, la seconda città del Paese, e mi hanno sbarcato alla biforcazione. Tanto meglio, ho aggiunto un po' di pepe al viaggio.
Ecco la seconda parte del tragitto, questa volta regolare.
Arrivo ad Akhaltsikhe verso le 2 del pomeriggio. Prima di cercare l'alloggio, mi dirigo verso l'attrazione principale della città: il Castello di Rabati (thanks Marina for the tip!).
Si tratta di un complesso costruito nel 9 secolo e poi restaurato dagli ottomani alla fine del 1500.
Oggi ospita, oltre al museo, un ristorante e un centro wellness, uno dei più rinomati del Paese. Ovviamente non per le mie tasche.
Mangio al ristorante del castello, nonostante i prezzi leggermente più alti. Oramai è tardi e non posso fare troppi complimenti. Tutto ottimo, con ottima birra locale.
Visito con calma il castello e scendo verso il paese per trovare un alloggio. C'è subito un hotel/motel e mi ci fiondo. Costa poco, è molto spartano ma va benissimo così. Col gestore comunico a gesti e penna, altri modi non ci sono. Comunque, anche a gesti e penna, si può prendere una camera, trattare sul prezzo e farsi includere la colazione. Not bad at all.
Lascio il tutto in camera e mi dirigo verso la stazione degli autobus.
Fin qui era tutto (più o meno) programmato e va bene, ma la parte difficile deve ancora venire.
Infatti, come già detto nelle puntate precedenti, non ci sono mezzi pubblici che vanno da Akhaltsikhe alla Turchia.
Le città (paesini?) che si incontrano da Akhaltsikhe a Kars sono in ordine le seguenti: Vale, la frontiera, Posof e Ardahan.
Alla stazione degli autobus ci sono gli sportelli chiusi con l'insegna di Ardahan, quindi dei collegamenti esistevano una volta...una volta!
Incredibile ma vero, trovo una tabella degli orari

con pure la traslitterazione in lettere latine (

) , un botto di fortuna nella sfortuna.
Decido quindi di andare, per il giorno dopo, fino a Vale e poi....si vedrà! Alla peggio Dio mi ha fatto con due gambe e nella cartina sembra che tutte le strade principali portino alla frontiera.
Ecco un paio di foto dello "skyline" del paese
Fra una cosa e l'altra, si è già fatta ora di cena. Scendendo in Paese trovo un localino carino e mi ci fiondo. A ben pensare, è dalla sera in Turchia che non consumo pasti da solo. A dire il vero mi mette un pizzico di malinconia, ma del resto anche questo è il viaggio.
27 Aprile 2017.
Ecco finalmente il giorno tanto atteso: devo attraversare il confine e si torna in Turchia!
La colazione non ve la posto perché è praticamente quella vista nella mia foto con Marina, cioè cetrioli crudi, pomodori e prosciutto cotto. Si mangia ciò che offre il convento, e in realtà non è neanche male.
Mentre mangio mi accorgo di un particolare: ho solo banconote da 100 lire (25€ circa) e niente spiccioli. Manco stessi andando ad Istanbul o Ankara, sto in uno degli angoli più dimenticati della Turchia e non posso certo pagare i trasporti o altro con una taglia così grande. Spero in un cambio in zona confine, è l'unica!
Alla stazione degli autobus applico il solito metodo dell'urlo alla destinazione. Mi si avvicinano 3 conducenti. Due sono di marshrutka, mentre uno è un taxi minivan normale (=non marshrutka ma che utilizza lo stesso tipo di veicolo). Quest'ultimo mi dice che può accompagnarmi fino al confine, che da Vale dista circa 8km, ad un prezzo di 10 lari. Il prezzo fino a Vale coi mezzi sarebbe di 3 lari, perciò cerco di contrattare ma più di tanto non riesco: alla fine gli do 7 lari e mi faccio promettere di farmi trovare un cambio da qualche parte. Il tutto sempre a gesti e le poche parole di russo.
Il conducente si chiama Zura e, a suo modo, mi sta simpatico: non è che ci capiamo a parole, ma durante il tragitto cerchiamo comunque di comunicare.
Ad un certo punto entra in un distributore di benzina. Eccheccavolo, pure rifornimento dobbiamo fare?
Ma scende e mi fa segno di scendere. Lì capisco cos'ha in mente: il cambiavalute! Alla cassa del benzinaio faccio vedere i lari rimasti, il benzinaio scrive una cifra sulla calcolatrice. Purtroppo non ho il cambio esatto, ma ad occhio mi sembra giusto, pazienza se ci si smena un po'. Accetto di buona lena e ringrazio entrambi, e alla fine il benzinaio mi offre un thé caldo. Ne avrò tanto bisogno dopo.
Dopo altri pochi minuti, eccoci alla frontiera! Ringrazio Zura per l'ottimo servizio e lui ringrazia me (alla fine, ci ha guadagnato qualcosina) e mi da addirittura un suo bigliettino da visita che conservo gelosamene.
La pratica della frontiera si conclude in 5 minuti neanche, contando che probabilmente 3 minuti ce li ho messi per attraversare i due uffici.
Sono l'unico che sta attraversando il posto. Oltre agli agenti, non c'è anima viva. E qui mi rendo conto di un fatto assolutamente inaspettato: tra la Georgia e la Turchia c'è 1h di fuso orario, quindi se pochi minuti prima erano le 10, un orario tutto sommato ragionevole, appena varco il confine sono le 9!
Di mezzi e taxi ovviamente manco l'ombra. Ecco ciò che tanto temevo: Dio mi ha dato le gambe, Lino le deve utilizzare.
Questo cartello però non è molto confortante
La giornata si fa lunga.
Altra cosa che non avevo considerato: siamo a fine Aprile, ma comunque a 1200mt di altitudine, in una delle zone più nevose della Turchia. Sono vestito con un pullover e una giacchina, ma un po' freddo fa. E la strada continua a salire. Cammino così per un'oretta, e la strada, oltre che sempre più alta, si fa un po' meno accogliente
Dopo un'oretta di cammino, vedo avvicinarsi un taxi. Sono venuto fin qua senza spendere troppo, ma l'idea di farmi ancora tre orette in salita al freddo non mi entusiasma. Chiedo quanto fino a Posof, e mi spara 40 lire! Pazzoide!
Noncurante delle conseguenze gli dico, anche in modo un po' brusco, che non se ne parla, e non gli do più di 10 lire. Incredibile ma vero, accetta. Bisogna sempre provarci.
Ecco come si presenta il paesaggio dopo qualche minuto di marcia
Dopo qualche minuto, vedo un minibus in lontananza. Chiedo all'autista del taxi se quel bus va ad Ardahan e mi fa cenno di si. Il taxista blocca il minibus e in fretta e furia salgo sul mezzo. Fino ad ora questi mezzi li ho chiamati marshrutka, ma giacché sono in territorio turco, la narrazione continuerà col nome turco "Dolmus". De facto sono la stessa identica cosa.
Il dolmus mi porta fino alla cittadina di Ardahan in un'oretta, con varie fermate intermedie.
In turchia si utilizza l'alfabeto latino, perciò mi sento un po' più a mio agio, per lo meno non devo più urlare nomi di località. C'è anche un cartellone con le destinazioni, forti sti turchi! Scorro e...Kars non c'è.
Provo a chiedere, e mi fanno segno di andare in fondo alla strada (o semplicemente di andarmene da lì?).
E quasi ora di pranzo, quindi decido che è ora di uno spuntino. Trovo un ristoro quasi per caso, tutto sommato accogliente, con un tizio simpatico. E ha il wifi, rarità! Dopo mangiato, ordino dei dolcetti e del te, come il 90% dei turchi in turchia
Intanto che faccio la vita del turco, mi connetto al maggico mondo di internet per capire dove diavoli sta sto autobus per Kars. Purtroppo di risposte non ne trovo. Provo a chiedere al simpatico gestore ma niente, mi fa solo segno di andare avanti. Peccato che più avanti ci sia un parco ma di autobus manco l'ombra.
Rifocillato, vado verso il parco per vedere un po' come fare. Incrocio una ragazza di rara bellezza, coperta col chador ma ad occhio molto giovane, forse qualche anno in meno di me. Penso di andare col sicuro con i giovani, ma anche lei l'inglese non lo parla. Amen. Però mi da qualche info in più e intuisco che ad un certo punto devo girare a sinistra. Quale punto lo sa Dio, o forse Allah, o forse tutte e due.
Continuo dritto per la strada finchè non vedo un minareto. Nella mia piccola testolina ho fatto il seguente ragionamento
minareto=moschea=centro del paese=qualche probabilità di trovare l'autobus o per lo meno qualcuno che mi indichi meglio la strada.
La mia piccola testolina ha lavorato bene, perché in una viuzza vicino alla moschea vedo una miriade di Sprinter bianchi. BINGO!
Chiedo per Kars e mi reindirizzano presso un ufficio, presumo dei biglietti. Nonostante ho preso tantissimi mezzi, è da Venezia che non mi capitava di comprare un biglietto.
Pago 10 lire ed eccomi sull'ultimo transfer della giornata: Ardahan-Kars!
Mi piazzo all'ultima fila, come a scuola, e mi godo il paesaggio. Stranamente, il dolmus parte anche se non pieno. Recupera passeggeri alla vicina università di Ardahan, dove salgono vari ragazzi. Qui incontro una ragazza che si siede vicino a me. Intuisce, non saprei dire come, che non sono del posto, e mi fa una sfilza di domande in turco. No english, no spanish, no japanese, no italian, e io mi arrendo. Dico che vado a Kars e poi a Kayseri, penso che mi stia chiedendo cosa vado a fare a Kars o qualcosa di simile.
Piccola parentesi: uno dei motivi per cui ho scelto come meta Kars è il seguente libro:
https://it.wikipedia.org/wiki/Neve_(Orhan_Pamuk)
è un racconto di un poeta turco/tedesco di nome Ka che, per indagare su alcune morti, si trasferisce a Kars.
Le morti sono solo un pretesto per raccontare una storia assai più reale e delicata: il rapporto che hanno i turchi con l'Islam e col velo.
L'idea di poter ripercorrere le stesse vie del protagonista in una zona sperduta della Turchia mi ha elettrizzato a tal punto da architettare un viaggio stupendo quanto strambo.
Dopo un'oretta di viaggio, eccoci finalmente a Kars!
Questa è la stazione dei pullman, con quelli un po' più "vintage" e i moderni.
Mi dirigo all'hotel prenotato la sera prima, che si trova nella via principale della città, la via Faikbey.
Qui, forse perché è un hotel in una città, trovo uno che parlicchia inglese! Nonostante non ne abbia mai fatto un peso incredibile non riuscire a comunicare facilmente, devo dire che è stato un (breve) sollievo.
Faccio un giro in città, ripercorrendo alcuni dei luoghi di Ka. Intanto individuo la stazione dei treni, dal momento che per il giorno dopo mi aspetta il viaggio fino a Kayseri.
Ed ecco la moschea principale di Kars
Mentre cammino per via Faikbey, mi viene in mente un'idea un po' malsana: perché non comprare una SIM turca?
Del resto, il wifi non è facile da trovare e dovrò passare ancora diversi giorni nonché diverse ore in treno, metticaso che non trovo compagni di viaggio e il tempo non passa più!
Vicino all'hotel c'è un negozio della Turkcell. Ci entro e ad accogliermi c'è una bella ragazza in chador. è una cosa forse banale, ma vedere ragazze carine, ben truccate, alla moda, con il chador fa rimanere un po' di stucco. Paese che vai, usanze che trovi. I filtri kantiani.
Davo per scontato la lingua inglese, invece anche qui, no english! Qui non si tratta più di chiedere info turistiche o orari dei mezzi, ma di stipulare un vero e proprio contratto. Vengo elettrizzato dalla situazione, e mi ci fiondo.
Carta (tanta) e penna, niente è impossibile. Alla fine prendo un piano con 3gb di internet 5G (in mezzo alla compagna turca?). Anche il setting me lo faccio fare in loco, infatti continuano ad arrivare SMS in turco per attivare i vari servizi. Dopo una mezzoretta faccio le prove e tutto funziona. Anche questa ce l'ho fatta! Mi sento invincibile!
Per cena,siccome sono in Turchia, mi concedo un piatto Kebab di agnello. Non si mette l'insalata e le varie salsine: semplicemente un piatto con la carne, una salsa allo yoghurt e come contorno dei peperoncini piccanti sott'aceto. Il tutto accompagnato dal pane. That's all.
Ecco la cartina della giornata
La quarta puntata sarà interamente dedicata al lungo viaggio in treno, il DOGU EXPRESS, da Kars a Kayseri, fino alla città della Cappadocia Goreme.
Stay tuned!