Alitalia/ Berlusconi sbotta: soci Cai non sono amici miei. Intanto l’Antitrust chiede informazioni
Giovedí 22.01.2009 17:11
La vicenda Alitalia non cessa di stupire: dopo avere usato il tema come cavallo di battaglia nelle elezioni politiche dello scorso anno il premier italiano Silvio Berlusconi prova a smarcarsi dalle critiche dell’opposizione che da giorni critica l’esito di una vicenda nella quale la politica ha avuto parte predominante. “Non accetto che si continui ad ascoltare dichiarazioni da parte di esponenti della sinistra che vogliono far credere agli italiani che noi, con la vendita agli imprenditori di Cai, abbiamo favorito degli amici” tuona Berlusconi.
Che poi aggiunge: “Anzi, gran parte di loro era sempre considerata come partecipe di una vicinanza con la sinistra”, in particolare Roberto Colaninno già fondatore della Sogefi (poi entrata nell’orbita della Cir di Carlo De Benedetti), attuale presidente di Piaggio ed ex comproprietario (grazie all’appoggio ricevuto dalla “merchant bank di Palazzo Chigi” di Massimo D’Alema) di Telecom Italia in tandem con Chicco Gnutti, prima dell’era Tronchetti Provera.
“A loro - aggiunge il premier - va il mio plauso perchè hanno fatto un’operazione coraggiosa investendo prestigio e capitali”. Mentre sarebbe “una vera bestemmia” sottolineare che con l’operazione Alitalia “si è addossato agli italiani un carico di 4 miliardi, che invece Air France avrebbe fatto proprio”.
Facendo due conti i “capitani coraggiosi”, dai quali si è già sfilata il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (mentre il fondo Clessidra, astenutosi sull’ingresso di Air France e presente con una quota di soli 10 mila euro, sarebbe a sua volta sul piede di partenza), hanno pagato finora, a pronti, 100 milioni dei 1.052 milioni di valutazione della parte “sana” dell’ex compagnia di bandiera acquistata dal commissario Augusto Fantozzi. Altri 327 milioni verranno pagati nei prossimi sei mesi, mentre la parte restante (625 milioni di euro) sono debiti pregressi con fornitori, aeroporti e lo stesso stato italiano (per tasse e contributi pregressi) che verranno saldati gradualmente.
In cambio la nuova compagnia nata dal salvataggio di Air One e Alitalia e destinata ad entrare nell’orbita di Air France (socio industriale di riferimento dopo aver acquistato per 323 milioni di euro una quota pari al 25% del capitale, con una valutazione implicita di 1,3 miliardi che “regala” 250 milioni di plusvalenza teorica ai soci italiani) ora prevede di operare sui 550 voli al giorno, scioperi permettendo, contro i mille (800 Alitalia, 200 Air One) che un anno fa operavano le due compagnie separatamente.
Intanto le polemiche sul destino di Malpensa (e Linate) e Fiumicino non paiono destinate a placarsi, semmai ad accentuarsi ulteriormente con i politici locali di ambo le parti che provano ad affondare il pressing tanto su Cai quanto sui francesi e con la richiesta di Cai di chiudere il city airport di Linate (sempre che la Commissione Ue, come già fece nel 1997, non bocci la proposta) ad eccezione del collegamento con Roma, in cambio di un incremento di un’ottantina di voli intercontinentali a settimana da Malpensa che servirebbe ad evitare la perdita degli slot che se non venissero utilizzati entro la prossima stagione la compagnia italiana dovrebbe liberare gratuitamente.
Chi tiene d’occhio l’evolversi della vicenda è anche l’Antitrust di Antonio Catricalà, che ha già chiesto informazioni in particolare sulla tratta Milano-Roma, sulla quale ora la compagnia ha di fatto il monopolio con una quota del 95% dei voli giornalieri. Lo stesso Antitrust dovrà entro il prossimo 31 marzo (ma il termine è prorogabile eventualmente fino a fine giugno) autorizzare l’ingresso dei francesi in Cai. Di Alitalia, insomma, e dei favori da fare a questo o quell’amico, rischiamo di sentir parlare ancora per un pezzo, per sommo dispiacere del presidente Berlusconi.
http://www.affaritaliani.it/economia/al ... 20109.html