Io ribadisco che assumere un atteggiamento da "contribuente" e non da "spettatore", rammentando sempre che ciò che viene
inanemente sprecato da entità pubbliche in operazioni che alla fin fine vanno a vantaggio di privati son soldi usciti dalle nostre personali tasche, può trasformarci da sudditi spettatori delle malversazioni altrui in cittadini protagonisti della cosa pubblica.
Se vediamo un teenager col vuoto pneumatico dentro la scatola cranica che incide col temperino la panchina di un parco, dovremmo intervenire dicendogli in modo aspro (io l'ho fatto, con un tono che davvero non ammetteva rispostacce o peggio reazioni aggressive)
"perché stai rovinando la MIA panchina?"
Quello là per là restò basito, farfugliando un "ma quale sua, scusi, questo è un parco pubblico..."
affermazione il cui contenuto era, e non se ne rendeva nemmeno conto, "se è in un parco pubblico non è di nessuno". Che è l'atteggiamento, il più delle volte inconsapevole, di ciascuno di noi verso il modo con cui vien gestito ciò che non è privato. la cura? Per me, "sentirsene comproprietari", e diventare esigenti per conseguenza.
Gli risposi, e andrebbe sempre risposto in questi casi, "no, bello, questa panchina è anche mia, dunque è mia, proprio perché è pubblica, l'ho pagata anche io con le mie tasse, è nuova e pulita, e voglio ritrovarla così, perciò tu adesso non la sciupi specie dopo che me ne sono andato, non fare fesserie infantili, perché se no poi fai i conti con me, e bada che di vista ti conosco, sei del quartiere, ti riincontro quando meno te lo aspetti".
...Come non son di nessuno i seimila miliardi di lire gettati al vento per poi alla fine passare ad Air France quel che restava di Alitalia, cosa che poteva avvenire a costo zero per il contribuente e pure con qualche spicciolo per lo Stato, che ci rimetteva da anni.
Lo Stato dev'essere pronto a rimetterci anche un poco, senza inseguire rigorosamente pareggi che son concettualmente la negazione del suo ruolo, solo nei settori del trasporto pubblico di base (in primis treni pendolari, bus urbani e suburbani, metropolitane, certo non aviogetti), sanità, istruzione e ricerca.
Avrebbe probabilmente Air France ristrutturato, licenziato qualcuno, magari ridotto il personale di parecchie unità? Probabile, anzi molto probabile. Era anche disponibile ad assumere impegni scritti preventivi sul quantum di questi ridimensionamenti. Ma se adesso dovesse nuovamente tornare in campo per prendersi Alitalia, oltre a trovarla depurata di tutti gli asset peggiori e invendibili (quelli appioppati per la dismissione al povero Fantozzi) che prima si sarebbe accollata, oltre a trovarla senza i debiti che son stati appioppati a noi, visto che tanto eravamo ricchi e ci crescevano... essendo cambiata la proprietà, si sentirà ben in diritto di ristrutturare ancora, e forse ai licenziamenti e alle messe in mobilità di allora si sommeranno quelle di oggi (la scusa c'è tutta, dal momento che perde ogni giorno...).
E quanti avranno pensato "bé, si, è un impiccio, ma intanto quantomeno è un impiccio che mi ha salvato il posto" avranno la terra che gli balla sotto i piedi un'altra volta. Ahhh, bel risultato davvero.
Una operazione non giustificata finanziariamente e gestionalmente, non è un modo per distribuire sulla collettività la solidarietà giusta e comprensibile verso un insieme di lavoratori in difficoltà, è un imbroglio e basta. Perché un certo gruppo di privati, in quanto "nazionali", avrebbero dovuto godere a spese MIE di privilegi che a un altro privato (francese) non dovevano essere minimamente concessi (tant'è che non si sognava di pretenderli)?
L' "italianità" invece per le mostruose catene di centri commerciali in tutta Italia, praticamente tutti di proprietà francese, invece non conta? Che la Standa, ex Montedison ex Fininvest (
toh guarda... ) poi venne ceduta al gruppo austriaco Rewe (brand "Billa") non scandalizzò più di tanto il ridanciano finanziere nazionale?
Quanti voti hanno preso i politicanti locali quando riuscirono a far imporre a Fiat la costruzione dell'assurdo stabilimento di Termini Imerese? Una fabbrica di automobili senza altoforni, senza laminatoi, senza presse, semplicemente vocata ad assemblare parti pre-montate che arrivavano da Pomigliano, Mirafiori, Termoli, Arese? Per poi ricaricare il prodotto finito, ri-spedirlo di nuovo a Torino da dove doveva essere commercializzato?
Che margine operativo poteva avere una operazione del genere, quanto costava di più del ragionevole ogni vettura "prodotta" in un modo così illogico e in una realtà oltretutto così decentrata?
E che, gli operai di Termini Imerese non vedevano che la cosa era assurda? Ma si sono illusi, e poi per intanto avevano un lavoro, un "posto fisso" nel quale lavoravano onestamente e con fatica, e sulla base di quelle entrate han contratto mutui e messo su famiglie.
Come stan messi adesso quei poveretti, ora che gli standard qualitativi di Hyundai, Kia e Skoda (una volta marchi solo "cheap", ora caratterizzati da tecnologie e standard produttivi competititvi al massimo) han letteralmente surclassato tanto quelli Fiat, da erodergli via via proprio il mercato dell' "abbastanza abbordabile ma efficiente" su cui Fiat era rimasta seduta per decenni?
Queste operazioni vengono, di norma, pianificate con perfetta consapevolezza, in certi casi non si può credere che il "manager" non sappia cosa sta facendo. Sono a mio contestabilissimo avviso sapienti fregature multi-tappa finalizzate a privatizzare eventuali utili - magari finanziari - e collettivizzare personali debiti e inevitabili perdite, non tentativi velleitari che -
ahimé sfiga - non son andati in porto per colpa del destino cinico e baro.
Gli MD80 con un certo numero di posti occupati tutti i giorni dagli AAVV e dai piloti che iniziano la giornata con un volo per Malpensa prima di iniziare il turno di lavoro... così non dico che portare a spasso per lo stivale quell'AV mi costa più di quanto mi rende col suo lavoro (a parte che mi rende delle due un pelo meno per la stanchezza inutile aggiuntiva), ma insomma...
gli Embrarer scelti prima nella versione LR e poi messi sulla Roma-Pisa... così il costo chilometrico cresce perché utilizzati su tratte inferiori a quelle di massima efficienza...
le campagne di sconti che ti offrono per dire a 100 invece che a 120,
affrettati! quel che i concorrenti su una certa tratta di offrono fra i 20 e i 45 da anni... il corto raggio sponsorizzato al massimo proprio quando ormai tutti sanno che con tre ore e mezza fai Roma-Venezia, senza check-in né viaggio da e per l'aeroporto, seduto ben più comodo e a cifre equivalenti quando non inferiori... però le macchine da lungo e lunghissimo raggio dove avevi una consolidata tradizione da ridurre quanto si può...
ma andiamo.