da http://www.lastampa.it, 2/12/2006
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Applicare l’effetto Wimbledon al futuro di Alitalia
E sono questi [si parla dei punti che dovranno essere contenuti nell offerta ndr] i «profili di interesse generale» dell’operazione, per usare la terminologia del comunicato del Consiglio dei ministri, dei quali l’esecutivo deve occuparsi. Sono impegnativi, richiedono il coraggio e il lavoro di più di un ministro. Ce n’è abbastanza per evitare di inventar altre vaghezze demagogiche che ostacolano gli imprenditori che acquistano, confondono le idee al mercato e lasciano il sospetto di segreti «do ut des» dove, in cambio di una strategia e una gestione più attenta alla convenienza politica che alla sostanza economica per azionisti e clienti, si promettono favori e protezioni al nuovo proprietario, che può essere allora scovato e convinto solo con una dose massiccia di «moral suasion».
La «difesa dei livelli occupazionali» sarà il risultato automatico, a medio termine, di un buon piano industriale. Ad assicurare adeguata «copertura del territorio» possono essere diverse compagnie, specializzate in tratte di diverso raggio e con diverso livello di servizi: si lasci fare al mercato. Quanto alla difesa della «nazionalità» di Alitalia, l’essenziale è che gli italiani e gli europei abbiano servizi aerei efficienti, diversificati, competitivi. Se per ciò serve anche sfruttare un bel marchio tricolore, col profumo di alcune italianità positive, benissimo: ma il marchio italiano può prosperare anche con una proprietà multinazionale cui converrà senz’altro tentare di valorizzarlo. Il nostro ministro dell’Economia scrisse una volta uno splendido articolo sull’«effetto Wimbledon»: avere in patria il miglior torneo possibile anche se a giocarlo e vincerlo sono soprattutto stranieri. Ora dovrebbe applicare il principio dell’effetto Wimbledon al futuro di Alitalia.
franco.bruni@unibocconi.it
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