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da airbusfamilydriver » 27 settembre 2008, 11:07
per quelli che pensano che non ci sarebbe stato nessuno pronto a rilevare alitalia in toto(non quello di airone)...
e per janmnastami,che pensa,che lh sia interessata solo con cai...
Lufthansa scopre le sue carte
"Noi puntiamo al 49 per cento"
"ALITALIA ci interessa molto. Ma noi puntiamo alla maggioranza...".
Wolfgang Mayrhuber va dritto al cuore del problema, quando spiega a
Epifani, Bonanni e Angeletti i progetti di Lufthansa sulla nostra
compagnia di bandiera.
Alle nove del mattino, davanti a una tazza di caffè sorseggiata nella
quiete di Villa Almone, residenza romana dell'ambasciatore tedesco Michael
Steiner, il chairman del colosso tedesco conferma ai leader di Cgil, Cisl
e Uil che, se il governo italiano fosse disponibile, potrebbe acquisire
fin da subito il controllo di Alitalia. "Ci vuole un accordo in tempi
rapidi - spiega il manager - e Lufthansa è pronta a fare la sua parte".
Non tanto e non solo per bruciare la concorrenza di Air France, quanto
piuttosto perché la mitica "cordata italiana" raggruppata sotto le insegne
di Cai, per quanto corroborata dal sofferto accordo con le rappresentanze
dei lavoratori, non avrebbe la "massa critica", in termini di capacità
finanziaria e di potenzialità operativa, per reggere l'urto della
concorrenza globale.
Dunque, nel breve giro di tre giorni, un altro bluff del governo è
finalmente caduto. Non era affatto vero che "non esistono manifestazioni
di interesse da parte delle compagnie straniere", come Berlusconi ha
ripetuto per giorni e giorni, costringendo il commissario Fantozzi a
ripetere lo stesso bugiardo refrain. Con l'unico obiettivo (del tutto
strumentale) di mettere le confederazioni con le spalle al muro, e con
l'unica pretesa (del tutto inattuale) di difendere la linea del Piave
dell'"italianità", inopinatamente e irresponsabilmente fissata dal
Cavaliere fin dalla campagna elettorale della scorsa primavera.
Sono bastate poche ore di colloqui nell'ufficio del sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio (prima con Francesco Mengozzi in rappresentanza
dei francesi, poi con lo stesso Mayrhuber in rappresentanza dei tedeschi)
a far venire in campo le due proposte alternative di Air France e di
Lufthansa. Molto diverse l'una dall'altra, ma entrambe molto concrete.
Negli incontri di Palazzo Chigi e di Villa Almone, i tedeschi hanno
riproposto il loro schema di gioco, che contempla due ipotesi. Da un lato,
una partecipazione con la quale Lufthansa si affianca a Cai: "Ma per noi -
è il senso della posizione tedesca - questa è l'ipotesi meno preferibile".Dall'altro lato, un ingresso nel capitale della nuova compagnia in
posizione di maggioranza relativa, o comunque con una quota che può
arrivare o si può avvicinare al 49%: "E per noi - è la postilla tedesca -
questa è una soluzione di gran lunga migliore".
Mayrhuber spiega ai sindacati perché questa seconda opzione è più
"funzionale". "È inutile che voi, oggi, stiate a discutere dell'italianità
e della non italianità della vostra compagnia di bandiera. Così come
sarebbe inutile che lo facessimo noi tedeschi in casa nostra, o i francesi
in casa loro. Rischiamo di fare una guerra nel pollaio di casa, mentre qui
in Europa presto arriveranno i grandi vettori dell'Estremo Oriente che ci
spazzeranno via".
Per questo l'unica strategia è quella dell'integrazione. E per i tedeschi
la "polpa" buona di Alitalia è oggi una formidabile occasione di
integrazione, dentro un modello di network aereo multi-hub e multi-brand.
"Noi siamo pronti, il piano industriale è pronto". Epifani, Bonanni e
Angeletti (e insieme a loro anche la leader dell'Ugl Renata Polverini)
condividono e appoggiano la proposta Lufthansa, anche nella sua forma più
"radicale", cioè il pieno controllo di Alitalia.
Ma a questo punto, se ci sarà il via libera all'accordo sindacale con Cai
allargato anche a tutte le sigle autonome dei piloti e del personale di
volo, il problema è solo politico. "Ma il governo di cosa ha paura?", è la
domanda congiunta di Mayrhuber e Steiner. "Io sono chairman di Lufthansa -
spiega il primo ai leader sindacali per smitizzare il mantra
dell'italianità - e non sono nemmeno tedesco, sono austriaco. E tutto
sommato nemmeno Lufthansa è poi così tedesca...". Oltre il 51% del suo
capitale è collocato sul mercato, e i primi due azionisti sono la francese
Axa (col 10,56%) e l'inglese Barclays (con il 5,07%).
Solo il premier può sciogliere il nodo. Ma per farlo deve uscire dalla
logica "resistenziale" alla quale ha costretto tutti, a partire da
Colaninno e dai suoi sedicenti "capitani coraggiosi". L'offerta Lufthansa
è preferibile per ragioni economiche. Intanto parte con il consenso di
tutte le sigle, confederali e autonome. E poi, ruotando su una strategia
industriale "a rete integrata" che non contempla l'individuazione di un
unico hub italiano, incontra il consenso politico della Lega e del Nord,
che non devono subire lo smacco del downgrading di Malpensa.
Ma l'opzione tedesca pone un problema politico: obbliga il Cavaliere a una
marcia indietro di fronte agli elettori (ai quali ha giurato che
l'Alitalia sarebbe rimasta italiana) e di fronte ai soci di Cai (ai quali
ha promesso prebende pubbliche in cambio della fiche privata sulla
compagnia di bandiera).
L'offerta Air France è preferibile per ragioni politiche. Intanto la
Francia è presidente di turno della Ue, e al Cavaliere può convenire
l'idea di fare un favore a Sarkozy. E poi Jean Cyril Spinetta si
accontenta di una quota del 10-15%, e in una prima fase si acconcia ad
affiancare Cai in posizione minoritaria, perché questo gli consente di
blindare comunque Alitalia nel patto Sky Team (la cui eventuale
rescissione costerebbe circa 200 milioni di euro alla nostra compagnia)
per poi fagocitarla con tutta calma nel giro di qualche anno.
Ma l'opzione francese sconta un'incognita economica: quanto può reggere lo
schema "Cai più Air France"? La competizione internazionale nel trasporto
aereo sarà feroce, e richiederà investimenti massicci. I soci Cai,
nonostante la buona volontà dimostrata con l'accettazione del lock up che
li obbliga a non cedere le proprie quote di qui a cinque anni, dovranno
rimettere mano pesantemente al portafoglio, per fare cospicue
ricapitalizzazioni molto prima del 2013. E poiché è chiaro che i vari
Aponte, Fratini e Bellavista non avranno né denaro né voglia, a quel punto
Air France avrà buon gioco a conquistare, senza inutili spargimenti di
carta bollata, la maggioranza.
Alla fine, per l'Italia e per l'Alitalia, l'alternativa è semplice. Per il
governo si tratta di scegliere tra una vendita immediata, o una svendita
differita. Per il Cavaliere si tratta di scegliere tra un insano,
autarchico provincialismo e un sano, realistico europeismo.
Repubblica.it