Messaggio
da air.surfer » 31 ottobre 2008, 14:57
Alitalia, il countdown
31 Ottobre 2008, 08:00
Poche ore per decidere
Queste ultime ore prima della mezzanotte del 31 ottobre sono molto
importanti per capire cosa accadrà della vicenda Alitalia. I fatti.
Dopo una serie di incontri inconcludenti, nei quali Cai, a varie riprese,
ha mostrato di avere idee poco chiare sulla strategia industriale da
applicare per lo sviluppo della Compagnia aerea, improvvisamente
l’amministratore delegato, Rocco Sabelli, ha interrotto le trattative.
I nodi della rottura, nonostante le diverse ipotesi e valutazioni di
sindacati e cordata, risiedono in un insoluto di partenza: non si conosce,
al momento, cosa dovrà essere la ‘nuova’ Alitalia, perché oltre le
operazioni di pubbliche relazioni un piano industriale chiaro non si è mai
visto.
Il rischio di fallimento e la conseguente catastrofe sociale (oltre 20.000
lavoratori disoccupati più l’indotto) hanno condizionato la trattativa.
Non è un segreto che gli imprenditori di Cai non siano per nulla
‘entusiasti’ della loro nuova impresa. La cordata è stata formata non su
un ‘principio comune’ indirizzato ad una volontà di investimento nel
comparto del trasporto aereo, ma da varie implicite ed esplicite
opportunità politiche. Per altro ’suggerite’ dal premier, Silvio
Berlusconi.
Le organizzazioni sindacali seguono diverse linee. Cisl e Uil, sindacati
di ‘utilità’, presenti tra il personale di terra, sono anche ‘uffici di
garanzia’ per i propri associati, in pratica buoni veicoli per ottenere
soluzioni positive in caso di ‘richieste’ nei confronti dell’azienda. Le
organizzazioni di Bonanni ed Angeletti, poi, non solo per il trasporto
aereo, stanno assumendo sempre di più atteggiamenti ‘morbidi’ nei
confronti del governo e quello che è avvenuto ieri per il pubblico impiego
ne è una testimonianza. Le due organizzazioni confederali, con Bonanni in
prima fila, sembrano molto interessate a concludere la trattativa,
stranamente senza porre grandi obiezioni alle nebulose proposte di Cai.
La Cgil ha in una prima fase cercato di scoprire le misteriose idee della
cordata e nelle parole del suo segretario generale, Epifani, criticato le
vaghissime informazioni sul piano industriale. Poi, per passaggi
successivi e sotto la pressione del segretario del Pd, Walter Veltoni, il
più grande sindacato italiano ha accettato il piano di indirizzo (o
accordo quadro) varato con la mediazione del governo. Ma a denti stretti.
L’Ugl è un mistero moderno, perché da organizzazione inesistente durante
tutta la storia del sindacalismo repubblicano (da quando era la Cisnal
postfascista) è improvvisamente entrata ne salotto buono, in qualunque
trattativa non solo in quella Alitalia, non si sa bene se per la reale
rappresentanza dei suoi aderenti o perché pegno per la ‘pacificazione’ del
Paese, ovvero da quando si è abolita la discriminante antifascista. Certo,
oggi l’Ugl ha cambiato pelle, ma non conquistato iscritti, per cui non è
azzardato dire che esiste in quanto rappresentante dell’area politica del
centro-destra, indipendentemente dalla sua effettiva presenza tra i
lavoratori.
Le sigle aziendali e le associazioni sono fenomeni complessi da
raccontare, ma per sintesi si può dire che esaudiscono interessi di
gruppi, spesso in funzione di ‘agenzia’ per il disbrigo di vertenze
particolari.
Per l’Sdl il discorso è più complesso, perché molto forte in particolare
tra il personale ‘navigante’ e vicino ad una cultura sindacale post
confederale, è di sinistra, ma assolutamente lontano da legami organici
con le varie forze politiche dell’area di potenziale riferimento
(Rifondazione, ecc).
I piloti (Anpac e Up) sono nel guado, perché da essere stati sempre quasi
dei co-gestori di Alitalia, oggi sono messi in un angolo, isolati e
ridimensionati. Insomma, quasi in un vicolo cieco, perchè Cai per
governare la nuova Alitalia deve stroncare la loro potenziale
indispensabilità. Un aereo senza pilota non va da nessuna parte, ma la
nuova Alitalia ‘efficientista’ con dei piloti ‘pesanti’ è pericolosa per
Cai.
A che serve una disamina del genere?
L’intero ‘affaire’ Alitalia ha un’origine politica, per cui le ‘aderenze’
di tutti gli attori sono molto importanti.
In uno scenario tanto complicato mettere ‘ordine’ e costruire convergenze
di interessi è impresa quasi titanica. Così Cai, parto di un gruppo di
imprenditori per nulla appassionati, ha scelto una linea chiara: massimo
utile per minimo rischio. Quindi potere assoluto.
Perché la trattativa potesse concludersi con soddisfazione, la cordata
aveva bisogno di copertura mediatica, finanziaria e politica. Quella
mediatica era assicurata dall’Uomo della Provvidenza, il cavalier
Berlusconi e lo stesso quella politica. Per la finanziaria c’era
Intesa-Sanpaolo di Passera, anche stimolata dal voler favorire la fusione
con Air One di Toto (secondo alcuni cliente della banca e sicuramente in
guai finanziari).
Arrivato lo tsunami della finanza mondiale, qualche piccolo tassello si è
spostato. Per concludere l’affare è necessario più di un miliardo di euro,
forse due. Ed anche un partner straniero, da cui attingere non solo
denari, ma anche capacità gestionale, perché gli imprenditori della
cordata capiscono di aerei quanto un pinguino. Toto compreso, visto i
risultati economici della sua creatura. Intesa-Sanpaolo potrebbe aver
difficoltà a trovare i capitali necessari, il suo titolo negli ultimi
giorni ha sofferto non poco.
Chi garantirà il fiume di denaro? Quale banca, di questi tempi, apre il
portafoglio se non ha la certezza di trovarsi di fronte ad uno scenario di
relazioni sindacali a dir poco ‘pacifico’.
L’accordo coi sindacati è fondamentale. Ma anche indispensabile è la linea
del massimo profitto col minimo rischio.
Quindi se i sindacati non accettano tutto, l’affare diventa troppo
impegnativo. Cisl e Uil sono disponibili a firmare anche un prestampato
perché hanno più ampie ambizioni (isolare Cgil, saldarsi con parte delle
forze governative e riceverne in cambio la riconoscenza). Gli altri non
possono prendersi la responsabilità di rompere, perché alternative non ci
sono ed una chiusura con Cai vorrebbe dire catastrofe Alitalia e per i
dipendenti.
Un rebus insolubile. Per altro il famoso ‘partner straniero’ (Air
France-Klm, Lufthansa?) ha capito l’estensione di questo labirinto e
vorrebbe evitare di impantanarsi in un affare pasticciato.
Questo è il quadro in cui si è inserita la rottura delle ultime ore.
Sabelli o ottiene tutto quello che vuole o scarica sui sindacati la
responsabilità del crash ed evita a se stesso ed al Cavaliere l’imbarazzo
del flop.
Dalle ultime dichiarazioni qualcosa appare più esplicito.
I sindacati hanno detto alcune cose. Il segretario generale della Fit-Cisl
Claudio Claudiani: “E’ incomprensibile la drammatizzazione fatta da Cai
nelle ultime 24 ore, che non è aderente ai fatti. Ed è ancor più
incomprensibile la sospensione del confronto, tenuto conto che si era in
una fase conclusiva sui criteri di assunzione dei 12.600 lavoratori e di
stesura dei contratti. Non vi è alcuna pregiudiziale, anzi l’opportunità
che il confronto riprenda il prima possibile e si concluda quanto più
rapidamente per aprire una nuova fase particolarmente delicata e
impegnativa”. Parole in sindacalese che vogliono dire: “Noi siamo qui, la
penna è pronta per firmare, poi si vede”.
Mentre Colaninno e Sabelli sono muti come pesci, un altro socio di Cai,
Gian Maria Gros-Petro, presidente di Autostrade e Atlantia comunica: “Gli
azionisti hanno dato fiducia a Colaninno e lui sa cosa deve essere fatto
per riportare l’Alitalia in condizioni di poter servire il Paese. Noi
possiamo dire solo una cosa: la storia passata di Alitalia dimostra che
così com’è non funziona, quindi bisogna cambiare radicalmente perchè se no
è inutile investire dei quattrini in una compagnia aerea che non è in
grado di sopravvivere. Il motivo per cui la mia società ha deciso di
investire in Alitalia è perché pensa che questo possa contribuire alla
crescita del paese e quindi anche al giro d’affari di Atlantia e
Autostrade per l’Italia, ma se Alitalia non funziona questo non succede e
allora non ha senso che noi investiamo”. Più esplicito di così.
Anpac, Unione Piloti, Sdl e Avia, che rischiano essere indicati come i
responsabili della catastrofe, rispondono di “non avere alcun pregiudizio
alla ripresa del tavolo finalizzato alla corretta stesura dei testi
contrattuali e alla formulazione del documento inerente i criteri di
selezione per l’assunzione del personale in Cai. Gli accordi sottoscritti
a Palazzo Chigi da tutte le sigle sindacali dalla Cai, dal Commissario
Straordinario di Alitalia e dal Governo contengono tutti i riferimenti di
merito utili alla predisposizione finale dei contratti collettivi
aziendali senza il ricorso ad ulteriori interventi interpretativi o di
natura negoziale. I testi contrattuali ‘definitivi’ consegnati da Cai e
sui quali è stato chiesto di apporre la firma alle organizzazioni
sindacali ed associazioni professionali. non sono conformi agli accordi
sottoscritti in sede governativa”. Insomma, noi vogliamo discutere e non
provate a darci la responsabilità della vostra decisione di liquidare
tutto.
Da parte sua, il consigliere delegato di Intesa-Sanpaolo Corrado Passera,
ha sostenuto: ‘’sapete cosa ha deciso l’assemblea (o accordo soi sindacati
o niente, ndr)” ed ha aggiunto: “Sapete qual è la condizione, domani (oggi
per chi legge, ndr) è il 31”. Cioè che se non si firma entro la serata,
Alitalia è senza scampo e l’assemblea riottosa dei soci della cordata
vuole ‘pace sociale assoluta’.
Ma Anpac, Unione Piloti, Sdl e Avia hanno anche sostenuto che “Il
documento proposto in merito ai criteri di selezione del personale
contiene gravissimi elementi discriminatori di esclusione sociale secondo
i quali, ad esempio, verrebbero esclusi dall’assunzione coloro che
assistono familiari in condizioni di disagio o addirittura una larga parte
di genitori di figli minori”.
Insomma, un vero e proprio film dell’orrore, nel quale lo sceneggiatore ha
perso il controllo della trama ed adesso non sa come risolvere i buchi del
soggetto.
Intanto Palazzo Chigi ha battuto un colpo. I vertici di Compagnia aerea
italiana e i leader di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, delle associazioni dei piloti
Anpac e Up, degli assistenti di volo Avia e Anpav e dell’Sdl sono stati
convocati domani a mezzogiorno dal sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Gianni Letta per la firma dei contratti e dei criteri di
selezione del personale che sarà assunto nella Nuova Alitalia.
Nella bell’Italia la ricreazione è finita ed il ’signor maestro’ ha deciso
di mettere in riga i discoli, perché dopo lo sciopero della scuola un
fallimento dell’epico salvataggio di Alitalia non è pensabile. Siccome
alle 15 si riunisce il consiglio di amministrazione di Cai, in un paio di
ore si dovrebbe risolvere quello che in un mese è rimasto incomprensibile
ai più.
In serata, i segretari generali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl
trasporti, in una lettera inviata a Colaninno e per conoscenza a Gianni
Letta e al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, hanno confermato la
totale disponibilità alla stesura e alla sottoscrizione del testo composto
da una parte comune e da tre parti specifiche, nonché alla definizione del
contratto per i comandanti dirigenti.
Successivamente, anche Anpac, Unione Piloti, Sdl e Avia, hanno affermato
in una nota di ”non avere alcun pregiudizio alla ripresa del tavolo
finalizzato alla corretta stesura dei testi contrattuali e alla
formulazione del documento sui criteri di selezione per l’assunzione del
personale in Cai”.
Nessuno pensa che con queste premesse Alitalia avrà gambe d’argilla, ma
forse tutti sanno che finito il balletto e in qualche modo spenti i
riflettori arriverà il tanto temuto da Berlusconi ‘invasore straniero’ a
mettere le mani nel solito accordo posticcio italico, per prendersi tutto
in un tempo ragionevole e salvando in un colpo solo Berlusconi, gli
imprenditori, i sindacati confederali e gli altri messi in un angolo.
Si vedrà in novembre se la Commissione europea vorrà mettere un timbro
proforma o riterrà di punire i furbetti italiani. Ma i tempi sono duri ed
è meglio avere migliaia di lavoratori parcheggiati in attesa di Odino,
piuttosto che migliaia di licenziati in tronco.
Eppure questi uomini e queste donne sono stanchi e stremati da giorni e
giorni di confusione totale e dovrebbero avere una dignità. Ma loro non
contano, sono sgradevoli incidenti nella gestione dell’Italia SpA del
Cavalier Berlusconi, il vero artefice di questo horror dei cieli.