Da appassionato a fifone: come risolvere?

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killarney
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Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da killarney » 26 agosto 2012, 17:46

Buonasera a tutti.
Vi leggo saltuariamente da un po' di tempo e, vedendo che avete una sezione dedicata alla paura di volare, ho deciso di raccontarvi la mia esperienza:
sono sempre stato appassionato di voli: il mio primo volo in quel lontano 1999 ( viaggio scolastico NAP-LGW con Boeing 737 British Airways) fece scoccare in me la passione: imparai a conoscere modelli di aereomobili, compagnie aeree più o meno note, codici Iata ed Icao, rotte, caratteristiche peculiari degli aeroporti del mondo, Flight Simulator etc.
In aria mi sentivo molto più a mio agio che sulla terra, e niente mi sembrava più sicuro che trovarmi a bordo di un tubo di metallo sostenuto in cielo da ali e reattori. Ero quell'insopportabile passeggero che quasi faceva la telecronaca di ogni operazione del pilota, una rassicurazione per tutti quelli che sedevano vicino a me e un po'di fifa ce l'avevano.
Tutto questo, fino a quel disgraziato 3 settembre dell'anno scorso: volo NAP-ATH operato con Crj900 EI-DUK di AirOne Cityliner: 10 minuti dopo il decollo, una brusca discesa ed il comandante che annuncia di dover rientrare a Capodichino per un problema tecnico di cui non vuol dare spiegazione. Di mio sono una persona parecchio emotiva e pessimista e subito penso al peggio. Mi preparo all'estrema unzione, ma l'aereo atterra regolarmente a Capodichino ed il pilota a terra illustra il problema: mancata pressurizzazione, roba che poteva tranquillamente essere spiegata al momento senza fare troppi allarmismi. Ma da lì scatta la paura: rifiuto la riprotezione, rinuncio al viaggio. Sono troppo sconvolto.
Da quel momento in poi comincio ad approfondire la mia conoscenza su tutti gli incidenti aerei, e scopro avherald, sito che riporta tutti gli inconvenienti "minori". E noto che questi inconvenienti minori sono molto più comuni di quel che si pensa, ma tutti si risolvono semplicemente con un atterraggio di sicurezza.
Dopo poche settimane ho già metabolizzato il tutto, e preparo il mio prossimo viaggio: non mi faccio mancare niente e, poichè i 30 anni vanno festeggiati come si deve, opto per il mio primo lungo raggio: New York. NAP-VCE-JFK-FCO-NAP l'itinerario.
Nessuna paura, il solito entuasiasmo ed il cercare di capire come passare 9 ore di volo transoceanico. Almeno fino alle fasi pre-imbarco. Salgo a bordo dell'MD80 Alitalia assai teso, e comincio a farmi un sacco di domande, del tipo:
- L'MD80 è vecchio...non è che si scassa proprio ora?
- E se depressurizza di nuovo come il CRJ per Atene?
- A Venezia ci sono 25 nodi di vento...non saranno un po'troppi?
A bordo, la mia paura più grande si rivela essere il click dell'interfono: ricordo bene, ce ne furono 2-3 sul volo per Atene prima che il comandante annunciasse il problema. Il volo scorre senza problemi, ma c'è la traversata Atlantica da affrontare. Anche a bordo del volo Delta per JFK, non trovo pace: "questa quota di crociera è troppo bassa", "perchè questi continui click dell'interfono?" "e questo rumore?" "e perchè adesso stiamo salendo (una volta arrivati sopra Terranova...non avevo ancora sentito parlare dello steep climbing, ndr)", " e se depressurizziamo proprio al centro dell'Oceano?" " e se si pianta un motore o tutti e due?". Insomma, un vero calvario che cessa solo dopo aver poggiato le ruote sulla pista di JFK (non prima di aver temuto che il carrello avrebbe potuto scendere).
Per tutto il mio bellissimo soggiorno a New York, il pensiero resta fisso al volo del ritorno, su un A330, lo stesso modello che si è inabissato nell'Atlantico effettuando il Rio-Parigi di Air France.
Sul volo del ritorno, le mie fobie peggiorano: se all'andata ero rimasto zitto, su questo volo comincio a dire ca**ate, del tipo chiedere un tranquillante all'hostess (che si prende cura di me con una camomilla). Per la prima volta in vita mia, cambio il mio posto finestrino con un corridoio! Ed il primo spavento me lo prendo quando noto che l'aereo stacca quasi a fine pista (poi scoprirò che il 330 ha una corsa di decollo abbastanza lunga per via dell'accelerazione poco perfomante). Trascorro l'intero volo sintonizzando l'IFE sulla mappa del volo con i parametri, monitorando costantemente altitudine e velocità. Eppure, non mi spaventa la discreta turbolenza che incontriamo nel bel mezzo dell'Oceano.
Atterrato a Fiumicino, penso ormai che la mia carriera di viaggiatore aereo è finita. Addiritttura, mi viene in mente di proseguire per Napoli in Frecciarossa, rinunciando all'ultimo segmento aereo. Desisto solo perchè la procedura sarebbe stata lunga. Ma la paura di un guasto (in particolare di una perdita di pressione in cabina) permane anche nel brevissimo Roma-Napoli, volo che quel giorno, in virtù dei venti favorevoli, durò a malapena 15-20 minuti.
Adesso, per quanto mi mantenga aggiornato sul mondo dell'aviazione civile, continui a giocare a Flight Simulator e a discutere su cosa è meglio tra Boeing e Airbus, sono assolutamente riluttante a salire su un aereo. Temo che possa di nuovo accadermi un incoveniente tale dal farmi provare una paura fottuta. Non so se ho paura dell'aereo in sè o ho paura di avere paura, fatto sta che vorrei tanto trovare il modo di risolvere

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Re: Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da flyingbrandon » 27 agosto 2012, 11:28

killarney ha scritto:Buonasera a tutti.
Tutto questo, fino a quel disgraziato 3 settembre dell'anno scorso: volo NAP-ATH operato con Crj900 EI-DUK di AirOne Cityliner: 10 minuti dopo il decollo, una brusca discesa ed il comandante che annuncia di dover rientrare a Capodichino per un problema tecnico di cui non vuol dare spiegazione. Di mio sono una persona parecchio emotiva e pessimista e subito penso al peggio. Mi preparo all'estrema unzione, ma l'aereo atterra regolarmente a Capodichino ed il pilota a terra illustra il problema: mancata pressurizzazione, roba che poteva tranquillamente essere spiegata al momento senza fare troppi allarmismi. Ma da lì scatta la paura: rifiuto la riprotezione, rinuncio al viaggio. Sono troppo sconvolto.
se all'annuncio di un rientro per un problema tecnico hai pensato all'estrema unzione...è stato un problema tuo, del tuo pessimismo e del tuo pensare al peggio e non ad un allarmismo fatto da parte dei piloti...non trovi? A parte il maggior carico di lavoro in un momento di "non normal procedure", parlare di mancata pressurizzazione avrebbe forse portato sollievo a te, ma per la maggior parte delle persone sarebbe stato parlare arabo. Che allarmismi avrebbe quindi fatto? A te è scattata la paura perché, forse, vivi pessimista e pensando al peggio, avevi un "grilletto" pronto e hai sparato...ma non dare la "colpa" a qualcun altro.
killarney ha scritto: Atterrato a Fiumicino, penso ormai che la mia carriera di viaggiatore aereo è finita. Addiritttura, mi viene in mente di proseguire per Napoli in Frecciarossa, rinunciando all'ultimo segmento aereo. Desisto solo perchè la procedura sarebbe stata lunga. Ma la paura di un guasto (in particolare di una perdita di pressione in cabina) permane anche nel brevissimo Roma-Napoli, volo che quel giorno, in virtù dei venti favorevoli, durò a malapena 15-20 minuti.
Adesso, per quanto mi mantenga aggiornato sul mondo dell'aviazione civile, continui a giocare a Flight Simulator e a discutere su cosa è meglio tra Boeing e Airbus, sono assolutamente riluttante a salire su un aereo. Temo che possa di nuovo accadermi un incoveniente tale dal farmi provare una paura fottuta. Non so se ho paura dell'aereo in sè o ho paura di avere paura, fatto sta che vorrei tanto trovare il modo di risolvere
Secondo me ti piace volare...come hai detto anche tu. Purtoppo hai introdotto la tua visione di un mondo "perfetto" e, una volta manifestatasi ai tuoi occhi un mondo "imperfetto", hai dato il via alla tua "solita" mentalità che, probabilmente, anche nella vita reale ti fa stare "attento pessimista e negativo"...e questo, per ovvie ragioni, ti ha tolto il piacere del volo.
Vorresti trovare il modo di risolvere? Bene...inizia considerando che il mondo è quello che è...imperfetto...oppure trova la perfezione nel'imperfezione...i giapponesi hanno fondato una corrente di pensiero su questo..."wabi sabi". Se tu avessi vagamente appoggiato questa idea...la tua avventura avrebbe maggiormente rafforzato la convinzione che in aereo non si muore anche quando accade qualche inconveniente. Puo' capitare....ma anche no....e molto più spesso anche no! :D Quindi...perchè , a tuo avviso, la tua avventura dovrebbe portare come conclusione il "non volare più"? Se consideri tutta la tua avventura sul quel volo direi che è "perfetta"....non trovi? Certo....una perfezione diversa da quella che avevi in mente...cioè arrivare ad ATH....ma altrettanto perfetta dal punto di vista "tecnico".
Ciao!
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Re: Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da killarney » 27 agosto 2012, 18:42

Mi hai fatto una radiografia perfetta...per caso sei psicologo?
E'vero, dopo la mancata pressurizzazione del Napoli-Atene, ho imbarcato sull'aereo anche il mio pessimismo leopardiano e la tendenza a vedere tutto negativo. Il fatto è che mi ritengo una persona sfigata, alla quale capitano sempre di tutti i colori.
Parlando però in soldoni, cosa può farmi tornare a salire beatemente su un aereo come ho fatto per i primi 40 voli della mia vita?

Emblematica fu la domanda che mi fece una delle assistenti di volo sul JFK-FCO a cui, durante una chiacchierata nel galley, raccontai cosa mi avesse reso così teso: "Embè, un aereo è una macchina, si può anche guastare, no?"
Prima di allora ritenevo valida la sola equazione guasto dell'aereo = morte

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Re: Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da flyingbrandon » 27 agosto 2012, 19:19

killarney ha scritto: Il fatto è che mi ritengo una persona sfigata, alla quale capitano sempre di tutti i colori.
Parlando però in soldoni, cosa può farmi tornare a salire beatemente su un aereo come ho fatto per i primi 40 voli della mia vita?
In soldoni solo un tuo nuovo modo di pensare, più realistico, ti può portare a volare serenamente...ma anche a vivere più serenamente. È un peccato che tu possa crederti una persona sfigata...la sfiga non esiste...è il tuo modo di relazionarti con la realtà che ti porta ed essere sfigato. Vuoi esserlo? Eccoti accontentato...nella tua vita non farai altro che cercare "sfighe"...per farti un esempio terra terra puoi ritenere che sia stata una sfiga tornare a Napoli con quel crj...forse però, ad Atene ti avrebbe investito un bus mentre uscivi dall'aeroporto! Alla luce di ciò sarebbe stata una sfiga o una fortuna quel rientro?
Non hai in mano il potere di prevedere la tua vita, quindi neanche la possibilità di giudicare un evento come sfortunato o fortunato...hai in tuo potere però, la possibilità di viverti beatamente ogni momento della tua vita senza tingerlo di colori "funesti"...quindi che aspetti a farlo? Ho capito....anche a te piace vedere le sfighe, averle previste...e avere ragione. Il tuo ego è contento in questo modo....ma tu, in toto, perdi tanto! Meglio sbagliare a volte...non trovi?
Ciao!
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Re: Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da killarney » 27 agosto 2012, 19:29

Paura della morte, del nulla (eppure sono ateo), alla base di tutto?
O paura della paura stessa?

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Re: Da appassionato a fifone: come risolvere?

Messaggio da flyingbrandon » 27 agosto 2012, 20:04

killarney ha scritto:Paura della morte, del nulla (eppure sono ateo), alla base di tutto?
O paura della paura stessa?
Che importa? Non ti serve saperlo per vivere meglio...credere o credere non è un problema.
Ora ho fame...quindi mangio.
Ciao!


P.S: comunque della vita...e che tu sia ateo credente miscredente o cippalippa...ti tocca vivere...
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