amartya ha scritto:
Poi invece...... Poi invece è successo il disastro Germanwings e nella mia testa è come se fosse esplosa un'atomica. Non posso dimenticare, ero in riunione, esco attivo il PC e leggo di questa notizia che mi ha semplicemente sconvolto e ravvivato la mia ormai atavica paura di volare.
Stai unendo due aspetti non correlati. Il primo....è normale...normalissimo che un evento che provochi una tale quantità di morti sconvolga. Ha sconvolto tutti....paurosi e non paurosi. Se non ti fossi sconvolto avresti avuto piu problemi che non il fatto che ti abbia sconvolto. Il ritorno a pensare a ciò che non vivi, invece, è solo un ritorno ad un tuo schema abituale di pensiero che è negativo, o per meglio dire, non funzionale a vivere bene, che tu decida di volare o di stare su un divano. quello su cui dovresti lavorare, quindi, non è contenere l'emozione che è scaturita da un evento tragico ma il tuo processo cognitivo legato ai pensieri su un futuro "inesistente". Quelle continuano ad essere fantasie...e la morte continua ad essere un elemento "congiunto" del fatto che tu stia vivendo. Non avevi ragione prima, perché un aereo è cascato, vivevi male e basta. E la vita te lo mostrava in continuazione....vivere in ansia non è vivere bene. Morire accade sia nel caso che tu viva bene sia nel caso che tu non lo faccia.
amartya ha scritto:
Poichè il viaggio è una cosa che voglio fare e devo fare e poichè non volevo essere sconfitto da questa paura il giorno dopo ho acquistato un biglietto aereo per Londra per metà aprile. Ma con il passare dei giorni mi accorgo che questa paura rimane ed anzi aumenta rendendomi quasi come un automa nel lavoro, in famiglia, nello sport. La qualità della mia vita è degradata totalmente. Non riesco a giocare con mia figlia, quando la guardo penso al giorno della partenza come il giorno dell'esecuzione capitale, non riesco a pensare all'arrivo ma solo alla partenza. Sto pensando di partire in treno, ma vivo quest'aspetto come una sconfitta, una limitazione, un giudizio sociale di FALLIMENTO.
Ora ti pongo una domanda molto semplice. Per "c**o"....sai di morire dopodomani in ufficio....ok? Passeresti il tempo con tua figlia da automa o cercando di respirarti la sua presenza fino all'ultimo secondo? Perché è di questo che si tratta. Io cerco di vivermi mio figlio, il lavoro, gli affetti, come se fossero l'ultimo momento che ho a disposizione con loro...perché, di fatto, la vita è questo. Sapessi di morire domani o stasera...non penso che mi chiuderei da solo da qualche parte a soffrire come un automa. Spenderei OGNI secondo della mia vita in raccolta con ciò che ho di più caro. Quindi, a maggior ragione, l'idea della morte "vicina", in un atteggiamento consapevole (l'opposto dell'automa) ti dovrebbe portare a vivere con maggiore "profondità".
Sì...sarebbe un fallimento nel momento in cui il tuo obbiettivo sia partire.
amartya ha scritto:
Sono confuso, apparetemente calmo, difatto irritabile. Vivo con forte frustrazione questo momento. Mi dispiace non godermi le giornate con i miei cari. Mi sono accorto che questa paura è molto diffusa anche se con intensità diverse. Vorrei essere anestetizzato durante il volo, perdere coscienza. Solo questo potrebbe farmi passare tale paura.
Non dispiacerti...goditele. Quella è una scelta tua. È la tua vita e nessuno ti sta imponendo di viverla cosi...
Anestetizzarti ti aiuterebbe a vivere come un automa....lasciando esattamente tutto com'è. Vivere consapevolmente ti permetterebbe di godere di ogni momento...
Ciao!