MartaP ha scritto:Blues77 ha scritto:non è facile intuire la chiave di volta tramite la quale scardinare pensieri consolidati e a volte invalidanti.Si procede per tentativi..
...non proprio....
Nella fattispecie della fobia del volo, benché le cause scatenanti sono diverse per ognuno di noi ( e si chiama proprio
"evento stressante" ed esiste anche una
rating scale al proposito..) le
modalità di approccio sono essenzialmente le stesse, e qui cito L. Evangelisti, (molto in sintesi, eh....):
1) recidere le radici della paura
2) la motivazione: ma ho davvero voglia di volare?
3) Evitare l'evitamento: affrontare l'aereo
4) Sdrammatizzare:
Ridiculus!
5) Sfidare lo schema (di regole e percorsi) e sorprendiamo noi stessi!
6) Defragmentation: deframmentazione e ricompattamento delle informazioni
7)Rubare energia alla paura
otto) Potere delle immagini per disinnescare la paura
9) Respirare
Non fatevi ingannare dalla semplicità di questi titoli: questi passaggi sono tutti molto articolati e nei seminari vengono approfonditi con la psicoterapeuta e con il pilota....
E non è detto che funzionino subito: ognuno ha i suoi tempi....
Eccolo li!
2) La motivazione: ma ho davvero voglia di volare?
E' proprio di questo che ho scritto, non volevo strattonare nessuno.
Ci sono persone che, purtroppo per loro, pur avendo il terrore del volo sono obbligate a volare per lavoro, per esempio, o perché hanno i figli che vivono all'estero, o cose simili.
Loro non hanno scelta, devono trovare il modo di affrontare la cosa.
Ero passeggero Must Go su un A300 dal LIN a FCO, seduto in business, eravamo pochi, io ero in una fila laterale lato corridoio e due posti avanti a me, nella fila centrale, c'era un passeggero: enorme, sarà stato 200kg, fradicio di sudore, che si agitava ed era bianco come un cencio. Mi alzai ed andai a chiedergli se si sentiva male, se aveva bisogno di aiuto (ero in divisa) ma mi rispose di no, che era solo impaurito, purtroppo.
Al momento del decollo, lo giuro, era finito con la testa sul pavimento e con il sedere per aria a forza di divincolarsi e piangeva disperatamente. Appena fu possibile mi alzai ed andai di nuovo da lui che, dopo essersi rimesso un po' in ordine, mi spiegò che non riusciva a controllarsi, ogni volo era così, la psicoterapia che stava seguendo non dava risultati ed essendo lui un Dirigente di una importante società con sedi a Roma e Milano doveva viaggiare tre volte a settimana da LIN a FCO. Sei voli a settimana in business in cui ogni volta accadevano queste scene, di cui lui si vergognava da morire, che erano incontrollabili. Era certo che sarebbe morto d'infarto prima o poi, ma per smettere di volare avrebbe dovuto licenziarsi.
Ora, in una situazione tragica in quel modo posso capire che ci sia la necessità di trovare una qualche soluzione, ma se parliamo di vacanze, di divertimento, continuo a non capire la NECESSITA' di volare.
Abitiamo in un Paese meraviglioso e praticamente sconosciuto nella sua gran parte agli italiani, possiamo spaziare da un mare stupendo a montagne incomparabili, da città d'arte a luoghi di divertimento, abbiamo forse la miglior gastronomia del mondo e che varia di molto anche nel giro di 100km, boschi, laghi, insomma tutto...
Perché ostinarci ad andare a Sharm o a New York soffrendo le pene dell'inferno da due mesi prima per la paura del volo quando possiamo organizzarci, per esempio, uno splendido viaggio di nozze in Italia o in Europa in luoghi a portata di automobile? Lo so che è statisticamente molto più pericoloso come viaggio, ma non spaventa!
Spero che MD82 non voglia di nuovo prendermi a schiaffi!