dirk ha scritto:airbusfamilydriver ha scritto:I-MTRV ha scritto:ma se i piloti accettano in toto un contratto British o AirFrance o Lufthansa decurtato del 30% di retribuzione, credo che il marcio sia nella CAI...
senti questo aneddoto così capiamo meglio con chi abbiamo a che fare
luogo: palazzo chigi
domanda di berti: dott sabelli come mai af prevede 1600 piloti per 137 aeroplani e lei 1550 per 153,cioè 50 piloti in meno per 16 aeroplani in più
si alza colaninno e risponde:
air france non sa fare business
me cojoni,air france è la prima compagnia aerea al mondo,lui fa le vespe,con gli aerei non ha mai giocato,ma air france non sa fare business
meditate
 
AFD, con tutto il rispetto ma a questo non ci crederò fino a quando non mi porterai una registrazione.
Però so bene come i fatti vengano distorti di bocca in bocca quando vengono raccontati... suvvia Colaninno non sarà un angelo (anzi) ma una cosa del genere non è nel suo stile.
 
va bene puoi non crederci me l'ha riferita direttamente chi era lì,come sai per il sindacato sono rpesenti oltre al presidente e al vice,i responsabili relazioni esterne,e proprio lui,me lo ha riferito
siccome è amico fraterno non credo che mi racconti ca**ate
intanto qualcosa si muove
AGENZIA RADICALE 
Alitalia - Orgoglio e privilegi 
domenica 21 settembre 2008 
Nonostante la situazione dell'Alitalia sia davvero drammatica, Fiumicino si 
sta trasformando nell'unico luogo di lotta e di opposizione alla faciloneria
e all'abuso messi in atto dal governo e dai suoi amici. Continuano i presidi
dei dipendenti, ma continuano anche i voli, 
a dispetto di tutte le più 
nefaste analisi. Il baratro. 
A sentire i media, i lavoratori dell'Alitalia sarebbero sull 
orlo di un precipizio a causa del ritiro dell'offerta da parte della 
Compagnia Aerea Italiana, un gruppo di affaristi costituitosi per l 
occasione e - come dicevamo nel precedente commento - senza nessuna 
esperienza di volo a parte il famigerato Roma Linate del mattino e relativo 
rientro. Eppure a sentire le grida di gioia a Fiumicino, alla notizia della 
rottura e/o sospensione della trattativa, non si direbbe che i dipendenti Az
si sentissero già nel baratro. La verità è che la notizia è parsa ai 
lavoratori del settore come la fine di un ricatto: siete prossimi alla 
bancarotta, vi salviamo noi a patto che rinunciate al vostro "esoso" 
stipendio, che lavoriate più di prima, che rinunciate a ferie e riposi. 
Un film già visto. Rischiando poche migliaia di euro, la Cai (Compagnia 
avvoltoi italiani, come l'hanno ribattezzata hostess e steward) era pronta 
dunque a un effimero salvataggio, che sarebbe stato seguito dall'ultimo 
assalto ai pochi brandelli di carne ancora attaccati all'osso. Ma stavolta 
non è andata, 
forse perché i dipendenti Az erano memori dell'ultimo (solo in
ordine di tempo) sciacallaggio: nel 2005, sempre in nome di una crisi e 
sempre con il paventato rischio di fallimento, sindacati e azienda avevano 
firmato uno dei peggiori contratti della storia della compagnia di bandiera,
secondo solo a quello precedente, che vide la fusione di Alitalia con la 
propria figlia low cost, Alitalia Team. Tre anni fa il "salvatore" era 
Giancarlo Cimoli che, reduce da un'esperienza non proprio gloriosa nelle 
Ferrovie dello Stato (che però gli era valsa già quasi 7 milioni di euro di 
liquidazione), in qualità di presidente e Ad di Alitalia 
poté dichiarare al 
fisco 2 milioni e 700mila euro per il 2006 (cioè l'equivalente di quello che
guadagnano duecento dipendenti della compagnia): dopo l'ennesima crisi Az, 
che il dott. Cimoli aveva tutt'altro che risolto, lo stesso fu liquidato con
altri 
5 o 8 milioni (non si è mai capito). Tanto per gradire. Tanto per fare
un esempio e per dire: in Alitalia, i sacrifici dei dipendenti sono serviti 
e servono a pagare stipendi e liquidazioni dei dirigenti, da sempre. 
I privilegi. Fatto questo breve preambolo sulla cronaca e sul recente 
passato, addiveniamo al vero, ma pretestuoso nodo dell'intera vicenda: i 
benefit delle categorie di volo. L'opinione pubblica viene oggi - come da 
sempre - bombardata di informazioni sui presunti privilegi delle categorie 
di naviganti, di modo che le loro proteste siano mal viste e i loro rifiuti 
mal tollerati. Si parla di stipendi d'oro, di grandi alberghi e di auto blu 
per l'accompagno a casa. E poi ci sono i biglietti aerei gratis per tutti i 
dipendenti! Posto che è impossibile immaginare che un ferroviere o un 
marittimo paghino il biglietto quando viaggiano privatamente o che l'autista
dell'Atac timbri il biglietto, si consideri anche che il dipendente Az parte
soltanto quando c'è posto e spesso infatti non parte proprio, tanto che 
prende altri mezzi di trasporto per le proprie vacanze. Ma c'è da sfatare 
qualche altro mito. 
Intanto si tenga sempre a mente che l'aeroplano non è esattamente un autobus
e che i rischi del volo non sono esattamente quelli che si corrono 
impastando farina. 
Detto questo, i "naviganti" del servizio aereo, sull'aereo, passano un terzo
della propria vita, mentre un altro terzo lo passano a dormire (come tutti),
ma non a casa, bensì in un albergo, dove si sveglieranno per orario o per 
fuso orario a orari impossibili (
un tempo c'era un'indennità per il lavoro 
notturno: tranquilli, non c'è più). Prendono servizio alle 4,30 del mattino 
per fare tre quattro cinque voli al giorno (
c'era un'indennità quando si 
superavano le 3 tratte giornaliere: tranquilli, non c'è più neanche questa).
Ad ogni modo la loro giornata lavorativa, il più delle volte, dura dodici 
ore e se dura più del previsto 
non c'è straordinario (un tempo c'era, ma 
oggi via pure quello!); comunque non finisce a casa, questa giornata 
lavorativa: finisce in un albergo, appunto. Che sia di tre o quattro stelle 
può fare la differenza... 
Forse non tutti sanno che, inoltre, i "naviganti" del servizio aereo sono 
sottoposti ogni anno a un check up medico completo e da qualche tempo anche 
a una visita - anch'essa annuale - 
per valutare gli effetti delle radiazioni
cosmiche, con relativa mappatura dei nei (si stima che, per radiazioni 
subite, una Roma-New York equivalga a una mammografia, tanto per intenderci)
nonché a vaccini e profilassi di tutti i tipi (febbre gialla, tifo, epatite 
malaria), alcuni dei quali obbligatori, altri fortemente consigliati, altri 
ancora inutili (l'antimalarica, per esempio, non serve a un granché, perciò 
è sostituita da Autan e incrocio di dita), perché i "naviganti" vanno spesso
e... mal-volentieri in zone ad alto rischio di malattie infettive. Altri 
luoghi caldi e non solo per le temperature dove i nostri sono "spediti", con
rischi annessi e connessi? Tel Aviv, Teheran, Algeri, Beirut, Lagos, Accra, 
Caracas... Qualche volta si dorme direttamente in aeroplano, tanti sono quei
rischi, altre volte si finisce barricati... ma in un grande albergo. Se 
vanno in posti "tranquilli", come Buenos Aires o Los Angeles - soltanto il 
volo dura 13 ore - se ne stanno nel grande albergo non più di 48 ore (con 6 
o 9 ore di fuso) e pronti per il ritorno! 
Quando hanno la fortuna di rientrare indenni da queste vere e proprie 
missioni, c'è una macchina con autista (
pagata da loro stessi, con 
detrazione sulla busta paga) che li riporta a casa: 
quasi sempre vero. 
Piloti e hostess di Milano, per esempio, non hanno questo "privilegio", 
infatti più d'uno si è schiantato contro i guard rail della tangenziale 
meneghina o della Milano-Laghi, mentre "cercava" di tornare a casa, 
stravolto da sonno e stanchezza... 
Continua. Per non tediare ulteriormente i lettori sulle sorti di questi 
lavoratori dell'aria, il cui bell'aspetto non testimonia quasi mai quello 
che c'è dietro (
del resto sono addestrati per nascondere ai passeggeri ogni 
tipo di problematica e per farli volare in serenità), rimandiamo a una 
prossima puntata di questa telenovela Alitalia in cui i cattivi sembrano 
sempre loro, quelli che gli aerei li fanno volare, e i "buoni", come anche 
la storia ci insegna, coloro i quali vogliono salvarli dal baratro. 
MOSQUITO