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«SERVONO SCELTE CORAGGIOSE: PUNTARE AL NORD»
La salvezza passa da Malpensa I sindacati si sono svegliati
Se Alitalia vuole evitare il sempre più probabile fallimento, la soluzione c’è ed è una sola: puntare una volta per tutte su Malpensa, anziché su Fiumicino. Cioè investire nell’hub internazionale della brughiera, dove la compagnia di bandiera vende la stragrande parte dei suoi biglietti, cioè il 75% del totale. Chi l’ha detto? La Lega? La Regione Lombardia? Gli imprenditori della Padania? No. L’hanno detto i sindacati, Cgil in testa, che hanno manifestato al terminal 1 dello scalo varesino «per chiedere a gran voce - riferisce il Corriere della Sera - che Alitalia non abbandoni il campo di Malpensa».
Della serie: non è mai troppo tardi. Ma anche: del senno di poi son piene le fosse. Se i rappresentanti dei lavoratori dipendenti della compagnia di bandiera avessero combattuto da subito questa battaglia, ottenendo che Alitalia scaricasse Fiumicino per destinare aerei, personale e rotte internazionali nello scalo più importante del Nord, forse Alitalia non starebbe come sta, cioè malissimo. Molto probabilmente i suoi conti sarebbero migliori, i velivoli tricolori non viaggerebbero vuoti o quasi, dati i prezzi ormai da anni fuori mercato, e la gente comune avrebbe maggiore considerazione per quello che, ai più, oggi come oggi appare un inutile e dispendioso carrozzone di Stato, che prima chiude e meno danni procura ai conti pubblici.
Invece no. I sindacati, per anni, si sono opposti alle logiche di mercato che concentrano a Malpensa la stragrande parte dei voli internazionali. Così, ogni mattina, gli equipaggi dei voli Alitalia in partenza da Malpensa per i quattro angoli del globo devono arrivare da Roma, con un volo a loro riservato. Mentre i piloti sono fra i meglio pagati del mondo, e di contro fra quelli che volano di meno, cioè che lavorano di meno. Con tanti saluti al rapporto virtuoso tra compensi e prestazioni.
Il brutto è che, di questa situazione, a pagare non è un’azienda qualsiasi, che giunta al punto in cui si trova (anzi, già da molto prima) avrebbe chiuso i battenti, e amen. Il brutto è che del rosso sparato dei conti Alitalia paghiamo tutti, perché Alitalia è un’azienda di Stato, quindi è lo Stato che se ne deve fare carico. Cioè i cittadini.
Con quale coda di paglia i sindacati che per anni si sono trincerati dietro i loro privilegi profumatamente retribuiti, ora si ergono a paladini di saggezza e di logica, accogliendo le indicazioni che da sempre una parte precisa del mondo politico ha fornito come via di salvezza per Alitalia, ma anche come perno fondamentale del traffico aereo, commerciale e non, del Mediterraneo. Investire su Malpensa è da sempre uno degli slogan della Lega e del centrodestra al Nord. Da lunedì, lo è anche dei sindacati che hanno sfilato per protestare «contro le logiche commerciali e di mercato che tendono a una penalizzazione del Nord Italia e di Malpensa».
«Alitalia deve fare una scelta coraggiosa: puntare le sue carte una volta per tutte su Malpensa» recitavano i cigiellini come alunni testoni che hanno finalmente imparato la lezione. «Se l’azienda non è in grado di sostenere due hub - ha dichiarato al Corriere il segretario regionale lombardo della Cgil, Franco Brioschi - che rompa gli indugi e punti tutto su Malpensa, perché al Nord è concentrata la vendita del 75% dei biglietti. Alla politica, che fin qui non ha fatto sentire la sua voce chiediamo scelte coraggiose: la proliferazione degli scali danneggia per prima Alitalia, solo nel Nord Italia Air France ha ormai 500 collegamenti settimanali con i suoi scali, sottraendo passeggeri alla compagnia di bandiera». Gli fa eco Dario Balotta (Filt Cisl): «Solo puntando sulla Lombardia l’azienda può salvarsi».
Intanto si scopre che l’accordo sottoscritto nel 2005 per trasferire a Milano 1.500 fra piloti e assistenti di volo di Alitalia è stato applicato solo in minima parte. E che da Malpensa sono già state tagliate le rotte per Washington e Shangai, mentre - assicurano i piloti - gli aerei con destinazioni intercontinentali partono sempre pieni. Non basta: gira voce che Alitalia voglia insistere anche in futuro a concentrare le sue risorse su Fiumicino.
I costi di queste scelte scellerate sono presto fatti: 270 milioni di euro in biglietti “regalati” alle compagnie concorrenti e 4 mila posti di lavoro che volerebbero via da Malpensa. Cari sindacati, ne vale la pena?
A. A.