DIRLO O NON DIRLO
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DIRLO O NON DIRLO
Ciao
In attesa di superare sta cavolo di fobia vi chiedo aiuto in quanto ho due figli ( il più grande 11 ) che sempre più insistentemente mi chiedono di fare un viaggio in aereo ;
e chi gli lo spiega che papà è un pauroso del volo ?
Mia moglie lo sa e per adesso regge ( volammo insieme un paio di volte tanti anni fà )
Capito perchè mi devo sbrigare a farmela passare sta paura ma nel frattempo ( poco tempo ) non posso confessare
Sto male per questo , non voglio deluderli e neanche aquistare i biglietti per loro accompagnati solo da mia moglie ;
Ma Voi come fate ????????
La cosa poi si può approfondire .
In attesa di superare sta cavolo di fobia vi chiedo aiuto in quanto ho due figli ( il più grande 11 ) che sempre più insistentemente mi chiedono di fare un viaggio in aereo ;
e chi gli lo spiega che papà è un pauroso del volo ?
Mia moglie lo sa e per adesso regge ( volammo insieme un paio di volte tanti anni fà )
Capito perchè mi devo sbrigare a farmela passare sta paura ma nel frattempo ( poco tempo ) non posso confessare
Sto male per questo , non voglio deluderli e neanche aquistare i biglietti per loro accompagnati solo da mia moglie ;
Ma Voi come fate ????????
La cosa poi si può approfondire .
Re: DIRLO O NON DIRLO
Partecipa al corso di Luca, è il metodo più veloce e sicuro!!
Ciaooooo.
Ciaooooo.
McGyver
Re: DIRLO O NON DIRLO
Io mi arrangio....non ho figli, solo una gatta - a cui del volo non frega nullaDELTA TANGO ha scritto:Ma Voi come fate ????????
Smonta il meccanismo!
Andrea
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Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Dirlo dirlo, fa sempre bene!
i tuoi figli l'avranno senz'altro capito.
Comprendo, è difficile e tu rischi di non onorare la categoria dei maschietti. Ma chi se ne frega! Io sono sempre per la verità ... i figli volano molto in alto...e percepiscono la verità, vanno aiutati a comprendere, però, che la paura e come gli angeli :asessuata
i tuoi figli l'avranno senz'altro capito.
Comprendo, è difficile e tu rischi di non onorare la categoria dei maschietti. Ma chi se ne frega! Io sono sempre per la verità ... i figli volano molto in alto...e percepiscono la verità, vanno aiutati a comprendere, però, che la paura e come gli angeli :asessuata
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Re: DIRLO O NON DIRLO
mcgyver79 ha scritto:Partecipa al corso di Luca, è il metodo più veloce e sicuro!!
Ciaooooo.
Ne sono sempre più convinto anchio ; Non ho più alibi !!!!!
Se lo sapete su che aeromobile si fa la gitarella del secondo giorno ?
ciao
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Re: DIRLO O NON DIRLO
MD80 o A321.DELTA TANGO ha scritto:mcgyver79 ha scritto:Partecipa al corso di Luca, è il metodo più veloce e sicuro!!
Ciaooooo.
Ne sono sempre più convinto anchio ; Non ho più alibi !!!!!
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Re: DIRLO O NON DIRLO
sarebbe gradito qualcosa di più recente ;Fearless flyer ha scritto:MD80 o A321.DELTA TANGO ha scritto:mcgyver79 ha scritto:Partecipa al corso di Luca, è il metodo più veloce e sicuro!!
Ciaooooo.
Ne sono sempre più convinto anchio ; Non ho più alibi !!!!!
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Mi dispiace posso "mettere a disposizione" solo quelle macchine
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Se vuoi ne parliamo con Prato...credo si possa fare su un 777 in Magnifica, il prezzo viene sui 120.000 € (trattabili)DELTA TANGO ha scritto:
sarebbe gradito qualcosa di più recente ;
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Re: DIRLO O NON DIRLO
I più vecchio A321 di AZ ha tredici anni, mica 40! L'80 ne avrà sui 22 o 23: per un velivolo di quello stampo quisquiglie!!DELTA TANGO ha scritto:sarebbe gradito qualcosa di più recente ;
del tipo emirate air lines oggi visitavo il sito ;
Emirates ha solo lungo raggio, inutile anche accennare un confronto.
Ciaooooo.
McGyver
Re: DIRLO O NON DIRLO
sta tranquillo!!! l'md 80 è uno degli aerei piu' sicuri al mondo... davvero...
sarebbe gradito qualcosa di più recente ;
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Re: DIRLO O NON DIRLO
La mia opinione, considera che ho tre bambini più piccoli dei tuoi, è che per il momento non devi dirglielo. Per due semplici ragioni.DELTA TANGO ha scritto:Ciao
e chi gli lo spiega che papà è un pauroso del volo ?
Capito perchè mi devo sbrigare a farmela passare sta paura ma nel frattempo ( poco tempo ) non posso confessare
Sto male per questo , non voglio deluderli e neanche aquistare i biglietti per loro accompagnati solo da mia moglie ;
La prima è che se sei seriamente intenzionato a superare la tua paura allora puoi tergiversare per un altro po' e poi toglierti la soddisfazione di volare insieme a loro (magari facendoti bello con tutte le nozioni tecniche che hai imparato sul forum).
La seconda è che i bambini, soprattutto se sono piccoli, usano il comportamento dei genitori come misura del mondo esterno. Far vedere che hai paura di volare potrebbe fargli credere che volare sia pericoloso. Non a caso spesso "ereditiamo" le paure dei nostri genitori o di persone che stimiamo molto. Perchè fidandoci del loro giudizio assumiamo che se hanno paura di una cosa allora quella cosa è pericolosa.
Spero di essermi fatta capire
Re: DIRLO O NON DIRLO
bhè DELTA TANGO, sulla Milano-Roma volano gli A321, gli Md80 e gli A320 (dell'Air One, correggetemi se sbaglio) adesso, non puoi certo pretendere di volare col corso "Voglia di Volare" di Alitalia con Air One, e tantomeno di chiedere un B777! Se proprio vuoi fare una distanza tipo Milano-Roma, prendi il treno, vai fino a Mosca, da Mosca prendi la tranisberiana, a Vladivostock prendi un battello per il Giappone, a Niigata cambi su un treno per spingerti fino a Haneda e da lì finalmente potrai prendere un B747-400D della Jal per fare una gitarella fino ad Osaka...ma non so se ne vale la pena!
Quoto in pieno con Tiziana, i bambini ti prendono come esempio (non sono un genitore, ma un semplice animatore di oratorio, e quindi penso che l'effetto che ottengo i genitori lo ottengono 100 volte più forte)
Quoto in pieno con Tiziana, i bambini ti prendono come esempio (non sono un genitore, ma un semplice animatore di oratorio, e quindi penso che l'effetto che ottengo i genitori lo ottengono 100 volte più forte)
LINO
Quando uno urla, lo fa soltanto perchè ha paura
Perché gli aerei volano? Perché c'è stato qualcuno che non ha mai detto "è impossibile" far volare un ammasso di ferro con a bordo delle persone.
E se vi è capitato di pensare di essere dei codardi in un mondo di guerrieri, ricordatevi sempre che è successo anche ai vostri nemici. Grazie a questa consapevolezza sarete in grado di nascondere lo smarrimento e di non abbassare mai lo sguardo.
Quando uno urla, lo fa soltanto perchè ha paura
Perché gli aerei volano? Perché c'è stato qualcuno che non ha mai detto "è impossibile" far volare un ammasso di ferro con a bordo delle persone.
E se vi è capitato di pensare di essere dei codardi in un mondo di guerrieri, ricordatevi sempre che è successo anche ai vostri nemici. Grazie a questa consapevolezza sarete in grado di nascondere lo smarrimento e di non abbassare mai lo sguardo.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
.......Mah!!!!Limosky91 ha scritto:bhè DELTA TANGO, sulla Milano-Roma volano gli A321, gli Md80 e gli A320 (dell'Air One, correggetemi se sbaglio) adesso, non puoi certo pretendere di volare col corso "Voglia di Volare" di Alitalia con Air One, e tantomeno di chiedere un B777! Se proprio vuoi fare una distanza tipo Milano-Roma, prendi il treno, vai fino a Mosca, da Mosca prendi la tranisberiana, a Vladivostock prendi un battello per il Giappone, a Niigata cambi su un treno per spingerti fino a Haneda e da lì finalmente potrai prendere un B747-400D della Jal per fare una gitarella fino ad Osaka...ma non so se ne vale la pena!
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Io credo che questo post sia doppiamente delicato. A mio modestissimo parere lascerei a questo punto che i consigli sulla relazione-emulazione genitori -figli, fossero trattati dal Dott. Evangelisti. Consigliare in certe occasioni è deleterio, anche se fatto con le migliori intenzioni.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Se qualcuno mi chiede un'opinione io la do. Non mi sono certo messa a dare consigli gratuiti. Poi è evidente che il mio parere conta quanto quello degli altri. Se Luca ritiene di dover intervenire per correggere le castronerie che dico lo farà.araial14 ha scritto:Io credo che questo post sia doppiamente delicato. A mio modestissimo parere lascerei a questo punto che i consigli sulla relazione-emulazione genitori -figli, fossero trattati dal Dott. Evangelisti. Consigliare in certe occasioni è deleterio, anche se fatto con le migliori intenzioni.
Siccome la domanda del topic è molto specifica o si risponde o non si risponde. Rispondere a cuori con picche non credo che serva. E a seguire quello che dici questo thred dovrebbe avere zero risposte o solo quella di Luca. Che secondo me è peggio
OT Luca ma perchè 'sti giorni sono così polemica? E manco a dire che ho le mie cose
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Re: DIRLO O NON DIRLO
GrazieRally Vincent ha scritto:Se qualcuno mi chiede un'opinione io la do. Non mi sono certo messa a dare consigli gratuiti. Poi è evidente che il mio parere conta quanto quello degli altri. Se Luca ritiene di dover intervenire per correggere le castronerie che dico lo farà.araial14 ha scritto:Io credo che questo post sia doppiamente delicato. A mio modestissimo parere lascerei a questo punto che i consigli sulla relazione-emulazione genitori -figli, fossero trattati dal Dott. Evangelisti. Consigliare in certe occasioni è deleterio, anche se fatto con le migliori intenzioni.
Siccome la domanda del topic è molto specifica o si risponde o non si risponde. Rispondere a cuori con picche non credo che serva. E a seguire quello che dici questo thred dovrebbe avere zero risposte o solo quella di Luca. Che secondo me è peggio
OT Luca ma perchè 'sti giorni sono così polemica? E manco a dire che ho le mie cose
sicuramente condivido con te quanto hai detto !
poi i miei figli sono del segno gemelli ( segno d'aria ) naturalmente portati a stare fra le nuvole ;
solo io maledettamente segno di terra ( vergine )
comunque grazie
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Mal interpretato . Io dico soltanto di lasciare, se possibile, le definizioni o le letture psicologiche a chi di competenza.In quanto ai personalissimi consigli, lungi da me l' emulare Catone il Censore.Sono sempre motivatamente perplesso quando si dice :" I bambini si comportano così perché...Si reagisce così per cui...ecc..." La psicologia è una scienza delicata e troppo correlata al caso specifico , quindi lascerei almeno le definizioni sotto il beneficio del condizionale e mai dell'imperativo.In quanto agli umori legati al tuo stato fisiologico...beh, credo che il Dott. Evangelisti, anche in questo caso, potrebbe dire la suaRally Vincent ha scritto:Se qualcuno mi chiede un'opinione io la do. Non mi sono certo messa a dare consigli gratuiti. Poi è evidente che il mio parere conta quanto quello degli altri. Se Luca ritiene di dover intervenire per correggere le castronerie che dico lo farà.araial14 ha scritto:Io credo che questo post sia doppiamente delicato. A mio modestissimo parere lascerei a questo punto che i consigli sulla relazione-emulazione genitori -figli, fossero trattati dal Dott. Evangelisti. Consigliare in certe occasioni è deleterio, anche se fatto con le migliori intenzioni.
Siccome la domanda del topic è molto specifica o si risponde o non si risponde. Rispondere a cuori con picche non credo che serva. E a seguire quello che dici questo thred dovrebbe avere zero risposte o solo quella di Luca. Che secondo me è peggio
OT Luca ma perchè 'sti giorni sono così polemica? E manco a dire che ho le mie cose
Un caro saluto.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Non sono d'accordo per un semplice motivo. Io vedo qust'area un po' come una terapia di gruppo. Dove ognuno mette la sua esperienza, condivide ciò che prova e nel suo piccolo cerca di capire e di aiutare chi ha il suo stesso problema. A rigor di logica anche dire "la paura è nella tua testa e non sull'aereo" è una lettura psicologica eppure lo diciamo 400 volte al giorno, insieme ad altre cose che nel frattempo abbiamo imparato a riconoscere. Se ho voluto dare il mio contributo in particolare in questo topic è perchè vivo lo stesso problema di Delta Tango e perchè vivo sui miei figli quello che ho detto. E' evidente che quando si vive un problema sulla propria pelle si cerca di andare oltre i fatti e capire quello che c'è dietro. E questa si chiama psicologia. Che poi io non sono competente chi legge le mie parole lo sa e di conseguenza le prende con il dovuto peso.araial14 ha scritto:Mal interpretato .Io dico soltanto di lasciare, se possibile, le definizioni o le letture psicologiche a chi di competenza.In quanto ai personalissimi consigli, lungi da me l' emulare Catone il Censore.Sono sempre motivatamente perplesso quando si dice :" I bambini si comportano così perché...Si reagisce così per cui...ecc..." La psicologia è una scienza delicata e troppo correlata al caso specifico , quindi lascerei almeno le definizioni sotto il beneficio del condizionale e mai dell'imperativo.In quanto agli umori legati al tuo stato fisiologico...beh, credo che il Dott. Evangelisti, anche in questo caso, potrebbe dire la sua
Un caro saluto.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
No problem, risottolineando che il mio intervento era ben lungi dal farti un'accusa, ti saluto amichevolmente lasciando ad ognuno di noi il sano ed interlocutorio beneficio di rimanere della propria opinioneRally Vincent ha scritto:[
Buona giornata!
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Io quoto Rally Vincent in tutti i suoi interventi (relativi a questo "topic") e aggiungo che gli psicologi imparano molto da queste "terapie di gruppo".
Senza nessuna intenzione di fare polemica, naturalmente, ma semplicemente esprimendo il mio modesto pensiero (Non mi sembra che esistano formule che regolano l'argomento, vero?).
Senza nessuna intenzione di fare polemica, naturalmente, ma semplicemente esprimendo il mio modesto pensiero (Non mi sembra che esistano formule che regolano l'argomento, vero?).
La mia vita è dove mi spendo, non dove mi ingrasso!
Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
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Prima di pretendere un diritto devi assolvere almeno ad un dovere.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Questa mi mancava....tartan ha scritto:Io quoto Rally Vincent in tutti i suoi interventi (relativi a questo "topic") e aggiungo che gli psicologi imparano molto da queste "terapie di gruppo".
Senza nessuna intenzione di fare polemica, naturalmente, ma semplicemente esprimendo il mio modesto pensiero (Non mi sembra che esistano formule che regolano l'argomento, vero?).
E certo, io ho studiato una vita...ma solo il punto croce, il punto a giorno...questo insomma, però ora che sono qui, finalmente sto imparando qualcosina..
Vabbè lasciam perdere va.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Era una battuta! In genere non metto faccine perché non le sopporto, la prossima volta mi sforzerò. Comunque credo che per quanto si possa studiare, non si smette mai di imparare, anche se la curva si appiattisce.
Ciao Pino
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Carissimo Pino.tartan ha scritto:Io quoto Rally Vincent in tutti i suoi interventi (relativi a questo "topic") e aggiungo che gli psicologi imparano molto da queste "terapie di gruppo".
Senza nessuna intenzione di fare polemica, naturalmente, ma semplicemente esprimendo il mio modesto pensiero (Non mi sembra che esistano formule che regolano l'argomento, vero?).
Anche tu usi l'imperativo. E' proprio questo che,come già dicevo, non solo è fuorviante ma anche: riduttivo,categorico,assiomatico, termini che in psicologia non hanno pregio...è una scienza che vive di un empirismo difficilissimo per essere ridotto a delle semplici definizioni. Un professionista come il Dott. Evangelisti, non può non sottolineare, anche con giustificato fastidio, che studiare non vuol dire assolutamente esser disposto a scendere a compromessi dialettici un pò buttati a caso.E' vero che una curva può diventare piatta,( che senso avrebbe la conoscenza altrimenti?) ma è altrettanto vero che esiste piattume e piattume. Insomma, forse alcuni psicologi potrebbero,non imparare, ma osservare con distacco certe affermazioni e commensurarle...ma da questo a dire che "tutti imparano", mi par un tantino forte.Ci sono sempre i metodi giusti per dire cose inesatte...Mi sforzo di non usare le faccine, sperando che tu riesca a cogliere il senso di quello che voglio intendere con la giusta pacatezza.
Ciao.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Carissimo Araial,
Concordo con le tue obiezioni che mi hai portato così garbatamente. E’ giusto che il Dr Evangelisti si adombri a leggere certe affermazioni che possono sembrare gratuite ma che, forse, potrebbero non esserlo tanto.
Non vorrei essere troppo serio nel mio intervento perché non è nella mia natura, quindi mi piacerebbe che quello che dico venga preso anche con una certa leggerezza.
Non ho mai avuto paura di volare, in compenso ho una figlia, ormai grandicella parecchio, che invece, ad un certo punto della sua vita, dopo diversi voli fatti con tranquillità, ha cominciato ad avere paura del volo, o, per lo meno, ha cominciato a manifestare questa paura.
Ho lavorato sempre in Alitalia ed ho volato molto, anche con la famiglia. Mia figlia, ad un certo punto della sua vita ha voluto provare a fare l’assistente di volo, non in Alitalia perché le non era consentito, ma in una altra compagnia aerea.
Ha fatto domanda, la domanda è stata accettata ed è stata inviata agli esami medici. Questi esami non finivano mai. Era un continuo rimandare gli esiti, al punto che mi sono preoccupato. Conoscendo i medici dell’istituto di medicina legale (ho un brevetto di pilota di mongolfiera e sono soggetto a visite annuali) ho chiesto informazioni. Risultato: niente di patologico, ma forse paura di volare, molto probabilmente abilmente mascherata ma non perfettamente.
Chiarimenti con mia figlia (che volava e vola ancora senza problemi in mongolfiera, sia con me che con qualunque altro pilota, anche fino a quote elevate, anche 2000 metri). Ebbene la paura di volare in aereo c’era, ma cercava di vincerla, da sola senza chiedere aiuto. Naturalmente ha frequentato diversi psicologi per capirne i motivi, ma la paura è rimasta, pur volando quando necessario. Abbandonata l’idea dell’assistente di volo ora lavora in Alitalia come assistente di scalo e vola anche per diletto, non tranquillamente, ma vola e il segreto del miglioramento forse, molto forse, sta nel fatto che l’abbiamo buttata sul ridere, ci scherziamo su, ne parliamo ma senza drammi, con accettazione del problema in un rapporto padre, madre, figlia e amici assolutamente eccezionale.
Tornando a noi, sono convinto che dare consigli in quest’area è molto difficile e bisogna stare molto attenti a quello che si dice, per questo nei miei pochi interventi mi sono limitato a fornire informazioni sulla sicurezza tecnico/operativa dell’aereo . Quando però ho letto il tuo commento sull’intervento di Rally Vincent mi sono sentito in dovere di intervenire perché mi sembrava che non avesse detto niente di così catastrofico e che fosse stata rimproverata per aver osato dare un consiglio che non era di sua competenza, come se i rapporti umani si dovessero catalogare e gestire secondo le opportune competenze. In fondo Delta Tango si è rivolto in un forum aperto a tutti e non solo al Dr Evangelisti. E’ chiaro che il parere del Dr Evangelisti avrà un peso molto più rilevante di quello di chiunque altro. Sarà Delta Tango a saperne fare l’uso migliore.
Per finire faccio ammenda, cercherò di non usare più l'imperativo per non essere più riduttivo, categorico, assiomatico (faccina sorridente) o almeno di non sembrare più di esserlo. Chiedo scusa al DR Evangelisti di cui conosco da tempo e riconosco la professionalità e chiarisco che le cose che ha detto Rally Vincent le sposerei anche io se fossero ritenute giuste (faccina sorridente e ammiccante).
Grazie per l’interesse e per il cordiale pistolotto di cui cercherò di fare buon uso.
Concordo con le tue obiezioni che mi hai portato così garbatamente. E’ giusto che il Dr Evangelisti si adombri a leggere certe affermazioni che possono sembrare gratuite ma che, forse, potrebbero non esserlo tanto.
Non vorrei essere troppo serio nel mio intervento perché non è nella mia natura, quindi mi piacerebbe che quello che dico venga preso anche con una certa leggerezza.
Non ho mai avuto paura di volare, in compenso ho una figlia, ormai grandicella parecchio, che invece, ad un certo punto della sua vita, dopo diversi voli fatti con tranquillità, ha cominciato ad avere paura del volo, o, per lo meno, ha cominciato a manifestare questa paura.
Ho lavorato sempre in Alitalia ed ho volato molto, anche con la famiglia. Mia figlia, ad un certo punto della sua vita ha voluto provare a fare l’assistente di volo, non in Alitalia perché le non era consentito, ma in una altra compagnia aerea.
Ha fatto domanda, la domanda è stata accettata ed è stata inviata agli esami medici. Questi esami non finivano mai. Era un continuo rimandare gli esiti, al punto che mi sono preoccupato. Conoscendo i medici dell’istituto di medicina legale (ho un brevetto di pilota di mongolfiera e sono soggetto a visite annuali) ho chiesto informazioni. Risultato: niente di patologico, ma forse paura di volare, molto probabilmente abilmente mascherata ma non perfettamente.
Chiarimenti con mia figlia (che volava e vola ancora senza problemi in mongolfiera, sia con me che con qualunque altro pilota, anche fino a quote elevate, anche 2000 metri). Ebbene la paura di volare in aereo c’era, ma cercava di vincerla, da sola senza chiedere aiuto. Naturalmente ha frequentato diversi psicologi per capirne i motivi, ma la paura è rimasta, pur volando quando necessario. Abbandonata l’idea dell’assistente di volo ora lavora in Alitalia come assistente di scalo e vola anche per diletto, non tranquillamente, ma vola e il segreto del miglioramento forse, molto forse, sta nel fatto che l’abbiamo buttata sul ridere, ci scherziamo su, ne parliamo ma senza drammi, con accettazione del problema in un rapporto padre, madre, figlia e amici assolutamente eccezionale.
Tornando a noi, sono convinto che dare consigli in quest’area è molto difficile e bisogna stare molto attenti a quello che si dice, per questo nei miei pochi interventi mi sono limitato a fornire informazioni sulla sicurezza tecnico/operativa dell’aereo . Quando però ho letto il tuo commento sull’intervento di Rally Vincent mi sono sentito in dovere di intervenire perché mi sembrava che non avesse detto niente di così catastrofico e che fosse stata rimproverata per aver osato dare un consiglio che non era di sua competenza, come se i rapporti umani si dovessero catalogare e gestire secondo le opportune competenze. In fondo Delta Tango si è rivolto in un forum aperto a tutti e non solo al Dr Evangelisti. E’ chiaro che il parere del Dr Evangelisti avrà un peso molto più rilevante di quello di chiunque altro. Sarà Delta Tango a saperne fare l’uso migliore.
Per finire faccio ammenda, cercherò di non usare più l'imperativo per non essere più riduttivo, categorico, assiomatico (faccina sorridente) o almeno di non sembrare più di esserlo. Chiedo scusa al DR Evangelisti di cui conosco da tempo e riconosco la professionalità e chiarisco che le cose che ha detto Rally Vincent le sposerei anche io se fossero ritenute giuste (faccina sorridente e ammiccante).
Grazie per l’interesse e per il cordiale pistolotto di cui cercherò di fare buon uso.
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Prima di pretendere un diritto devi assolvere almeno ad un dovere.
Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Leggendo i vari interventi che seguono il mio in merito a "dirlo o non dirlo" :
intanto chiedo scusa se ho urtato la sensibilità di qualcuno, anche se non credo di avere peccato di presunzione ,perchè se le parole sono espressione del pensiero ( proprio ) e il pensiero è legato alla esperienza (propria) la conseguenza è ( per me ) che io ho parlato essenzialmente di ciò che io FAREI, anzi di ciò che io HO FATTO ( dirlo a mio figlio). Probabilmente questo tipo di comunicazione (web) mi ha indotta alla sintesi ( errore! ) . Inoltre, intendevo dire è che i figli del nostro amico, in qualche modo stanno già vivendo la conseguenza della paura del padre( un viaggio che viene posticipato e che non si sa se si farà ) . La mia esortazione era solo una manifetsa solidarietà per chi soffre di un limite che probabilmente si accompagna ad un senso di colpa che si autoinfligge chi crede di sbagliare.
Tuttavia, anche io ho un figlio che è a conoscenza della mia paura di volare e che, però,vola tranquillamente ,almeno sino ad ora ...è proprio vero che non esistono regole! Pertanto ribadisco il mio pensiero sperando che nessuno se l'abbia a male.
Mi scuso inoltre col dott. Evangelisti che mi auguro di potere incontrare presto.
intanto chiedo scusa se ho urtato la sensibilità di qualcuno, anche se non credo di avere peccato di presunzione ,perchè se le parole sono espressione del pensiero ( proprio ) e il pensiero è legato alla esperienza (propria) la conseguenza è ( per me ) che io ho parlato essenzialmente di ciò che io FAREI, anzi di ciò che io HO FATTO ( dirlo a mio figlio). Probabilmente questo tipo di comunicazione (web) mi ha indotta alla sintesi ( errore! ) . Inoltre, intendevo dire è che i figli del nostro amico, in qualche modo stanno già vivendo la conseguenza della paura del padre( un viaggio che viene posticipato e che non si sa se si farà ) . La mia esortazione era solo una manifetsa solidarietà per chi soffre di un limite che probabilmente si accompagna ad un senso di colpa che si autoinfligge chi crede di sbagliare.
Tuttavia, anche io ho un figlio che è a conoscenza della mia paura di volare e che, però,vola tranquillamente ,almeno sino ad ora ...è proprio vero che non esistono regole! Pertanto ribadisco il mio pensiero sperando che nessuno se l'abbia a male.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Mi chiedo, una mamma che ha paura stimola nel figlio maschio un sentimento diverso da quello che può stimolare un padre che ha paura, oppure è indifferente?
La mia vita è dove mi spendo, non dove mi ingrasso!
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Mi rendo conto di intervenire in un topic che ha preso una certa direzione ma per tornare alla questione iniziale posso contribuire con la mia esperienza personale.
Ho partecipato al corso Alitalia un anno e mezzo fa quando mia figlia aveva quattro anni determinato a risolvere il mio problema e a rendere quel tipo di esperienza il più possibile normale per mia figlia (La madre - nonchè mia ex - aveva ed ha ancora più paura di me e la questione semplicemente non se la pone). Fino ad allora avevo tergiversato celando e riferendomi al mondo degli aerei (di cui sono peraltro un appassionato) con tranquillità e naturalezza. In questo quoto Tiziana quando dice che fino ad una certa età è possibile farlo...
Dopo il corso abbiamo volato insieme due volte senza grossi problemi da parte mia con il risultato che lei non ha (finora) recepito la mia ansia e non manifesta alcun tipo di paura anzi ne è entusiasta. Evidentemente devo continuare a lavorarci sopra abituandomi a volare da solo (cosa che faccio) anche perchè il corso non elimina dalla mattina alla sera il problema ma offre un grosso aiuto ed un enorme stimolo iniziale.
Probabilmente con dei bambini più grandi ne avrei parlato facendo attenzione ad usare le parole giuste,
ma tutto sommato penso che la motivazione (e questa dei figli dovrebbe essere molto forte), l'impegno e l'intelligenza usata nell'affrontare questo problema da parte di un genitore dovrebbe aiutarlo a superare la paura ed impedire (al netto di altri fattori) il condizionamento in negativo dei figli.
Pauster
Ho partecipato al corso Alitalia un anno e mezzo fa quando mia figlia aveva quattro anni determinato a risolvere il mio problema e a rendere quel tipo di esperienza il più possibile normale per mia figlia (La madre - nonchè mia ex - aveva ed ha ancora più paura di me e la questione semplicemente non se la pone). Fino ad allora avevo tergiversato celando e riferendomi al mondo degli aerei (di cui sono peraltro un appassionato) con tranquillità e naturalezza. In questo quoto Tiziana quando dice che fino ad una certa età è possibile farlo...
Dopo il corso abbiamo volato insieme due volte senza grossi problemi da parte mia con il risultato che lei non ha (finora) recepito la mia ansia e non manifesta alcun tipo di paura anzi ne è entusiasta. Evidentemente devo continuare a lavorarci sopra abituandomi a volare da solo (cosa che faccio) anche perchè il corso non elimina dalla mattina alla sera il problema ma offre un grosso aiuto ed un enorme stimolo iniziale.
Probabilmente con dei bambini più grandi ne avrei parlato facendo attenzione ad usare le parole giuste,
ma tutto sommato penso che la motivazione (e questa dei figli dovrebbe essere molto forte), l'impegno e l'intelligenza usata nell'affrontare questo problema da parte di un genitore dovrebbe aiutarlo a superare la paura ed impedire (al netto di altri fattori) il condizionamento in negativo dei figli.
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Innanzitutto, ciao!altera ha scritto:Leggendo i vari interventi che seguono il mio in merito a "dirlo o non dirlo" :
intanto chiedo scusa se ho urtato la sensibilità di qualcuno, anche se non credo di avere peccato di presunzione ,perchè se le parole sono espressione del pensiero ( proprio ) e il pensiero è legato alla esperienza (propria) la conseguenza è ( per me ) che io ho parlato essenzialmente di ciò che io FAREI, anzi di ciò che io HO FATTO ( dirlo a mio figlio). Probabilmente questo tipo di comunicazione (web) mi ha indotta alla sintesi ( errore! ) . Inoltre, intendevo dire è che i figli del nostro amico, in qualche modo stanno già vivendo la conseguenza della paura del padre( un viaggio che viene posticipato e che non si sa se si farà ) . La mia esortazione era solo una manifetsa solidarietà per chi soffre di un limite che probabilmente si accompagna ad un senso di colpa che si autoinfligge chi crede di sbagliare.
Tuttavia, anche io ho un figlio che è a conoscenza della mia paura di volare e che, però,vola tranquillamente ,almeno sino ad ora ...è proprio vero che non esistono regole! Pertanto ribadisco il mio pensiero sperando che nessuno se l'abbia a male.
Mi scuso inoltre col dott. Evangelisti che mi auguro di potere incontrare presto.
Non credo che il tuo intervento abbia urtato la sensibilità di qualcuno, credo invece che abbia potuto essere motivo per ulteriori discussioni, che sicuramente io ho contribuito con un pizzico di colore provacotorio a " deviare " su di un pensiero che da qualche tempo avevo.Se tutto rimane nella civile corrispondenza di opinioni,cosa che sino ad ora mi pare sia , credo che il contenuto del topic non solo possa essere interessante, ma anche stimolante.E' chiaro che quando si promulga una convinzione l'enfasi possa alle volte edulcorare il messaggio stesso, e che la passione volga verso toni di sfida, ma che sfida non è,anzi!
Colgo al contempo l'occasione per ringraziare Tartan per la garbata ed interessante risposta.
Un carissimo saluto.
Ultima modifica di araial14 il 22 febbraio 2008, 23:17, modificato 1 volta in totale.
Re: DIRLO O NON DIRLO
tartan ha scritto:Mi chiedo, una mamma che ha paura stimola nel figlio maschio un sentimento diverso da quello che può stimolare un padre che ha paura, oppure è indifferente?
E' una domanda o una provocazione dialettica?
Re: DIRLO O NON DIRLO
Non credo fosse la seconda, tant'è che mi autocensuro una parte del post che avevo scritto e non più inviato, e invece lo posto ora.altera ha scritto:tartan ha scritto:Mi chiedo, una mamma che ha paura stimola nel figlio maschio un sentimento diverso da quello che può stimolare un padre che ha paura, oppure è indifferente?
E' una domanda o una provocazione dialettica?
Luca, ([omissis]) a questo punto, come utente (aaaah, l'ho detto!!) di questa sezione, mi piacerebbe che tu sciogliessi finalmente ([omissis]) i seguenti nodi :
- bisogna DIRLO O NON DIRLO???? (o comunque, come obiettivo minimo del thread, almeno se deve farlo l'autore...)
- [omissis]
- [omissis]
- [omissis]
- [omissis]
[omissis], do il mio contributo a questa domanda con la mia (e anche di un altro utente, [omissis]) esperienza : mio figlio di quasi 4 anni [immagino che l'età conti <- [omissis]] effettivamente denota una sensibilità molto maggiore ai MIEI input in materia di pericoli/paure (con corrispondente tendenza a farle proprie), e in seconda instanza a quelli del nonno paterno, che non a quelli della madre.tartan ha scritto:Mi chiedo, una mamma che ha paura stimola nel figlio maschio un sentimento diverso da quello che può stimolare un padre che ha paura, oppure è indifferente?
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Re: DIRLO O NON DIRLO
L'evitare di scrivere in questo tipo di discussione non è snobismo e neanche pigrizia. Più volte, però, ho visto che un mio intervento coincideva sinistramente con la fine del thread, come se il mio post dovesse essere l'ultimo, l'armageddon del thread. Naturalmente questo poteva anche farmi piacere, da un lato, ma mi è piaciuto sempre di più aprire le discussioni che chiuderle.
Però chiamato in causa, per di più ANCHE da Gozer...non mi posso sottrarre.
Il tema è quello della trasmissione trans-generazionale dell'ansia.
Le fobie hanno una altissima familiarità. Il che vuol dire che, dato un individuo fobico, la possibilità che almeno uno dei due genitori abbia lo stesso tipo di disagio è altissima. Non parlo specificamente della fobia dell'aereo, ma di "atteggiamento fobico", perchè l'oggetto della fobia può anche spostarsi, migrare. Se un genitore ha la fobia dei ragni, ad esempio, il figlio può tranquillamente avere paura dell'aereo. Questo a voler riaffermare, ancora una volta, che l'oggetto della fobia non è rilevante, può anche cambiare nel tempo, perchè le paure sono nella testa e non nell'oggetto fobico (l'ho già sentita questa frase... ).
Ma veniamo al tema oggetto del thread. La mia indicazione è di carattere del tutto generale. Non posso riferirmi al caso specifico perchè non ho dati sufficienti: non so quanto è serio il problema del genitore, non conosco il grado di maturità dei figli e se questi hanno già espresso, se pure in forma embrionale, lo stesso tipo di atteggiamento, non conosco il ruolo dell'altro genitore...praticamente non so nulla. E basare il proprio parere sul nulla è veramente da biasimare.
In linea di massima è molto meglio dirlo. Lo è perchè quello che passa maggiormente dai genitori ai figli, in questi casi, non sono le parole (che pure hanno la loro rilevanza) ma gli atteggiamenti, la comunicazione non verbale, le espressioni facciali, il tono di voce, eccetera. E se c'è un conflitto tra CIO' che si dice e COME lo si dice, passerà maggiormente il messaggio legato al COME. Io posso anche dire che non ho paura dell'aereo ma se non sono Robert De Niro e non ho fatto la Scuola d'Arte Drammatica, non riuscirò, mentre ne parlo, a non avere un atteggiamento teso, nervoso, preoccupato. Quello che arriverà ai ragazzi sarà tensione e preoccupazione e se non c'è sufficiente maturità per interpretare correttamente la situazione, la mole di angoscia che passerà sarà molto grande e difficilmente gestibile non conscendo correttamente i termini del problema.
Proprio per questo è sempre meglio spiegare, ovviamente sintonizzando la complessità della comunicazione con lo sviluppo mentale e dialettico dei figli. Spiegare in termini semplici, magari giocandoci un po' sopra per sdrammatizzare, e cercando di trovare il momento migliore, evitando, quindi, di spiegare il proprio disagio mentre il problema è al suo picco (tipo durante una turbolenza..per chi ha paura delle turbolenze).
Spiegare le emozioni è una cosa fondamentale. Permette di far sviluppare l'empatia (la capacità di far comprendere le emozioni degli altri) ai propri figli, di alfabetizzarsi emotivamente (riconoscere le proprie emozioni è fondamentale...altrimenti si finisce per spaventarsi ogni volta che un'emozione supera il livello di guardia), di sviluppare la propria intelligenza emotiva che è alla base di una modalità sana di costruire i rapporti interpersonali, di sdrammatizzare le situazioni. E se non si parla delle emozioni, se non si prova a confrontarsi sulle emozioni per paura che possa succedere chissà cosa, si finisce per far diventare un tabù ogni tipo di increspatura dei propri stati d'animo. La paura delle emozioni, che tante volte abbiamo letto qui, nasce proprio da questo tipo di modello educativo.
Ho una figlia di nove anni e, purtroppo, negli ultimi anni ho dovuto affrontare lutti importanti. Ho provato a parlarle, a spiegarle il dolore e l'angoscia che leggeva nei miei occhi. L'avrebbe letta in ogni caso senza capire perchè e facendosi mille domande alle quali, da sola, non sarebbe stata in grado di dare una risposta. Ho cercato di trovare le parole giuste, di spiegarle nella maniera più semplice possibile il mio stato d'animo e di legare le mie emozioni a quello che stava succedendo. CREDO di aver fatto la scelta giusta.
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Però chiamato in causa, per di più ANCHE da Gozer...non mi posso sottrarre.
Il tema è quello della trasmissione trans-generazionale dell'ansia.
Le fobie hanno una altissima familiarità. Il che vuol dire che, dato un individuo fobico, la possibilità che almeno uno dei due genitori abbia lo stesso tipo di disagio è altissima. Non parlo specificamente della fobia dell'aereo, ma di "atteggiamento fobico", perchè l'oggetto della fobia può anche spostarsi, migrare. Se un genitore ha la fobia dei ragni, ad esempio, il figlio può tranquillamente avere paura dell'aereo. Questo a voler riaffermare, ancora una volta, che l'oggetto della fobia non è rilevante, può anche cambiare nel tempo, perchè le paure sono nella testa e non nell'oggetto fobico (l'ho già sentita questa frase... ).
Ma veniamo al tema oggetto del thread. La mia indicazione è di carattere del tutto generale. Non posso riferirmi al caso specifico perchè non ho dati sufficienti: non so quanto è serio il problema del genitore, non conosco il grado di maturità dei figli e se questi hanno già espresso, se pure in forma embrionale, lo stesso tipo di atteggiamento, non conosco il ruolo dell'altro genitore...praticamente non so nulla. E basare il proprio parere sul nulla è veramente da biasimare.
In linea di massima è molto meglio dirlo. Lo è perchè quello che passa maggiormente dai genitori ai figli, in questi casi, non sono le parole (che pure hanno la loro rilevanza) ma gli atteggiamenti, la comunicazione non verbale, le espressioni facciali, il tono di voce, eccetera. E se c'è un conflitto tra CIO' che si dice e COME lo si dice, passerà maggiormente il messaggio legato al COME. Io posso anche dire che non ho paura dell'aereo ma se non sono Robert De Niro e non ho fatto la Scuola d'Arte Drammatica, non riuscirò, mentre ne parlo, a non avere un atteggiamento teso, nervoso, preoccupato. Quello che arriverà ai ragazzi sarà tensione e preoccupazione e se non c'è sufficiente maturità per interpretare correttamente la situazione, la mole di angoscia che passerà sarà molto grande e difficilmente gestibile non conscendo correttamente i termini del problema.
Proprio per questo è sempre meglio spiegare, ovviamente sintonizzando la complessità della comunicazione con lo sviluppo mentale e dialettico dei figli. Spiegare in termini semplici, magari giocandoci un po' sopra per sdrammatizzare, e cercando di trovare il momento migliore, evitando, quindi, di spiegare il proprio disagio mentre il problema è al suo picco (tipo durante una turbolenza..per chi ha paura delle turbolenze).
Spiegare le emozioni è una cosa fondamentale. Permette di far sviluppare l'empatia (la capacità di far comprendere le emozioni degli altri) ai propri figli, di alfabetizzarsi emotivamente (riconoscere le proprie emozioni è fondamentale...altrimenti si finisce per spaventarsi ogni volta che un'emozione supera il livello di guardia), di sviluppare la propria intelligenza emotiva che è alla base di una modalità sana di costruire i rapporti interpersonali, di sdrammatizzare le situazioni. E se non si parla delle emozioni, se non si prova a confrontarsi sulle emozioni per paura che possa succedere chissà cosa, si finisce per far diventare un tabù ogni tipo di increspatura dei propri stati d'animo. La paura delle emozioni, che tante volte abbiamo letto qui, nasce proprio da questo tipo di modello educativo.
Ho una figlia di nove anni e, purtroppo, negli ultimi anni ho dovuto affrontare lutti importanti. Ho provato a parlarle, a spiegarle il dolore e l'angoscia che leggeva nei miei occhi. L'avrebbe letta in ogni caso senza capire perchè e facendosi mille domande alle quali, da sola, non sarebbe stata in grado di dare una risposta. Ho cercato di trovare le parole giuste, di spiegarle nella maniera più semplice possibile il mio stato d'animo e di legare le mie emozioni a quello che stava succedendo. CREDO di aver fatto la scelta giusta.
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evangelisti.luca@alitalia.it
Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa.
Proverbio africano
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Re: DIRLO O NON DIRLO
Quindi DT non seguire il mio consiglio
Grazie Luca, farò tesoro delle tue parole, sicuramente mi saranno utili
Grazie Luca, farò tesoro delle tue parole, sicuramente mi saranno utili
Re: DIRLO O NON DIRLO
Grazie Dott. Evangelisti, noi per ricambiarti metteremo quanti più post possibile fra il tuo e la fine del thread
Re: DIRLO O NON DIRLO
La domanda è molto intrigante...credo che ognuno di noi sostanzialmente debba essere coerente con la figura che ha proposto al proprio figlio, per non confonderlo e non creare situazioni ambigue.
Per quanto mi riguarda, superati i primissimi anni di mio figlio, e costretta anche da eventi che mi rendevano impossibile nascondere alcuni miei stati d'animo, ho deciso di non volergli più apparire come "perfetta" o comunque "non debole", e gli ho spiegato alcune cose (alcune, non tutte ehhhh...altrimenti mi ripudiava!)
Credo che anche i bambini debbano sapere che le emozioni ed i sentimenti che provano i genitori non possono essere sempre positivi o piacevoli...ma è una questione di scelte familiari, penso
Ad esempio, gli ho spiegato della mia paura di volare (l'ho fatto, però, dopo che lui aveva volato a sua volta), e lui ha accettato tranquillamente questo mio problema, non facendolo suo però, anzi, facendosi forza della sua non paura per aiutarmi a superare la mia.
Non so se fosse stato più piccino e se non avesse mai volato prima se avrebbe reagito allo stesso modo
Per quanto mi riguarda, superati i primissimi anni di mio figlio, e costretta anche da eventi che mi rendevano impossibile nascondere alcuni miei stati d'animo, ho deciso di non volergli più apparire come "perfetta" o comunque "non debole", e gli ho spiegato alcune cose (alcune, non tutte ehhhh...altrimenti mi ripudiava!)
Credo che anche i bambini debbano sapere che le emozioni ed i sentimenti che provano i genitori non possono essere sempre positivi o piacevoli...ma è una questione di scelte familiari, penso
Ad esempio, gli ho spiegato della mia paura di volare (l'ho fatto, però, dopo che lui aveva volato a sua volta), e lui ha accettato tranquillamente questo mio problema, non facendolo suo però, anzi, facendosi forza della sua non paura per aiutarmi a superare la mia.
Non so se fosse stato più piccino e se non avesse mai volato prima se avrebbe reagito allo stesso modo