L'evitare di scrivere in questo tipo di discussione non è snobismo e neanche pigrizia. Più volte, però, ho visto che un mio intervento coincideva sinistramente con la fine del thread, come se il mio post dovesse essere l'ultimo, l'armageddon del thread. Naturalmente questo poteva anche farmi piacere, da un lato, ma mi è piaciuto sempre di più aprire le discussioni che chiuderle.
Però chiamato in causa, per di più ANCHE da Gozer...non mi posso sottrarre.
Il tema è quello della trasmissione trans-generazionale dell'ansia.
Le fobie hanno una altissima familiarità. Il che vuol dire che, dato un individuo fobico, la possibilità che almeno uno dei due genitori abbia lo stesso tipo di disagio è altissima. Non parlo specificamente della fobia dell'aereo, ma di "atteggiamento fobico", perchè l'oggetto della fobia può anche spostarsi, migrare. Se un genitore ha la fobia dei ragni, ad esempio, il figlio può tranquillamente avere paura dell'aereo. Questo a voler riaffermare, ancora una volta, che l'oggetto della fobia non è rilevante, può anche cambiare nel tempo, perchè le paure sono nella testa e non nell'oggetto fobico (l'ho già sentita questa frase...

).
Ma veniamo al tema oggetto del thread. La mia indicazione è di carattere del tutto generale. Non posso riferirmi al caso specifico perchè non ho dati sufficienti: non so quanto è serio il problema del genitore, non conosco il grado di maturità dei figli e se questi hanno già espresso, se pure in forma embrionale, lo stesso tipo di atteggiamento, non conosco il ruolo dell'altro genitore...praticamente non so nulla. E basare il proprio parere sul nulla è veramente da biasimare.
In linea di massima è molto meglio dirlo. Lo è perchè quello che passa maggiormente dai genitori ai figli, in questi casi, non sono le parole (che pure hanno la loro rilevanza) ma gli atteggiamenti, la comunicazione non verbale, le espressioni facciali, il tono di voce, eccetera. E se c'è un conflitto tra CIO' che si dice e COME lo si dice, passerà maggiormente il messaggio legato al COME. Io posso anche dire che non ho paura dell'aereo ma se non sono Robert De Niro e non ho fatto la Scuola d'Arte Drammatica, non riuscirò, mentre ne parlo, a non avere un atteggiamento teso, nervoso, preoccupato. Quello che arriverà ai ragazzi sarà tensione e preoccupazione e se non c'è sufficiente maturità per interpretare correttamente la situazione, la mole di angoscia che passerà sarà molto grande e difficilmente gestibile non conscendo correttamente i termini del problema.
Proprio per questo è sempre meglio spiegare, ovviamente sintonizzando la complessità della comunicazione con lo sviluppo mentale e dialettico dei figli. Spiegare in termini semplici, magari giocandoci un po' sopra per sdrammatizzare, e cercando di trovare il momento migliore, evitando, quindi, di spiegare il proprio disagio mentre il problema è al suo picco (tipo durante una turbolenza..per chi ha paura delle turbolenze).
Spiegare le emozioni è una cosa fondamentale. Permette di far sviluppare l'empatia (la capacità di far comprendere le emozioni degli altri) ai propri figli, di alfabetizzarsi emotivamente (riconoscere le proprie emozioni è fondamentale...altrimenti si finisce per spaventarsi ogni volta che un'emozione supera il livello di guardia), di sviluppare la propria intelligenza emotiva che è alla base di una modalità sana di costruire i rapporti interpersonali, di sdrammatizzare le situazioni. E se non si parla delle emozioni, se non si prova a confrontarsi sulle emozioni per paura che possa succedere chissà cosa, si finisce per far diventare un tabù ogni tipo di increspatura dei propri stati d'animo. La paura delle emozioni, che tante volte abbiamo letto qui, nasce proprio da questo tipo di modello educativo.
Ho una figlia di nove anni e, purtroppo, negli ultimi anni ho dovuto affrontare lutti importanti. Ho provato a parlarle, a spiegarle il dolore e l'angoscia che leggeva nei miei occhi. L'avrebbe letta in ogni caso senza capire perchè e facendosi mille domande alle quali, da sola, non sarebbe stata in grado di dare una risposta. Ho cercato di trovare le parole giuste, di spiegarle nella maniera più semplice possibile il mio stato d'animo e di legare le mie emozioni a quello che stava succedendo. CREDO di aver fatto la scelta giusta.
Fearless Flyer