Fuoco a bordo!
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Fuoco a bordo!
Atlantico settentrionale - 6 liglio 1971.
Sul Jumbo I-DEME, uno dei primi quattro allora in servizio con i colori dell'Alitalia, che stà terminando la traversata atlantica di ritorno da New York, i 361 passeggeri stanno quasi tutti dormendo.
Nella cabina abbbuiata dagli schermi calati sugli oblò si muovono soltanto gli assistenti di volo armeggiando con i preparativi della colazione del mattino.
Il sole, già alto all'orizzonte, colpisce invece impetuoso gli occhi affaticati dei tre alla guida di quell'AZ 627 diretto a Milano Malpensa, sono il comandante Walter Galli, il primo ufficiale Achille Gibellato e il tecnico Giancarlo Tartagni che, oltre alle normali manovre, sono intenti a seguire le scie luccicanti di molti altri aeroplani che, come loro, stanno confluendo sul punto di attraversamento del 13° meridiano ovest, cancello d'ingresso principale nel sistema aeroviario europeo.
L'attenzione è rivolta particolarmente alla traccia del TWA 840, anch'esso diretto a Malpensa, che, a quota più alta, li precede di pochissime miglia; se fino alla zona terminale di Milano resterà quella separazione, l'aereo dell'Alitalia, perché a livello inferiore, avrà la precedenza all'atterraggio "bruciando" l'americano, suo diretto concorrente, decollato per primo dal Kennedy.
Sulla porta della cabina di pilotaggio si affaccia l'assistente principale, la divisa imbiancata di cenere e lo sguardo smarrito; con la voce singultante per il respiro affannoso riesce a dire che lui non ce l'ha fatta a spegnere il fuoco che stà divampando in una delle tolette della zona centrale del velivolo: le ha provate tutte, assicura, scaricando l'intera dotazione di estintori, ma senza risultati.
Fuoco a bordo!
E senza possibilità di atterraggio immediato.
Al cenno di testa del comandante, Tartagni si precipita lungo la scaletta ficcandosi dentro una nube di fumo che diventa sempre più densa; i passeggeri, svegliati di soprassalto, si sono tutti alzati in piedi: gridano, chiedono cosa stia succedendo, cominciano a proteggersi la bocca con i fazzoletti.
Arrivato a fatica davanti alla toletta centrale, il tecnico riesce a intravedere le fiamme che la stanno riempiendo fino al soffitto, deformando la porta e minacciando di estendersi alla zona d'intorno.
"Tieni chiusa la porta! La porta deve restare chiusa!", gli urla un passeggiero americano, uno che poi si é rivelato essere pompiere e, giustamente, riteneva che a corto di ossigeno prima o poi l'incendio si sarebbe estinto.
Ma in questo caso non si può aspettare: il fuoco potrebbe interrompere i circuiti elettrici o danneggiare altri impianti vitali rendendo impossibile ogni manovra dell'aeroplano.
D'altronde sono stati ormai esauriti tutti gli estintori chimici di bordo ...... ma, ricorda Tartagni, ce n'é ancora uno di anidride carbonica messo in cabina di pilotaggio per i casi di corto circuito agli apparati radioelettrici: non dovrebbe essere usato in queste circostanze, però.....
Faticosamente rientrato nel cockpit e, dopo aver riferito sulla situazione, aiuta il comandante nella discesa di emergenza e provvede alla depressurizzazione dell'aereo per facilitare l'evacuazione del fumo e per diminuire la pressione differenziale nel caso le fiamme avessero danneggiato le strutture portanti compromettendo la tenuta stessa della cellula in volo.
Poi, mentre Gibellato richiede il dirottamento di emergenza sull'aeroporto di Shannon in Irlanda, il più vicino tra quelli utilizzabili, tocca sempre al tecnico di volo ridiscendere in cabina passeggeri con l'unico possibile estintore rimasto e l'ascia; aiutato dallo steward provoca un foro nella porta della toletta e, dirigendo il getto di CO2 alla base delle fiamme, riesce a domare l'incendio.
Lentamente il fumo si dirada, i passeggeri ritornano ai loro posti; il 747 dell'Alitalia vola alla quota di neanche 4.000 metri indirizzato dal controllo radar irlandese verso la più vicina pista di Shannon dove atterrerà per completare le bonifiche di emergenza e controllare l'assenza di eventuali altri focolai prima di rientrare in Italia.
"Mi dispiace soltanto che quella volta", commentava Walter Galli ricordando l'episodio, "il TWA é riuscito proprio a fregarci atterrando prima di noi".
Battute a parte, loro se l'erano cavata grazie all'ultima bombola rimasta a bordo e il cui getto era stato indirizzato alla "radice" del fuoco e non disperso inutilmente sulle fiamme.
Unica tecnica che, dopo questo episodio, verrà insegnata a tutto il personale navigante della compagnia nel corso di apposite sessioni di addestramento dedicate alla conoscenza e all'utilizzazione corretta degli equipaggiamenti di emergenza disponiili su ciascun velivolo della flotta sociale.
Due immagini del Boeing 747 143 Alitalia I-DEME "Arturo Ferrarin" sull'aeroporto di New York "John F. Kennedy International (Idlewild)".
Sul Jumbo I-DEME, uno dei primi quattro allora in servizio con i colori dell'Alitalia, che stà terminando la traversata atlantica di ritorno da New York, i 361 passeggeri stanno quasi tutti dormendo.
Nella cabina abbbuiata dagli schermi calati sugli oblò si muovono soltanto gli assistenti di volo armeggiando con i preparativi della colazione del mattino.
Il sole, già alto all'orizzonte, colpisce invece impetuoso gli occhi affaticati dei tre alla guida di quell'AZ 627 diretto a Milano Malpensa, sono il comandante Walter Galli, il primo ufficiale Achille Gibellato e il tecnico Giancarlo Tartagni che, oltre alle normali manovre, sono intenti a seguire le scie luccicanti di molti altri aeroplani che, come loro, stanno confluendo sul punto di attraversamento del 13° meridiano ovest, cancello d'ingresso principale nel sistema aeroviario europeo.
L'attenzione è rivolta particolarmente alla traccia del TWA 840, anch'esso diretto a Malpensa, che, a quota più alta, li precede di pochissime miglia; se fino alla zona terminale di Milano resterà quella separazione, l'aereo dell'Alitalia, perché a livello inferiore, avrà la precedenza all'atterraggio "bruciando" l'americano, suo diretto concorrente, decollato per primo dal Kennedy.
Sulla porta della cabina di pilotaggio si affaccia l'assistente principale, la divisa imbiancata di cenere e lo sguardo smarrito; con la voce singultante per il respiro affannoso riesce a dire che lui non ce l'ha fatta a spegnere il fuoco che stà divampando in una delle tolette della zona centrale del velivolo: le ha provate tutte, assicura, scaricando l'intera dotazione di estintori, ma senza risultati.
Fuoco a bordo!
E senza possibilità di atterraggio immediato.
Al cenno di testa del comandante, Tartagni si precipita lungo la scaletta ficcandosi dentro una nube di fumo che diventa sempre più densa; i passeggeri, svegliati di soprassalto, si sono tutti alzati in piedi: gridano, chiedono cosa stia succedendo, cominciano a proteggersi la bocca con i fazzoletti.
Arrivato a fatica davanti alla toletta centrale, il tecnico riesce a intravedere le fiamme che la stanno riempiendo fino al soffitto, deformando la porta e minacciando di estendersi alla zona d'intorno.
"Tieni chiusa la porta! La porta deve restare chiusa!", gli urla un passeggiero americano, uno che poi si é rivelato essere pompiere e, giustamente, riteneva che a corto di ossigeno prima o poi l'incendio si sarebbe estinto.
Ma in questo caso non si può aspettare: il fuoco potrebbe interrompere i circuiti elettrici o danneggiare altri impianti vitali rendendo impossibile ogni manovra dell'aeroplano.
D'altronde sono stati ormai esauriti tutti gli estintori chimici di bordo ...... ma, ricorda Tartagni, ce n'é ancora uno di anidride carbonica messo in cabina di pilotaggio per i casi di corto circuito agli apparati radioelettrici: non dovrebbe essere usato in queste circostanze, però.....
Faticosamente rientrato nel cockpit e, dopo aver riferito sulla situazione, aiuta il comandante nella discesa di emergenza e provvede alla depressurizzazione dell'aereo per facilitare l'evacuazione del fumo e per diminuire la pressione differenziale nel caso le fiamme avessero danneggiato le strutture portanti compromettendo la tenuta stessa della cellula in volo.
Poi, mentre Gibellato richiede il dirottamento di emergenza sull'aeroporto di Shannon in Irlanda, il più vicino tra quelli utilizzabili, tocca sempre al tecnico di volo ridiscendere in cabina passeggeri con l'unico possibile estintore rimasto e l'ascia; aiutato dallo steward provoca un foro nella porta della toletta e, dirigendo il getto di CO2 alla base delle fiamme, riesce a domare l'incendio.
Lentamente il fumo si dirada, i passeggeri ritornano ai loro posti; il 747 dell'Alitalia vola alla quota di neanche 4.000 metri indirizzato dal controllo radar irlandese verso la più vicina pista di Shannon dove atterrerà per completare le bonifiche di emergenza e controllare l'assenza di eventuali altri focolai prima di rientrare in Italia.
"Mi dispiace soltanto che quella volta", commentava Walter Galli ricordando l'episodio, "il TWA é riuscito proprio a fregarci atterrando prima di noi".
Battute a parte, loro se l'erano cavata grazie all'ultima bombola rimasta a bordo e il cui getto era stato indirizzato alla "radice" del fuoco e non disperso inutilmente sulle fiamme.
Unica tecnica che, dopo questo episodio, verrà insegnata a tutto il personale navigante della compagnia nel corso di apposite sessioni di addestramento dedicate alla conoscenza e all'utilizzazione corretta degli equipaggiamenti di emergenza disponiili su ciascun velivolo della flotta sociale.
Due immagini del Boeing 747 143 Alitalia I-DEME "Arturo Ferrarin" sull'aeroporto di New York "John F. Kennedy International (Idlewild)".
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- cabronte
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Re: Fuoco a bordo!
Grazie mille i-daxi per questo racconto realmente accaduto che fà parte della nostra storia!
Ecco un' altra immagine di I-DEME all' aeroporto JFK nel Giugno del 1977!

Ecco un' altra immagine di I-DEME all' aeroporto JFK nel Giugno del 1977!
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Ale
- i-daxi
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Re: Fuoco a bordo!
Il mio anno di nascita!!!!cabronte ha scritto:Grazie mille i-daxi per questo racconto realmente accaduto che fà parte della nostra storia!![]()
Ecco un' altra immagine di I-DEME all' aeroporto JFK nel Giugno del 1977!


Mi fà piacere che tu abbia gradito, era da un pò che volevo riportarla sul forum.
Ti ringrazio, buona notte e alla prossima



- cabronte
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Re: Fuoco a bordo!
Allora dovevi chiamarti I-DEME e non I-DAXI!i-daxi ha scritto:
Il mio anno di nascita!!!!![]()



Ma il Caravelle è sempre il Caravelle!

Buonanotte anche a te! A presto!

Ale
- i-daxi
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Re: Fuoco a bordo!
Ciao!cabronte ha scritto:Allora dovevi chiamarti I-DEME e non I-DAXI!i-daxi ha scritto:
Il mio anno di nascita!!!!![]()
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Ma il Caravelle è sempre il Caravelle!![]()
Buonanotte anche a te! A presto!
Béh il Jumbolone é sempre lui, anche se al momento non ci ho mai volato ma l'ho sempre ammirato dall'esterno, però il Caravelle é legato ad aspetti personali e affettivi


- cabronte
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Re: Fuoco a bordo!
Ci mancherebbe!i-daxi ha scritto:Ciao!cabronte ha scritto:Allora dovevi chiamarti I-DEME e non I-DAXI!i-daxi ha scritto:
Il mio anno di nascita!!!!![]()
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Ma il Caravelle è sempre il Caravelle!![]()
Buonanotte anche a te! A presto!
Béh il Jumbolone é sempre lui, anche se al momento non ci ho mai volato ma l'ho sempre ammirato dall'esterno, però il Caravelle é legato ad aspetti personali e affettivi![]()

Ale
- i-daxi
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Re: Fuoco a bordo!
Buon pomeriggiocabronte ha scritto:Ci mancherebbe!i-daxi ha scritto:Ciao!cabronte ha scritto:Allora dovevi chiamarti I-DEME e non I-DAXI!i-daxi ha scritto:
Il mio anno di nascita!!!!![]()
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Appena ho un pò di tempo velevo riportare altro sui nostri 747.
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- Rullaggio
- Messaggi: 1
- Iscritto il: 21 aprile 2016, 9:52
Re: Fuoco a bordo!
Grazie per aver raccontato questa bella storia di mio papà ! Ricordo ancora quando arirvò a casa, aveva la camicia maleodorante di fumo ! Purtroppo non ricordo molto di più avevo solo 11 anni !
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- FL 150
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Re: Fuoco a bordo!
Accidenti che storia però!!!
Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. (Arthur C. Clarke)