Per sapere da dove nasce il termine avete la vostra bella Prof. di italiano, io non ne ho idea.
Ma cos’è la paura? Dipende. Dipende, in che contesto vogliamo parlarne.
La paura è sostanzialmente una concatenazione di eventi a livello istintivo-incosciente, determinata da una situazione concreta o presunta circa la quale il nostro cervello elabora sostanzialmente un solo dato:
“Oh m***a, e adesso che faccio? Se si può, diamocela a gambe!”
Si evince che la paura è per definizione uno stato d’animo non comandato e poco controllabile, specie quando la si prova i situazioni sconosciute circa le quali non ci si può appellare all’esperienza.
E’ dunque il nostro cervello una disgustosa e piccola massa di materia inguardabile fifona e arrendevole? Giammai!
Il segreto è tutto nella “consapevolezza” e nell’”esperienza”. (Si possono mettere le virgolette dopo l’apostrofo? Non me lo ricordo, comunque Word non dice nulla a proposito…..…….)
La consapevolezza nell’affrontare una situazione concreta e tangibile, (almeno a livello emotivo se non fisico), produce nel cervello una serie di reazioni, atte ad arrivare alla giusta scelta nel modo di porsi appunto a tale situazione. La cosiddetta Esperienza.
Perché questo? Intanto perché l’ ha deciso Madre Natura, il che la dice lunga, in secondo luogo, credo, perché la società, il mondo e la vita sono in effetti una serie di variabili e a tali variabili non sempre bisogna reagire allo stesso modo. Così il cervello, con il tempo e dunque con l’esperienza, impara a determinare la reazione più giusta.
Per esempio: un uomo “antico” si trova davanti ad una preda feroce, se ha una fame incalcolabile con l’esperienza inventerà la lancia per uccidere l’animale e cibarsene. Se non ha fame, e quindi se la variabile di tale esperienza mostra all’ominide l’altra faccia di tale situazione, allora l’ominide sentirà un irrefrenabile bisogno di scappare.
Avrà cioè paura! Il suo cervello è in un vero e proprio stato di preallarme, il sangue scorre più imperioso nelle arterie per alimentare quanto meglio possibile gli arti per l’imminente fuga o per l’imminente lotta. Gli occhi si aprono come saracinesche di un lattaio alle 5 del mattino per ottenere quante più informazioni possibili dall’esterno. Cuore e polmoni lavorano a ritmo accelerato proprio come richiesto dal cervello.
Ora, se il cervello ha avuto modo, nel passato, per esperienza acquisita o diretta di determinare da solo la soluzione al problema, la reazione sarà commisurata all’evento in funzione del bisogno relativo. “Se ho fame t’ammazzo, altrimenti scappo per non rischiare che stavolta sia tu, oh preda feroce, a mangiare me e comunque ho già la pancia piena, gné gné gné!”.
Il concetto è più o meno quello.
O meglio, questo è il concetto alla base della Paura in un ominide del passato. Un cacciatore. Temprato alla paura da mille e più cicatrici.
Ma se mettete davanti ad una banale lucertola suo figlio di due anni che non aveva mai visto neppure una formica allora questo scappa e basta, poiché il suo cervello non ha proprio nessuna esperienza memorizzata da cui attingere una scelta appropriata.
“Porca padella! Che è ‘sta cosa!?!? VIAAAAAA!”
Diceva proprio così eh? “Porca padella!”, me l’ ha detto Alberto Angela!
Ma facciamo un salto in avanti di qualche milione di anni! Va bhé, è un salto bello impegnativo, ma siccome siamo giovani e forti possiamo permettercelo. Alla peggio a me scoppia un polmone.
Ora non ci sono più dinosauri e lucertole giganti. L’uomo non va più in giro in mutande, a parte qualche caso allo stadio che servirà poi per fare la pubblicità in televisione alle nuove Punto.
Ora i pterodattili hanno lasciato posto ad una invenzione che ha provocato un sincero applauso da parte di Madre Natura, fino ad allora padrona indiscussa dei cieli, (oggi un po’ meno poverella, ma gli anni passano anche per lei dopotutto, no?).
Questa invenzione è l’aeroplano, un oggetto in grado di procacciarsi la forza di sostentamento da sé, una volta libratosi nell’Aire.
Ma porca padellaccia senza fondo anti-aderente il problema è sempre quello: la gente ha paura dell’aereo oggi come del pterodattilo ieri!
Mannaggia!
E come il problema anche il discorso è sempre quello: il cervello si trova in una situazione di stallo, (questa me la potevo risparmiare), non sa che fare e quando vede l’Assistente di Volo chiudere il portello realizza una cosa per lui disarmante: “Cavolicchio! Da qui non si scappa!”
In lui la situazione di paura si potrebbe anche fare panico, con sudorazione fredda, irritabilità, occhi sbarrati e fissi, qualche volta addirittura respiro affannoso e pelle pallida.
Non dimenticherò mai un volo AirOne da Milano per Cagliari. Ero finito sul corridoio centrale ma l’aereo era mezzo vuoto. Chiesi all’Assistente di Volo di poter occupare la fila precedente, (la mitica 12!) proprio sull’ala e sul General Electric. La Corsica stava ormai per essere divorata dal bordo “di uscita” del mio finestrino quando con la coda dell’occhio mi accorsi di una bionda figura, seduta accanto al finestrino opposto. Guardava fuori, non mi sembrava impaurita. Si, non SEMBRAVA.
A un tratto, come se fossi stato colto da un raptus di follia mia alzo, le vado incontro, (cosa per me già difficilissima vista la mia timidezza) e le faccio:
“Pensa se adesso si spezza un’ala!”
L’avessi mai detto…………..il resto è entrato nella storia del Volo AirOne/Lufthansa AP5560 Linate-Cagliari. Un mito.
Eh……..mi sono sentito in colpa!
Al rientro invece ho conosciuto un bravissimo ragazzo affetto da una rara malattia che mi ha aperto gli occhi su ciò che non avevo ancora visto. Ma questa è un’altra storia e magari qualche volta ve la racconto.
Sono abbastanza sicuro che la paura di volare non sia per l’individuo che ne è affetto riconducibile ad una scarsa fiducia nell’uomo e della sua macchina. L’uomo ha ormai accettato l’idea che nel cielo volino giganti da diverse centinaia di tonnellate come il figlio ha accettato la situazione per la quale se in casa viene a mancare la Nutella scappa con la sorellina.
Fa parte del Nuovo Millennio, è il 2005. E’ così punto e basta: Nutella e Airbus 380 esistono e tutti accettano la cosa, alla peggio non si mangia la Nutella e non si sale sul TreEOttanta.
Magari non si soffermano a chiedere come facciano questi marchingegni a volare, lo ignorano, ma dopotutto nessuno chiede ai passeggeri di spiegare la portanza e il fenomeno della Rotazione e nessuno si permetterebbe di andare a vedere come producono la Nutella! Loro devono stare buoni buoni finchè i Piloti non li portano a destinazione, possibilmente senza lasciare la crostata del mattino precedente sulla testa del Passeggero seduto di fronte. Mangiando la Nutella, se ne hanno voglia.
Come leggevo in un libro del buon Giancarlo Silva, il mistero del volo in chi ne ha paura è spiegato con la magia dei Piloti, le loro pratiche misteriose e non divulgabili alle “persone normali”. Non erano queste le parole testuali del Silva ma il concetto è chiaro.
Dopotutto è facile intuire come un tubo di metallo costruito giusto per decreatare una o più ore di terrore in chi è affetto da claustrofobia possa imporre un po’ di sudorazione ad una persona per nulla abituata al rumore elettrico dei flap in movimento e a quello impetuoso dei motori al decollo.
Dopo anni durante i quali ho osservato la gente, (la cosa che più mi piace nella vita), ho notato che spesso sono assoggettate dalla spinta iniziale. Ma qui è facile trovare una spiegazione: sono abituati ad andare all’Esselunga al massimo con la Micra del marito o della Moglie…………..
Tiriamo un po’ le somme.
Siamo sicuri che le persone soffrono veramente la cosiddetta “Paura di Volare?”
Secondo me no, hanno solo paura delle emozioni che possono provare in una pratica poco abituata.
Ops, ma guarda un po’. Significa la stessa cosa.

