1) Mi sono sempre fatto affidare il posto sulle ali lato finestrino (come suggerito qui altre volte), se ero tra i primi a fare il check-in chiedevo i posti delle uscite di sicurezza (una palla perchè bisogna naturalmente fare su e giù continuamente dalla cappelliera con il bagaglio a mano, per lasciare ovviamente libero il passaggio, però poter allungare le gambe ne vale il prezzo...).
2) Durante le fasi che mi davano più ansia, cioè decollo ed atterraggio, ho fatto spesso tante foto oppure filmini dell'evento. E' strano, ma è come se tra me e l'evento si introducesse una specie di filtro, la macchina fotografica o la videocamera, una sorta di depersonalizzazione controllata (passatemi il termine). Anche nei momenti più scomodi del viaggio (turbolenze) tiravo fuori la macchina e mi mettevo a riprendere. Il fatto che balzassi e facessi fatica a tenere ferma la macchina non faceva altro che costringermi ad impegnarmi di più nel fare le foto, quindi le turbolenze scorrevano via come eventi normalissimi, ed ora che l'ho capito riesco perfino a dormirci sopra.
3) Per anni mi sono vergognato della mia ansia da volo, considerandola davvero poco virile. Sbagliavo: in realtà il procedimento che mi ha portato a calmarmi, e pure a divertirmi, è stato quello di "tirare fuori" il bambino che era assopito in me. Da piccolo giocavo con gli aereoplanini (chi non l'ha fatto?), sognavo di volare, sia nel sonno sia ad occhi aperti (anche se uno psicanalista interpreterebbe la cosa in un altro modo...

4) La sugggestione, letta qui da kitano e da altri, di considerare l'aria dura come cemento mi ha aiutato moltissimo, ma poi mi sono immaginato, sempre con più forza, l'aereo come una grande cassaforte che porta dei valori inestimabili - uomini, donne, bambini e anziani - da un posto all'altro, nel modo più sicuro possibile, preservando i suoi gioielli dai veri pericoli che la terra ci riserva quotidianamente, davvero imprevedibili. Durante gli ultimi viaggi lasciavo malvolentieri l'aereo proprio perchè mi rendevo conto che appena fuori esistevano i veri pericoli, e fuori dall'aereo, immediatamente, sarei stato sicuramente meno al sicuro. L'altro giorno, me ne vergogno un poco ma ve lo dico lo stesso, mi sono sorpreso ad accarezzare lievemente il sedile dell'aereo che mi aveva portato a casa: solo l'anno scorso sarebbe stato non solo impossibile, ma pure impensabile...
5) Infine, e questa è una considerazione più filosofica ed etica, ma per me pure fondamentale, credo sia nostro preciso dovere dare fiducia all'uomo, alla scienza ed alla tecnologia. Spesso sento dire da qualche teologo improvvisato che se Dio ci avesse voluto uccelli ci avrebbe dato le ali. Beh, l'uomo vola, e, a mio avviso, chi prende in considerazione questa dimensione teologica dovrebbe pure ritenere che "non si muove un granello di sabbia senza che Dio lo sappia e lo voglia"...argomentazione impegnativa, ma almeno coerente con l'assunto di cui sopra.
Bene, mi scuso per il post logorroico, ma in primo luogo il mio desiderio era quello di dare un po' di fiducia a chi ha paura. Io sono ora molto felice di poter volare, un po' di ansia mi accompagna sempre, ma mi accompagna pure quando sto per fare le cose più belle ed emozionanti, ma va bene così. Mi accompagna sempre la mia cinetosi, e per questo non sono riuscito ancora a rinunciare al travelgum ma, in sostanza, chi se ne frega? La prossima sfida sarà quella di fare un lungo viaggio, passare l'Atlantico, magari Cile, Argentina o Brasile, posti che desidero visitare da una vita.
Un caro saluto a tutti