Premetto che non ho mai viaggiato in aereo.
Per i miei innumerevoli spostamenti ho usato l’auto o il treno, qualche volta i traghetti.
Nell’ottobre 89 ho avuto il mio primo attacco di panico. Non ne ho mai scoperto le cause.
Dopo il primo ne sono seguiti altri, ed altri ancora, tanto che nel gennaio 90 sono stata costretta a lasciare il posto di lavoro.
I miei DAP sono scomparsi nell’aprile 90, all’improvviso… così come sono venuti ma… ma hanno lasciato un gran segno: un senso di claustrofobia mi ha accompagnata per tutti questi anni.
Da quel momento ho accuratamente evitato tutti i luoghi chiusi.
Non sono più riuscita ad entrare in una banca perché temevo di restare intrappolata tra le due porte.
Non ho più preso gli ascensori perché se vi fossi rimasta chiusa temevo di morire per mancanza di ossigeno.
Mi sono spostata di rado in auto e per brevi tragitti in auto e mai da sola.
Le mie mete però mete dovevano avere un ospedale pronto a soccorrermi in caso di necessità.
Nei miei brevi “viaggi”, inoltre, mi facevo tenere compagnia dalle gocce di tavor, prescritte dal mio medico generico ed a cui non ho mai ricorso per timore di diventarne dipendente.
I viaggi in treno oramai erano un lontano ricordo. Il pensiero di dover affrontare una galleria mi faceva soffocare.
Circa 2 anni fa sono riuscita a dire basta alla mia trappola quando per caso, dovendo prenotare un volo al mio capo, ho scoperto il corso “voglia di volare” sul sito Alitalia. Wuau! Avevo la soluzione in mano. Peccato che i corsi si tenevano a Roma e Milano. Ma come raggiungere l’una o l’altra città?
Non mi sono data per vinta. Ho capito che da sola non ce l’avrei fatta ed ho consultato un medico che si occupa di terapia cognitivo comportamentale.
Attualmente… ho cambiato medico generico

Beh ora tocca all’aereo.
Non ho la più pallida percezione di come possa essere un aereo all’interno. Non ne conosco gli odori, i rumori, gli spazi. Se immagino di starci seduta dentro… ne perdo il tatto.
Mi elettrizza l’idea del decollo e quella dell’atterraggio, suppongo siano i momenti più belli.
Se cerco di immaginare una perturbazione non ci riesco. Se invece cerco di immaginare i vuoti d’aria mi lasciano indifferente.
Mi da fastidio pensare all’ammaraggio. Questo molto.
Non temo che l’aereo precipiti, né terroristi e né dirottatori.
Allora cosa temo? Beh… una volta raggiunta l’alta quota… se mi assale il panico… che faccio? Non si possono neanche aprire i finestrini!!!
Ho trovato un volo (la compagnia che lo effettua si chiama Air Italy) brevissimissimo: brindisi-bari. Dura appena 25 minuti. E se iniziassi da lì?
Cinzia