Quito dista pochi km dall’equatore; il panorama è dominato dal vulcano Pichincha e dalla grande statua dell’Immacolata Concezione (che essendo stata rappresentata con le ali viene comunemente scambiata per un angelo). Nel complesso ha un aspetto moderno ed una forma necessariamente stretta ed allungata. Nella Città Vecchia, protetta dall’Unesco, visitiamo la bella Chiesa del Voto Nazionale.

Una curiosità: nella versione sudamericana del neogotico i doccioni hanno le forme degli animali locali, per cui ecco iguane, tartarughe, scimmie e giaguari:



Sulla piazza principale della città si affacciano il palazzo presidenziale, il municipio, la cattedrale ed il palazzo episcopale; la parte centrale è occupata da un giardino.


L’interno delle chiese estremamente ricco, ma non è possibile scattare fotografie. L’arte sacra ha sviluppato temi ed interpretazioni piuttosto inconsuete per noi europei: accade per esempio che la Sacra Famiglia sia composta da Gesu, Maria e nonni materni (senza Giuseppe) o, per contro, il Bambino si trovi in braccio a Giuseppe (senza Maria). Nelle Deposizioni gli artisti locali hanno spesso inserito elementi (per esempio un dito alzato) che rendono il Cristo vivo; ciò dipende dal fatto che inizialmente gli Spagnoli imposero la religione cristiana senza saperne spiegare il senso, per difficoltà sia linguistiche che culturali (per i nativi abituati a venerare il sole e le forze della natura era difficile accettare un dio che muore). Grande attenzione viene messa anche nella rappresentazione dell’incarnato e degli occhi, per rendere le statue il più realistiche possibile.
Ricchissima, con un altare d’oro, la chiesa barocca dei Gesuiti (questa è la parte alta della facciata:)

Qui invece un’immagine dell’interno del vasto complesso di S.Francesco:

Pranziamo in un ristorante collocato sul cratere del Pululagua, che ha eruttato l’ultima volta in contemporanea con il Vesuvio facendo scomparire una popolazione locale, e facciamo il nostro primo incontro con l’ottima zuppa di patate che ritroveremo dovunque nel Paese. È inaspettatamente gialla per via della varietà di tubero utilizzato e si accompagna con avocado tagliato a fette. Niente male anche i piatti di maiale ed i vari tipi di mais lessati o arrostiti.
Nel pomeriggio visitiamo il monumento “Mitad del Mundo” che ricorda la spedizione geodesica francese del 1736 nella quale fu individuato il punto “esatto” dell’Equatore (con un errore di circa 200 metri, davvero poco se si considerano i mezzi dell’epoca). Gli studi si svolsero proprio qui grazie alla presenza di monti molto alti, necessari per le triangolazioni; a questa spedizione ci si ispirò un secolo più tardi per la scelta di un nome da dare al Paese, che nei primi anni di indipendenza dalla Spagna era unito a Venezuela e Colombia nella “Gran Colombia”. All’interno del monumento si trova un museo etnografico che illustra la straordinaria varietà di ambienti naturali del Paese ed i costumi delle sue 27 (!) etnie principali. Vista dall’alto con l’equatore disegnato a terra:

Il giorno seguente visitiamo il Parco Nazionale del Cotopaxi, santuario naturalistico di 36mila ettari in quella che Humboldt definì “l’Avenida de los volcanes”, corridoio fertile e temperato tra le due cordigliere Andine. Il Cotopaxi, nella lingua locale “Collo della Luna”, è con i suoi 5897 metri la seconda vetta dell’Ecuador ed è considerato il vulcano attivo più alto del mondo. Ha la forma di un cono perfetto, che purtroppo non ci lascia vedere: resta per tutto il giorno avvolto nelle nubi. Solo di tanto in tanto intravediamo la neve che lo imbianca (da queste parti la neve compare sopra i 5000 metri):

È un vero peccato, ma bisogna considerare il lato positivo della faccenda: sommando la latitudine e l’altitudine, il sole picchierebbe parecchio sulle nostre facce pallide




La zona è apprezzata anche dagli alpinisti: nel ristorante in cui pranziamo, unica costruzione nel raggio di parecchi chilometri, troviamo incorniciata in un quadretto una dedica di Messner. Sulla via del ritorno ci imbattiamo in frequenti guadi ed un piccolo imprevisto abilmente superato dal nostro bravo autista



Rietriamo a Quito. Per l'indomani ci attende... l'Amazzonia.
[continua...]