Ore 5:30 del 16/01/2008 in un paesello della campagna lombarda. Sotto la pioggia un gruppetto di ombre assonnate carica le valigie nel bagagliaio del pullman parcheggiato davanti alla casa parrocchiale; il don, ideatore dell’impresa, salta su per ultimo e si parte. Siamo 16 in tutto, compreso Angelo che ha curato l’organizzazione. Come già per il viaggio in SudAfrica dividerò la stanza con Franca, quindi cercheremo anche di volare vicine.
Arriviamo a Linate in orario e ci mettiamo subito in coda per il check–in. La mia richiesta di un posto finestrino non viene accolta




È ancora buio quando ci imbarchiamo, e piove a dirotto. Scendendo dal pullman corriamo verso quella che ci sembra la scala meno affollata, chi davanti, chi in coda, chi cambiando idea più volte… qualcuno si ripara anche sotto l’ala (la scena deve dare un’aria assai benevola al nostro A321, EC-ITN “Empuria”). Ma non si scappa, è una bella doccia per tutti. Comincia a far chiaro prima che rulliamo verso la pista, per poi attendere di nuovo a lungo; le condizioni meteo hanno ritardato le operazioni, ci informa poi in volo il comandante, ma a Madrid la situazione sarà molto, molto migliore

Si decolla. Le gocce sul finestrino scappano indietro, in pochi istanti diventano righe sottilissime e poi s’asciugano del tutto mentre il grigio del cielo sbiadisce e rapidamente si fa bianco: un bianco uniforme che durerà parecchi minuti. Infine sbuchiamo sopra una distesa candida e compatta.

La Costa Azzurra e Barcellona possiamo soltanto immaginarle: le nubi non si diradano finché non scendiamo verso Madrid dove –annuncia il comandante– ci attende parecchio vento. E infatti la discesa altalenante strappa qua e là più di un sospiro e infine un applauso liberatorio (:roll:).
L’aeroporto Barajas –che vedo per la prima volta– mi sembra assai bello, arioso, colorato. Peccato non potermi fermare a fotografare gli aerei: a causa del ritardo alla partenza siamo un po’ stretti con i tempi. Mentre corriamo a prendere un trenino automatico riesco solo a scattare un’immagine dell’interno:

Raggiungiamo in fretta il gate e ci imbarchiamo di nuovo (io ed altre tre per ultime, sotto lo sguardo severo di Angelo e per gentile concessione di un addetto che ci riapre l’area già isolata, dopo aver perso di vista il resto del gruppo per una sosta alla toilette



Entrando constato che è pieno come un uovo: per lo più di famiglie in viaggio verso il Paese d’origine. Tantissime donne e bambini, anche molto piccoli. Ricordando il bimbo che ha pianto ininterrottamente da Cape Town a Francoforte –rullaggi compresi– mi si prefigurano 11 ore da incubo… ma avrò presto motivo di ricredermi.

L’aereo si muove, rulla, si ferma nuovamente. Attendiamo circa 10 minuti. Il comandante avverte che il vento è fuori dai nostri limiti, dobbiamo quindi aspettare una tregua per decollare. Altra lunga attesa e poi, senza ulteriore preavviso, via! Per qualche minuto ondeggiamo dolcemente, poi tutto si placa e non pare più di muoversi. È un peccato non poter vedere la rotta ed i dati di volo… l’intrattenimento prevede film per ragazzi su monitor comuni. Così, non vedendo né panorama né flight map, non ho modo di cogliere l’attimo in cui sarò sull’oceano.
Torno ad osservare i bambini. Accanto a me per esempio Chiara, che è nata in Italia e vola per la prima nel suo Paese a conoscere i nonni, dispensa i suoi sorrisi a destra e a manca; non ha ancora neppure un dentino e non la sento piangere una sola volta durante tutto il volo!!! Anche la sua mamma è serena e rilassata; di tanto in tanto affida Chiara ad una compagna di viaggio o anche a Franca, per pranzare o sgranchirsi un po’. Il bimbo della fila dietro a me invece si guadagna il nomignolo di Duracell perchè è instancabile nel tirar calci e correre qua e là; si arrende solo nell’ultima mezz’ora… o forse siamo noi a non farci più caso, perchè qualche passeggero ecuadoregno si presta a tradurci il messaggio del comandante… e scopriamo che non atterreremo affatto a Quito!

È stata così dolce che non ci ho neppure fatto caso, ma ho appena sperimentato la mia seconda riattaccata in 26 voli. In effetti, dai finestrini pur lontani durante le virate intravedevo strade e campi coltivati, sono passati parecchi minuti e siamo ancora in volo… già, verso Guayaquil!!! Circolano varie versioni, chi ci dice troppa pioggia, chi troppa nebbia… a dire il vero non ho visto nessuna delle due, in ogni caso niente tappa a Quito oggi, si va direttamente alla destinazione finale. Non ci preoccupiamo più di tanto (ci penserà Angelo

Atterriamo senza ulteriori sorprese alle18:15 (equivalenti alle nostre 00:15); il tempo è grigio e piovoso, il caldo soffocante. Per rendere l’idea, ecco come appare Agustina de Aragon adesso:

L’ipotesi iniziale è che partiremo per Quito alle 21 con un volo Icaro e nel frattempo ci verrà offerta la cena; ma poco dopo il laborioso controllo passaporti, durante il quale mi scontro con la mia idiosincrasia per la lingua spagnola e con quella degli ecuadoregni per l’inglese, ci ritroviamo di nuovo a correre verso il check–in e direttamente all’imbarco del volo AeroGal 071, delle 20:00. L’aereo è un B737–200, HC-CEQ “Iguana” (osservandone altri ho l’impressione che i nomi siano quelli della fauna delle Galapagos); ci porta a destinazione in una mezz’oretta. Un suo primo piano all’arrivo:

Purtroppo non ho modo di ammirare dall’alto l’aeroporto Mariscal Sucre: si era così di corsa (e così stanchi) che stavolta il posto finestrino non l’ho neppure chiesto… si trova comunque proprio al centro della parte nuova della città, assediato su ogni lato da strade e palazzi davvero molto vicini alla pista. Da lì in pochi minuti siamo in hotel, ceniamo e corriamo a riposare. Non a lungo come avremmo creduto però… in molti ci svegliamo secondo l’orario di casa. L’indomani con la testa un tantino pesante partiamo per la visita della città.
[continua...]