L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Area dedicata all'Aviazione Storica. Aerei vintage, vecchie Compagnie e imprese del passato

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i-daxi
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L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da i-daxi »

Ciao a tutti:

cercando in rete ho trovato alcuni video apparteneti e realizatti dallo storico Iatituto Luce.

Erano tempi duri, la guerra e il fascismo, cose che io personalmente non condivido (come credo sia logico), però al di la, di questo, a livello puramente storico, mi sembrano interessanti.

Buona visione:











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i-daxi
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da i-daxi »

http://video.google.it/videoplay?docid= ... albo&hl=it



Omaggio a Italo Balbo e alle sue memorabili imprese.
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Almost Blue
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da Almost Blue »

Balbo: un grande. Molto stimato sia da Inglesi che dagli Americani (Nord e Sudamerica).
E' quello che a quanto pare fu abbattuto in atterraggio dalla contraerea amica a Tobruk no?
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da i-daxi »

Almost Blue ha scritto:Balbo: un grande. Molto stimato sia da Inglesi che dagli Americani (Nord e Sudamerica).
E' quello che a quanto pare fu abbattuto in atterraggio dalla contraerea amica a Tobruk no?
Easttamente!

Il 28 luglio del 1940.

La Libia

Proprio nel momento in cui Balbo raggiungeva il massimo della sua popolarità, egli si era attirato delle inimicizie all'interno del partito, dovute a gelosia e al suo comportamento individualista. Tutti i trionfi di Balbo ingelosiscono Mussolini (e accendono sospetti). Il regime si basava su una diarchia: il Duce e il re. Non è dato sapere se Balbo avesse in mente d'inserirsi e di dar vita ad una triarchia ma sembra abbastanza chiaro che Mussolini temesse la popolarità dell'ex quadrumviro, del quale conosceva, ingigantite dagli interessati rapporti delle polizie segrete, le sue critiche al regime. Decide, perciò, di prevenire ogni pericolo. Allontana Balbo togliendo al neo nominato maresciallo dell'Aria l'incarico di ministro dell'Aeronautica, estromettendolo dal governo, "promuovendolo" governatore della Tripolitania e della Cirenaica, che, nel 1934, e sotto il patronato di Balbo si fondono, unitamente al Fezzan, nell'unica colonia: la Libia. Qualche settimana prima, quando gli era stato comunicato la nomina a governatore della colonia, Balbo aveva compreso che non si trattava esattamente di una promozione: sarebbe stato più appropriato dirla un esilio.

Il 16 gennaio 1934 sbarca a Tripoli e lancia un proclama: «Assumo da oggi, in nome di Sua Maestà il governo, i miei tre predecessori, Volpi, De Bono, Badoglio, hanno compiuto grandi opere. Mi propongo di seguire le loro orme». In Libia avviò progetti di opere pubbliche e costruzione della rete stradale, in particolare la litoranea che segue il Mediterraneo per centinaia di chilometri e che in suo onore si chiamò "via Balbia".

Cercò inoltre di attirare coloni italiani e seguì una politica di integrazione e pacificazione con le popolazioni musulmane. Dopo l'invasione tedesca della Polonia nel settembre del 1939, Balbo, in visita a Roma, espresse ripetutamente malcontento e preoccupazione per l'alleanza militare con la Germania e per la politica seguita da Mussolini sia sul piano interno che sul piano internazionale. Del resto il suo dissenso nei confronti del Duce si era sempre più acuito a partire dal 1938, quando, in più occasioni, manifestò a Mussolini la sua contrarietà alla promulgazione delle leggi razziali.


La morte
La tomba ad OrbetelloIl 28 giugno 1940 Italo Balbo rimase ucciso mentre era di ritorno da una ricognizione in territorio egiziano quando il suo aereo, un Savoia-Marchetti S.M.79, venne abbattuto da un cannone antiaereo italiano. Il giorno dopo il bollettino delle Forze Armate diramò il seguente bollettino:

« Il giorno 28, volando sul cielo di Tobruk, durante un'azione di bombardamento nemica, l'apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell'equipaggio sono periti. Le bandiere delle Forze Armate d'Italia s'inchinano in segno di omaggio e di alto onore alla memoria di Italo Balbo, volontario alpino della guerra mondiale, Quadrumviro della Rivoluzione, trasvolatore dell'Oceano, Maresciallo dell'Aria, caduto al posto di combattimento »


L'equipaggio era composto da Ottavio Frailich, Enrico Caretti, Lino Balbo, Claudio Brunelli, Nello Quilici, Gino Cappannini, Cino Florio e Giuseppe Berti. Il giorno successivo, un aereo britannico paracadutò sul campo italiano un biglietto di cordoglio a nome dell'esercito di Sua Maestà.

« Le forze britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che conoscevo personalmente e che il fato pose in campo avversario… Air Officer-Commander-in-Chief British Royal Air Force… Sir Arthur Laymore »


Ufficialmente l'incidente venne considerato uno sfortunato caso di fuoco amico, ma la vedova di Balbo, Emanuela Florio, riteneva che si fosse trattato di un assassinio ordinato da Mussolini. Questa ipotesi è liquidata come "stupidaggine" dal capopezzo che abbatté l'aereo di Balbo, Claudio Marzola, imbarcato sull'incrociatore della Regia Marina San Giorgio.

Più recentemente Folco Quilici (figlio di Nello Quilici), nel suo volume Tobruk 1940 (edito da Mondadori), sostiene che l'aereo sarebbe stato abbattuto da una raffica sparata dalla torretta del sommergibile posamine italiano Bragadin proveniente da Napoli, che, nella confusione che seguì l'abbattimento, ripartì dal porto libico la sera stessa, ragione per la quale le relazioni ufficiali non ne parlano.

Pubblico evidentemente solo per semplice motivazione storica.

Voglio assolutamente estraniarmi dalla politica di quei tempi che non condivido nel modo più assoluto.

Al di là di questo, preso solo come uomo, oserei dire anche molto curioso, sicuramente fù un grande personaggio e un gran pilota che credo in un forum di aeronautica questo si a il principale interesse.
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da i-daxi »

Nello Quilici (Livorno, 21 novembre 1890 – Tobruk, 28 giugno 1940) è stato un giornalista e scrittore italiano.


Biografia Secondogenito di sei fratelli e rimasto orfano del padre all'età di undici anni, Nello si trasferì con la famiglia a Modena, ospite di uno zio materno sacerdote che, provvisoriamente, lo indirizzò in seminario. Nel 1910, ottenuta la licenza liceale, si iscrisse al “Regio Istituto di Studi Superiori Pratici di Perfezionamento” di Firenze, dove frequentò le lezioni del corso di laurea in Lettere e Filosofia, per poi trasferirsi all’Università di Bologna, dove si laureò nel 1914 con una tesi su Honoré De Balzac.


Il giornalismo
La carriera giornalistica di Quilici inizia nel 1909 con la collaborazione a La Voce di Giuseppe Prezzolini e al quotidiano fiorentino Nuovo Giornale. Durante il soggiornoi a Bologna per gli studi, venne assunto come caporedattore del giornale felsineo Patria nel 1911 e, come direttore, l'anno successivo. Il primo libro di Quilici, Introduzione alla vita beata di G.A. Fichte viene pubblicato nel 1913.

Allo scoppio della grande guerra venne arruolato quale sottotenente d'artiglieria ed inviato a combattere sul Carso, dove apprenderà la nascita del primo figlio Giovanni, avuto dalla moglie Virginia Cucchi.

Dopo il congedo, Quilici riprese il lavoro di giornalista come corrispondente da Zurigo de Il Tempo e de Il Resto del Carlino, quotidiano di cui divenne direttore nel 1921, pochi mesi dopo la morte della moglie, causata dalla tremenda "epidemia di spagnola".

Nel 1923 fu costretto a lasciare l'incarico di direttore in seguito ad una contesa con il "ras" bolognese Gino Baroncini e si trasferì a Roma, quale caporedattore del neonato "Corriere Italiano", quotidiano di area fascista che ebbe vita breve a causa del coinvolgimento del suo direttore Filippo Filippelli e dello stesso Quilici nelle indagini per il delitto Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924. Il giornalista venne assolto al relativo processo, celebrato a Chieti nel 1926, ma lo scandalo fu tale che portò alla chiusura del quotidiano già nel 1925.

In quei mesi Quilici incontrò Italo Balbo, che aveva conosciuto nel 1921 durante l'assedio di Bologna, dal quale ricevette la proposta di collaborare ad un piccolo giornale di provincia, appena fondato dal quadrumviro della marcia su Roma.

Anche per allontanarsi da possibili ritorsioni o vendette, Quilici accettò immediatamente e si trasferì a Ferrara come caporedattore del Corriere Padano, divenendone direttore dopo pochi mesi. Sempre nel 1925, a Ferrara, conobbe la pittrice medolese ‎Emma Buzzacchi, che sposò nel 1929 e dalla quale ebbe i figli Folco e Vieri.



L'incidente a Tobruk
Nel 1940, due giorni dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, Quilici si recò sul fronte libico come capitano di complemento dell’Aeronautica. Il 28 giugno dello stesso anno, l’aereo sul quale il giornalista si trovava insieme con Italo Balbo e con altri collaboratori del governatore fu abbattuto nel cielo di Tobruk, forse per errore, dalla contraerea dell'incrociatore italiano San Giorgio: nell’incidente morirono tutti. Della sua, breve, esperienza libica Quilici lasciò una testimonianza nel Diario di guerra tenuto dal 12 al 21 giugno 1940.

Il figlio Folco, noto scrittore e documentarista, ha scritto sulla morte del padre il libro Tobruk 1940, edito da Mondadori.
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da MikeAlphaTango »

i-daxi ha scritto:
Il figlio Folco, noto scrittore e documentarista, ha scritto sulla morte del padre il libro Tobruk 1940, edito da Mondadori.
Io ce l'ho, proprio un bel libro. Non è propriamente un libro aeronautico, ma ve lo consiglio!
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da i-daxi »

MikeAlphaTango ha scritto:
i-daxi ha scritto:
Il figlio Folco, noto scrittore e documentarista, ha scritto sulla morte del padre il libro Tobruk 1940, edito da Mondadori.
Io ce l'ho, proprio un bel libro. Non è propriamente un libro aeronautico, ma ve lo consiglio!
Grazie!

Lo cercherò- :)
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Re: L'Aviazione italiane negli archivi dell'Istituto Luce

Messaggio da Almost Blue »

Sembra che si trattò di una fatalità. Mi pare di ricordare che gli inglesi quel giorno avevano bombardato Tobruk e se ne erano appena andati, quando nel cielo comparve l' SM-79 di Balbo. Gli artiglieri e i mitraglieri avevano ancora i nervi scoperti e il dito sul grilletto. In più la solita disorganizzazione che ha rallentato la diramazione degli ordini di cessato allarme....
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