Vi racconto la mia esperienza di viaggiatore che per un certo periodo della sua vita, ha avuto un problema serio col volo, forse leggere queste righe potrà essere utile a qualcuno.
Sono salito sul mio primo aereo alla fine degli anni '60, avevo 10 anni e vivevo in liguria, mio padre dovette fare un salto veloce a Roma e decise di portarmi con se; inutile dirvi quanto mi emozionò quel modesto round trip tra Genova e la capitale, è rimasto certamente uno dei ricordi più preziosi che ho della mia infanzia. All'andata volammo su un Caravelle e al ritorno su un DC9, entrambi Alitalia, ricordo persino il sapore dell'aranciata bevuta in volo, il ritorno lo effettuammo la sera e avvicinandoci al piccolo aeroporto di Genova, ancora ben lontano dalla ristrutturazione che venne completata quasi vent'anni più tardi, ebbi in regalo la visione unica, possibile solo da un aereo, delle luci della città vista dall'alto.
Cominciare bene è importante, infatti per circa vent'anni ho volato tranquillamente o quasi; intendiamoci non che fossi diventato un appassionato del volo aereo (spesso ero preda di un pò di agitazione e, soprattutto nel caso di voli di una certa lunghezza, non esitavo a prendermi una pilloletta o a farmi un bicchierino consolatorio prima dell'imbarco), ma insomma anche per questioni di lavoro mi capitava di viaggiare molto e spesso in zone del mondo che implicavano il salire la scaletta di aerei non esattamente di primo pelo, magari con la livrea di compagnie dai nomi bizzarri.
Poi ci fu quel giorno a Olbia. Niente di speciale, un banalissimo Olbia-Genova in un pomeriggio di tarda estate caratterizzato da brutto tempo, con nuvoloni neri e una cappa di afa sgradevole come capita spesso in quel periodo dell'anno. Ancora oggi non saprei dire il perché ma arrivato in aeroporto mi resi conto che non sarei riuscito a salire su quell'ATR a nessun costo, una crisi di panico devastante mi impediva persino di camminare, l'idea del volo mi pareva semplicemente folle.
L' aereo decollò senza di me e io, ritrovata una certa calma cercai di riflettere sul da farsi, giungendo alla conclusione che la mia sola possibilità di rientrare a casa, (l'alternativa, poco agevole, era fermarmi per sempre in Sardegna...) era prendere un traghetto. Andai al porto; niente da fare, la vista del mare grosso mi atterrì almeno quanto l'idea del volo aereo, tornai in aeroporto deciso a partire comunque fosse andata, dicendo a me stesso quello che sapevo benissimo: "nessuna compagnia aerea e nessun pilota corre dei rischi inutili, se un aereo si alza da terra è perchè può farlo in sicurezza".
Queste parole, che mi ripetevo come un mantra buddista, non servirono assolutamente a placare la mia ansia devastante, ero del tutto convinto che l'aereo, quello ma anche qualsiasi altro, sarebbe caduto. Non so come trovai la forza di imbarcarmi sul volo successivo, ero completamente ubriaco e il volo fu abbastanza brutto, funestato da turbolenze. Le condizioni metereologiche peggiorarono verso Genova e costrinsero il comandante alla decisione di atterrare a Pisa.
Scesi dall'aereo ridotto come uno zombie; contrariamente alle mie previsioni ero sopravvissuto ma giurai a me stesso che si trattava dell' ultima volta.
E così fu per un bel pezzo, in seguito e per diversi anni mi sobbarcai scomodissimi viaggi notturni in treno, traghetti puzzolenti, macinai migliaia di chilometri in autostrade intasate e pericolose molto più di un qualsiasi volo aereo, piuttosto che salire su quelle che percepivo come bare volanti di allumio luccicante.
Ma si sa, il destino spesso ha piani diversi per noi e ce li svela a sorpresa, nel mio caso il destino si presentò cinque anni fa sotto la forma, assai attraente, di un nuovo amore e di una proposta di lavoro assolutamente impossibile da declinare.
Solo che colei che diventò la mia seconda moglie abitava a un migliaio di chilometri da dove risiedevo io e il nuovo lavoro richiedeva viaggi continui, spesso intercontinentali.
Cosa potevo fare? buttare via l'amore della mia vita (per ragioni familiari e di lavoro lei è impossibilitata a trasferirsi lontano dal suo paese) e, assieme, l'opportunità professionale che aspettavo dai tempi della scuola?
Naturalmente no, che uomo sarei stato se avessi lasciato che la mia ansia e una serie di paure immotivate avessero il sopravvento? Uno schiavo senza possibilità di fuga nemmeno da se stesso.
E allora ecco che il tizio che era arrivato a andare in Albania imbarcato una nave cargo, piuttosto che salire un' altra volta su un aereo, vola tre o quattro volte alla settimana, colleziona miglia sufficienti a fare il giro del mondo diverse volte e, talvolta, cade addormentato prima del decollo, (sperando che appena in volo quello davanti non decida di reclinare il sedile, ho le gambe lunghe).
Sia ben chiaro, coltivo le mie innocue scaramanzie mentre mi avvicino all'aeroporto, ho alcune idiosincrasie del tutto immotivate (per esempio odio gli Airbus A319, chissà perchè), qualche batticuore da turbolenza ancora mi può capitare ma sono la prova vivente e "volante" che dalla paura del volo si può uscire semplicemente ragionando: non esiste un modo più confortevole e veloce per muoversi.
Tutto il resto attiene alla statistica e di statistica non è mai morto nessuno, punto e basta.
viaggio nella paura (e ritorno)
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- albert
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Re: viaggio nella paura (e ritorno)
Ciao, benvenuto.
Grazie per la tua preziosa testimonianza.
Alberto
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«Ogni domanda alla quale si possa dare una risposta ragionevole è lecita.» Konrad Lorenz
«Un sogno scaturito da un grande desiderio: la grande voglia di volare e scoprire altri orizzonti verso i quali andare, con la voglia di nuovo. Per me questa è l'avventura.» Angelo D'Arrigo
«Non prendete la vita troppo sul serio, comunque vada non ne uscirete vivi.» Robert Oppenheimer
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Re: viaggio nella paura (e ritorno)
Ciao, benvenuto.
Che dire, grazie dele tue parole e del tempo che ci hai dedicato.
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Scarica il mio (oh) mamma devo prendere l'aereo!
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Re: viaggio nella paura (e ritorno)
beh leggere queste parole mi fa sentire non tanto sola .. ma vorrei aver superato anche io!!!
Ci vuole la fame per fare usicre il lupo dal bosco però
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chi non osa non vola ...
- rex91
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Re: viaggio nella paura (e ritorno)
Grazie per l'interessante cronaca, l'ho letta con piacere
Ma poveri gli a319! che ti avranno mai fatto? così piccoli e... morbidi!



Ma poveri gli a319! che ti avranno mai fatto? così piccoli e... morbidi!
"...la comitiva, guidata da Fantozzi che era il capogruppo (e anche il più insidiato dal vino) prese posto in un terrificante trimotore Savoia Marcheti in tela cerata. Unico inconveniente: Fantozzi aveva perso i biglietti dell'intero gruppo. Ma il pilota era così preoccupato per il decollo (risultò poi che l'aereo era fermo da una trentina d'anni) che non vi diede gran peso e li accettò sulla fiducia..."