Ecco il report scritto, francamente non posto quello fotografico per pigrizia, di una giornata aeronautica che spero si ripeterà tra breve…
Ecco il racconto di una giornata che ogni appassionato di cose aeronautiche si augura di trascorrere: all’aria aperta. In una splendida giornata di sole ottobrino, circondato di amici in carne ed ossa e … in metallo e tela.
Ed è proprio questa “giornata ideale” che ho vissuto l’11 ottobre sull’aviosuperficie “Santa Severa Nord”, una striscia erbosa tra il mare i primi rilievi dell’orvietano.
L’appuntamento è al mezzodì ma già di buon mattino sono in piedi, il sole è ancora basso ma l’adrenalina è alta…
Doccia, barba, caffettiera, la passeggiata col pastore tedesco: sento l’emozione crescermi dentro, quando è ora afferro il giubbotto (completamente inutile fa quasi trenta gradi e si sta bene in maniche di camicia, ma esprime un’appartenenza e una passione tenace che mi accompagna da più di trent’anni…) e via!
Arrivando vediamo aerei in volo e la linea degli hangars.
C’è una bella folla, fra cui vari toscani, giunti in volo dalla vicina Maremma per l’occasione.
Mi metto a gironzolare nel decentramento degli apparecchi occhieggiando negli abitacoli e scattando foto.
Fra gli aerei riconosco una chicca: “la pulce del cielo” un minuscolo monomotore degli anni trenta, antesignano degli ultraleggeri, ricostruito pazientemente da un ingegnere transalpino che lo porta in volo. Sulla deriva il ricordo di un grande aviatore e scrittore, Saint Exupéry con la riproduzione del disegno di copertina del “Piccolo principe”.
A bordo campo, autentica torre di controllo vivente, il “generale” venerandi parentes dell’aviosuperficie nonché suo demiurgo; dirige il traffico degli aerei (Atterraggi e decolli sono continui, c’è sempre qualche apparecchio in volo) con piglio. Per evidenza – sempre parlando col rispetto che si deve ai superiori e agli anziani – ha “il fisico” e tanto basta.
Da notare la presenza dei “Baroni Rotti”: nel solco della grande tradizione tracciata da Bader, Botto, Galland, Rudel e Sakai non si sono lasciati piegare dalle limitazione fisiche e procedono tenaci nella passione del volo.
Quattro chiacchiere e un prosecco, di mangiare neanche per idea ho lo stomaco stretto in una morsa.
Alle 15,15 in punto si leva in volo un biplano che compie una ventina di minuti di raffinate acrobazie, roba da intenditori con tonneaux a bassa quota, Immelman e looping. Quando atterra vado a stringere la mano al pilota e mi complimento: tanto di cappello a un appassionato che si è fatto le ossa in centinaia d’ore di volo ed è divenuto un manico di tutto rispetto.
Poco dopo decolla una terna di velivoli con al comando quello del Comandante Poggi: ancora emozioni, evoluzioni e fumate si succedono nell’aria, fra gli applausi dei presenti.
Neanche mezzora dopo “per caso” uno dei presenti mi chiede se voglio fare “un volo d’ambientamento”. Ci siamo. Tutta le emozioni della giornata si coagulano. Lo sapevo che doveva finire così, che la giornata non poteva passare senza il battesimo dell’aria. Eccomi sono pronto.
Dopo aver fatto i dovuti scongiuri quando una delle signore mi chiede se voglio lasciar detto qualcosa a mia moglie mi avvio verso aeroplano. Che tanto mi ricorda i miei benamati cento volte visti e studiati sui libri o al museo: l’ala alta, controventata, la struttura di tubi d’acciaio, il carrello fisso. Scusate ma a me piacciono le cose fatte all’antica!
Entro nella carlinga, dopo aver dato un solenne frontino contro lo sportello dell’abitacolo, e… eccomi a casa. Perché tutto quello che mi circonda mi è perfettamente familiare: ecco quello è l’orizzonte artificiale, lì c’è l’indicatore del livello della benzina, quel pomo rosso è certo la manetta del motore e qui davanti ho la cloche (si tratta di un velivolo a doppio comando) che mi guardo bene dal toccare, perché non mi azzardo a definirmi neppure pinguino, e quelle due staffe, laggiù in fondo – mica son bischero – è la pedaliera, mica servono come poggiapiedi!
Gianni il pilota, persona solida e di modi rapidi ma premurosi, si occupa che abbia ben fissate le cinture di sicurezza (certo avrà trovato qualcuno che avrà voluto metterle come quelle dell’auto!) mi offre la cuffia per le comunicazioni in fonia ed avvia il motore portandosi verso la testata della pista, quindi avuto il via (ho avuto modo di constatare che gl’indisciplinati abbondano anche nelle vie dell’aria!) inizia il rullaggio e, in men che non si dica, eccoci staccati da terra! Con una virata ci dirigiamo verso il mare, distante un chilometro o poco più, continuando a fare quota.
Il verde ed il marrone dei campi arati restano in basso e avanti a noi l’azzurro del cielo e quello più intenso del mare, su cui si riflette il sole calante. Procediamo lungo la linea della costa che rivela colori e trasparenze e insospettate: blu intensi, azzurri, turchini, verdi.
Quindi viriamo sul mare aperto, e per un attimo non c’è che azzurro: sopra e sotto, che ci avvolge.
Un attimo e torniamo a vedere la linea della costa, le umane geometrie delle strade, delle abitazioni, dei campi. Riappare l’aeroporto, con gli hangars, le costruzioni rese minuscole dall’altezza ma perfettamente riconoscibili. Lo sorvoliamo a bassa quota, quindi riprendiamo quota e compiamo un’ulteriore virata. Ancora un circuito intorno al campo e quindi arriviamo in corto finale, l’aereo si posa dolce, solo qualche sobbalzo sui ciuffi d’erba, siamo di nuovo a terra.
Ho una gran nausea, sono tutte le emozioni che non riescono ad uscire insieme, che mi assalgono e mi stringono in una morsa. Diceva bene Adolf Galland “volare è passione che riempe di se una vita"; ed è proprio questa passione che mi stringe lo stomaco e mi dà scariche d’adrenalina.
Volare su un piccolo monomotore ti dà il senso della fragilità che dovevano provare i pionieri del volo e veramente ci fa dire “non dimentico il vento che sorregge le mie ali”, il tributo più bello e poetico all’amico vento, all’aria in perenne movimento che ogni vero appassionato d’aviazione deve conoscere, rispettare, amare.
Un quarto d’ora può sembrare ben poca cosa, ma quando si affolla di così tante sensazioni ed emozioni il tempo si dilata e ritorna alla mente per tutto ciò che ci ha offerto.
Allora non rimane che ricercare l’occasione per riprovare…
Aviosuperficie Santa Severa Nord 11 ottobre 2008
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Re: Aviosuperficie Santa Severa Nord 11 ottobre 2008
Qualche foto la metto io, anche se si tratta dell'anno prima. Comunque c'ero pure io.
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Prima o poi si muore, non c'è scampo, l'importante è morire da vivi.
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Prima di pretendere un diritto devi assolvere almeno ad un dovere.
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Re: Aviosuperficie Santa Severa Nord 11 ottobre 2008
Le foto sono dell'inaugurazione, avvenuta l'anno precedente.
Parteciparono, appunto, un C.47 ed un Mangusta, come ospiti d'onore.
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