buran ha scritto: leggerti mi ha urtato. credimi.
Chiedo scusa per l'urto, non era voluto ci mancherebbe altro. Ci sarebbe da dire, ma è completamente off topic.
Evidentemente sei tu che devi documentarti, ti consiglio in particolare il periodo staliniano. Tanto di capello alla zia matematica in URSS, anche mia madre lo era (però studiò a Bologna). Ad averne di insegnanti di materie scientifiche come quelli sovietici, non ne ho conosciuto uno, ma dicono che erano dei duri.
Ste cose non solo le lessi, ma adesso ti racconto questa, tanto per dare un'idea, vediamo un po'. Queste sono cose che ricordo da quello che dicevano la moglie polacca di un medico amico di mio padre ed i suoi parenti altrettanto polacchi: sono passati quasi 30 anni, quindi lo scrivo come mi ricordo io adesso. Nessun polacco poteva uscire dai paesi del Patto di Varsavia, a meno che almeno un suo stretto familiare (e per stratto intendo: moglie, figlio, fratello, madre...) non restasse dov'era, cioè in Polonia. Se l'uomo usciva, la moglie, oppure un figlio restavano dentro. Non davano mai permessi a tutti quelli di una stessa famiglia. (Chissà perchè).
Chiedere il permesso per l'espatrio era possibile, ma in realtà impraticabile: passavano mesi, a volte anni (!). I parenti e gli amici della moglie polacca di un amico di mio padre dovevano nascondere alla svelta i regali ricevuti dagli italiani, se la portinaia del cesso senza pavimento dove abitavi te li vedeva e faceva la spia, o se te li trovavano passavi guai che potevano andare dall'essere messo da un giorno all'altro a raccogliere patate sotto la neve, fino allo sparire nel nulla. (I regali occidentali, tipo le proverbiali calze, avevano un valore stellare al mercato nero, detto tra parentesi).
Lo zio di questa ragazza polacca, moglie di un medico italiano e che ora avrà 50 anni o più (la ragazza), ha avuto questa, chiamiamola, "disavventura socialista": i suoi parenti americani, fuggiti in USA poco prima che i Tedeschi invadessero la Polonia, gli inviano un meraviglioso pacco, pieno di tutto quello che uno può inviare a un nipote che non si vede da decenni. Il pacco arriva in Polonia, qualcuno delle poste o della dogana o delle guardie rosse, che ne so, lo svuota e si tiene tutto, poi fa una bella denuncia al commissario politico di turno: "Il compagno tal dei tali riceve materiale dagli Americani!!". Processo lampo, risultato: anni 19 (diciannove) di campo di "rieducazione", finiti solo nel '91 (tutto per un semplice pacco, mai arrivato alla sua vera destinazione tra l'altro). La moglie nel frattempo era andata con un altro, terrorizzata dall'idea di rimanere a fianco di uno giudicato "nemico del popolo". (Erano tutti di origine ebrea in realtà e vivevano nel terrore).
Questa invece non l'ho sentita, questa è proprio mia: a Budapest nel 1985. C'erano negozi comunisti dove i comunisti li buttavano fuori (letteralmente), infatti ci entravano solo i caporioni del partito e gli occidentali adeguatamente dotati di valuta pregiata, dollari o lire italiane. Avete mai visto uno venire buttato fuori da un negozio nel suo stesso paese? No? Manco io: gli Ungheresi lo sapevano da sempre e quindi manco ci si avvicinavano. Nel negozio, uno di quelli belli, tutti illuminati che pareva natale, con commesse in uniforme gentilissime, vendevano ottimi prodotti per la pelle, creme, ecc.... Un ungherese, che era un grande secondo me, amicissimo di mio zio, che si chiamava Lazlo, ci dava i soldi e un lungo elenco. Noi andavamo in quel negozio, compravamo l'impossibile di creme e saponette,seguendo la lista e lo mettevamo in due bustoni enormi, due per ciascuno, poi uscivamo e davamo tutto a Lazlo che andava a venderli al mercato nero dove faceva un pozzo di soldi. Magnifici ricordi! Era divertente. Ricordo che una delle ultime volte che lo vidi Lazlo era triste: il Comunismo stava agonizzando e presto avrebbe dovuto inventarsi un nuovo gioco per vivere.
(Ricordo che faceva così freddo che si ruppe la barra del cambio della Ford di mio zio!) Le macchine ungheresi avevano (hanno?) il riscaldamento a bruciatore di benzina: scalda molto bene, ma ve l'immaginate che odore di benzina in auto? Mamma mia, ancora lo ricordo! Il riscaldamento nostro non valeva un fico in Ungheria: anche al massimo di riscaldamento, gelava il vapore del respiro sulla parte interna dei vetri! Non si vedeva più niente! Le macchine russe avevano come una "sveglia", come quelle da comodino: tu la regolavi e mettiamo alle 7 di mattina la macchina partiva da sola, per scaldarsi. Però ovviamente dovevi lasciarla in folle. Allora io pensai bene, perchè volevo dimostrare che PENSAVO, di lasciare l'auto in folle, ma ben fermata con il freno a mano: e chi ci pensava che per il gelo i freni posteriori ghiacciavano?? La mattina tre matti devono accendere un bel foco nella neve e spalare la brace sotto la macchina per far sgelare i freni tra i sorrisi dei passanti!! Ve l'immaginate la scena? Italiani! Italiani! Ma sto divagando.
Ah! Dimenticavo! Bastava fare dieci metri ed andare DIETRO al negozio tutto illuminato e vedevi la vera Budapest socialista. Niente luce, sporca, puzzolente di piscio (vera pipì), piena di gente che vagava apparentemente senza meta e di prostitute pronte a tutto (ma anche lì se ti beccavano...).
Chiedi a tua zia le code per comprare il pane o la carne, quando c'erano. O forse tua zia era comunista di quelle privilegiate, con i negozi speciali di cui sopra.
La gente tranquilla tranquilla si alzava alle cinque per mettersi in fila dal panettiere socialista (a meno 8 gradi sotto zero), ci stava tre ore per avere un tozzo di pane, perchè finchè non arrivava il camion, i banconi erano perfettamente voti. Un parente intanto faceva la stessa cosa dal macellaio comunista, il quale, appena arrivava il camion con l'animale spaccato, tagliava alla ndo coio coio: dopo ore di fila, se invece del filetto te capitava l'osso, stavi pure zitto e invece dell'arrosto, ti facevi il brodo. Sono cose che chi se le è perse per motivi anagrafici, ha perso qualcosa che valeva la pena vedere.
Il Comunismo è pieno di storie che sarebbero comiche se non fossero vere purtroppo, basta anche solo saper leggere.
Ma possibile che a 20 anni (1/5 di secolo!) dal crollo del Comunismo, ancora si devono raccontare ste cose perchè c'è chi non ci crede, o peggio le nega? E' pazzesco.
E aggiungo un'osservazione che è solo mia, dato che tu hai parlato di idee politiche: possibile che in Italia tutto quello che si dice o scrive venga sempre ancora incasellato come "di destra" o "di sinistra" e che ancora, nell'anno del Signore 2009, quasi 2010, ancora non esista nella cultura italiana un punto di vista indipendente, basato solo sulla obiettività e non sulla politica? O ancora non è ora?
"Find a job you like and and you'll not have to work a single day in your life".