4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
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4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
L'Operazione Entebbe delle Forze armate israeliane ebbe luogo nella notte tra il 3 luglio ed il 4 luglio 1976, nell'aeroporto dell'omonima città ugandese.
I militari che la pianificarono e la condussero le diedero il nome di "Operation Thunderbolt". In onore del colonnello Yonatan "Yoni" Netanyahu, che comandò il raid e fu l'unico militare israeliano a perdere la vita nell'azione, venne in seguito denominata anche "Operation Yonatan".
Alle 12.30 del 27 giugno 1976, il volo 139 dell'Air France, un aereo Airbus A300 proveniente da Tel Aviv, decollò dall'aeroporto di Atene diretto a Parigi, con a bordo 244 passeggeri e 12 persone di equipaggio. Poco dopo, il volo venne dirottato da quattro terroristi. I dirottatori, due palestinesi appartenenti al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e due tedeschi aderenti alla Revolutionäre Zellen, ordinarono di far rotta su Bengasi, in Libia. Qui l'aereo rimase a terra per sette ore, durante le quali venne rifornito e fu rilasciata una donna. In seguito l'Airbus decollò nuovamente, per dirigersi verso Entebbe, in Uganda. Il commando, infatti, si aspettava appoggi dal governo del dittatore ugandese Idi Amin che simpatizzava per la causa palestinese. Appoggi che, puntualmente, Amin offrì. L’aereo atterrò così ad Entebbe alle 03:15 del 28 giugno.
Ai dirottatori si aggiunsero ben presto altri tre terroristi. Il gruppo, guidato da Wilfred Böse (non da Ilich Ramírez Sánchez, ossia "Carlos lo Sciacallo", come talvolta si sostiene), chiedeva la liberazione di 40 palestinesi detenuti in Israele, oltre a quella di altri 13 che si trovavano nelle prigioni di Kenya, Francia, Svizzera e Germania.
I dirottatori rilasciarono la maggior parte degli ostaggi, trattenendo solo i cittadini israeliani e gli ebrei, che minacciavano di uccidere se le loro richieste non fossero state accolte. Il capitano del volo, Michel Bacos, fece notare ai terroristi che, dal momento che tutti i passeggeri erano sotto la sua responsabilità, non ne avrebbe abbandonato alcuno e sarebbe rimasto con gli ostaggi. Tutto l'equipaggio fu solidale con il capitano, rifiutando di partire con un altro aereo dell'Air France, giunto ad Entebbe per portare via gli ostaggi liberati. Anche una suora francese rifiutò di partire, insistendo che il suo posto doveva essere preso da un altro ostaggio, ma fu spinta a forza sull'aereo che attendeva i passeggeri liberati dai militari ugandesi. Gli ostaggi rimasti furono rinchiusi nel vecchio terminal dell'aeroporto.
Il governo di Israele rifiutò di negoziare con i dirottatori, decidendo di organizzare una missione di salvataggio degli ostaggi, affidata ai militari. Dopo diversi giorni dedicati alla raccolta di informazioni ed alla preparazione, il 4 luglio quattro aerei da trasporto C-130 Hercules (detti in gergo Ippopotami) dell'Heyl Ha'Avir, l'Aeronautica militare israeliana, atterrarono di notte all'aeroporto di Entebbe, ovviamente senza l'aiuto della torre di controllo. Un altro aereo militare israeliano, un jet attrezzato per il pronto soccorso medico, atterrava nel frattempo all'aeroporto di Nairobi, in Kenya, mentre un altro aereo attrezzato da centro di comando volante dirigeva l'operazione.
Il governo keniota, avversario del regime ugandese, aveva infatti dato il suo appoggio all'operazione.
Erano impegnati nell'operazione oltre cento soldati delle IDF (in gran parte elementi del reparto speciale Sayeret Matkal) e, forse, diversi agenti del Mossad.
Gli israeliani atterrarono alle 23.00 circa, con i portelli di carico già abbassati. Fu fatta scendere una Mercedes nera, con delle Land Rover al seguito. L'automobile e le Land Rover dovevano simulare la visita dello stesso Amin, per distrarre l'attenzione degli ugandesi e dei terroristi dai militari che si stavano avvicinando al terminal. La Mercedes apparteneva ad un civile israeliano ed era stata dipinta di nero per il raid, con il presupposto che sarebbe stata restituita al legittimo proprietario, ignaro dell'uso al quale era destinata, con il colore originale.
Mentre il convoglio si avvicinava, due sentinelle, che erano state avvertite del fatto che Amin aveva cambiato la sua Mercedes nera con una bianca, ordinarono alle auto di fermarsi e furono immediatamente uccise dagli israeliani.
Gli ugandesi furono ingannati dal diversivo israeliano, e lasciarono che il finto corteo presidenziale si avvicinasse fino al terminal in cui erano rinchiusi i passeggeri e l’equipaggio del volo 139. Gli israeliani scesero dai mezzi ed irruppero nell’edificio, urlando agli ostaggi di stare giù. L’avvertimento fu fatto in ebraico ed uno dei passeggeri, che forse non aveva compreso, si alzò, dirigendosi verso i militari appena entrati. Questi ultimi, pensando si trattasse di un terrorista, lo uccisero. La stessa sorte toccò ai tre dirottatori che, trovandosi nel salone, cercarono di resistere. Un soldato, sempre in ebraico, chiese ai passeggeri dove fossero gli altri terroristi. Gli ostaggi indicarono una porta, che gli israeliani sfondarono, lanciando oltre alcune granate flash bang. Entrati nella stanza, i militari freddarono altri tre dirottatori, seduti attorno ad un tavolo ed ancora tramortiti dalle esplosioni. Gli israeliani tornarono quindi agli aerei, su cui iniziarono ad imbarcare gli ostaggi liberati.
Nel frattempo, diversi militari ugandesi si erano riavuti dalla sorpresa e, appostati sul tetto del terminal, presero a sparare contro gli israeliani e gli ex ostaggi, in procinto di salire sui C-130. Gli israeliani interruppero l’imbarco e risposero immediatamente al fuoco, riuscendo in breve ad aver ragione dei cecchini. Nel corso di quest’ultima sparatoria, due ostaggi furono colpiti a morte, così come Yoni Netanyahu, comandante israeliano sul campo e fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu[1].
Prima di decollare, un altro gruppo di incursori distrusse con esplosivo i caccia ugandesi Mig-21 che si trovavano sulla pista, per impedire ogni tentativo di inseguire gli Hercules, i quali, dopo una sosta tecnica a Nairobi, proseguirono il volo verso l’aeroporto di Tel Aviv[1].
L’incursione durò solo una trentina di minuti. Sei dirottatori vennero uccisi. Dei 103 ostaggi, ne morirono tre, il primo ucciso per errore dagli israeliani, gli altri due colpiti dagli ugandesi durante lo scontro a fuoco prima dell’imbarco. Il colonnello Netanyahu fu l’unico morto israeliano, mentre un altro soldato rimase invalido per le ferite riportate[1]. Il numero delle perdite ugandesi non è certo e varia secondo le fonti, da una dozzina fino a 45 circa. Si è sostenuto che gli israeliani durante l’operazione abbiano catturato alcuni terroristi, ma la notizia non ha ricevuto conferme.
Una passeggera settantacinquenne, Dora Bloch, durante il dirottamento si era sentita male e, al momento dell’attacco, si trovava ricoverata all’ospedale di Kampala. Nei giorni successivi il suo letto fu trovato vuoto e nessuno seppe più nulla di lei, fino al 1979, quando, caduto il regime di Amin a seguito della guerra contro la Tanzania, vennero ritrovati i suoi resti. Nell’aprile del 1987, Henry Kyemba, all’epoca ministro della sanità ugandese, dichiarò alla Commissione dei Diritti Umani dell’Uganda che la Bloch era stata prelevata dal suo letto ed in seguito assassinata da due ufficiali dell’esercito che agirono per ordine di Amin.
Uno dei fatti determinanti per il successo dell’incursione fu che il terminal in cui vennero rinchiusi gli ostaggi era stato costruito anni prima da un’impresa israeliana. Questa aveva conservato i progetti e li fornì sollecitamente ai militari, i quali, con l’aiuto di alcuni tecnici che avevano diretto i lavori, costruirono una replica esatta dell’edificio aeroportuale.
Negli anni sessanta e settanta, gli israeliani erano, infatti, molto impegnati nella cooperazione economica con i paesi dell’Africa sub sahariana ed il regime di Amin, prima che quest’ultimo rovesciasse le alleanze, era stato un forte fruitore dell’assistenza tecnica fornita dallo stato ebraico.
Decisamente d’aiuto alla pianificazione del raid furono anche i ricordi degli ostaggi rilasciati, interrogati a Parigi dai servizi d’informazione israeliani, che fornirono importanti dettagli in merito, per esempio, all’interno dell’edificio, al numero ed all’organizzazione dei dirottatori, al coinvolgimento delle truppe ugandesi.
I preparativi israeliani vennero condotti nella più stretta riservatezza. Ad esempio, gli operai civili che realizzarono la replica del terminal assieme ai militari, “rimasero ospiti” di questi ultimi fino ad operazione conclusa.
Prima di ordinare l’attacco, il governo israeliano effettuò diversi tentativi diplomatici per portare a casa gli ostaggi senza giungere ad una soluzione di forza. Molte fonti indicano che gli israeliani sarebbero stati disposti anche a rilasciare i prigionieri, nel caso l’opzione militare si fosse rivelata impraticabile. Un generale in pensione delle IDF, Chaim Bar-Lev, che conosceva personalmente il dittatore ugandese, ebbe con lui diverse conversazioni telefoniche, senza raggiungere alcun risultato.
Il governo dell’Uganda chiese che fosse convocato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per condannare il raid israeliano, in quanto violazione della sovranità ugandese. Il Consiglio di Sicurezza non approvò alcuna risoluzione.
Per essersi rifiutato di abbandonare i passeggeri rimasti in ostaggio, il capitano Bacos ricevette una nota di biasimo dai suoi superiori e fu sospeso dal servizio per un periodo.
Nationalità Passeggeri Equipaggio Totale
Belgio 4 0 4
Danimarca 2 0 2
Francia 42 12 54
Grecia 25 0 25
Germania 1 0 1
Israele 94 0 94
Italia 9 0 9
Giappone 1 0 1
Corea del Sud 1 0 1
Spagna 5 0 5
Regno Unito 30 0 30
Stati Uniti 34 0 34
Totale 248 12 260
Il tragico bilancio fù di 4 vittime e 10 feriti tra passeggeri ed equipaggio e 53 vittime e 5 feriti tra militari e dirottatori.
I militari che la pianificarono e la condussero le diedero il nome di "Operation Thunderbolt". In onore del colonnello Yonatan "Yoni" Netanyahu, che comandò il raid e fu l'unico militare israeliano a perdere la vita nell'azione, venne in seguito denominata anche "Operation Yonatan".
Alle 12.30 del 27 giugno 1976, il volo 139 dell'Air France, un aereo Airbus A300 proveniente da Tel Aviv, decollò dall'aeroporto di Atene diretto a Parigi, con a bordo 244 passeggeri e 12 persone di equipaggio. Poco dopo, il volo venne dirottato da quattro terroristi. I dirottatori, due palestinesi appartenenti al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e due tedeschi aderenti alla Revolutionäre Zellen, ordinarono di far rotta su Bengasi, in Libia. Qui l'aereo rimase a terra per sette ore, durante le quali venne rifornito e fu rilasciata una donna. In seguito l'Airbus decollò nuovamente, per dirigersi verso Entebbe, in Uganda. Il commando, infatti, si aspettava appoggi dal governo del dittatore ugandese Idi Amin che simpatizzava per la causa palestinese. Appoggi che, puntualmente, Amin offrì. L’aereo atterrò così ad Entebbe alle 03:15 del 28 giugno.
Ai dirottatori si aggiunsero ben presto altri tre terroristi. Il gruppo, guidato da Wilfred Böse (non da Ilich Ramírez Sánchez, ossia "Carlos lo Sciacallo", come talvolta si sostiene), chiedeva la liberazione di 40 palestinesi detenuti in Israele, oltre a quella di altri 13 che si trovavano nelle prigioni di Kenya, Francia, Svizzera e Germania.
I dirottatori rilasciarono la maggior parte degli ostaggi, trattenendo solo i cittadini israeliani e gli ebrei, che minacciavano di uccidere se le loro richieste non fossero state accolte. Il capitano del volo, Michel Bacos, fece notare ai terroristi che, dal momento che tutti i passeggeri erano sotto la sua responsabilità, non ne avrebbe abbandonato alcuno e sarebbe rimasto con gli ostaggi. Tutto l'equipaggio fu solidale con il capitano, rifiutando di partire con un altro aereo dell'Air France, giunto ad Entebbe per portare via gli ostaggi liberati. Anche una suora francese rifiutò di partire, insistendo che il suo posto doveva essere preso da un altro ostaggio, ma fu spinta a forza sull'aereo che attendeva i passeggeri liberati dai militari ugandesi. Gli ostaggi rimasti furono rinchiusi nel vecchio terminal dell'aeroporto.
Il governo di Israele rifiutò di negoziare con i dirottatori, decidendo di organizzare una missione di salvataggio degli ostaggi, affidata ai militari. Dopo diversi giorni dedicati alla raccolta di informazioni ed alla preparazione, il 4 luglio quattro aerei da trasporto C-130 Hercules (detti in gergo Ippopotami) dell'Heyl Ha'Avir, l'Aeronautica militare israeliana, atterrarono di notte all'aeroporto di Entebbe, ovviamente senza l'aiuto della torre di controllo. Un altro aereo militare israeliano, un jet attrezzato per il pronto soccorso medico, atterrava nel frattempo all'aeroporto di Nairobi, in Kenya, mentre un altro aereo attrezzato da centro di comando volante dirigeva l'operazione.
Il governo keniota, avversario del regime ugandese, aveva infatti dato il suo appoggio all'operazione.
Erano impegnati nell'operazione oltre cento soldati delle IDF (in gran parte elementi del reparto speciale Sayeret Matkal) e, forse, diversi agenti del Mossad.
Gli israeliani atterrarono alle 23.00 circa, con i portelli di carico già abbassati. Fu fatta scendere una Mercedes nera, con delle Land Rover al seguito. L'automobile e le Land Rover dovevano simulare la visita dello stesso Amin, per distrarre l'attenzione degli ugandesi e dei terroristi dai militari che si stavano avvicinando al terminal. La Mercedes apparteneva ad un civile israeliano ed era stata dipinta di nero per il raid, con il presupposto che sarebbe stata restituita al legittimo proprietario, ignaro dell'uso al quale era destinata, con il colore originale.
Mentre il convoglio si avvicinava, due sentinelle, che erano state avvertite del fatto che Amin aveva cambiato la sua Mercedes nera con una bianca, ordinarono alle auto di fermarsi e furono immediatamente uccise dagli israeliani.
Gli ugandesi furono ingannati dal diversivo israeliano, e lasciarono che il finto corteo presidenziale si avvicinasse fino al terminal in cui erano rinchiusi i passeggeri e l’equipaggio del volo 139. Gli israeliani scesero dai mezzi ed irruppero nell’edificio, urlando agli ostaggi di stare giù. L’avvertimento fu fatto in ebraico ed uno dei passeggeri, che forse non aveva compreso, si alzò, dirigendosi verso i militari appena entrati. Questi ultimi, pensando si trattasse di un terrorista, lo uccisero. La stessa sorte toccò ai tre dirottatori che, trovandosi nel salone, cercarono di resistere. Un soldato, sempre in ebraico, chiese ai passeggeri dove fossero gli altri terroristi. Gli ostaggi indicarono una porta, che gli israeliani sfondarono, lanciando oltre alcune granate flash bang. Entrati nella stanza, i militari freddarono altri tre dirottatori, seduti attorno ad un tavolo ed ancora tramortiti dalle esplosioni. Gli israeliani tornarono quindi agli aerei, su cui iniziarono ad imbarcare gli ostaggi liberati.
Nel frattempo, diversi militari ugandesi si erano riavuti dalla sorpresa e, appostati sul tetto del terminal, presero a sparare contro gli israeliani e gli ex ostaggi, in procinto di salire sui C-130. Gli israeliani interruppero l’imbarco e risposero immediatamente al fuoco, riuscendo in breve ad aver ragione dei cecchini. Nel corso di quest’ultima sparatoria, due ostaggi furono colpiti a morte, così come Yoni Netanyahu, comandante israeliano sul campo e fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu[1].
Prima di decollare, un altro gruppo di incursori distrusse con esplosivo i caccia ugandesi Mig-21 che si trovavano sulla pista, per impedire ogni tentativo di inseguire gli Hercules, i quali, dopo una sosta tecnica a Nairobi, proseguirono il volo verso l’aeroporto di Tel Aviv[1].
L’incursione durò solo una trentina di minuti. Sei dirottatori vennero uccisi. Dei 103 ostaggi, ne morirono tre, il primo ucciso per errore dagli israeliani, gli altri due colpiti dagli ugandesi durante lo scontro a fuoco prima dell’imbarco. Il colonnello Netanyahu fu l’unico morto israeliano, mentre un altro soldato rimase invalido per le ferite riportate[1]. Il numero delle perdite ugandesi non è certo e varia secondo le fonti, da una dozzina fino a 45 circa. Si è sostenuto che gli israeliani durante l’operazione abbiano catturato alcuni terroristi, ma la notizia non ha ricevuto conferme.
Una passeggera settantacinquenne, Dora Bloch, durante il dirottamento si era sentita male e, al momento dell’attacco, si trovava ricoverata all’ospedale di Kampala. Nei giorni successivi il suo letto fu trovato vuoto e nessuno seppe più nulla di lei, fino al 1979, quando, caduto il regime di Amin a seguito della guerra contro la Tanzania, vennero ritrovati i suoi resti. Nell’aprile del 1987, Henry Kyemba, all’epoca ministro della sanità ugandese, dichiarò alla Commissione dei Diritti Umani dell’Uganda che la Bloch era stata prelevata dal suo letto ed in seguito assassinata da due ufficiali dell’esercito che agirono per ordine di Amin.
Uno dei fatti determinanti per il successo dell’incursione fu che il terminal in cui vennero rinchiusi gli ostaggi era stato costruito anni prima da un’impresa israeliana. Questa aveva conservato i progetti e li fornì sollecitamente ai militari, i quali, con l’aiuto di alcuni tecnici che avevano diretto i lavori, costruirono una replica esatta dell’edificio aeroportuale.
Negli anni sessanta e settanta, gli israeliani erano, infatti, molto impegnati nella cooperazione economica con i paesi dell’Africa sub sahariana ed il regime di Amin, prima che quest’ultimo rovesciasse le alleanze, era stato un forte fruitore dell’assistenza tecnica fornita dallo stato ebraico.
Decisamente d’aiuto alla pianificazione del raid furono anche i ricordi degli ostaggi rilasciati, interrogati a Parigi dai servizi d’informazione israeliani, che fornirono importanti dettagli in merito, per esempio, all’interno dell’edificio, al numero ed all’organizzazione dei dirottatori, al coinvolgimento delle truppe ugandesi.
I preparativi israeliani vennero condotti nella più stretta riservatezza. Ad esempio, gli operai civili che realizzarono la replica del terminal assieme ai militari, “rimasero ospiti” di questi ultimi fino ad operazione conclusa.
Prima di ordinare l’attacco, il governo israeliano effettuò diversi tentativi diplomatici per portare a casa gli ostaggi senza giungere ad una soluzione di forza. Molte fonti indicano che gli israeliani sarebbero stati disposti anche a rilasciare i prigionieri, nel caso l’opzione militare si fosse rivelata impraticabile. Un generale in pensione delle IDF, Chaim Bar-Lev, che conosceva personalmente il dittatore ugandese, ebbe con lui diverse conversazioni telefoniche, senza raggiungere alcun risultato.
Il governo dell’Uganda chiese che fosse convocato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per condannare il raid israeliano, in quanto violazione della sovranità ugandese. Il Consiglio di Sicurezza non approvò alcuna risoluzione.
Per essersi rifiutato di abbandonare i passeggeri rimasti in ostaggio, il capitano Bacos ricevette una nota di biasimo dai suoi superiori e fu sospeso dal servizio per un periodo.
Nationalità Passeggeri Equipaggio Totale
Belgio 4 0 4
Danimarca 2 0 2
Francia 42 12 54
Grecia 25 0 25
Germania 1 0 1
Israele 94 0 94
Italia 9 0 9
Giappone 1 0 1
Corea del Sud 1 0 1
Spagna 5 0 5
Regno Unito 30 0 30
Stati Uniti 34 0 34
Totale 248 12 260
Il tragico bilancio fù di 4 vittime e 10 feriti tra passeggeri ed equipaggio e 53 vittime e 5 feriti tra militari e dirottatori.
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Israele, 27 giugno 1976. Alle 8:59 decolla dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv il volo 139 dell’Air France, con 198 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo. Si tratta di un volo di routine per Parigi con scalo ad Atene, dove si imbarcheranno altri 58 passeggeri. Tra questi vi sono due tedeschi, un uomo e una donna, in viaggio con falsi passaporti sudamericani; sono membri dell’organizzazione R.A.F. (Rote Armee Fraktion, Frazione dell’Armata Rossa), meglio nota come gruppo Baader-Meinhof (dai nomi dei suoi fondatori, Andreas Baader e Ulrike Meinhof), un’organizzazione terroristica di stampo anarco-comunista simile alle nostre Brigate Rosse, attiva in Germania Occidentale dal 1968. Insieme a loro vi sono due arabi palestinesi, membri del F.P.L.P. (Fronte Popolare di Liberazione della Palestina), un’organizzazione che collabora con il gruppo Baader-Meinhof fin dall’attentato alla squadra olimpica israeliana alle olimpiadi di Monaco ’72.
La sicurezza all’aeroporto di Atene è fiacca, come sempre: il metal detector non è sorvegliato, e l’agente di sicurezza in servizio presta poca attenzione all’apparecchio a raggi X. Otto minuti dopo il decollo da Atene, il volo 139 dell’Air France con 256 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo viene dirottato dalla “cellula Che Guevarra dell’unità Haifa” del F.P.L.P.
Pochi minuti dopo aver ricevuto la notizia, l’Ufficio Operazioni delle F.D.I. (Forze di Difesa Israeliane, in ebraico thazal) avvia la procedura prevista in caso di dirottamento aereo: unità militari vengono inviate all’aeroporto di Tel Aviv per stabilire un posto di comando; vengono allertati i caccia, perché si teme che i terroristi mirino ad atterrare in Israele o, peggio, a lanciarsi come kamikaze su qualche città israeliana. Ma Israele non sarà la destinazione del volo 139. A quattro ore dal dirottamento, l’aereo ottiene il permesso di fare scalo a Bengasi, in Libia, dove si rifornisce di carburante; prosegue poi in direzione dell’Africa centrale, per atterrare all’aeroporto di Entebbe, nel piccolo stato dell’Uganda. Dopo aver trascorso la notte sull’aereo, i passeggeri vengono trasferiti dai terroristi (altri 10 uomini del F.P.L.P. si sono nel frattempo aggiunti ai quattro dirottatori) e dai soldati ugandesi nell’edificio del vecchio terminal. Lo stesso presidente-dittatore dell’Uganda, il generale Idi Amin, fa una breve apparizione personale per tenere un discorso a favore del F.P.L.P. davanti agli atterriti ostaggi.
A Gerusalemme il Capo di Stato Maggiore delle F.D.I., generale Mordechai “Motta” Gur, si riunisce con il ministro della Difesa Shimon Peres e il Primo Ministro Yitzhak Rabin per discutere sul da farsi. Gur è convinto che esistano i presupposti per un’azione di forza; su suo ordine, il generale Yekutiel “Kuti” Adam, capo dell’Ufficio Operazioni, ha già preparato tre possibili piani: un lancio di paracadutisti su vasta scala, un attacco dal lago Vittoria con dei gommoni, o un rapido assalto e rimozione degli ostaggi per via aerea. Viene scelto l’ultimo piano. Il comando dell’operazione, nome in codice “Thunderbolt”, viene affidato al generale di brigata aerea Dan Shomron, mentre la forza d’attacco, incaricata della liberazione fisica degli ostaggi, sarà guidata dal tenente colonnello Yonatan “Yoni” Netanyahu.
Il 30 giugno, mentre Gur e i suoi stanno riesaminando il piano, sinistri sviluppi hanno luogo a Entebbe: il terrorista tedesco Wilfried Boese legge la lista dei passeggeri, e coloro il cui nome “suona” ebraico vengono separati dagli altri e rinchiusi in una stanza separata; tutti gli altri saranno liberati l’indomani. Inutile dire che questo fatto risveglia tristi ricordi nella memoria ebraica, ricordando le “selektion” che i medici nazisti facevano nei campi di concentramento per decidere chi sarebbe vissuto e chi invece sarebbe finito nelle camere a gas. Questo non fa che accrescere il senso di urgenza per un’azione di salvataggi; rende il tutto anche più semplice, perché ora gli ostaggi da salvare sono “solo” 103. I terroristi pretendono il rilascio di numerosi loro compagni detenuti nelle carceri israeliane; il governo Rabin decide di trattare, al fine di guadagnare tempo e di rimandare il più possibile l’uccisione degli ostaggi.
Al loro arrivo a Parigi, gli ostaggi rilasciati forniscono una grande quantità di informazioni preziose. Si viene così sapere che l’edificio del vecchi terminal, dove sono rinchiusi gli ostaggi, è stato costruito da una ditta israeliana; le piante vengono immediatamente confiscate per realizzare un modello in scala dell’impianto, dove il team d’assalto possa esercitarsi notte e giorno. Gli uomini che dovranno procedere alla liberazione degli ostaggi provengono dalla sayeret mat’kal, un’unità di ricognizione e inteligence posta direttamente sotto il comando dello Stato Maggiore israeliano: sono il meglio che sia disponibile in Israele.
All’alba del 2 luglio viene eseguita una prova generale dell’assalto; tempo impiegato per l’operazione: 55 minuti. Quella stessa notte viene eseguita un’altra prova generale, questa volta anche con i velivoli C-130 Hercules, che porteranno il team a Entebbe. Il Capo di Stato Maggiore Gur, presente all’esercitazione, tiene un breve discorso davanti alle truppe e ai loro comandanti; poi telefona al ministro della Difesa: “Siamo pronti”. Ora manca solo l’autorizzazione dell’esecutivo.
La notte del 3 luglio, i quattro C-130 dell’Aviazione israeliana che porteranno la squadra d’assalto vengono caricati e riforniti per il lungo volo per Entebbe; il Corpo Comunicazioni delle F.D.I. appronta un Boeing 707 che sarà usato come centro di comando per l’operazione, mentre il Corpo Medico attrezza un altro 707 come ospedale volante, perché ci si aspetta un gran numero di feriti. Nethanyau e il suo vice trascorrono gran parte della mattinata a riesaminare il piano e a elaborare possibili soluzioni per eventuali imprevisti: in un’operazione del genere non si può dare nulla per scontato. Benché manchi ancora l’autorizzazione governativa, i sei aerei decollano alle 16:00 dalla base aerea di Ophira, alla volta di Entebbe. Solo quando hanno già lasciato lo spazio aereo israeliano giunge la parola d’ordine di autorizzazione: “Go”.
Il volo di 3800 km per Entebbe richiede sette ore, e alle 11:01, con solo trenta secondi di ritardo sulla tabella di marcia, il primo C-130, con a bordo gli uomini del sayeret mat’kal e il colonnello Nethanyau, giunge in vista dell’aeroporto. Per confondere il radar della torre di controllo, il velivolo si avvicina seguendo un normale volo di linea. Non appena tocca terra, alcuni israeliani schizzano fuori dai portelli laterali con l’aereo ancora in movimento, per prendere il controllo della pista. Una volta fermo, dalla rampa posteriore dell’aereo scendo i veicoli del commando: sono due Land Rover e una Mercedes nera, utilizzate per simulare una visita a sorpresa del presidente Amin, ed evitare di mettere in allarme i soldati ugandesi. Mentre si dirige verso l’edificio del vecchio terminal, il convoglio incontra due soldati ugandesi di guardia ad un posto di controllo. Notando qualcosa di sospetto, i due sparano qualche colpo di avvertimento verso il convoglio, prima di essere falciati dalle armi dotate di silenziatore degli israeliani. Gli spari svegliano gli ostaggi, che stanno dormendo sul pavimento del terminal, e mettono in allarme i terroristi che li sorvegliano. Ma ormai è troppo tardi.
Solo 15 secondi dopo gli spari delle sentinelle ugandesi, il commando israeliano attacca il terminal ed elimina uno ad uno i terroristi. Il tempo dei silenzi è ormai finito: soldati israeliani dotati di megafoni urlano in ebraico e in inglese: “Siamo dello tzahal, state giù!”.
Sette minuti più tardi atterra il secondo C-130 con a bordo un secondo commando e la jeep del generale Shomron. Subito dopo atterra il terzo aereo, che scarica una forza di fanteria meccanizzata appartenente alla sayeret golani (l’unità da ricognizione della brigata Golan, una delle migliori dell’esercito israeliano) dotata di veicoli corazzati M113 APC (Armoured Personnel Carrier, veicolo da trasporto truppe corazzato), il cui compito è di contrastare eventuali reazioni dell’esercito ugandese e di distruggere i caccia MIG di stanza a Entebbe. Seguono poi il quarto C-130 e il Boeing del Corpo Medico, che vengono subito caricati con i feriti e con gli ostaggi liberati. Alle 11:58, 57 minuti dopo l’atterraggio del primo aereo, tutti gli ostaggi sono liberati e portati fuori da Entebbe; 33 minuti dopo, l’ultimo aereo israeliano decolla con il generale Shomron a bordo. Resoconti riferiscono che ore dopo la partenza dell’ultimo israeliano, a Entebbe si sentiva ancora sparare.
Alla fine furono uccisi 13 membri del F.P.L.P. e 35 soldati ugandesi; undici caccia MIG 17 e MIG 21 dell’aviazione ugandese furono distrutti, per assicurarsi che i vulnerabili C-130 non venissero inseguiti. Morirono anche tre ostaggi, come pure il comandante della forza d’attacco, tenente colonnello Yonatan Netanhyau, colpito da un soldato ugandese. La mattina del 4 luglio 1976, gli ostaggi rientrarono in Israele, accolti come eroi tra manifestazioni di gioia, sollievo e orgoglio nazionale.
Entebbe fu un’importante vittoria per Israele, per tre motivi: in primo luogo, rese consapevole il mondo occidentale, fino ad allora piuttosto distratto, dei pericoli del terrorismo; in secondo luogo, inflisse al terrorismo palestinese, e in particolare all’F.P.L.P., una sconfitta pubblica, dura ed umiliante. Ma soprattutto, rialzò il morale della nazione dopo la quasi disfatta della guerra “d’ottobre” del 1973, e segnò la fine di un periodo di disfattismo che aveva pervaso alcuni ambienti delle F.D.I.: il vecchio tzahl capace di ogni cosa era tornato sulla scena. Sapevano di essere i migliori, e ora lo sapeva anche il resto del mondo.
Il resoconto dell’operazione è tratto da Le Forze di Difesa Israeliane dal 1973 di Sam Katz, Osprey Publishing.
Sono passati esattamente 32 anni dal Raid di Entebbe ( Operazione
Yonathan ) riconosciuta ancora oggi come la piu brillante operazione
di antiterrorismo mai avvenuta.
In Israele il segreto militare dura 32 anni, ma ancora oggi ci sono
alcuni punti oscuri sulla brillantissima operazione .
Yahuda Avner che ha fatto parte degli staff di 5 primi ministri
Israeliani fra cui Itzhack Rabin , ricostruisce il dietro le quinte
di quello che avvenne in quei giorni di 32 anni fa in Israele .
Il 27 giugno 1976 il generale Ephraim Poram entra senza nessun invito
ad una riunione del governo Israeliano e porge un biglietto a Rabin .
Al primo ministro Israeliano basta guardare la faccia del suo amico e
compagno di armi per capire che c'e qualcosa che non va , nel
biglietto c'e scritto " il volo air france 139 in volo da Tel Aviv a
Parigi, e stato dirottato dopo il suo stop al aeroporto di Atene ".
Rabin studia il biglietto e scrive a matita sul retro del pezzo di
carta ,
1 Quanti Israeliani a bordo ?
2 Quanti dirottatori a bordo ?
3 Verso dove stanno volando ?
E porge il biglietto al generale Poram .
Alcuni minuti dopo mentre il governo Israeliano sta discutendo del
prezzo del pane la notizia arriva anche agli altri ministri, che
cominciano a parlare ad alta voce del dirottamento, Rabin chiama
tutti alla calma e dice che al momento l'unica cosa certa e che
l'aereo e un air france.
Poi chiede al consulente legale del governo Haim Zadok , " quale
sarebbe lo status dei passeggeri sul aereo ? "
Zadok risponde immediatamente " laereo e territorio francese, i
francesi sono responsabili per l'incolumita di tutti i passeggeri "
Igall Allon viene incaricato di prendere contatto col governo
francese , e quando sta per lasciare la stanza Zadok gli dice " di ai
francesi di non fare distinzioni fra passeggeri Israeliani e non "
Il generale Poram rientra nella stanza e porge un altro biglietto a
Rabin su cui ce scritto " 230 passeggeri a bordo , 83 sono
Israeliani , 12 membri del equipaggio, i Libici hanno permesso al
aereo di atterrare a benghazi per fare rifornimento "
Al che Rabin disse , " adesso almeno sappiamo dove sono "
Anche Allon rientra nella stanza e da a rabin una nota del ambasciata
Francese a Tel Aviv in cui si dice " il governo francese informa il
governo Israeliano che si prende la piena reponsabilita per la salute
dei passeggeri del aereo dirottato, senza nessuna eccezzione , e
terra' informato il governo israeliano del evolversi della
situazione" .
nel pomeriggio arrivano nuovi aggiornamenti l'aereo ha lasciato
benghazi e non si sa dove sia diretto , i terroristi sono 4
palestinesi del fronte per la liberazione della palestina e 2
tedeschi del gruppo che si fa chiamare " cellule rivoluzionarie "
Alle 4 del mattino il generale Poram chiama Rabin e lo informa che
l'aereo e atterrato ad Entebbe in Uganda , Rabin gli dice " meglio di
un paese arabo , credo che abbiamo discreti rapporti con Idi Amin e
abbiamo del personale che ha lavorato in Uganda scopri chi sono e ci
aggiorniamo a fra poco, ci sono richieste dei dirottatori ?
Poram " no al momento nessuna richiesta "
Al 8.30 del mattino dopo che al governo Israeliano vengono trasmesse
le richieste dei dirottatori , che vogliono la liberazione di 53
terroristi ( che loro chiamano compagni ) detenuti per la maggior
parte in israele ma anche in Svizzera , Germania, Francia, e Kenia .
I terroristi vogliono che i loro compagni vengano trasferiti entro 48
ore ad Entebbe e dopo libereranno i passeggeri .
Se non verranno soddisfatte le richieste dei teroristi i passeggeri
verranno giustiziati uno ad uno a partire dalle 2 del pomeriggio del
1 di luglio .
Shimon Peres allora ministro della difesa comincio un discorso sul
come e perche israele non doveva cedere al ricatto dei terroristi,
Rabin lo zitti e gli disse " ragioniamoci tutti sopra e ci
incotreremo fra qualche ora "
Cosi andava in quei giorni fra Rabin e Peres , semplicemente non si
sopportavano .
Rabin ricevette anche informazioni su Idi Amin e arrivo alla
conclusione che Amin era in combutta coi terroristi , e disse al
generale Poram , nella prossima riunione di governo voglio che sia
presente anche Mota Gur (allora era il Capo di stato maggiore )
Poram gli chiese " ok va bene ma cosa hai in mente ? "
Rabin rispose " no nessuna idea ma nemmeno Peres ha idee , non voglio
sentire i suoi discorsi da Pontefice sul non trattare coi terroristi
senza ascoltare cosa abbia da dire Gur al riguardo "
Poco dopo alla riunione Rabin Chiese a Gur " dimmi se l'esercito ha
la possibilita di intervenire e salvare gli ostaggi "
Peres decisamente arrabbiato perche vedeva scavalcato il suo ruolo di
ministro della difesa alzo la voce e disse " non abbiamo ancora
studiato niente al riguardo e io e Gur non ci siamo ancora parlati "
Rabin " Cosa ? 53 ore dopo il dirottamento e tu non hai ancora
parlato col capo di stato maggiore di una possibile operazione
militare ?
Rabin era furioso, si giro verso Mota Gur e gli disse con tono molto
deciso " ce l'hai un operazione militare o no ?
Peres voleva ancora intervenire ma Rabin lo zitti e fece segno a Gur
di rispondere .
Gur disse " abbiamo iniziato a studiare i preliminare di un piano di
attacco "
Gur era un brillantissimo generale e lui che guido i paracadutisti
israeliani a liberare la parte vecchia di gerusalemme nel 1967 .
Rabin disse " allora io ne intendo che non hai un piano al momento e
io allora ( qui prese una pausa di qualche secondo per pensarci bene )
prendo in cosiderazione di trattare coi terroristi per liberare gli
ostaggi .
I ministri aprirono una furiosa discussione su come sia possibile
liberare dei prigionieri in mezzo al africa a 4000 KM da Israele,
nessuno voleva trattare coi terroristi .
Piu tardi Rabin in compagnia dei suoi piu stretti collaboratori
disse " mi sono spesso immaginato in mezzo ad una situazione del
genere, e di avere cittadini israeliani in ostaggio in territorio
straniero e ragionandoci molto so per certo che in assenza di una
valida alternativa militare , il mio obbligo e di trattare coi
terroristi , non posso nemmeno pensare di parlare ad una mamma che ha
perso suo figlio , perche io ho rifiutato di negoziare "
30 giugno , 8.30 del mattino , Rabin apre la riunione del gabinetto
israeliano annunciando " i terroristi hanno separato gli Ebrei dai
non Ebrei.
I non Ebrei sono gia stati liberati , gli Ebrei ancora in mano dei
terroristi sono 98 " e chiese ancora a Mota Gur " chiedo ancora al
capo di stato maggiore se ha un opzione militare ?
Gur rispose " abbiamo tre opzioni :
1 lanciare un attacco a sorpresa arrivando al aeroporto di entebbe
atraverso il lago di vittoria che gli e molto vicino .
2 Attirare i terroristi qui in israele e poi attaccarli a sorpresa .
3 paracadutare truppe scelte direttamente sul aeroporto.
I ministri davano segni di nervosismo qualcuno sorrise ironicamente
facendo capire che le opzioni erano quasi impossibili da realizzare .
Rabin chiese a Gur " qualcuna di queste opzioni e seriamente
attuabile con una buona probabilita di successo "
Gur rispose " no "
Rabin disse " l'ultimatum dei terroristi scade domani alle 2 del
pomeriggio , io allora dico che il governo israeliano accetta di
trattare coi terroristi per la liberazione degli ostaggi , le
trattative verranno portate avanti dal governo francese , non
cercheremo di guadagnare tempo ma tratteremo seriamente, allo stesso
tempo lavoreremo per vedere se e sempre possibile attuare un
operazione militare "
Peres disse " non sono daccordo "
Rabin rispose ' non avevo dubbi "
Peres alzo la voce " noi non abbiamo mai accettato in passato di
trattare con terroristi che uccidono i civili, se trattiamo con i
terroristi il mondo ci sorridera ma non ci rispetteranno, se li
attacchiamo magari il resto del mondo ci sara contro ma almeno ci
rispetteranno, anche se molto dipendera dal esito del operazione "
Rabin rispose " accidenti a te Shimon e alla tue retorica, se hai una
proposta fatti avanti e noi la ascolteremo , noi giochiamo con le
vite dei nostri fratelli, sai cosa ci diranno se non trattiamo ?
Che dopo la guerra del Kippur abbiamo scambiato prigionieri egiziani
e siriani per avere indietro i corpi dei nostri soldati morti in
battaglia, come posso adesso rifiutarmi di trattare per riportare a
casa degli Ebrei prima che stanno per essere giustiziati ? "
Peres non disse piu niente e quando si ando' al voto anche lui voto a
favore di intavolare trattative con i terroristi .
la mattina dopo , poco ore prima della scadenza del ultimatum Israele
disse di essere pronto a trattare con i terroristi .
Il capo del opposizione Menahem Beghin ( storico nemico di Rabin )
chiese di parlare privatamente con Rabin e gli disse " Signor primo
ministro questa non e una diatriba fra governo e opposizione questa e
una questione di interesse nazionale , e io rendero pubblico che
qualsiasi decisione prenda il governo per aiutare a salvare la vita
di Ebrei innocenti verra supportata dal opposizione.
Rabin colpito dalle parole di Beghin gli strinse la mano e lo
ringrazio .
Poche ore dopo le agenzie di stampa di tutto il mondo annunciavano "
Israele si arrende ai terroristi "
Poco dopo i Francesi annunciavano che i terroristi acconsentivano di
allungare la scadenza del ultimatum di 48 ore per agevolare le
trattative .
Il giorno dopo il generale Poram irruppe nel ufficio di Rabin e gli
disse " Peres e Gur stanno lavorando ad un piano e dicono che e
fattibile "
Rabin rispose " ci credo solo quando lo vedo "
ma il piano era veramente pronto e Rabin lo studio e lo approvo .
Alla riunione di governo del giorno dopo disse " come sapete ero
favorevole a trattare coi terroristi in mancanza di un piano
militare , ma adesso il piano ce lo abbiamo "
Gur comincio a spiegare il piano al governo di Israele nei minimi
dettagli, di come avrebbero preso possesso del aeroporto fino anche
alla distruzione del aviazione ugandese "
Alcuni ministri chiesero " quanti uomini valutate che perderemo nel
operazione ? "
Rabin rispose " non ho idea di quanti morti subiremo fra gli ostaggi
e fra i soldati che manderemo in Uganda , ma anche se fossero 15 o
magari 20 io sono a favore del operazione "
Un altro chiese " e sei sicuro che sia meglio questa operazione che
trattare coi terroristi ? "
Rabin disse " non ho nessun dubbio che un operazione militare sia
meglio che trattare coi terroristi anche se le perdite saranno
pesanti "
Il governo Israeliano approvo immediatamente l'opzione militare
dopodiche ancora una volta Beghin chiese di parlare con Rabin e gli
disse " signor primo ministro ieri non cera nessun piano militare e
io le ho dato la mia approvazione a trattare coi terroristi, oggi che
abbiamo un piano militare che vuole riportare a casa degli ebrei in
pericolo di vita, anche io le do la mia massima approvazione e tutto
il mio supporto, e possa DIO riportare tutti i nostri a casa in
salute "
Quando gli Hercules israeliani decollarono ,verso Entebbe , i
ministri israeliani si riunirono in una stanza da cui potevano
seguire tutta l'operazione via radio .
Nei suoi ricordi Rabin scrisse " seguire l'operazione via radio era
molto frustrante sentivi solo qualche parola ed ordini ma non sapevi
cosa succedeva esattamente , ma l'operazione fu brillante e fu
condotta come previsto senza nessuno sbaglio da parte nostra, la piu
brillante operazione mai avvenuta al di fuori del territorio
israeliano , quando l'ultimo degli Hercules decollo da Entebbe con
direzione Israele, i ministri Israeliani alzarono i loro bicchieri
per un brindisi, e tutti dissero LECHAIM ( alla vita ).
Poche ore dopo in tutte le strade di Israele la gente ballava, e da
tutto il mondo ( salvo rarissime eccezzioni ) giunsero sinceri
messaggi di amicizia e di complimenti ad Israele .
Quella probabilmente fu la notte piu lunga per Itzhack Rabin , ma
anche la piu bella.
La sicurezza all’aeroporto di Atene è fiacca, come sempre: il metal detector non è sorvegliato, e l’agente di sicurezza in servizio presta poca attenzione all’apparecchio a raggi X. Otto minuti dopo il decollo da Atene, il volo 139 dell’Air France con 256 passeggeri e membri dell’equipaggio a bordo viene dirottato dalla “cellula Che Guevarra dell’unità Haifa” del F.P.L.P.
Pochi minuti dopo aver ricevuto la notizia, l’Ufficio Operazioni delle F.D.I. (Forze di Difesa Israeliane, in ebraico thazal) avvia la procedura prevista in caso di dirottamento aereo: unità militari vengono inviate all’aeroporto di Tel Aviv per stabilire un posto di comando; vengono allertati i caccia, perché si teme che i terroristi mirino ad atterrare in Israele o, peggio, a lanciarsi come kamikaze su qualche città israeliana. Ma Israele non sarà la destinazione del volo 139. A quattro ore dal dirottamento, l’aereo ottiene il permesso di fare scalo a Bengasi, in Libia, dove si rifornisce di carburante; prosegue poi in direzione dell’Africa centrale, per atterrare all’aeroporto di Entebbe, nel piccolo stato dell’Uganda. Dopo aver trascorso la notte sull’aereo, i passeggeri vengono trasferiti dai terroristi (altri 10 uomini del F.P.L.P. si sono nel frattempo aggiunti ai quattro dirottatori) e dai soldati ugandesi nell’edificio del vecchio terminal. Lo stesso presidente-dittatore dell’Uganda, il generale Idi Amin, fa una breve apparizione personale per tenere un discorso a favore del F.P.L.P. davanti agli atterriti ostaggi.
A Gerusalemme il Capo di Stato Maggiore delle F.D.I., generale Mordechai “Motta” Gur, si riunisce con il ministro della Difesa Shimon Peres e il Primo Ministro Yitzhak Rabin per discutere sul da farsi. Gur è convinto che esistano i presupposti per un’azione di forza; su suo ordine, il generale Yekutiel “Kuti” Adam, capo dell’Ufficio Operazioni, ha già preparato tre possibili piani: un lancio di paracadutisti su vasta scala, un attacco dal lago Vittoria con dei gommoni, o un rapido assalto e rimozione degli ostaggi per via aerea. Viene scelto l’ultimo piano. Il comando dell’operazione, nome in codice “Thunderbolt”, viene affidato al generale di brigata aerea Dan Shomron, mentre la forza d’attacco, incaricata della liberazione fisica degli ostaggi, sarà guidata dal tenente colonnello Yonatan “Yoni” Netanyahu.
Il 30 giugno, mentre Gur e i suoi stanno riesaminando il piano, sinistri sviluppi hanno luogo a Entebbe: il terrorista tedesco Wilfried Boese legge la lista dei passeggeri, e coloro il cui nome “suona” ebraico vengono separati dagli altri e rinchiusi in una stanza separata; tutti gli altri saranno liberati l’indomani. Inutile dire che questo fatto risveglia tristi ricordi nella memoria ebraica, ricordando le “selektion” che i medici nazisti facevano nei campi di concentramento per decidere chi sarebbe vissuto e chi invece sarebbe finito nelle camere a gas. Questo non fa che accrescere il senso di urgenza per un’azione di salvataggi; rende il tutto anche più semplice, perché ora gli ostaggi da salvare sono “solo” 103. I terroristi pretendono il rilascio di numerosi loro compagni detenuti nelle carceri israeliane; il governo Rabin decide di trattare, al fine di guadagnare tempo e di rimandare il più possibile l’uccisione degli ostaggi.
Al loro arrivo a Parigi, gli ostaggi rilasciati forniscono una grande quantità di informazioni preziose. Si viene così sapere che l’edificio del vecchi terminal, dove sono rinchiusi gli ostaggi, è stato costruito da una ditta israeliana; le piante vengono immediatamente confiscate per realizzare un modello in scala dell’impianto, dove il team d’assalto possa esercitarsi notte e giorno. Gli uomini che dovranno procedere alla liberazione degli ostaggi provengono dalla sayeret mat’kal, un’unità di ricognizione e inteligence posta direttamente sotto il comando dello Stato Maggiore israeliano: sono il meglio che sia disponibile in Israele.
All’alba del 2 luglio viene eseguita una prova generale dell’assalto; tempo impiegato per l’operazione: 55 minuti. Quella stessa notte viene eseguita un’altra prova generale, questa volta anche con i velivoli C-130 Hercules, che porteranno il team a Entebbe. Il Capo di Stato Maggiore Gur, presente all’esercitazione, tiene un breve discorso davanti alle truppe e ai loro comandanti; poi telefona al ministro della Difesa: “Siamo pronti”. Ora manca solo l’autorizzazione dell’esecutivo.
La notte del 3 luglio, i quattro C-130 dell’Aviazione israeliana che porteranno la squadra d’assalto vengono caricati e riforniti per il lungo volo per Entebbe; il Corpo Comunicazioni delle F.D.I. appronta un Boeing 707 che sarà usato come centro di comando per l’operazione, mentre il Corpo Medico attrezza un altro 707 come ospedale volante, perché ci si aspetta un gran numero di feriti. Nethanyau e il suo vice trascorrono gran parte della mattinata a riesaminare il piano e a elaborare possibili soluzioni per eventuali imprevisti: in un’operazione del genere non si può dare nulla per scontato. Benché manchi ancora l’autorizzazione governativa, i sei aerei decollano alle 16:00 dalla base aerea di Ophira, alla volta di Entebbe. Solo quando hanno già lasciato lo spazio aereo israeliano giunge la parola d’ordine di autorizzazione: “Go”.
Il volo di 3800 km per Entebbe richiede sette ore, e alle 11:01, con solo trenta secondi di ritardo sulla tabella di marcia, il primo C-130, con a bordo gli uomini del sayeret mat’kal e il colonnello Nethanyau, giunge in vista dell’aeroporto. Per confondere il radar della torre di controllo, il velivolo si avvicina seguendo un normale volo di linea. Non appena tocca terra, alcuni israeliani schizzano fuori dai portelli laterali con l’aereo ancora in movimento, per prendere il controllo della pista. Una volta fermo, dalla rampa posteriore dell’aereo scendo i veicoli del commando: sono due Land Rover e una Mercedes nera, utilizzate per simulare una visita a sorpresa del presidente Amin, ed evitare di mettere in allarme i soldati ugandesi. Mentre si dirige verso l’edificio del vecchio terminal, il convoglio incontra due soldati ugandesi di guardia ad un posto di controllo. Notando qualcosa di sospetto, i due sparano qualche colpo di avvertimento verso il convoglio, prima di essere falciati dalle armi dotate di silenziatore degli israeliani. Gli spari svegliano gli ostaggi, che stanno dormendo sul pavimento del terminal, e mettono in allarme i terroristi che li sorvegliano. Ma ormai è troppo tardi.
Solo 15 secondi dopo gli spari delle sentinelle ugandesi, il commando israeliano attacca il terminal ed elimina uno ad uno i terroristi. Il tempo dei silenzi è ormai finito: soldati israeliani dotati di megafoni urlano in ebraico e in inglese: “Siamo dello tzahal, state giù!”.
Sette minuti più tardi atterra il secondo C-130 con a bordo un secondo commando e la jeep del generale Shomron. Subito dopo atterra il terzo aereo, che scarica una forza di fanteria meccanizzata appartenente alla sayeret golani (l’unità da ricognizione della brigata Golan, una delle migliori dell’esercito israeliano) dotata di veicoli corazzati M113 APC (Armoured Personnel Carrier, veicolo da trasporto truppe corazzato), il cui compito è di contrastare eventuali reazioni dell’esercito ugandese e di distruggere i caccia MIG di stanza a Entebbe. Seguono poi il quarto C-130 e il Boeing del Corpo Medico, che vengono subito caricati con i feriti e con gli ostaggi liberati. Alle 11:58, 57 minuti dopo l’atterraggio del primo aereo, tutti gli ostaggi sono liberati e portati fuori da Entebbe; 33 minuti dopo, l’ultimo aereo israeliano decolla con il generale Shomron a bordo. Resoconti riferiscono che ore dopo la partenza dell’ultimo israeliano, a Entebbe si sentiva ancora sparare.
Alla fine furono uccisi 13 membri del F.P.L.P. e 35 soldati ugandesi; undici caccia MIG 17 e MIG 21 dell’aviazione ugandese furono distrutti, per assicurarsi che i vulnerabili C-130 non venissero inseguiti. Morirono anche tre ostaggi, come pure il comandante della forza d’attacco, tenente colonnello Yonatan Netanhyau, colpito da un soldato ugandese. La mattina del 4 luglio 1976, gli ostaggi rientrarono in Israele, accolti come eroi tra manifestazioni di gioia, sollievo e orgoglio nazionale.
Entebbe fu un’importante vittoria per Israele, per tre motivi: in primo luogo, rese consapevole il mondo occidentale, fino ad allora piuttosto distratto, dei pericoli del terrorismo; in secondo luogo, inflisse al terrorismo palestinese, e in particolare all’F.P.L.P., una sconfitta pubblica, dura ed umiliante. Ma soprattutto, rialzò il morale della nazione dopo la quasi disfatta della guerra “d’ottobre” del 1973, e segnò la fine di un periodo di disfattismo che aveva pervaso alcuni ambienti delle F.D.I.: il vecchio tzahl capace di ogni cosa era tornato sulla scena. Sapevano di essere i migliori, e ora lo sapeva anche il resto del mondo.
Il resoconto dell’operazione è tratto da Le Forze di Difesa Israeliane dal 1973 di Sam Katz, Osprey Publishing.
Sono passati esattamente 32 anni dal Raid di Entebbe ( Operazione
Yonathan ) riconosciuta ancora oggi come la piu brillante operazione
di antiterrorismo mai avvenuta.
In Israele il segreto militare dura 32 anni, ma ancora oggi ci sono
alcuni punti oscuri sulla brillantissima operazione .
Yahuda Avner che ha fatto parte degli staff di 5 primi ministri
Israeliani fra cui Itzhack Rabin , ricostruisce il dietro le quinte
di quello che avvenne in quei giorni di 32 anni fa in Israele .
Il 27 giugno 1976 il generale Ephraim Poram entra senza nessun invito
ad una riunione del governo Israeliano e porge un biglietto a Rabin .
Al primo ministro Israeliano basta guardare la faccia del suo amico e
compagno di armi per capire che c'e qualcosa che non va , nel
biglietto c'e scritto " il volo air france 139 in volo da Tel Aviv a
Parigi, e stato dirottato dopo il suo stop al aeroporto di Atene ".
Rabin studia il biglietto e scrive a matita sul retro del pezzo di
carta ,
1 Quanti Israeliani a bordo ?
2 Quanti dirottatori a bordo ?
3 Verso dove stanno volando ?
E porge il biglietto al generale Poram .
Alcuni minuti dopo mentre il governo Israeliano sta discutendo del
prezzo del pane la notizia arriva anche agli altri ministri, che
cominciano a parlare ad alta voce del dirottamento, Rabin chiama
tutti alla calma e dice che al momento l'unica cosa certa e che
l'aereo e un air france.
Poi chiede al consulente legale del governo Haim Zadok , " quale
sarebbe lo status dei passeggeri sul aereo ? "
Zadok risponde immediatamente " laereo e territorio francese, i
francesi sono responsabili per l'incolumita di tutti i passeggeri "
Igall Allon viene incaricato di prendere contatto col governo
francese , e quando sta per lasciare la stanza Zadok gli dice " di ai
francesi di non fare distinzioni fra passeggeri Israeliani e non "
Il generale Poram rientra nella stanza e porge un altro biglietto a
Rabin su cui ce scritto " 230 passeggeri a bordo , 83 sono
Israeliani , 12 membri del equipaggio, i Libici hanno permesso al
aereo di atterrare a benghazi per fare rifornimento "
Al che Rabin disse , " adesso almeno sappiamo dove sono "
Anche Allon rientra nella stanza e da a rabin una nota del ambasciata
Francese a Tel Aviv in cui si dice " il governo francese informa il
governo Israeliano che si prende la piena reponsabilita per la salute
dei passeggeri del aereo dirottato, senza nessuna eccezzione , e
terra' informato il governo israeliano del evolversi della
situazione" .
nel pomeriggio arrivano nuovi aggiornamenti l'aereo ha lasciato
benghazi e non si sa dove sia diretto , i terroristi sono 4
palestinesi del fronte per la liberazione della palestina e 2
tedeschi del gruppo che si fa chiamare " cellule rivoluzionarie "
Alle 4 del mattino il generale Poram chiama Rabin e lo informa che
l'aereo e atterrato ad Entebbe in Uganda , Rabin gli dice " meglio di
un paese arabo , credo che abbiamo discreti rapporti con Idi Amin e
abbiamo del personale che ha lavorato in Uganda scopri chi sono e ci
aggiorniamo a fra poco, ci sono richieste dei dirottatori ?
Poram " no al momento nessuna richiesta "
Al 8.30 del mattino dopo che al governo Israeliano vengono trasmesse
le richieste dei dirottatori , che vogliono la liberazione di 53
terroristi ( che loro chiamano compagni ) detenuti per la maggior
parte in israele ma anche in Svizzera , Germania, Francia, e Kenia .
I terroristi vogliono che i loro compagni vengano trasferiti entro 48
ore ad Entebbe e dopo libereranno i passeggeri .
Se non verranno soddisfatte le richieste dei teroristi i passeggeri
verranno giustiziati uno ad uno a partire dalle 2 del pomeriggio del
1 di luglio .
Shimon Peres allora ministro della difesa comincio un discorso sul
come e perche israele non doveva cedere al ricatto dei terroristi,
Rabin lo zitti e gli disse " ragioniamoci tutti sopra e ci
incotreremo fra qualche ora "
Cosi andava in quei giorni fra Rabin e Peres , semplicemente non si
sopportavano .
Rabin ricevette anche informazioni su Idi Amin e arrivo alla
conclusione che Amin era in combutta coi terroristi , e disse al
generale Poram , nella prossima riunione di governo voglio che sia
presente anche Mota Gur (allora era il Capo di stato maggiore )
Poram gli chiese " ok va bene ma cosa hai in mente ? "
Rabin rispose " no nessuna idea ma nemmeno Peres ha idee , non voglio
sentire i suoi discorsi da Pontefice sul non trattare coi terroristi
senza ascoltare cosa abbia da dire Gur al riguardo "
Poco dopo alla riunione Rabin Chiese a Gur " dimmi se l'esercito ha
la possibilita di intervenire e salvare gli ostaggi "
Peres decisamente arrabbiato perche vedeva scavalcato il suo ruolo di
ministro della difesa alzo la voce e disse " non abbiamo ancora
studiato niente al riguardo e io e Gur non ci siamo ancora parlati "
Rabin " Cosa ? 53 ore dopo il dirottamento e tu non hai ancora
parlato col capo di stato maggiore di una possibile operazione
militare ?
Rabin era furioso, si giro verso Mota Gur e gli disse con tono molto
deciso " ce l'hai un operazione militare o no ?
Peres voleva ancora intervenire ma Rabin lo zitti e fece segno a Gur
di rispondere .
Gur disse " abbiamo iniziato a studiare i preliminare di un piano di
attacco "
Gur era un brillantissimo generale e lui che guido i paracadutisti
israeliani a liberare la parte vecchia di gerusalemme nel 1967 .
Rabin disse " allora io ne intendo che non hai un piano al momento e
io allora ( qui prese una pausa di qualche secondo per pensarci bene )
prendo in cosiderazione di trattare coi terroristi per liberare gli
ostaggi .
I ministri aprirono una furiosa discussione su come sia possibile
liberare dei prigionieri in mezzo al africa a 4000 KM da Israele,
nessuno voleva trattare coi terroristi .
Piu tardi Rabin in compagnia dei suoi piu stretti collaboratori
disse " mi sono spesso immaginato in mezzo ad una situazione del
genere, e di avere cittadini israeliani in ostaggio in territorio
straniero e ragionandoci molto so per certo che in assenza di una
valida alternativa militare , il mio obbligo e di trattare coi
terroristi , non posso nemmeno pensare di parlare ad una mamma che ha
perso suo figlio , perche io ho rifiutato di negoziare "
30 giugno , 8.30 del mattino , Rabin apre la riunione del gabinetto
israeliano annunciando " i terroristi hanno separato gli Ebrei dai
non Ebrei.
I non Ebrei sono gia stati liberati , gli Ebrei ancora in mano dei
terroristi sono 98 " e chiese ancora a Mota Gur " chiedo ancora al
capo di stato maggiore se ha un opzione militare ?
Gur rispose " abbiamo tre opzioni :
1 lanciare un attacco a sorpresa arrivando al aeroporto di entebbe
atraverso il lago di vittoria che gli e molto vicino .
2 Attirare i terroristi qui in israele e poi attaccarli a sorpresa .
3 paracadutare truppe scelte direttamente sul aeroporto.
I ministri davano segni di nervosismo qualcuno sorrise ironicamente
facendo capire che le opzioni erano quasi impossibili da realizzare .
Rabin chiese a Gur " qualcuna di queste opzioni e seriamente
attuabile con una buona probabilita di successo "
Gur rispose " no "
Rabin disse " l'ultimatum dei terroristi scade domani alle 2 del
pomeriggio , io allora dico che il governo israeliano accetta di
trattare coi terroristi per la liberazione degli ostaggi , le
trattative verranno portate avanti dal governo francese , non
cercheremo di guadagnare tempo ma tratteremo seriamente, allo stesso
tempo lavoreremo per vedere se e sempre possibile attuare un
operazione militare "
Peres disse " non sono daccordo "
Rabin rispose ' non avevo dubbi "
Peres alzo la voce " noi non abbiamo mai accettato in passato di
trattare con terroristi che uccidono i civili, se trattiamo con i
terroristi il mondo ci sorridera ma non ci rispetteranno, se li
attacchiamo magari il resto del mondo ci sara contro ma almeno ci
rispetteranno, anche se molto dipendera dal esito del operazione "
Rabin rispose " accidenti a te Shimon e alla tue retorica, se hai una
proposta fatti avanti e noi la ascolteremo , noi giochiamo con le
vite dei nostri fratelli, sai cosa ci diranno se non trattiamo ?
Che dopo la guerra del Kippur abbiamo scambiato prigionieri egiziani
e siriani per avere indietro i corpi dei nostri soldati morti in
battaglia, come posso adesso rifiutarmi di trattare per riportare a
casa degli Ebrei prima che stanno per essere giustiziati ? "
Peres non disse piu niente e quando si ando' al voto anche lui voto a
favore di intavolare trattative con i terroristi .
la mattina dopo , poco ore prima della scadenza del ultimatum Israele
disse di essere pronto a trattare con i terroristi .
Il capo del opposizione Menahem Beghin ( storico nemico di Rabin )
chiese di parlare privatamente con Rabin e gli disse " Signor primo
ministro questa non e una diatriba fra governo e opposizione questa e
una questione di interesse nazionale , e io rendero pubblico che
qualsiasi decisione prenda il governo per aiutare a salvare la vita
di Ebrei innocenti verra supportata dal opposizione.
Rabin colpito dalle parole di Beghin gli strinse la mano e lo
ringrazio .
Poche ore dopo le agenzie di stampa di tutto il mondo annunciavano "
Israele si arrende ai terroristi "
Poco dopo i Francesi annunciavano che i terroristi acconsentivano di
allungare la scadenza del ultimatum di 48 ore per agevolare le
trattative .
Il giorno dopo il generale Poram irruppe nel ufficio di Rabin e gli
disse " Peres e Gur stanno lavorando ad un piano e dicono che e
fattibile "
Rabin rispose " ci credo solo quando lo vedo "
ma il piano era veramente pronto e Rabin lo studio e lo approvo .
Alla riunione di governo del giorno dopo disse " come sapete ero
favorevole a trattare coi terroristi in mancanza di un piano
militare , ma adesso il piano ce lo abbiamo "
Gur comincio a spiegare il piano al governo di Israele nei minimi
dettagli, di come avrebbero preso possesso del aeroporto fino anche
alla distruzione del aviazione ugandese "
Alcuni ministri chiesero " quanti uomini valutate che perderemo nel
operazione ? "
Rabin rispose " non ho idea di quanti morti subiremo fra gli ostaggi
e fra i soldati che manderemo in Uganda , ma anche se fossero 15 o
magari 20 io sono a favore del operazione "
Un altro chiese " e sei sicuro che sia meglio questa operazione che
trattare coi terroristi ? "
Rabin disse " non ho nessun dubbio che un operazione militare sia
meglio che trattare coi terroristi anche se le perdite saranno
pesanti "
Il governo Israeliano approvo immediatamente l'opzione militare
dopodiche ancora una volta Beghin chiese di parlare con Rabin e gli
disse " signor primo ministro ieri non cera nessun piano militare e
io le ho dato la mia approvazione a trattare coi terroristi, oggi che
abbiamo un piano militare che vuole riportare a casa degli ebrei in
pericolo di vita, anche io le do la mia massima approvazione e tutto
il mio supporto, e possa DIO riportare tutti i nostri a casa in
salute "
Quando gli Hercules israeliani decollarono ,verso Entebbe , i
ministri israeliani si riunirono in una stanza da cui potevano
seguire tutta l'operazione via radio .
Nei suoi ricordi Rabin scrisse " seguire l'operazione via radio era
molto frustrante sentivi solo qualche parola ed ordini ma non sapevi
cosa succedeva esattamente , ma l'operazione fu brillante e fu
condotta come previsto senza nessuno sbaglio da parte nostra, la piu
brillante operazione mai avvenuta al di fuori del territorio
israeliano , quando l'ultimo degli Hercules decollo da Entebbe con
direzione Israele, i ministri Israeliani alzarono i loro bicchieri
per un brindisi, e tutti dissero LECHAIM ( alla vita ).
Poche ore dopo in tutte le strade di Israele la gente ballava, e da
tutto il mondo ( salvo rarissime eccezzioni ) giunsero sinceri
messaggi di amicizia e di complimenti ad Israele .
Quella probabilmente fu la notte piu lunga per Itzhack Rabin , ma
anche la piu bella.
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Finalmente le cose serie! Continua così.
Sei sicuro che i codici di chiamata dei trasporti fossero "Hippo."? Io mi ricordavo "Rhino - uno/quattro". Ma non è che fà differenza.
Gli Israeliani come al solito fanno scuola. Erano ancora arrabbiatelli per Monaco 1972. Furono loro a stabilire nuove procedure controterrorismo. Per esempio l'ordine: "Esercito........, tutti a terra!" oggi pare scontato, ma allora non lo era affatto. E' un buon modo per fare una prima selezione veloce tra buoni e cattivi. (Se la cosa è eseguita bene e non si da tempo, i buoni vanno tutti giù, i cattivi restano in piedi quel tanto che basta ad ammazzarli).
Sei sicuro che i codici di chiamata dei trasporti fossero "Hippo."? Io mi ricordavo "Rhino - uno/quattro". Ma non è che fà differenza.

Gli Israeliani come al solito fanno scuola. Erano ancora arrabbiatelli per Monaco 1972. Furono loro a stabilire nuove procedure controterrorismo. Per esempio l'ordine: "Esercito........, tutti a terra!" oggi pare scontato, ma allora non lo era affatto. E' un buon modo per fare una prima selezione veloce tra buoni e cattivi. (Se la cosa è eseguita bene e non si da tempo, i buoni vanno tutti giù, i cattivi restano in piedi quel tanto che basta ad ammazzarli).
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Bel lavoro, daxi...splendida lettura...
Di cosa avevano paura i "superiori"? Di dover addestrare un nuovo com. e spendere altri soldi?
O gli hanno conteggiato le ore da ostaggio come ferie già godute?
Dire che è una affermazione fantozziana è dire poco.
Quello aveva 2 palle così e gli fanno pure il caxxiatone?
Mah.
Magari c'è qualcosa che mi sfugge...ma non vedo cosa...
Un grande. E grandi gli Israeliani.i-daxi ha scritto:Il capitano del volo, Michel Bacos, fece notare ai terroristi che, dal momento che tutti i passeggeri erano sotto la sua responsabilità, non ne avrebbe abbandonato alcuno e sarebbe rimasto con gli ostaggi. Tutto l'equipaggio fu solidale con il capitano, rifiutando di partire con un altro aereo dell'Air France, giunto ad Entebbe per portare via gli ostaggi liberati.
Questa, con tutta la buona volontà, non la capisco.i-daxi ha scritto:Per essersi rifiutato di abbandonare i passeggeri rimasti in ostaggio, il capitano Bacos ricevette una nota di biasimo dai suoi superiori e fu sospeso dal servizio per un periodo.
Di cosa avevano paura i "superiori"? Di dover addestrare un nuovo com. e spendere altri soldi?
O gli hanno conteggiato le ore da ostaggio come ferie già godute?
Dire che è una affermazione fantozziana è dire poco.
Quello aveva 2 palle così e gli fanno pure il caxxiatone?
Mah.
Magari c'è qualcosa che mi sfugge...ma non vedo cosa...
"Cosa sei tu aeroplano? Cosa sei se non una massa di acciaio e alluminio e carburante e olio idraulico?" Chiara come una voce ne buio arrivò la risposta "Cosa sei tu uomo se non una massa di carne e sangue e aria e acqua? Sei forse più di questo?" "Certo" confermai nel buio, e ascoltai il mormorio solitario, là in alto, di uno dei suoi fratelli in quota. "Come tu sei più del tuo corpo, così io sono più del mio corpo" disse, e di nuovo scese il silenzio. "R. Bach"
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Ciaomassimo69 ha scritto:Bel lavoro, daxi...splendida lettura...
Un grande. E grandi gli Israeliani.i-daxi ha scritto:Il capitano del volo, Michel Bacos, fece notare ai terroristi che, dal momento che tutti i passeggeri erano sotto la sua responsabilità, non ne avrebbe abbandonato alcuno e sarebbe rimasto con gli ostaggi. Tutto l'equipaggio fu solidale con il capitano, rifiutando di partire con un altro aereo dell'Air France, giunto ad Entebbe per portare via gli ostaggi liberati.
Questa, con tutta la buona volontà, non la capisco.i-daxi ha scritto:Per essersi rifiutato di abbandonare i passeggeri rimasti in ostaggio, il capitano Bacos ricevette una nota di biasimo dai suoi superiori e fu sospeso dal servizio per un periodo.
Di cosa avevano paura i "superiori"? Di dover addestrare un nuovo com. e spendere altri soldi?
O gli hanno conteggiato le ore da ostaggio come ferie già godute?
Dire che è una affermazione fantozziana è dire poco.
Quello aveva 2 palle così e gli fanno pure il caxxiatone?
Mah.
Magari c'è qualcosa che mi sfugge...ma non vedo cosa...

Sì in realtà ci ho pensato anche io.
Certo deve essere stato terribile, e se non fossero stati così pronti poteva succedere davvero di tutto.
dicembre 1973 - Italia - Roma - Un commando di terroristi arabi semina la morte su un aereo della compagnia Pan American, fermo sulla piazzola di manovra. I terroristi, bombardano con ordigni al fosforo l'aereo della compagnia americana, si impadronivano di un aereo della Lufthansa su cui facevano salire alcuni ostaggi, tra cui sei guardie di pubblica sicurezza. Costringevano quindi l'equipaggio che già era a bordo a far decollare il velivolo che iniziava così un forsennato peregrinare per i cieli d'Europa e del Medio oriente. L'incubo terminava nella tarda serata del giorno 18 all'aeroporto del Kuwait dove venivano liberati gli ostaggi e arrestati i terroristi. Il bilancio delle vittime era pesante: 32 morti sull'aereo della Pan American, la guardia di finanza Antonio Zara, ucciso a Fiumicino mentre cercava di opporre resistenza ai terroristi, un tecnico della società Asa, Domenico Ippoliti, barbaramente trucidato a sangue freddo sull'aereo della Lufthansa.
1974 - Grecia - Atene - un aereo TWA, in volo sulla rotta Tel Aviv – New York viene fatto esplodere, dopo uno scalo ad Atene. A bordo c’erano 88 passeggeri.
Ve li ricordate?
Io non generalizzo però in ogni caso sono episodi tremendi, ce ne sono altri e cen'é per tutti, in ogni caso davvero tanti complimenti a chi riesce a svetare o a contenere delle situazioni tragiche come queste.
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
In realtà, la VERA scuola l'ha fatta il 22 Rgt SAS ( Special Air Service) britannico... Sono stati loro a creare il primo team al mondo ideato espressamente per contrastare la minaccia terroristica. Il team, denominato CRW ( Counter Revolutionary Wing o Warfare) ideò e sviluppo le tattiche e gli equipaggiamenti tutt'ora in uso dalla maggioranza delle organizzazioni similari.Almost Blue ha scritto:Finalmente le cose serie! Continua così.
Sei sicuro che i codici di chiamata dei trasporti fossero "Hippo."? Io mi ricordavo "Rhino - uno/quattro". Ma non è che fà differenza.
Gli Israeliani come al solito fanno scuola. Erano ancora arrabbiatelli per Monaco 1972. Furono loro a stabilire nuove procedure controterrorismo. Per esempio l'ordine: "Esercito........, tutti a terra!" oggi pare scontato, ma allora non lo era affatto. E' un buon modo per fare una prima selezione veloce tra buoni e cattivi. (Se la cosa è eseguita bene e non si da tempo, i buoni vanno tutti giù, i cattivi restano in piedi quel tanto che basta ad ammazzarli).
Gli operatori SAS, però, non furono i primi a collaudare tali tattiche ( in ambito europeo)... Sono stati preceduti dai tedeschi del GSG9 ( con la "consulenza" di due operatori del SAS) a Mogadiscio nel 1978 ( Operazione Magic Fire) nella liberazione di ostaggi su un aereo della Lufthansa. Poi fu la volta dei francesi del GIGN negli anni '90 sempre in uno scenario simile ( velivolo Air France a Marsiglia).
Ma l'operazione di riferimento, forse anche per l'alone di "leggenda" che si è creato attorno, rimane "NIMROD", ovvero la liberazione dell'ambasciata iraniana a Londra nel 1980, attaccata ed occupata da un commando di terroristi... Portata a termine con successo ( anche se con la perdita di un ostaggio dovuto al fuoco di un terrorista) dal Team Pagoda ( red team Squadron B) del già citato Special Air Service di Sua Maestà la Regina d'Inghilterra! Lì sono state usate le famigerate flashbang, artefizi che esplodendo provocano un bagliore accecante ed un botto assordante che disorientano l'avversario il tempo sufficiente per avere una buona soluzione di tiro. E i mille e passa colpi sparati quotidinamente con le decine di irruzioni di prova nella killing house fanno il resto!!
Ho pianto, ho riso... Ho fatto scelte sbagliate, altre giuste... Sono amico di molti, voglio bene a pochi, non odio nessuno... Parlo poco ma dico sempre quello che penso... Qualcuno mi vuole bene, altri mi detestano... Pazienza è la vita!
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Al reggimento SAS tanto di cappello, ma i Tedeschi con la figura che fecero a Monaco nel '72....
Aggiungo quella che secondo me è una delle più belle sequenze che io abbia visto. Peccato che non c'è tutta: inizia con il C-130 che prende quota, sbucando dallo strato superiore delle nuvole, uno spettacolo.
Il film da cui l'ho pescata e quella cag*ta di "Navy Seals" di un sacco d'anni fà, ma non fateci caso, non proviene da lì e l'ho rivista in parecchi altri films del genere. Infatti, mi sembrano propio inglesi: il C-130 è un "allungato" simile a quelli RAF.
Non fate caso neanche alle ca**ate che dicono. (L'unica che forse vale qualcosa è: ...."Sì! Se ero prudente, rimanevo nella Coast Guard!" Ahahahahhaa !!!
. ).
Che comunque è lo stesso una balla, perchè quelli della Guardi Costiera hanno due palle così, però io l'ho trovata divertente lo stesso.
http://www.youtube.com/watch?v=1kQv3NYChug
Aggiungo quella che secondo me è una delle più belle sequenze che io abbia visto. Peccato che non c'è tutta: inizia con il C-130 che prende quota, sbucando dallo strato superiore delle nuvole, uno spettacolo.
Il film da cui l'ho pescata e quella cag*ta di "Navy Seals" di un sacco d'anni fà, ma non fateci caso, non proviene da lì e l'ho rivista in parecchi altri films del genere. Infatti, mi sembrano propio inglesi: il C-130 è un "allungato" simile a quelli RAF.
Non fate caso neanche alle ca**ate che dicono. (L'unica che forse vale qualcosa è: ...."Sì! Se ero prudente, rimanevo nella Coast Guard!" Ahahahahhaa !!!



Che comunque è lo stesso una balla, perchè quelli della Guardi Costiera hanno due palle così, però io l'ho trovata divertente lo stesso.

http://www.youtube.com/watch?v=1kQv3NYChug
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Infatti il GSG9 fu creato dopo i fatti di Monaco... Come del resto il CRW del SAS e di tutte le altre organizzazioni.
Il titolo del film a cui fai riferimento è appunto "Navy Seal, pagati per morire"... Non è assolutamente realistico, dello stesso stampo propagandistico reaganinano dell'epoca come "Top Gun"! Comunque , i SEAL hanno sei Team che si suddividono i cinque continenti per competenza... Tre sono stanziati a Coronado, e tre a Norfolk. Dei sei rimane a parte il SEAL Team six deputato alla lotta antiterrorismo in ambito marittimo... Ma entrare nell'universo delle Special Forces statunitensi, diventa veramente arduo! Molto meglio i britannici, che sanno standardizzare! SAS per le operazioni "terrestri" e l'analogo ( anche per acronimo) Special Boat Service ( Royal Marines Royal NAvy) per gli interventi in ambito "acquatico".
Ed anche i sig.ri italiansky si divertono a formare gruppi eterogenei! Ne abbiamo ben cinque!! Quasi ogni ente ne ha uno! Mancano solo gli accertatori di sosta con lo STM ( Special Team Multa)...
Il titolo del film a cui fai riferimento è appunto "Navy Seal, pagati per morire"... Non è assolutamente realistico, dello stesso stampo propagandistico reaganinano dell'epoca come "Top Gun"! Comunque , i SEAL hanno sei Team che si suddividono i cinque continenti per competenza... Tre sono stanziati a Coronado, e tre a Norfolk. Dei sei rimane a parte il SEAL Team six deputato alla lotta antiterrorismo in ambito marittimo... Ma entrare nell'universo delle Special Forces statunitensi, diventa veramente arduo! Molto meglio i britannici, che sanno standardizzare! SAS per le operazioni "terrestri" e l'analogo ( anche per acronimo) Special Boat Service ( Royal Marines Royal NAvy) per gli interventi in ambito "acquatico".
Ed anche i sig.ri italiansky si divertono a formare gruppi eterogenei! Ne abbiamo ben cinque!! Quasi ogni ente ne ha uno! Mancano solo gli accertatori di sosta con lo STM ( Special Team Multa)...
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Agli uomini dello SBS venne dedicato un film che narrava una loro operazione del 1942 nel porto di Bordeaux intitolato, in Italia, "Sopravvissuti Due".ELTAR ha scritto:
..... Molto meglio i britannici, che sanno standardizzare! SAS per le operazioni "terrestri" e l'analogo ( anche per acronimo) Special Boat Service ( Royal Marines Royal Navy) per gli interventi in ambito "acquatico" .....
Era pure ben fatto, sobrio come tante altre pellicole di guerra britanniche.
Ricordo di averlo visto, mi pare, nell'autunno del 1957 ed è poi sparito dalla circolazione ..... non mi risulta, ma non posso esserne certo al 100%, sia mai passato in televisione.
http://www.film.tv.it/scheda.php/film/1 ... vissuti-2/
http://www.imdb.com/title/tt0049083/
http://en.wikipedia.org/wiki/The_Cockleshell_Heroes
http://www.specialboatservice.co.uk/sbs-history.php
http://www.historylearningsite.co.uk/co ... f_1942.htm


.....
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
Si ma all'epoca ( 1942) non era ancora demoniato SBS... E il gruppo di cui si narra nel film non ha niente a che vedere con quello formato dopo il 1943... Facevano parte dei numerosi corpi d'elitè britannici formati dopo l'evaquazione di Dunquerke! Dico dopo il 1943, perchè furono formati come veri e propri incursori navali proprio grazie alla consulenza dei veri inventori di tale specialità, cioè dagli uomini della Regia Marina passati nelle file dei cobelligeranti.
Ho pianto, ho riso... Ho fatto scelte sbagliate, altre giuste... Sono amico di molti, voglio bene a pochi, non odio nessuno... Parlo poco ma dico sempre quello che penso... Qualcuno mi vuole bene, altri mi detestano... Pazienza è la vita!
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Re: 4 luglio 1976 - operazione Thunderbolt
In effetti erano Royal Marines e ricordo appunto che faceva parte della colonna sonora del film la marcia "A Life on the Ocean Wave", che si può ascoltare a partire dai minuti 3.40 del filmato.....Beginnings - World War 2
The SBS began its history during World War 2 as the Special Boat Section, an Army commando unit tasked with amphibious operations. The men of the fledging unit were not particularly well trained or equipped but they were enthusiastic, resourceful and cunning. Usually working in 2 man groups, paddling ashore on canoes launched from submarine motherships, the teams would seek out and sabotage high value targets such as rail and communication lines. The first of such raids took place along the shores of Italy and the Mediterranean islands.
The fledging special operations force also developed anti-shipping skills, using canoes to sneak into harbors and plant limpet mines on the hulls of enemy ships.
In November 1942, one group of Royal Marines, who were to become known as 'The Cockleshell Heroes', carried out an audacious attack on German shipping, a raid that took them far up the Gironde river where they sank 4 enemy ships.
Their expertise at clandestine infiltration made the SBS the perfect choice for inserting and extracting secret agents in the European theatre and this was a task they carried out many times throughout the course of the war.
..... oppure .....
http://en.wikipedia.org/wiki/A_Life_on_the_Ocean_WaveIn 1882, the Deputy Adjutant General Royal Marines requested that the Bandmaster of each Royal Marine Division (Portsmouth, Plymouth, Chatham) submit an arrangement for a new regimental march for the corps, if possible based on a naval song.
Kappey, the Bandmaster of the Chatham Division, submitted an arrangement of 'A Life on the Ocean Wave', with an eight bar trio from The Sea by Sigismund Neukomm, which was authorised for use as the regimental quick march of the Corps of Royal Marines in 1882.
.....