sardinian aviator ha scritto:
Araial, tu che sei un esperto, perchè quasi nessuno si mette al volante con il terrore di essere travolto da un TIR impazzito ed invece molti hanno problemi a salire su un aereo?
Purtroppo il tuo intervento è stato quasi sibillino,non so se hai saputo dell'odierna notizia del deragliamento del treno Mosca San Pietroburgo con 25 morti e 96 feriti. Le paure, soprattutto per chi le vive, (quindi noi tutti) paiono essere dei momenti disgiunti dalla totalità del nostro essere e troppo spesso le trattiamo come dei virus da debellare, dei "mostri" senza forma ,aggressivi, che danno un senso di quasi totale estraneità in relazione al "conosciuto" alla certezza del "se". Naturalmente essendo in un forum di aviazione vengono presi in considerazione solo i timori legati al volo ma ti assicuro che il campo delle fobie è talmente vasto (naturalmente fra questo coacervo ci sono quelle più ricorrenti) che la fortuna della psicologia clinica non avrebbe motivo d'essere se le stesse si potessero classificare in un unico grande calderone.Quello che io continuo a ribadire è che ogni paura non può essere trattata come un raffreddore;ovvero : lungi dagli interventi terapeutici qualsiasi tentativo di azione "allopatica"...5 miliardi di "ceppi virali" che sguazzano,deridono ed alle volte (raramente) salvano l'emotività umana.Nessun fobico desidera (questa è un'azione conscia) sentire accomunati i suoi disagi a quelli di altri,ed è vero, ma al contempo trova nella solidarietà di tante "affezioni" simili,ribadisco simili, alla propria un punto di partenza per capire che l'appartenenza al suo "umano" può essere gestita attraverso la ricerca ed il riconoscimento di punti comuni,talmente comuni da affievolire il carattere di pericolosità. Un aviofobico non trova giovamento nel volare con un altro aviofobico o almeno è rarissimo, ma a terra innesca il meccanismo dell'autosolidarietà e della coscienza della non solitudine. Terapeuticamente poi, l'intervento dello specialista, che deve trattare una materia volatile e sfuggevole difficile da leggere se non attrezzato di pazienza, conoscenza ed empatia, deve non mirare (parere estremamente personale) alla "guarigione" che non prevede scadenze ma cadenze temporali fatte di piccoli risultati continui,costanti e che nella fisiologia dell'iter possono sicuramente stallare,regredire o aprire altre paure. Non è semplice e tutti lo sanno ma non è difficile armarsi di buona volontà e cercare di capire come un linea retta possa all'improvviso (apparentemente) spezzarsi.
Sul fatto che pochi abbiano la paura di mettersi al volante correndo 100 volte più pericoli e rischi che non seduti comodamente sulla poltrona di un liner, beh, rientra nel falso "credo" del controllo personale dell'azione e della fiducia in se.Non è un caso che fra chi teme il volo si possano trovare caratteri di persone apparentemente forti e che nella vita ,solitamente ,occupano posti lavorativi dove gestioni e decisioni sono di loro competenza:gli insegnanti, per esempio, sono fra questi ma tanti altri ancora come i liberi professionisti.
La paura del treno esiste eccome, come esiste la paura della macchina o della nave...L'aereo è il contenitore più bersagliato proprio perchè è quello che tutte le contiene. Accettato questo, si può proseguire disgiungendo il soggetto dall'oggetto ( l'aviofobico dall' oggetto aereo), far accettare il volo non come un atto contro se stessi o contro natura ma come naturale atto di un "se" libero da mille preconcetti,che,solitamente, sono "colpe" riversate e mai risolte.Mi scuso per le continue virgolettature ma come ho detto, almeno in termini di comprensione, ognuno poi può riportare a se stesso ogni termine con i parametri emotivi e soggettivi che più gli sono congeniali.