Oh ragazzi, andiamoci piano, non sono così vecchio da ricordare pienamente tutti questi dettagli, ero un bambino.
Comunque vediamo, il mio primo volo sul DC6 dovrebbe essere quello che dà origine a questo thread un CIA-MUC con la LAI. In seguito arriviamo al 1961, se non vado errato un Torino-Milano con AZ. Ricordo bene l'anno perché eravamo andati a torino per Italia 61. Poi un FCO-AHO probabilmente nel 63 o 64, e da ultimo un PMO-FCO penso nel 68 o 69 e forse era SAM.
I sedili erano su due file da due con corridoio centrale, del pitch non mi ricordo granché perché le mie gambette erano corte ma so solo che ci si stava comodi. Al momento della messa in moto (coordinata dal caposcalo di fronte all'aereo) dietro il motore si piazzava un operaio con un estintore pronto ad intervenire (mi dicevano per i ritorni di fiamma). L'elica cominciava a girare con un caratteristico rumore metallico finché il motore si avviava con una fumata e con il caratteristico rumore. Se non vedevi il fumo il motore non era partito, e tutti gli addetti cominciavano a preoccuparsi nonostante l'elica girasse ancora spinta dal GPU o dalle batterie. Partito il primo, l'aereo poteva fare a meno del GPU. Dentro le vibrazioni erano piuttosto forti, e le sentivi bene se appoggiavi il viso sul vetro del finestrino, che non aveva l'orribile tendina verticale rigida di oggi ma due vere tendine di stoffa che scorrevano lateralmente e si chiudevano al centro. Il decollo era molto più tranquillo di quello dei jet, non si percepiva tanta spinta. Dopo la rotazione iniziava la prima salita che si concludeva con quello che chiamavamo un vuoto d'aria, probabilmente una livellata per riacquistare velocità, poi la salita riprendeva fino alla quota di crociera. Era quello il momento più fastidioso, a voler cercare il pelo nell'uovo. Il servizio a bordo era impeccabile; su ogni volo c'era un pasto regolare, a seconda dell'ora, tutto molto lontano dagli snack ed anche dall'odierna usuale pallottola di chicken or beef avvolta nella stagnola. In prima classe c'era una vera tovaglia con vere posate e lo steward passava col vino a riempirti il bicchiere (per ragioni di età a me toccava acqua). L'aereo risentiva molto delle turbolenze, presumo per la quota più bassa, ma in aria chiara stava immobile come un treno fermo

In genere le compagnie includevano nel costo del biglietto anche il trasporto via autobus riservato fino al terminal di città; quando scendevi da qual pullman con il cartello Alitalia (o ci salivi) ti sentivi un privilegiato, e tutti ti guardavano come quello che aveva appena volato, cosa non frequentissima.
Beh, grazie per avermi invitato a grattare nel fondo della memoria per tirare fuori questi ricordi
