Ho letto le esperienze di altri utenti. Persone che lottano contro la paura di salire su un aereo. Mi ci sono ritrovata. Tante sensazioni che sono proprio le mie, tanti pensieri che chissà quante volte ho pensato anch'io. Leggendo mi è persino venuto da sorridere. Credevo di essere la sola ad essermi fatta certe “paranoie”.. e invece me le sono ritrovate tal quali scritte da altri, esattamente le stesse. Le stesse inquietudini, gli stessi “riti” per esorcizzare il volo incombente. Gli stessi incubi notturni che cominciano anche 1 mese prima di partire. Lo stesso patire le interminabili ore di volo auscultando minuto per minuto il continuo rombare dei motori e ogni singolo impercettibile rumore foss'anche lo sbadiglio di un lontano passeggero file e file più avanti. Non solo io, dunque, quella che guarda ipnotizzata il bicchiere d'acqua sul vassoio , scrutandone i movimenti, le ondine, per controllare il vibrare dell'aereo,immaginarle via via più alte e frementi finchè da ondine diventan tsunami che tutto travolge, ivi compresa la mia calma apparente . E poi ... i sonniferi, i tranquillanti, il corso per superare la paura di volare... Il leggere di tutti gli incidenti aerei, da quelli più drammatici a quelli più insignificanti, cibarsi di ogni notizia, dettaglio, fotografia. E con orrore a volte constatare che sì quell'eventualità nel tuo immaginario, sì, l'avevi previsto e quindi sì è vero che quel che temi possa succedere poi sì, succede. E quindi certamente succederà. Sorbirsi 10-12 ore di treno solo per non fare quel paio di ore di volo. E arrabbiarsi quando dopo una notte insonne in treno vedi “gli altri”, i colleghi, arrivare belli freschi dopo veloce viaggetto e guardarti ilari e sbeffeggianti . Quante volte mi son sentita come l'ultimo dei Neanderthal, abbarbicata in cima all'ultima alta rocca a guardare, triste e solitaria, giù in basso le tribù dei Sapiens proliferare allegramente in quelle stesse vallate che per millenni erano state il mio incontrastato regno.
E poi ancora, l'interminabile lista dei “se”, lunga quanto l'elenco telefonico di New York. : “ E se il pilota è stato lasciato dalla moglie e si vuole suicidare con tutto l'aereo e ci suicida tutti?” “ E se il meccanico ieri si è sbronzato e non ha controllato se c'è qualche pezzo di aereo rotto?” ” E se hanno messo pezzi di ricambio farlocchi?” E se ….. se qualcuno mette un bomba e nessuno si accorge?”
E meno male che..quando ancora volavo non era ancora periodo di così alti allarmi attentati. Dovessi prendere un aereo oggi, andrei giù di matto solo se qualcuno tenta di allacciarsi una scarpa..
In ogni caso, no,niente da fare. Ci ho rinunciato. A volare, intendo. E' qualcosa di più forte di me, qualcosa di troppo profondo perchè possa essere estirpato.
Vorrei però ugualmente condividere la mia esperienza . Forse mi è sfuggito ma leggendo le esperienze altrui non ho trovato qualcuno che avesse avuto il mio stesso... chiamiamolo trauma iniziale. Quello da cui sono convinta è nato tutto.
Questo è quanto per chi ha pazienza di leggere.
Dal 1964 al 1985 ho abitato in una casa in collina. L'ultima fila di colline moreniche che si trovano a sud dell'entroterra gardesano, prima che la pianura padana diventi distesa abissalmente piatta.
Circa 20-25 km a sud ovest da casa mia... c'era, e c'è ancora, un aeroporto. L'aeroporto militare di Ghedi, per la precisione. Non so che regole ci fossero allora , e non so nemmeno se oggi siano cambiate. Quello che so è che certamente in quegli anni gli aerei passavano velocissimi, e bassissimi. Sarà che la mia casa si trovava proprio in cima alla collina, ma sta di fatto che volavano proprio a pochi metri dal tetto. Giuro. Arrivavano che pareva sbranassero la cima del colle, da nord verso sud, apparivano rombanti dalle cime degli alberi del boschetto retrostante la casa e con frastuono pazzesco sfrecciavano a non più.... non più di una trentina di metri dal mio tetto.Forse anche meno. Davvero, era così. A volte quando andavano più lenti potevo persino a vedere i simbolini, qualche volta a leggere i numerini/letterine che c'erano sotto le ali. Ma spesso passano così veloci che non facevo in tempo a leggere nulla, a malapena riuscivo a seguire la sagoma della “freccia” in volo. Non facevano evoluzioni.. si limitavano a passare, diretti al loro aeroporto, suppongo.
A volte ne passava uno per volta. Mi ero persino abituata a sentirne uno alla volta. Ma il fatto si è che spesso passavano “ a frotte”. A due, tre o anche quattro insieme. Non potete immaginare il rumore paurosissimo che facevano quando passano tutti in un colpo. Io me ne stavano nella mia cameretta, a giocare o a fare i compiti. Li sentivo arrivare da lontano, poi sempre più vicini , sempre più forte..poi fortissimo e tra e me e me dicevo. “ Non cadono, lo sai che non cadono.. passano e vanno via”. Ma poi il rumore diventata così forte , così tremendo chetremavano persino i vetri e poi anche i muri, e io aprivo la porta-finestra che dava sul balcone e uscivo fuori terrorizzata. E me ne stavo con il naso all''insù a guardare quei “cosi” che passavano.
Che erano anche belli, avevano un certo fascino, una loro.. estetica. Ce n'erano di diversi tipi, non un tipo soltanto. Ce n'erano di scuri, qualche rara volta erano proprio neri ( bellissimi, quelli neri, i miei preferiti)altri erano grigio azzurri, altri ancora verdi, c'erano quelli argentei. ...Alcuni erano fini fini e filanti che parevano non aver nemmeno la sostanza per fare una piccola ombra , altri avevano ali grandi che da sole oscuravano anche un pezzo di sole.Alcuni avevano un suono fischiante, altri un rombo molto ruggente. Ce n'erano anche alcuni di uno strano colore arancione, erano un po' più lenti degli altri ma facevano anche loro il loro bel baccano. In effetti arancione è un coloro bizzarro per un aereo.A volte, ripensandoci, mi son chiesta se erano davvero reali o se fossero una mia fantasia, un falso ricordo...... ma io ho proprio ancora negli occhi ancora oggi quegli aerei così rossamente colorati , mi sembravano persino buffi.
Mio padre mi diceva che erano tutti così diversi perchè lì vicino c'era questo aeroporto, che era un aeroporto importante che ospitava anche aerei stranieri. Non so se sia vero, per la verità, ma in effetti ogni tanto appariva un qualche aereo nuovo e diverso. Di per sé era anche un bello spettacolo. Se non fosse che quel rumore mi terrorizzava. A volte...d'estate, quando tenevo la finestra aperta, succedeva una cosa strana. Succedeva quando passavano aerei un po' meno bassi. Subito dopo che erano passati.. svlammmm.. le ante dell'armadio si aprivano di botto. E io, se ancora non ero fuggita fuori... mi precipitavo a rannicchiarmi sul balcone. Un giorno trovai sull 'elenco del telefono il numero dell'aeroporto, o almeno così credetti, e chiamai dicendo di dire agli aerei di volare un po' più in là perchè ero stanca di avere paura. Risultato:mio padre lo venne a sapere e mi tirò un sonoro ceffone dicendomi che avevo disturbato i piloti che volano e che facevano il loro mestiere. Non sono mai riuscita a spiegare a mio padre la paura che avevo. Sognavo aerei.. non tutte le notti ma quasi. Aerei che cadevano, sempre sopra di me. Trovavo mille sogni diversi per far cadere gli aerei in altrettanti mille modi ma sempre sopra la mia testa e quando non mi cadevano addosso.. era solo perchè io non ero sotto, a terra, ma sopra, dentro l'aereo.. e mi schiantavo con lui. E io tutte le volte morivo, come Will il Coyote insomma. Solo che io non mi divertivo per niente. Ho avuto questi incubi per anni, anche per tanti anni dopo che avevo cambiato casa . Ogni tanto capita anche adesso.
Ovviamente ho sempre avuto paura di volare. Sin da sempre. Il mio primo volo quando ero ancora piccina, ma già gli aerei mi volano sopra la testa però. Più che una paura, inizialmente era un'inquietudine malamente repressa. Calmierata solo da una insanabile curiosità. "E cosa succede adesso? " "Perchè devo mettermi la cintura,tanto se cadiamo a cosa serve?" " Cos'è questo rumore? Perchè si accende quella lucina?E' un allarme? " "Ehi, ma c'è una scivolo! La signoria con la divisa ha detto che c'è uno scivolo, posso andarci? “
E poi ancora “Perchè quel pezzo di ala si muove? E se si stacca l'ala? Perchè adesso un'ala è più bassa e l'altra è più alta?" "Dov'è il paracadute? Come faccio a essere sicura che il signore dietro di me non mi ruba il mio paracadute? “
E così con mio sommo sconcerto, ho scoperto che il paracadute non era altro in realtà che un inutile salvagente.
Comunque... inizialmente non proprio una vera paura ma un ansia che con il tempo cresceva con me. Più crescevo, più voli facevo e più la paura diventava...10,100,1000 volte più grande di me. Un mostro cresciuto a dismisura dentro di me. Non so dove, in questo dentro. Un mostro conosciutissimo e allo stesso tempo alieno, che non ne voleva, e non ne vuole, sapere di spiegazioni logiche, razionali.Anzi che si fa beffa di qualsiasi ragionamento . Di più. Par che si nutra di spiegazioni logiche, se le mangi in un boccone per aumentare di peso e statura , forza e vigore.
Per la verità la mia non è paura di volare, ma paura di NON volare, che è diverso, può sembrare banale ma non è la stessa cosa, perchè di per sé.. non è il volo che mi spaventa. E “solo” l'idea( anzi, più che idea, sicurezza) di precipitare. In fondo... è quello che gli aerei, nella mia testa, hanno sempre fatto.Cadono. In effetti può sembrare paradossale ma.. il momento dell'atterraggio per esempio.. mi piace. Quando l'aereo comincia a scendere, e si comincia a vedere terra...bellissimo Ho ricordi meravigliosi di alcuni atterraggi. L'aeroporto di Hong Kong per esempio, quando si atterrava in mezzo ai grattacieli, incredibile, magico. Una volta , ero in Africa, e ho dovuto prendere un aereo a elica, di quelli vecchissimi, cigolava persino tutto. In teoria avrei dovuto avere molta paura però.. volava basso, non più alto della funivia del Falzarego, per dare un'idea, e così...così mi piaceva persino. La mente fa proprio strani scherzi.
E sì, di viaggi in aereo ne ho anche fatti parecchi, di corti ( i peggiori perchè gli aerei sono più piccoli e ballano un sacco) e di lunghi . E' che ad un certo punto della mia vita per lavoro.. dovevo viaggiare. Non vi sto a dire quanto sono stata male in quel periodo però. Perchè ,atterraggi a parte, per tutto il resto era un incubo incontrollabile. Stavo davvero malissimo, a livello mentale e anche fisico. A volte, ben più di qualche volta ... sono finita tremante braccia al collo del passeggero accanto, anche se non lo conoscevo per niente. Conservo ancora qualche fazzoletto che costoro mi regalavano per asciugarmi i lacrimoni e anche il sudore che mi colava copioso su tutta la faccia. Sono stata fortunata devo dire perchè ho sempre incontrato passeggeri pazienti e comprensivi . Altre volte mi prendeva proprio il terrore. E più il tempo passava più le cose peggioravano e più facevo fatica a cercare di tenere sotto controllo la tensione, il panico vero e proprio che poi quando ti prende...rischi davvero di andare fuori controllo anche per gli altri. Un terrore che iniziava anche settimane prima di prendere un aereo, mi faceva vivere in perenne stato di tensione con tutti, e che durava sotto forma di incubi anche giorni e giorni dopo il viaggio. ... Ovviamente.... ho cambiato lavoro. Non potevo farcela. Da allora non ho più preso un aereo. Avevo anche provato a fare un corso, uno dei primi credo, è successo tanto tempo fa.. quelli fatti apposta per i passeggeri paurosi...ma niente. In pratica è andata a finire che la mia testa usava le informazioni che venivano date per.. inventarsi nuovi modi di costruire paranoie mortali con cui nutrire i miei incubi.
Adesso.. sono parecchi anni che non abito più sulla casa in collina. Mi sono un poco allontanata da quell'aeroporto, anche se non di moltissimo. Di aerei non ne passano più così tanti.. così vicini. Solo a volte qualcuno passa più basso di altri e allora guardo sempre fuori dalla finestra, perchè non si sa mai dove vada a finire....E poi,dopo, imperterrito, per due o tre notti ritorna il sogno dell'aereo che mi cade in testa. Quando c'è stata la guerra in Yugoslavia..già abitavo dove abito adesso, e di aerei di notte ne passavano tanti. Non bassi, alti...con rombo lento, sordo, greve, continuo. Li sentivo che partivano.... andavano, andavano da “quella “ parte... E dopo qualche ora lo stesso rombo che tornava. Restavo sveglia quasi tutta la notte, finchè tornava il silenzio. Che angoscia. Non solo per la mia paura , ma anche perchè sapevo che non si limitano a passare ma andavano da qualche parte sul serio questa volta.E non sapevo se aver più angoscia per loro che andavano o per quelli che vivevano “là” e si sarebbero poi trovati di sotto.
Ho rinunciato,comunque, a prendere l'aereo. A volte vorrei farlo . Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti... viaggio on the road Colorado- Arizona-New mexico .. Ma no, non ce la farò mai a salire di nuovo su uno di quei cosi. Vabbè, pazienza. Non ho soluzioni da dare a nessuno, tanto meno a me. Mi sono proprio rassegnata. Non sono mai andata dallo psicologo però. Forse perchè ho sempre associato psicologo a malattia e io mi sono sempre rifiutata di pensare a tutto ciò come ad una malattia.
L'unico mio cruccio, e per quello magari qualche suggerimento magari potrebbe servire..è che mio figlio, che adesso è maggiorenne, ha paura di volare. Già. Ed è colpa mia, ne sono sicura, sono io che gliel'ho attaccata, ne sono certa.
Vorrei dire anche che.. è che a volte so che gli appassionati di aeronautica militare si offendono se le gente si arrabbia o si lamenta se e quando gli aerei militari volano troppo bassi . Non prendetevela, non offendetevi. Questi aerei possono fare davvero paura, una paura che poi si incancrenisce nel profondo dell'anima. A me è successo. Sarò un caso limite magari.. ma è così che succede.
Grazie a tutti per aver letto questa mia confessione. Un po' lunga, è vero....Ma la sinstesi non è mai stata il mio forte. E poi sì... avevo voglia/bisogno di raccontarla, questa cosa.
