Come preannunciato, intendo condividere con tutti gli utenti del forum, soprattutto quelli che hanno paura, qualcosa delle mie sensazioni al corso
"voglia di volare" Alitalia, da me frequentato lo scorso 21-22 luglio a Roma.
LA PRIMA VOLTA:
Molti dei miei compagni di corso sperimentavano la loro "prima volta".
Avevano deciso di buttarsi a capofitto in una strana esperienza (perché fintanto che non la si è fatta non e' chiarissimo capirne i connotati).
C'e' una prima volta per tutto.
E come il bambino che, di fronte a qualcosa di sconosciuto ancorché innocuo, spaventato cerca la mano della madre, c'era chi non aveva mai volato e cercava, con bramosia quasi primitiva, una mano rassicurante che lo accompagnasse alla sua prima volta in aereo.
C'era poi chi già aveva volato tranquillamente, ma all'improvviso, per qualche recondita motivazione della mente umana, non riusciva piu' a farlo: la decima o ventesima trasvolata era tornata ad essere una prima volta, col suo carico di insormontabile quanto immotivata tensione.
E c'era infine chi tranquillamente non aveva volato mai, ed ogni volta aveva interiorizzato un vissuto angoscioso, disperante, negativo, fobico come fosse sempre la prima volta. Un'ansia senza nome, senza tregua, senza respiro, che ti prende appena inizi ad avvicinarti all'aeroporto e di intensifica nell'attesa dell'imbarco. Ti fa star male, ti induce pensieri catastrofici, si autoalimenta dalle percezioni sbagliate della realtà circostante facendoti spesso accusare anche malesseri fisici.
Sali sull'aereo con le gambe che tramano, si sciolgono, stai per non entrare, ce la fai... si, no, non puoi tornare indietro e mandare a monte il viaggio. E allora il cuore va a mille, temi di sentirti male, sei terrorizzato, sfiori l'attacco di panico e finisci per palesarne i sintomi quando ti allacci la cintura del sedile come fosse il cappio del boia intorno al collo. Pensi che le benzodiazepine che hai preso mezz'ora prima siano state poche
anche se ti hanno già mezzo rincoglionito e comunque non servono se succede qualcosa.
Poi c'e' il decollo, il fischio dei reattori diventa un urlo che sembra volerti chiamare all'inferno, sei pietrificato dalla paura e ogni piccolo sussulto e' una scarica di adrenalina, una stilettata che ti affonda nelle carni fino alla fine del viaggio, quando il carrello tocca la pista e vorresti correre ad
abbracciare, baciare la terra come una amante, la più desiderata.
Io, come chi legge avra' ben capito, appartenevo all'ultima categoria ora descritta.
Per me era la prima volta senza farmaci.
L'ESPERIENZA:
Arrivo sabato mattina a Fiumicino. Devo andare nella palazzina blu degli uffici Alitalia. Cerco l'aula
14, in un ingarbugliato labirinto di corridoi dai quali si accede ai vari locali, evidentemente usati
per i corsi del personale. L' ambiente ricorda quello di una scuola.
Busso, entro, saluto. Sono già arrivati quasi tutti, seduti ai banchi disposti in fila a formare una "U".
Conosco Luca Evangelisti e Ilaria Petrini. Luca è un signore distinto, aria da intellettuale, con occhiali, barbetta e ciuffo ribelle,
che sembrano rimasti lì dai tempi dell'università.
Iniziamo col presentarci, tranquillamente, uno ad uno, insieme alle nostra paure.
La prima cosa che salta agli occhi è che non siamo soli, molti dei meccanismi che inducono la paura dell'aereo sono comuni. La seconda è che la maggioranza delle persone che ha paura di volare sperimenta vissuti ansiosi o fobici anche in altre situazioni di vita. Alcuni soffrono o hanno sofferto di ansia, depressione e dintorni, altri sono dappisti (attacchi di panico). Il panorama delle fobie è assai variegato... altezza, ragni, montagne russe... fino alla socialfobia.
La mattinata è incentrata sull'apprendimento e la categorizzazione di concetti quali "ansia" e "paura", sui
meccanismi psicologici ad essi sottostanti e soprattutto sulle connessioni sbagliate che siamo portati a fare
tra percezione, paura, valutazione del pericolo. Veniamo aiutati a ragionare sul "perché" abbiamo paura al fine di individuare, consapevolmente, le concatenazioni irrazionali che portano a questa o quella fobia.
Tali concatenazioni Luca ce le rappresenta come tre ingranaggi che si muovono vicendevolmente e che invece si deve cercare di allontanare affinché il moto di uno non inneschi quello dell'altro. Sarà proprio tale rappresentazione ciò a cui cercherò di pensare il giorno dopo, al momento del decollo.
Nella seconda parte della mattinata prende la parola un signore in uniforme che era stato seduto insieme a noi ad ascoltare Luca. Si chiama Stefano, lui non ha paura di volare: è un comandante Alitalia. Agli occhi di noi uomini appare come una persona gradevole, paziente, rassicurante. Alle donne probabilmente suscita qualche pensiero in più, come facilmente si evince da qualche occhiata complice tra loro e qualche discorso in corridoio. Stefano ci introduce ai "misteri" dell'aeronautica ed illustra i motivi fisici in forza dei quali un aereo vola. Ma soprattutto si sottopone di buon grado al bombardamento di domande che arrivano da parte di tutti... un'ora passa in un attimo, troppo poco, tutti avremmo voluto intrattenerci di più.
Si pranza: c'è un ristorantino poco lontano dall'aeroporto. Lo Staff non si siede al nostro tavolo con l'evidente fine di lasciarci soli a sviluppare le dinamiche di gruppo, quelle situazioni di "gruppalità" tanto care a certi filoni della psicoterapia.
Nel pomeriggio conosciamo gli hangar, accompagnati da un ingegnere della manutenzione. Abbiamo la fortuna di trovare fermo un B777 e ci avviciniamo, lo guardiamo, lo tocchiamo. Essendoci il sole a picco ci ripariamo tutti alla sua ombra, sotto la pancia di quella macchina enorme. Che bestione! Il nostro accompagnatore ci spiega che è uno dei più moderni aerei che ci sia in giro, con soluzioni tecniche innovative e interi pezzi in fibra di carbonio.
Poi rientriamo alle aule ed il resto del pomeriggio lo trascorriamo, a turno, con Ilaria che ci spiega l'addestramento degli AAVV e poi al simulatore dell A320. E' così realistico, ma così realistico che inizio a spaventarmi per il decollo. Però è magnifico... è quasi tutto automatico dentro un A320; il pilota supervisiona, dirige, controlla ma può lasciar fare al computer un sacco di cose. Niente cloche davanti alle gambe, la sostituisce un joystick a portata di mano.
Ormai è sera, ci accompagnano - noi che veniamo da fuori - ai rispettivi hotel. La stanchezza non ci fa muovere gran ché dopo cena.
Domenica, giorno del volo Roma>Milano e ritorno. Mattina, briefing con Luca per fare un punto sulla giornata precedente e su quella che ci aspetta. E poi arrivano le emozioni forti: si va in aeroporto, la fifa si fa sentire. Ci presentano il comandante del nostro volo, il tempo è ottimo, tutto a posto, ci rassicura. Ma per alcuni non basta. Siamo tutti nervosi. Qualcuno, tra cui io stesso, è particolarmente teso. Non voglio prendere tranquillanti, devo farcela. Luca ci insegna un "trucchetto" per impegnare la mente in modo da distoglierla da pensieri irrazionali: camminare all'indietro... non si fa in automatico, necessita un poco di impegno ed è quel tanto che basta a frenare altri pensieri. Abbiamo un imbarco privilegiato, bypassando il check-in. Per chi ha paura, infatti, l'attesa è negativa. Saliamo sull'MD80 "riccione" alla volta di Milano. L'aereo inizia a muoversi spinto dal trattore, poi va in avanti, verso la pista di decollo. Arriva, curva, si allinea per partire. Il fischio dei motori sale, diventa un grido, poi un boato. La spinta poderosa dei reattori proietta l'aeromobile in avanti con una accelerazione, una veemenza tale da portarlo intorno ai 300Km/h in una ventina di secondi o anche meno. Il decollo avviene infatti quasi immediatamente: il velivolo è semivuoto ed è bastata poca pista. Il cuore batte forte, mi giro, guardo le facce degli altri, alcuni rilassati, altri più tesi. Carrello, circuito idraulico... qualche tonfo, non fa paura più di tanto, sappiamo già tutti cosa sia. Pochi minuti e siamo tra le nuvole, l'aeromobile vira verso nord e poi continua, più lentamente, a salire verso l'azzurro. Il rumore dei motori diminuisce, siamo quasi in quota, iniziamo a rilassarci e a parlare. Spesso ci rivolgiamo a Luca e Ilaria, che sono con noi. Mi alzo dal mio posto e vado in bagno a darmi una rinfrescata alla faccia… dopo tanta tensione ne avevo bisogno, ma, cavolo!... non ho preso farmaci e ce l'ho fatta!. In coda l'MD80 fa un gran rumore, con i motori attaccati alla fusoliera, e in generale, mi sembra un poco meno confortevole degli A320. Rientro in cabina e trovo molti incantati dal panorama. Abbiamo già lasciato il Lazio e stiamo sorvolando il grossetano. Riesco a dare una sbirciatina al cockpit... (ebbene si, INVIDIATEMI!!!!

E vista da quassù la Maremma non sembra poi così amara, come una certa letteratura ha tramandato o come la imprecano taluni abitanti della terra di Dante. Il cielo è limpidissimo, si distinguono chiaramente i contorni di tutto ciò che sta sotto. Lo spettacolo è meraviglioso, la paura sta scomparendo per lasciare il posto ad una positiva, pulsante emozione. Per me e gli altri due toscani del gruppo la visione è, se possibile, ancor più coinvolgente: riconosciamo "il mare", il mare per antonomasia, "mare nostrum", quello in cui abbiamo bagnato i piedi fin da bambini, sognato a lungo sui banchi di scuola perché sinonimo di vacanza, quello delle prime illusioni amorose estive e delle disillusioni dalle lacrime amare che piovevano insieme ai temporali di fine stagione. Ecco l'isola del Giglio e Orbetello, che si stagliano dai colori gialli e verdi della terra a dare piacere agli occhi e al cuore, e lambiscono, appena accanto, i riflessi mediterranei di turchese di cobalto. Poi l'Isola d'Elba e via su verso Capraia e la Gorgona, dietro le quali, in lontananza e contemporaneamente, compare il "dito" più settentrionale della Corsica.
Il viaggio passa veloce, gia iniziamo ad abbassarci, l'atterraggio è morbido e, in media, fa meno paura del decollo. Siamo a Milano. A pranzo la tensione sembra scomparsa dal gruppo. Ci raccontiamo l'un l'altro l'esperienza, le sensazioni. Siamo già pronti al volo di ritorno. L'ansia dell'attesa è senza dubbio minore di prima. Conosciamo il comandante che ci porterà indietro... non capisco il nome, ma il soprannome si... ER MURENA, che si presenta al pubblico femminile scusandosi se non hanno messo un comandante bello. In effetti ER MURENA non rientra certo nei parametri del comandante di liners così come stereotipati dall'immaginario collettivo: l'uniforme sembra gli sia piovuta addosso come una bestemmia... ma è simpaticissimo. Bombardiamo di domande pure lui, il meteo è ok, ci conforta.
Di nuovo in pista, ancora decollo... l'md80 sale... miseriaccia, ho quasi più paura adesso che non prima. ER MURENA lo fa impennare molto , almeno così mi sembra. I beccheggi, pur leggeri, a mo' di delfino mi danno molto fastidio e mi spaventano, ma so che è normale, così come la virata con angolo al max 25° per il comfort dei passeggeri. Anche quella per qualcuno è impegnativa. Poi ER MURENA ci mette pure una musichetta. Siamo in quota, la paura è sotto controllo per tutti. Eccoci alle Cinque Terre e poi ancora sotto il sole della Toscana, un sole che ho sempre visto... eppur che non avevo mai visto, tingere con le sue pennellate di giallo e rosso acceso la terra, il cielo, il mare.
Pisa, Livorno... la base NATO, si vede chiaramente, così come molti altri luoghi. ER MURENA inizia la discesa e ci riporta a giù con un atterraggio leggerissimo.
Che esperienza!! Ancora un ultimo incontro in aula e poi, credo tutti soddisfatti, ci salutiamo. Sarà un giorno che nessuno, credo, vorrà mai dimenticare.
Per me ed un altro corsista non è ancora finita. Entrambi abbiamo prenotato il rientro in aereo con volo su Pisa... un ATR... La prima cosa che dico all'hostess è di essere reduci del corso... questa ci fa salutare il comandante prima del decollo, cosa che mi rassicura molto. Motori, via, anche le eliche spingono forte però... Cuore in gola, ancora un poco, ma va meglio. 50 min e siamo a Pisa. La giornata è terminata. Stanchissimo, ma molto, molto soddisfatto.
CONSIDERAZIONI:
Questo corso è un concentrato di emozioni, un viaggio all'interno di noi stessi e all'interno del mondo dell'aeronautica civile.
I professionisti con i quali abbiamo avuto più contatto, Luca e Ilaria, riescono a stabilire il necessario rapporto umano con i corsisti.
L'impressione più positiva che ho avuto vedendo un po' Alitalia dietro le quinte - che normalmente il passeggero non vede - è la passione di chi lavora su un aereo e dintorni.
I comandanti, l'ingegnere di manutenzione, Luca, Ilaria.... Tutta gente che - si percepice chiaramente - fa il suo lavoro non per caso ma per passione.
Perché la professionalità si può imparare e studiare, la passione no. E quando si lavora con passione la qualità del lavoro non può che risentirne positivamente.
Cosa aspettarsi dal corso?... miracoli?... no, certo. Ma una grossa mano. Per me è stata la prima volta che sono riuscito a volare senza aiuti farmacologici, con i quali, tra l'altro, si corre il rischio di entrare in dipendenza psicologica.
Sarà servito?... risultati sul lungo termine?... vediamo... tra 15 gg vado con la Easyjet da Pisa a Berlino.
