TR Ecuador, gennaio 2008 – VI (Da Cuenca a Guayaquil)

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hirundo

TR Ecuador, gennaio 2008 – VI (Da Cuenca a Guayaquil)

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Con 400mila abitanti, Santa Ana de los Rios de Cuenca (o più semplicemente Cuenca) è la terza città dell’Ecuador dopo Guayaquil e Quito; sorge su un altopiano a 2500 metri ed è attraversata da ben quattro fiumi. Fondata originariamente dai Cañari, in seguito fu abitata ed abbellita dagli Incas; poiché al loro arrivo gli Spagnoli trovarono soltanto delle rovine, la fondarono nuovamente dandole un nome ispirato alla città spagnola di Cuenca. Oggi è sede di ben otto università e conserva intatto il suo splendido aspetto coloniale: per questo motivo è iscritta alla lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO (così come la Cuenca spagnola :D).
A pochi passi dal nostro hotel c’è la piazza alberata Parque Calderon, sulla quale si affacciano la cattedrale vecchia, la nuova ed i palazzi di Giustizia, del Governo e del Municipio. La cattedrale vecchia risale al 1557 e si rivelò quasi subito troppo piccola; oggi ospita un museo di arte sacra. Il suo campanile fu utilizzato durante la spedizione geodesica francese (1736) per le misurazioni che portarono a determinare la lunghezza dell’equatore, e per questo motivo Cuenca è detta la “culla del metro”. Ecco il campanile in questione…
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ed altri scorci della piazza:
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L’imponente cattedrale nuova risale al XIX secolo ed unisce una facciata a due torri, molto comune da queste parti, ad un inconsueto stile neoromanico.
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L’altare principale è una riproduzione in oro del baldacchino di San Pietro in Vaticano: gli abitanti di Cuenca ricordano assai fieri che nel vederlo papa Giovanni Paolo II (unico pontefice a visitare l’Ecuador, nell’85) esclamò che si sentiva a casa. A dimostrazione di quanto Wojtyla sia amato qui, la statua che lo raffigura all’inizio della navata principale è grande almeno il doppio di quelle dei santi sugli altari. :D Poco distante visitiamo il mercato dell’artigianato ed il coloratissimo mercato della frutta:
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La chiesa di San Sebastiano, inizialmente riservata ai nativi, con la piazza:
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L’aspetto tipico degli edifici:
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Ed altre due chiese:
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Dopo il centro storico ci dedichiamo ad un paio di produzioni tipiche dell’Ecuador. Visitiamo la fabbrica Homero Ortega P. & Hijos, che produce cappelli Panama (hanno questo nome perché furono utilizzati durante la costruzione del canale per la loro capacità di tener fresca la testa, ma sono da sempre prodotti qui). L’intreccio è realizzato a mano con una fibra naturale coltivata sulla costa…
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poi i cappelli vengono messi a bagno, asciugati al sole e infine formati tramite una pressa:
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Il tempo impiegato per intrecciare un cappello varia a seconda della dimensione delle fibre impiegate, da 1–2 giorni (con 10 fibre per pollice) fino a 3–4 mesi (con 30 fibre per pollice) ed i prezzi vanno da 15 a 500 $.
Altra specialità dell’Ecuador sono le orchidee. In una serra specializzata ci vengono illustrate le fasi della coltivazione, dalla semina in bottiglie di vetro sigillate…
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al risultato finale (solo qualche esempio :D)
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Concludiamo la giornata visitando qualche mercato nei dintorni, come sempre coloratissimo. Il mattino successivo lasciamo Cuenca per dirigerci al Parco Nazionale El Cajas, candidato con i suoi oltre 200 specchi d’acqua a far parte del Patrimonio dell’Umanità. Durante una passeggiata di oltre un’ora costeggiamo lagune e ruscelli le cui acque sono tra le più pure del mondo, grazie all’altitudine e alla vegetazione che le filtra. Il fiato si fa corto ad ogni minimo dislivello, ma spesso è il paesaggio a lasciarci senza parole. Lascio parlare le immagini…
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Ancora un paesaggio catturato dal pullman, nell’andare via:
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Ci dirigiamo ora verso la nostra ultima tappa. Superato un passo a 4160 metri restiamo immersi nelle nubi per gran parte della discesa. Raggiunta la pianura viaggiamo a lungo tra grandi piantagioni di banane e cacao (a differenza delle zone montuose dove la terra è divisa in piccoli appezzamenti, qui prevale il latifondo). Ai margini delle coltivazioni, su terreni trascurati e in parte allagati, sono sparse povere abitazioni in legno su palafitte.
L’ultima parte del nostro viaggio è dedicato alla visita di Guayaquil. L’attuale nome completo della città è Santiago de Guayaquil, versione semplificata del Muy Noble y Muy Leal Ciudad de Santiago de Guayaquil datole da Francisco de Orellana; secondo una leggenda in Guayaquil sono uniti i nomi del capo indio Guayas e della sua sposa Quil, che morirono per non sottomettersi agli Spagnoli.
La città sorge a soli 5 metri sul livello del mare sulla riva destra del Guayas, il più grande tra i fiumi sudamericani che sfociano nel Pacifico. Ha oltre 3 milioni di abitanti e grazie al suo porto è il più attivo centro economico e commerciale del Paese.
Essendo già iniziata la stagione delle piogge abbiamo davvero poche speranze di vederla sotto un cielo sereno. Possiamo però constatare che gli abitanti non si lasciano fermare del tempo umido: arrivando capitiamo nel bel mezzo di una affollatissima manifestazione voluta dal sindaco contro il governo di Quito; quasi tutte le finestre ed i balconi espongono i colori cittadini, bianco e azzurro, a testimoniare l’ampia partecipazione.
Il mattino seguente, ben attrezzati per la pioggia, visitiamo la città. Sviluppatasi rapidamente grazie al commercio del cacao, Guayaquil è una città cosmopolita e vivace, strutturata secondo moderni criteri urbanistici ma con testimonianze del periodo coloniale.
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Come anche a Quito, l’architettura ottocentesca ha rielaborato qui elementi moreschi tipici dell’arte spagnola; ecco ad esempio una torre moresca:
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La cattedrale invece è neogotica:
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La piazza antistante la cattedrale ospita numerose iguane: erano lì prima dell’urbanizzazione dell’area e in quest’angolo verde sono rimaste, abituandosi alla presenza dell’uomo. Sono bestiole miti, piuttosto pigre e del tutto innocue; stanno di preferenza sugli alberi ma se ne trovano anche a terra, dove è facile avvicinarle ed accarezzarle.
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Malgrado la pioggia è piacevole passeggiare per il Malecon, la zona a ridosso del Guayas che è stata oggetto di un recente progetto di recupero urbano. Tra giardini, fontane, terrazze e moli si trovano ristoranti, centri commerciali, musei ed il primo cinema IMAX del Sudamerica, oltre ad edifici preesistenti come questo, opera di Gustave Eiffel ed utilizzato per eventi culturali:
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Fra le altre attrazioni spicca il Guayas, nave scuola della marina ecuadoregna.
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La scorsa estate è stata accolta con grandi festeggiamenti a Genova, dove si trova la più grande comunità ecuadoregna in Italia. Poco oltre c’è un monumento che ricorda l’incontro tra Bolivar e San Martin. Come spesso avviene nella rappresentazione di eventi storici, nella scena c’è un piccolo aggiustamento: i due personaggi sono raffigurati della medesima statura, in modo che Bolivar non sfiguri; il suo ruolo nell’indipendenza di vari Paesi giustifica senz’altro la piccola imprecisione :D.
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Proseguendo la passeggiata attraversiamo un giardino con piante che noi definiremmo “da interno”:
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E per concludere, ecco un grazioso e coloratissimo quartiere che sta diventando di moda tra gli artisti:
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Malgrado mi sia portata il cellulare, prima di lasciare l’Ecuador sperimento il locutorio:
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Se ne trovano dovunque, di solito con l’insegna “cabinas”, e permettono di chiamare casa con pochi spiccioli o fare una bella chiacchierata con un paio di $. Il problema è che la mamma mi risponde molto titubante, vedendo sul display un numeraccio lunghissimo che inizia con 00593…, e al primo tentativo mi attacca sul naso! :lol:

[continua…]
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Re: TR Ecuador, gennaio 2008 – VI (Da Cuenca a Guayaquil)

Messaggio da luciocaste »

La visione di tante foto così fantastiche fa veramente venire la voglia di fare la valigia e partire.

Grazie mille!
Luciano

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