Ciao a tutti.
Visto che in questi ultimi mesi si è parlato tanto a proposito della Libia volevo raccontarvi, attraverso le parole di un nostro illustre Comandante Alitalia una vicenda svoltasi proprio in questo paese, di fronte a noi e separato geograficamente solo da un braccio del mare nostrum il Mediterraneo.
La vicenda inizia così:
In quel febbraio 1970 mi trovavo ai comandi del DC-9 I-DIKI diretto a Tripoli.
Partiti al mattino da Roma, avevamo operato la linea per Bruxelles rientrando subito a Fiumicino da dove, dopo un frettoloso cambio macchina eravamo decollati per la capitale Libica.
Terza tratta della giornata; e non era finita lì perchè ci aspettava anche il quarto volo - da Tripoli a Catania dove era prevista la sosta per la notte.
Un turno faticoso, al limite delle sei ore e trenta massime di volo giornaliere che però ci pesavano addosso almeno il doppio a causa del tempo trascorso realmente in servizio da quando l'autista ci aveva prelevato a casa di primo mattino e poi impegnato nelle soste a terra, per la preparazione dei documenti di rotta e dei pianii di volo, per le ispezioni degli aeroplani e i rifornimenti del carburante.
Fortunatamente, a concederci un pòò di respiro dopo la pessima situazione meteorologica che avevamo dovuto affrontare nel nord Europa, quella parte finale del viaggio, da Caraffa di Catanzaro in poi, ci aveva condotti in un cielo limpido e stellatoo.
La linea di costa e le luci della città libica si fecero subito eviidenti e mi spinsero alla richiesta di un "avvicinammento diretto al campo mantenendo il coontatto visivo col terreno".
Man mano che scendevamo di quota si faceva sempre più marcato il contorno di Tripoli e cominciava a diventare percettibile anche la macchia d'ombra, nell'immediato entroterra, che nascondeva l'aeroporto.
Con un cenno della testa invitai il copilaota ad assumere il controllo dell'aeroplano mentre io, idea maledetta, staccavo il microfono dell''interfonico di bordo per un messaggio ai passeggeri:
"Signore e Signori buonasera. Vi parla il comandante....fra pochi minuti atterreremo sull'aeroporto.....Idris es Senusi" (compitavo leggendo il nome sul lato alto, a destra, della cartina di procedura aeroportuale)".....il tempo è bello.
La temperatura al suolo è di diciotto gradicentigradi. Grazie per l'ascolto"
Ripetei l'annuncio in lingua inglese e, riposto il microfono nella sua forcella, rimisi le mani sul volantino per condurre l'aeroplano fino all'atterraggio.
All'inizio, le operazioni di scalo si svolsero come al solito.
Arrivo al parcheggio, sbarco dei passeggeri, invasione degli uomini per le pulizie e ripristino delle scorte di bordo, accordo coon i tecnici di terra per il nuovoo rifornimento di carburante; mentre aspettavamo l'ora di partenza chiesi ad una delle hostess di prepararmi un caffé.
Il gruppetto di militari salì rumorosamente dalla scaletta anteriore: sbattere di scarpe pesanti, sfregamenti metallici di armi e cinturoni.
Tra loro anche il capo scalo dell'Alitalia con un'aria stupita e impaurita assieme .
"Comandante....la vogliono al comando di polizia....sembra che ci sia la denuncia di alcuni passeggeri contro di lei".
"Denuncia per che cosa?"
"Non so.....parlano di offese al regime", fù l'imbarazzata risposta.
Nella sala del corpo di guardia aeroportuale, altri soldati armati mi guardano con aria di sfida prima di farmi entrare nell'ufficio del loro comandante; benché conoscano, o allmeno capiscano tutti l'italiano, mi si rivolgono nella lingua araba, che non é intesa nemmeno dal nostro capo scalo, costringendoci così a un'altra attesa per il reperimento di un'interprete.
Il primo settembre precedente c'era stato il colpo di stato militare che aveva portato al potere il colonnello Gheddafj e, da allora, erano stati messi al bando tutti i segni, le nomenclature e i riferimenti del passato governo locale; anche solo il nominare il nome del monarca deposto, come avevo fatto nel messaggio ai passeggeri prima dell'atterraggio, infrangeva non so quali leggi e disposizioni severissime.
Mandai a prendere la cartina di bordo, spiegai con tutta calma che si trattava evidentemente di un equivocoo e che,, comunque, appena tornato a Roma, avrei fatto modificare l'indicazione dell'aeroporto su quella mappa, stampata evidentemente prima dei mutamenti politici che avevano interessato il loro paese e indotto a rinominare Tripoli International quello che era stato Idris es Senusii.
Sembrava però che le mie spiegazioni non venissero nemmeno ascoltate, il poliziotto che mi stava interrogando ripeteva sempre più ostinatamente la sua accusa di provocazione e di non rispetto delle leggi locali mentre mi fiissava, insistendoo, con gli occhi ingrossati da spesse lenti da miope.
Era previsto pertanto l'arresto dei responsabili e il sequestro del materiale incriminato.
Con il tempo che passava senza portare cambiamenti non sapevo più cosa fare; mi sembrava di vivere dentro un' alluinazione, e le stesse parole che proninciavo mi tornavano indietro con suoni estranei, come se sentisi la mia voce al registratore.
Ci furono un paio di telefonate con la città,, sia io che il capo scalo parlammo con il rappresentante della società in Libia, feci pervenire un messaggio alla nostra ambasciata a Tripoli, ma soltanto dopo un paio d'ore, con l'arrivo di un ufficiale di polizia di grado superiore, la situazione cominciò a scongelarsi.
E passate altre due ore, riuscii finalmente a decollare; dopo poco però che mi erano state sequestrate tutte le mappe aeroportuali con lla nomenclatura del Senusso e che mi erano state fatte firmare delle dichiarazioni, scritte in lingua araba, di pieno e indiscusso rispetto all nuovo regime rivoluzionario.
Comandante Adalberto Pellegrino
La vicenda di I-DIKI
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La vicenda di I-DIKI
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Re: La vicenda di I-DIKI
Gran bel leggere, soprattutto anche perchè vissuto in prima persona da chi scrive.
Tragicomico direi.

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Re: La vicenda di I-DIKI
Air surfer hai letto?i-daxi ha scritto: Un turno faticoso, al limite delle sei ore e trenta massime di volo giornaliere che però ci pesavano addosso almeno il doppio a causa del tempo trascorso realmente in servizio da quando l'autista ci aveva prelevato a casa di primo mattino e poi impegnato nelle soste a terra, per la preparazione dei documenti di rotta e dei pianii di volo, per le ispezioni degli aeroplani e i rifornimenti del carburante.
6 ore e 30!!!!
Quelli si erano piloti!!!

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati.
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Re: La vicenda di I-DIKI
Il DC-9 32 I-DIKI passò all'Ati nel 1979 assieme al "fratello" I-DIZE.
Ecco la sua storia:
Operator History:
I-DIKI McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 25-09-1967
N903DC McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 01-1983 rr, lsf McDonnell Douglas
I-DIBT McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 20-11-1987 rr, lsf Cofiri
I-DIBE McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 01-12-1992 Isola di Murano rr
N602NW McDonnell Douglas DC-9-32 Northwest Airlines 2x PW JT8D-9A(HK3) F16Y84 30-08-1995 9602 wfu 19Mar08
HI-876 McDonnell Douglas DC-9-32 PAWA Dominicana 2x PW JT8D-9A(HK3) Y100 26-12-2008
Ecco la sua storia:
Operator History:
I-DIKI McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 25-09-1967
N903DC McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 01-1983 rr, lsf McDonnell Douglas
I-DIBT McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 20-11-1987 rr, lsf Cofiri
I-DIBE McDonnell Douglas DC-9-32 Alitalia 01-12-1992 Isola di Murano rr
N602NW McDonnell Douglas DC-9-32 Northwest Airlines 2x PW JT8D-9A(HK3) F16Y84 30-08-1995 9602 wfu 19Mar08
HI-876 McDonnell Douglas DC-9-32 PAWA Dominicana 2x PW JT8D-9A(HK3) Y100 26-12-2008
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