Una strana, razionale, paura

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Una strana, razionale, paura

Messaggio da Febbraio2015 » 17 febbraio 2015, 16:47

Ciao a tutti, come molti prima di me hanno fatto, anche io ho deciso di raccontare la mia esperienza dopo averne lette tante altre di chi, come me, non vive bene l'esperienza del volo.
Senza giri di parole, ecco la mia storia. Ho sempre volato senza patemi; non mi sono mai goduto il volo in quanto tale, ma ho sempre considerato l'aereo semplicemente come mezzo per raggiungere dei luoghi.
Qualche anno fa mia moglie ha iniziato ad aver paura, un timore sempre più forte che l'ha portata a non volare per tanto tempo. Poi, con l'aiuto di un terapista e del Libro, è riuscita nuovamente a volare. Non parlerò però di lei, ma di me.
Nello starle vicino, nell'elaborare con lei la genesi delle sue paure, ma anche nel capire insieme perchè l'aereo è il modo più sicuro per viaggiare, ho paradossalmente iniziato io ad avere paura. Il mio stato è nato dalla consapevolezza, in caso di reale pericolo, di essere assolutamente inerme: ho iniziato inconsciamente ad avere paura quando ho capito che, in caso concreto di pericolo, non sarei stato in grado di proteggerla.
Per lavoro devo volare, anche voli molto lunghi. Sono stato in Cina più volte, tra un mese andrò in Brasile. Volo, devo farlo e quindi volo, ma è un'esperienza che proprio non riesco più a gestire con naturalezza. A conferma di quanto sopra comunque, volo meglio da solo proprio perchè da solo non si manifesta la mia inettitudine.
Ho imparato la fisica per dummies, so che non devo cercare i fili trasparenti che tengono l'aeroplano in aria; ho capito che al decollo (momento per me più brutto), è meglio guardare fuori dal finestrino piuttosto che farmi "sorprendere" dalla virata. Grazie al forum, alle letture, ai video ecc... ho quelle conoscenze di base che dovrebbero farmi star bene. Leggo il forum e ogni volta trovo spunti di riflessione e risposte a nuove domande. Per quanto maniaco del controllo decido e so, quando volo, di affidarmi a mani esperte (cosa che faccio anche quando mi danno un passaggio in auto, o salgo sul treno). So tante cose. Eppure..
Analogia, forse fuori luogo, ma giusto per inquadrare la mia sensazione: nei luna park non faccio giostre come le montagne russe. Sono un fifone e non mi piacciono vuoti d'aria e sollecitazioni varie. So che sono sicure, so che dietro ci sono studi ingegneristici e manutenzione continua, eppure preferisco non farle. Non è mancanza di fiducia, semplicemente non mi piace la sensazione. Ecco, con l'aereo spesso capita questo: se vibra, se ci sono sollecitazioni, se semplicemente "segue l'onda", non mi piace.
In questo ritengo di vivere una contraddizione: ho capito i motivi del disagio (in parte elencati, vi assicuro che l'introspezione è per me pratica abituale), continuerò a volare (per necessità e per diletto), eppure temo che non riuscirò più a farlo in maniera spensierata.
Che ne pensate?
Ciao

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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da MartaP » 17 febbraio 2015, 19:10

Caro Febbraio, :)
tu porti l'ennesima testimonianza che la paura di volare compare all'improvviso anche in chi ha già volato svariate volte. Io penso che il tuo "spartiacque" sia stato questo:
Febbraio2015 ha scritto: .... ho paradossalmente iniziato io ad avere paura. Il mio stato è nato dalla consapevolezza, in caso di reale pericolo, di essere assolutamente inerme: ho iniziato inconsciamente ad avere paura quando ho capito che, in caso concreto di pericolo, non sarei stato in grado di proteggerla. ....
Ma:
Pensi davvero che questa tua consapevolezza sia , come per dire, giusta?
Intendo che (come tutti quelli che hanno paura di volare :D ) stai immaginando uno scenario che non esiste, una situazione ipotetica che potrebbe non capitare mai; tra l'altro, nessuno può sapere realmente quale potrebbe essere il suo comportamento in caso di pericolo effettivo, lo sai solo nel momento in cui ti capita: sei davvero così sicuro, nel caso, di restare inerme, di non avere le capacità di affrontare la situazione? :wink:
Febbraio2015 ha scritto: . ho capito i motivi del disagio (in parte elencati, vi assicuro che l'introspezione è per me pratica abituale), continuerò a volare (per necessità e per diletto), eppure temo che non riuscirò più a farlo in maniera spensierata..

Sarebbe meglio per te, ovviamente, se vivessi il volo il più serenamente possibile, ma se nonostante il tuo stato d'animo attuale continui a volare lo stesso, non vedo dove sia il problema.... :wink:

@Il problema sorge quando la paura prende il sopravvento, quando ti paralizza, quando non ti fa dormire per mesi, quando per star meglio prendi un miliardo di medicine, quando ti impedisce di vivere, di svolgere il tuo lavoro ....ma non mi pare che sia il tuo caso, fortunatamente.. :mrgreen:
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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da flyingbrandon » 17 febbraio 2015, 19:16

Febbraio2015 ha scritto: Nello starle vicino, nell'elaborare con lei la genesi delle sue paure, ma anche nel capire insieme perchè l'aereo è il modo più sicuro per viaggiare, ho paradossalmente iniziato io ad avere paura. Il mio stato è nato dalla consapevolezza, in caso di reale pericolo, di essere assolutamente inerme: ho iniziato inconsciamente ad avere paura quando ho capito che, in caso concreto di pericolo, non sarei stato in grado di proteggerla.
Che tipo di rapporto hai con tua moglie? È paritario? Si appoggia molto a te? Ti appoggi molto a lei?
Perché, pensi, di dover proteggere tua moglie? Ci sono tante cose da cui non puoi proteggerla...perché , in volo, ti fa differenza?
In caso di reale pericolo, l'importante è che tu e tua moglie ve la caviate giusto? Che differenza ti fa se , a salvarla, sei tu, o uno sconosciuto la davanti?
Febbraio2015 ha scritto: Per lavoro devo volare, anche voli molto lunghi. Sono stato in Cina più volte, tra un mese andrò in Brasile. Volo, devo farlo e quindi volo, ma è un'esperienza che proprio non riesco più a gestire con naturalezza. A conferma di quanto sopra comunque, volo meglio da solo proprio perchè da solo non si manifesta la mia inettitudine.
Qual'e il problema a non essere capaci di fare qualcosa? Nella vita hai fatto altro rispetto al pilotare aerei...non manifesti alcuna inettitudine ...oppure la manifesti come tante altre...no? Vorrei comunque suggerirti di non pensare che la tua paura abbia una genesi in una maggiore consapevolezza...non è mai così...anzi...semmai da una "perdita" di consapevolezza.
Febbraio2015 ha scritto: Per quanto maniaco del controllo decido e so, quando volo, di affidarmi a mani esperte (cosa che faccio anche quando mi danno un passaggio in auto, o salgo sul treno). So tante cose. Eppure..
Perché sei maniaco del controllo? Soprattutto...sei convinto di controllare qualcosa? Se sì...che cosa? Sapere tante cose non equivale ad essere consapevoli o essere convinti, nel profondo dell'animo. Tornando al primo punto...se fossi un pilota esperto, e potessi "aiutare" tua moglie in un grave pericolo...perché pensi di potercela fare tu e non due la davanti?
Febbraio2015 ha scritto: Analogia, forse fuori luogo, ma giusto per inquadrare la mia sensazione: nei luna park non faccio giostre come le montagne russe. Sono un fifone e non mi piacciono vuoti d'aria e sollecitazioni varie. So che sono sicure, so che dietro ci sono studi ingegneristici e manutenzione continua, eppure preferisco non farle. Non è mancanza di fiducia, semplicemente non mi piace la sensazione. Ecco, con l'aereo spesso capita questo: se vibra, se ci sono sollecitazioni, se semplicemente "segue l'onda", non mi piace.
Che non ti piaccia una sensazione è una cosa...che ti faccia paura un'altra. Tu dai per certo di "sapere che" e di non avere mancanza di fiducia...ma io non poggerei su quella certezza...e non ti fidi molto neanche di te se senti la necessità di tutto questo controllo...e, di solito, se non si ha fiducia in se stessi si tende a non averla negli altri...proprio perché ciò ci permette di vedere tutti "insicuri"...
Febbraio2015 ha scritto: In questo ritengo di vivere una contraddizione: ho capito i motivi del disagio (in parte elencati, vi assicuro che l'introspezione è per me pratica abituale), continuerò a volare (per necessità e per diletto), eppure temo che non riuscirò più a farlo in maniera spensierata.
Che ne pensate?
Ciao
Penso che ne possiamo parlare...penso che non ci sia nessuna contraddizione...penso che tu non abbia ben capito ma semplicemente tu , eventualmente, sappia. Visto che l'introspezione è una pratica abituale...introspezioniamoci... :mrgreen: io non so in che modo tu sia abituato a buttarti nella tua introspezione...ma l'unica cosa certa è che per farlo in modo costruttivo, devi buttare nel cesso ciò che pensi essere vero...altrimenti potrebbe diventare ,solo, un prendersi in giro...in modo "profondo". Tu butti tutto?
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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da JT8D » 18 febbraio 2015, 20:57

Rimosso post completamente assurdo (e per motivi di ordine i post che si collegavano). Evitiamo di scrivere queste assurdità in quest'area così importante !!

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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da Febbraio2015 » 19 febbraio 2015, 12:24

MartaP ha scritto:Re: Una strana, razionale, paura
di MartaP il 17 febbraio 2015, 19:10

Pensi davvero che questa tua consapevolezza sia , come per dire, giusta?
Intendo che (come tutti quelli che hanno paura di volare ) stai immaginando uno scenario che non esiste, una situazione ipotetica che potrebbe non capitare mai; tra l'altro, nessuno può sapere realmente quale potrebbe essere il suo comportamento in caso di pericolo effettivo, lo sai solo nel momento in cui ti capita: sei davvero così sicuro, nel caso, di restare inerme, di non avere le capacità di affrontare la situazione?

Sarebbe meglio per te, ovviamente, se vivessi il volo il più serenamente possibile, ma se nonostante il tuo stato d'animo attuale continui a volare lo stesso, non vedo dove sia il problema....

@Il problema sorge quando la paura prende il sopravvento, quando ti paralizza, quando non ti fa dormire per mesi, quando per star meglio prendi un miliardo di medicine, quando ti impedisce di vivere, di svolgere il tuo lavoro ....ma non mi pare che sia il tuo caso, fortunatamente..
Ciao Marta!
Hai perfettamente ragione e, in linea teorica, funziona alla perfezione. Tuttavia, quando si ha una paura, si amplificano segnali che creano scenari apocalittici. Per me è l’aereo, per te (parlando ipoteticamente) sono i ragni: il pericolo non necessariamente è reale, quasi mai lo è, eppure lo si avverte come tale. Sono d’accordissimo con voi nell’ammettere che questo è uno degli errori maggiori da evitare, ovvero crearsi delle meta-realtà nelle quali accadono cose inesistenti. Eppure “imbrigliare” la mente è difficile, fosse facile le paure non esisterebbero.
Sul fatto di essere sicuro su come reagire, hai anche qui ragione: non lo so ma, in questo caso, chi realmente può saperlo? Mi spiego: se realmente l’aereo stesse precipitando (perché di questo si parla) chi tra i presenti può in maniera assolutamente certa dire che avrebbe la situazione sotto controllo?

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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da Febbraio2015 » 19 febbraio 2015, 12:35

flyingbrandon ha scritto:Che tipo di rapporto hai con tua moglie? È paritario? Si appoggia molto a te? Ti appoggi molto a lei?
Perché, pensi, di dover proteggere tua moglie? Ci sono tante cose da cui non puoi proteggerla...perché , in volo, ti fa differenza?
In caso di reale pericolo, l'importante è che tu e tua moglie ve la caviate giusto? Che differenza ti fa se , a salvarla, sei tu, o uno sconosciuto la davanti?
Ciao Flyingbrandon!
E’ un rapporto paritario, con equilibri dinamici e non statici. Di sicuro, per anticipare una tua eventuale domanda, ho nei suoi confronti a volte un atteggiamento paterno, protettivo. Se vivessimo realmente il pericolo, non farebbe davvero nessuna differenza se ad aiutarla fossi, ad esempio, tu. Il problema è un altro, ovvero il fatto che da qualche tempo considero come pericoloso qualcosa che non è mai stato (e forse non è) tale, mantenendo invece allo stadio del “tranquillo” altre cose che magari non lo sono (anche solo l’auto).
flyingbrandon ha scritto:Qual'e il problema a non essere capaci di fare qualcosa? Nella vita hai fatto altro rispetto al pilotare aerei...non manifesti alcuna inettitudine ...oppure la manifesti come tante altre...no? Vorrei comunque suggerirti di non pensare che la tua paura abbia una genesi in una maggiore consapevolezza...non è mai così...anzi...semmai da una "perdita" di consapevolezza.
Il mio malessere è nato quando ho cercato di aiutare mia moglie nel non aver paura (ho ottenuto un ottimo risultato! :mrgreen: ) e da li è nato tutto. Come ti dicevo, ora mi porto questo bagaglio a mano anche quando volo solo (ma non è paura che mi accada qualcosa lasciandola sola, è una mia paura soggettiva per quello che sto facendo). Domanda provocatoria: tu non hai paure? Perché alla fine credo che di questo parliamo. Io posso avere paura di volare, tu (per assurdo) degli insetti: se ne parlassimo, io potrei dirti le stesse cose che tu mi hai detto relativamente al mio stato d’animo, non credi?
flyingbrandon ha scritto:Che non ti piaccia una sensazione è una cosa...che ti faccia paura un'altra. Tu dai per certo di "sapere che" e di non avere mancanza di fiducia...ma io non poggerei su quella certezza...e non ti fidi molto neanche di te se senti la necessità di tutto questo controllo...e, di solito, se non si ha fiducia in se stessi si tende a non averla negli altri...proprio perché ciò ci permette di vedere tutti "insicuri"...
Non sono d’accordo con te. Se non mi fidassi, non volerei. Mi sono fidato dei costruttori degli aerei, dei manutentori, del personale a terra, del personale di volo. Eppure se il mio volo ,anche solo per 1 minuto, ha avuto un leggero sobbalzo, le dita dei miei piedi si rattrappiscono. In quel momento penso che sono in una situazione che non mi piace, in mano ad altre persone che stanno, banalizzando, semplicemente lavorando. Ora, io non sono sempre al top quando lavoro. Ogni tanto sbaglio: devo credere che piloti, medici ecc siano sempre infallibili? Se così fosse, perché ogni tanto capitano cose come a Taiwan (magari poi li ci sono mille variabili fisiche a me ignote, però penso tu abbia capito il senso della mia domanda)?
flyingbrandon ha scritto:Penso che ne possiamo parlare...penso che non ci sia nessuna contraddizione...penso che tu non abbia ben capito ma semplicemente tu , eventualmente, sappia. Visto che l'introspezione è una pratica abituale...introspezioniamoci... io non so in che modo tu sia abituato a buttarti nella tua introspezione...ma l'unica cosa certa è che per farlo in modo costruttivo, devi buttare nel cesso ciò che pensi essere vero...altrimenti potrebbe diventare ,solo, un prendersi in giro...in modo "profondo". Tu butti tutto?
Ciao!
L’aspetto inquietante è che, in realtà, non misuro la mia paura in termini di vero o falso. Non penso di sapere o meno qualcosa. Si tratta di pure sensazioni: salgo e son tranquillo. Decollo e non mi piace il senso di vuoto che ho quando l’aereo si stacca. Non mi piace la virata (ma, guardando fuori, la cosa migliora). Se si incontra una turbolenza, non mi piace davvero.. Nel mentre mangio, guardo film e a volte dormo. Non è certamente paragonabile a quello che leggo di altri che proprio non riescono a salirci, ma rimane purtroppo un’esperienza che vivo male

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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da flyingbrandon » 19 febbraio 2015, 14:41

Febbraio2015 ha scritto: Ciao Flyingbrandon!
E’ un rapporto paritario, con equilibri dinamici e non statici. Di sicuro, per anticipare una tua eventuale domanda, ho nei suoi confronti a volte un atteggiamento paterno, protettivo. Se vivessimo realmente il pericolo, non farebbe davvero nessuna differenza se ad aiutarla fossi, ad esempio, tu. Il problema è un altro, ovvero il fatto che da qualche tempo considero come pericoloso qualcosa che non è mai stato (e forse non è) tale, mantenendo invece allo stadio del “tranquillo” altre cose che magari non lo sono (anche solo l’auto).
La domanda del paritario o meno era utile a me per capire un aspetto riguardante la tua paura "dopo" l'interazione...ma non è fondamentale quindi passo al resto. Che significa che hai un atteggiamento "paterno"? In quel "a volte", allora, non c'è un rapporto alla pari. Puoi spiegarti meglio?
Ora dici che non è un problema se a salvarla sono io...ma nel post precedente evidenziavi come la tua incapacità fosse un "motore" importante di questa sensazione. Quale delle due è vera?
Il concetto di pericoloso può essere soggettivo. Ma è ben il legame con quel qualcosa che reputi pericoloso o meno che fa la differenza. Il perché, quindi, e non il cosa.
Febbraio2015 ha scritto: Il mio malessere è nato quando ho cercato di aiutare mia moglie nel non aver paura (ho ottenuto un ottimo risultato! :mrgreen: ) e da li è nato tutto.
Ok...ma lì è successo qualcosa. Ti faccio un esempio. Sei stato d'aiuto a tua moglie....sei stato una figura di riferimento...sei stato "l'appoggio" e la soluzione. Ciò può, sempre come esempio, portarti pensare o avere la percezione che il rapporto con tua moglie sia esclusivamente di "assistenza". Non conosco il resto del vostro rapporto...ma se fosse così, e cioè che tu sia un punto di riferimento "imprescindibile" per tua moglie, va da sé che quando tu sei una situazione in cui non puoi svolgere quel ruolo...sei "perso"...perché non solo perdi un ruolo ma perdi "l'amore" di tua moglie (così non è ma parlo di percezione). Per capire l'incrocio e lo scambio tra voi due, a livello di paura, sarebbe interessante vedere in che momento è successo a lei, per capire come ti sia perfettamente incastrato tu.
Febbraio2015 ha scritto:
Come ti dicevo, ora mi porto questo bagaglio a mano anche quando volo solo (ma non è paura che mi accada qualcosa lasciandola sola, è una mia paura soggettiva per quello che sto facendo). Domanda provocatoria: tu non hai paure? Perché alla fine credo che di questo parliamo. Io posso avere paura di volare, tu (per assurdo) degli insetti: se ne parlassimo, io potrei dirti le stesse cose che tu mi hai detto relativamente al mio stato d’animo, non credi?
A parte che non ti sarei venuto a chiedere cosa ne pensi...quindi tu non potresti dirmi le stesse cose... :mrgreen: no...non ho "paure". Sicuramente non intese come un disagio nei confronti di qualcosa o qualcuno. Non ho alcun tipo di fobie. Sono un contento coltivatore della paura quando mi si presenta perché mi comunica , in quel preciso istante un pericolo oppure un mio problema. Lì finisce il suo ruolo...lì finisce la mia paura. È una guida e non una compagna di viaggio.
Febbraio2015 ha scritto: Non sono d’accordo con te. Se non mi fidassi, non volerei. Mi sono fidato dei costruttori degli aerei, dei manutentori, del personale a terra, del personale di volo. Eppure se il mio volo ,anche solo per 1 minuto, ha avuto un leggero sobbalzo, le dita dei miei piedi si rattrappiscono. In quel momento penso che sono in una situazione che non mi piace, in mano ad altre persone che stanno, banalizzando, semplicemente lavorando. Ora, io non sono sempre al top quando lavoro. Ogni tanto sbaglio: devo credere che piloti, medici ecc siano sempre infallibili? Se così fosse, perché ogni tanto capitano cose come a Taiwan (magari poi li ci sono mille variabili fisiche a me ignote, però penso tu abbia capito il senso della mia domanda)?
Curiosità...perché non hai risposto alle domande sul controllo?
La fiducia ha diversi livelli...tu sai che c'è da fidarsi (è evidente e perfino matematico)...ma non ti fidi. Non c'è contraddizione in tutto ciò. Se ti rattrappisci non sei tranquillo...se non sei tranquillo non hai fiducia. E la tua spiegazione successiva ne è la dimostrazione.
C'è di base un concetto sbagliato...molto sbagliato. I piloti non sono infallibili....e neanche le macchine lo sono. Il mondo dell'aviazione ha raggiunto quei livelli di sicurezza perché ha preso il sistema nel suo complesso e l'ha portato verso una maggiore consapevolezza. Un errore non significa morte...ma neanche 5. Il sistema è fatto in modo di considerare sempre il peggio....e cioè l'uomo sbaglia e si dimentica e la macchina si rompe. Tutto ruota intorno a queste verità...e si lavora su questo perché ci siano controlli incrociati e sistemi ridondanti. Per questo gli impianti si ripetono e le persone sono due. Tu decolli con quei pesi perché, chi ha calcolato (ciao tartan :mrgreen: ) ha considerato che il motore si rompesse. Potresti portare quindi molto di più...però il giorno in cui si rompe o perde di spinta tu scendi al posto di salire. Io mi dimentico qualcosa...il collega se ne accorge...quando non se ne accorge nessuno dei due lo può fare la macchina...se lui fa qualcosa, e io faccio altro...lui controlla il mio io il suo. Poi certe cose le controlliamo nuovamente tutti e due insieme. Per semplificare...è tutto studiato perché SI SA che gli errori fanno parte della nostra quotidianità. Perché capitano comunque gli incidenti? Perché non possono non capitare MAI. A volte si allineano in modo tremendamente preciso tutti gli errori e sia l'uomo che la macchina falliscono. Di solito si prende spunto da quell'allineamento per studiare il modo di non farlo accadere più. Ma sarà sempre impossibile raggiungere lo zero assoluto. Quindi l'errore è molto più frequente di ciò che pensi...ed è per quello che volare ha questi valori di sicurezza. Non si basa sul singolo ma su un sistema.
Febbraio2015 ha scritto:
L’aspetto inquietante è che, in realtà, non misuro la mia paura in termini di vero o falso. Non penso di sapere o meno qualcosa. Si tratta di pure sensazioni: salgo e son tranquillo. Decollo e non mi piace il senso di vuoto che ho quando l’aereo si stacca. Non mi piace la virata (ma, guardando fuori, la cosa migliora). Se si incontra una turbolenza, non mi piace davvero.. Nel mentre mangio, guardo film e a volte dormo. Non è certamente paragonabile a quello che leggo di altri che proprio non riescono a salirci, ma rimane purtroppo un’esperienza che vivo male

Ciao!
Ma è paura o no? Perché in quella differenza c'è un "mondo".... :D
Ciao!
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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da MartaP » 19 febbraio 2015, 20:49

Febbraio2015 ha scritto: Eppure “imbrigliare” la mente è difficile, fosse facile le paure non esisterebbero.
La paura va anche bene, quando c'è un motivo che la giustifica....è la fobia , il problema....
Febbraio2015 ha scritto: Sul fatto di essere sicuro su come reagire, hai anche qui ragione: non lo so ma, in questo caso, chi realmente può saperlo? Mi spiego: se realmente l’aereo stesse precipitando (perché di questo si parla) chi tra i presenti può in maniera assolutamente certa dire che avrebbe la situazione sotto controllo?
Io non so dirti cosa proverei, cosa farei, se l'aereo stesse precipitando. Ma non lo so neppure nel caso fossi coinvolta in un incidente in auto, oppure se qualcuno mi investisse in bicicletta...o se cado da un sentiero di montagna...
...l'unica cosa che so, l'unica cosa certa per tutti è che prima o poi moriremo e non ci è dato sapere come.
Preferirei sicuramente morire a casa mia, piuttosto che in un incidente d'auto o su un aereo che precipita, ma non voglio ( almeno non più..) sprecare il tempo che mi è concesso pensando a scenari immaginari che, per quanto riguarda i viaggi aerei, stando alle statistiche sono assolutamente più unici che rari..

Vivi quello che stai vivendo, consapevolmente, e se hai davvero solo un pochino d'ansia mentre voli non importa, vivi anche quello: sapessi che ansia ho io, ogni qualvolta mi immetto nella A4... :evil: (..ma se voglio andare a Gardaland non ho scelta :mrgreen: )
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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da Febbraio2015 » 20 febbraio 2015, 17:56

flyingbrandon ha scritto:Ora dici che non è un problema se a salvarla sono io...ma nel post precedente evidenziavi come la tua incapacità fosse un "motore" importante di questa sensazione. Quale delle due è vera?
Entrambe. Mi spiego. Nell’analizzare insieme le sue paure, ho iniziato a vedere l’aereo come un terreno per me instabile, un luogo (fisico e forse metaforico) dove non ho forza. Il non essere in grado di proteggerla è un’idea figlia del mio malessere: se non ho forza, non posso proteggerla. Se volare mi toglie le forze, il volo non mi permette di proteggerla. Ergo, il volo è la mia kriptonite, è una cosa che mi rende debole, sia quando c’è lei, che quando non c’è. La consapevolezza di questa debolezza ha sicuramente un effetto negativo su di me. Combattere questa mia convinzione è di certo l’obiettivo, dato che so benissimo che è tutto un castello di carte creato da me.
flyingbrandon ha scritto: Non ho alcun tipo di fobie. Sono un contento coltivatore della paura quando mi si presenta perché mi comunica , in quel preciso istante un pericolo oppure un mio problema. Lì finisce il suo ruolo...lì finisce la mia paura. È una guida e non una compagna di viaggio.
Questo è sicuramente un traguardo. Chapeau se ce la fai, presumo sia così perché non avrebbe senso raccontar balle qui. Mi piacerebbe imparare a fare come fai te, credo ci voglia tempo e molta fiducia in sé.
flyingbrandon ha scritto:Non si basa sul singolo ma su un sistema
Sono sincero: questo capoverso me lo sono salvato perché fino ad oggi, in tutte le discussioni che ho letto, è quello che al momento mi ha aiutato di più. Sarà soggezione, sarà che sono alla scrivania e non al gate, ma dopo averlo letto, nel risponderti, ho notato che parlavo della paura al passato. Magari qualcosa si è davvero smosso.
Le mie paure nascono quasi sempre da ciò che non conosco. L’ignoto spesso non ha dimora nei miei schemi mentali dove persone e cose sono catalogabili. Il nuovo va studiato, capito e collocato. Così mi muovo. Al di là della causa, o delle cause, che mi hanno portato a non volare bene, per me è fondamentale avere anche informazioni concrete, come quest’ultimo tuo paragrafo. Non è semplice analizzarsi e andare dritti alla causa del proprio malessere: come sai, il nostro cervello gioca molto con noi e si diverte a rendere il percorso molto difficile. Questo tuo ultimo capoverso ha piantato davvero dei chiodi che mi serviranno per l'arrampicata.

Si, credo che qualcosa sia cambiato.

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Re: Una strana, razionale, paura

Messaggio da flyingbrandon » 20 febbraio 2015, 18:30

Febbraio2015 ha scritto:
Entrambe. Mi spiego. Nell’analizzare insieme le sue paure, ho iniziato a vedere l’aereo come un terreno per me instabile, un luogo (fisico e forse metaforico) dove non ho forza. Il non essere in grado di proteggerla è un’idea figlia del mio malessere: se non ho forza, non posso proteggerla. Se volare mi toglie le forze, il volo non mi permette di proteggerla. Ergo, il volo è la mia kriptonite, è una cosa che mi rende debole, sia quando c’è lei, che quando non c’è. La consapevolezza di questa debolezza ha sicuramente un effetto negativo su di me. Combattere questa mia convinzione è di certo l’obiettivo, dato che so benissimo che è tutto un castello di carte creato da me.
La protezione non c'entra una sega se la paura c'è sia quando c'è che quando non c'è. Quindi non contemplarla neanche...e di parola in parola si iniziano a delineare degli aspetti. In tutta onestà il tuo mondo ha fatto "crack", non perché hai aiutato tua moglie ma perché, in quel frangente, e questo lo puoi sapere solo tu, qualcosa della tua immagine , nel tuo percepito e non nella realtà, ha fatto "crack". E io direi....che c**o. Cosi per curiosità...tu l'hai aiutata e poi lei è andata da uno psicoterapeuta? Cioè come è accaduto che il tuo valido aiuto possa aver necessitato di quello di un altro? Non ti prendo in giro eh...è importante...che dinamiche temporali ci sono state?

Febbraio2015 ha scritto: Questo è sicuramente un traguardo. Chapeau se ce la fai, presumo sia così perché non avrebbe senso raccontar balle qui. Mi piacerebbe imparare a fare come fai te, credo ci voglia tempo e molta fiducia in sé.
No...non lo è. È solo un punto di partenza. Vedi...sembra cosi scontato dover avere fobie, ossessioni, controlli...che pare che non vivere imprigionato in "minchiate" sia un punto di arrivo... :mrgreen: ti assicuro che da me non hai nulla da cui imparare...anzi...il trucco, forse, è proprio iniziare a disimparare....e...no...non ci vuole affatto tempo...
Febbraio2015 ha scritto:
Sono sincero: questo capoverso me lo sono salvato perché fino ad oggi, in tutte le discussioni che ho letto, è quello che al momento mi ha aiutato di più. Sarà soggezione, sarà che sono alla scrivania e non al gate, ma dopo averlo letto, nel risponderti, ho notato che parlavo della paura al passato. Magari qualcosa si è davvero smosso.
Sono contento...e, per come ti ho scritto sopra, non ci vuole tempo ma...io temo, felice di sbagliarmi, che il tuo modo di procedere, ovvero la continua ricerca di certezze, ti porterà con il tempo a stare sempre peggio...e non parlo solo dell'aspetto riguardante il volo. Mi farebbe piacere se il mio spunto non fosse un seme per piantare altre certezze e catalogare l'ignoto...
Come mai, ancora, non mi hai risposto alle domande sul controllo? Non lo trovi particolare?
Febbraio2015 ha scritto: Le mie paure nascono quasi sempre da ciò che non conosco. L’ignoto spesso non ha dimora nei miei schemi mentali dove persone e cose sono catalogabili. Il nuovo va studiato, capito e collocato. Così mi muovo. Al di là della causa, o delle cause, che mi hanno portato a non volare bene, per me è fondamentale avere anche informazioni concrete, come quest’ultimo tuo paragrafo.
Vedi...non è importante sapere esattamente le cause per iniziare a stare bene...ma, sicuramente, se non si elimina la causa e i comportamenti, che ci portano a stare male, continueremo a stare male. Se così ti muovi...e così ti era successo di aver paura di ciò che non avevi paura...non è saggio muoversi nello stesso identico modo per risolvere il problema. La conoscenza, come ad esempio la scorretta equivalenza ERRORE=MORTE, mi fa piacere che sia passata e ti faccia stare meglio. Ma, credimi, non era solo un problema di sapere che i piloti sbagliano ma non succede niente lo stesso. Questo mette a tacere la tua parte razionale e parte del conflitto...ma non è sufficiente....soprattutto se tu, come dici, sei una persona che si butta nell'introspezione.

Febbraio2015 ha scritto: Non è semplice analizzarsi e andare dritti alla causa del proprio malessere: come sai, il nostro cervello gioca molto con noi e si diverte a rendere il percorso molto difficile. Questo tuo ultimo capoverso ha piantato davvero dei chiodi che mi serviranno per l'arrampicata.

Si, credo che qualcosa sia cambiato.
Ecco no...il nostro cervello non gioca...siamo noi che lo facciamo giocare...e siamo noi a renderci il percorso difficile...il cervello è totalmente al nostro servizio...quando c'è un problema...siamo noi che ci siamo, dal punto di vista della coscienza, fatti scappare qualcosa...
Ciao!
The ONLY time you have too much fuel is when you're on fire.



(È!)
(יוני)

O t'elevi o te levi

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