4/1/2008 (7:32) - ALITALIA, LA GUERRA DEI CIELI
"Non moriremo per Malpensa" Il fronte degli aereoporti del Nord non crede alla "madre di tutte le battaglie"
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FRANCESCO MANACORDA
MILANO
Morire, o almeno sacrificarsi, per Malpensa? No grazie. Il Nord dei mille aeroporti non ci pensa proprio. Un po’ perchè le leggi della concorrenza oggi prevalgono sul «fare sistema», un po’ perché pochi credono che quando Alitalia si sfilerà dalle sue piste il mega scalo lombardo - nato con una vocazione da hub, o «porta» intercontinentale - resterà a corto di voli. Ecco ad esempio Fulvio Cavalleri, presidente di quella Società aeroporti sistema del Garda che ha in concessione il Catullo di Verona e lo scalo bresciano di Montichiari: «Se Malpensa dovesse perdere peso io credo che si tratterà di un fenomeno temporaneo. Un bacino come quello attirerà di sicuro nuovi operatori». Ben più drastica è la posizione di Enrico Marchi, il presidente della Save che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso: «Il traffico intercontinentale su Malpensa si fa se c’è mercato e non certo per imposizioni dall’alto», spiega in polemica nemmeno troppo velata con il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. E da Bergamo - lo scalo che ha trovato il suo Eldorado grazie alla Ryanair che opera 39 delle 73 rotte di Orio al Serio - spiegano che il loro mercato, ormai specializzato sul low cost, è del tutto diverso da quello di Malpensa. Nessuna sovrapposizione, quindi, ma nemmeno - par di capire - un interesse a far le barricate per i vicini.
Dunque, quella battaglia per difendere Malpensa che non a caso la Lega ha deciso di cavalcare a fianco di Formigoni, quella battaglia che il governo taccia di localismo, è di fatto neutralizzata da altre posizioni attente a realtà forse ancora più locali. Anche se c’è chi, come lo stesso Cavalleri, è pragmatico: «L’aeroporto c’è, è costato alla comunità, e adesso bisogna farlo funzionare». Una posizione che non esclude la collaborazioni future «senza però arrivare a una holding del Nord» tra scali che pure qualche politico vorrebbe. Del resto attorno a Malpensa, che nei primi undici mesi del 2007 ha visto passare 22 milioni di passeggeri sorge una bella costellazione di aeroporti, anche se nessuno nemmeno lontanamente paragonabile per traffico.
A Ovest c’è Torino (2,2 milioni di passeggeri da gennaio a novembre 2007), nell’Est immediato la triade Bergamo (5,2 milioni), Verona (3,2 milioni) e la piccola Brescia (meno di 200 mila); guardano più a Oriente Venezia (6,6 milioni) e Treviso (1,4 milioni). E poi, naturalmente, Linate (9,2 milioni), gestito dalla stessa Sea che ha Malpensa. «Si dice che l’hub lombardo è vittima dei suoi vicini, ma la verità è che è anche molto vittima della stessa Linate che alimenta tanti grandi aeroporti europei», spiega Stefano Paelari, che è direttore scientifico dell’Iccsai, il centro strategico per il trasporto aereo».
Ma insomma, senza Malpensa il Nord può vivere o no? Per Marchi, vista dal Veneto, la questione quasi non si pone: «Noi possiamo assorbire al 100% le necessità del territorio». «C’è già una parte dei cittadini del Nord - dice Paleari - specie quelli che gravitano su Bergamo, Verona e Brescia, che in concreto ha sempre fatto a meno di Malpensa. Però un aeroporto come questo - che ha una struttura dei costi da hub e che non fosse più un hub - porrebbe un altro problema, di ordine più strategico». Quale sia il problema lo spiega anche Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet, il Centro di economia regionale dei trasporti e del turismo della Bocconi. «Senza Malpensa? Per molti passeggeri della Lombardia o del Veneto, sui voli domestici o internazionali in Europa, potrebbe non esserci nessun problema». Il problema sorge invece, secondo Baccelli, «per quello che riguarda il mercato intercontinentale. Avere uno hub non è solo un biglietto da visita per la terza area economica d’Europa, ma anche un fattore da cui dipendono importanti attività: dalle maggiori fiere a quell’Expo che Milano vorrebbe».
La ricetta per Malpensa è ovviamente anche quella di trovare chi sostituisca Alitalia. «Se fossi nei panni della Sea - dice Marchi - chiederei di accelerare al massimo sulla liberalizzazione degli slot perché in questo modo si potrebbe rimettere in moto il volano della crescita». Un’opzione condivisa anche da Paleari: «Di fronte alla discontinuità di Alitalia, la discontinuità che Malpensa deve chiedere è quella di di avere libertà: innanzitutto sugli slot, la cui gestione deve essere affidata il più possibile alla società di gestione, senza ingerenze esterne. E poi sulle tariffe che sono troppo basse». Ma una ricetta che non sarà così facile, avverte Baccelli: «Non si tratta solo di slot, ci sono accordi bilaterali tra Stati da rivedere. E poi il traffico intercontinentale sta tirando molto.
Per vedere compagnie che sostituiscano Alitalia a Malpensa su queste rotte rischiano di volerci anni, non mesi».
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4/1/2008
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Malpensa alla cinese
TITO BOERI
Questa notte ho sognato di aver ricevuto una lunga lettera che mi sono affrettato a trascrivere appena sveglio. Spero di non avere omesso nulla. Se così fosse, mi scuso sin d’ora con chi me l’ha mandata, prima ancora che coi lettori. Mi ricordo che iniziava con una nota autobiografica. Sì proprio così: «Credo di essere lombardo da almeno cinque generazioni. Nonni e genitori tutti nati nel cuore della Padania, a Milano. Tante estati, alcune molto noiose, trascorse nei pressi della Malpensa, qualche piacevole pedalata da quelle parti. Mi capita spesso di viaggiare in aereo. Ma non per questo mi sono sentito tradito quando ho appreso che la scelta dell’hub di Alitalia era ricaduta su Fiumicino.
«Mi sono invece indignato leggendo di un “partito del Nord” che si batte per mantenere Malpensa alitaliana, facendo pagare a me e agli altri contribuenti 2 milioni di euro al giorno per sostenere la folle idea di due hubs per una sola compagnia. Animatori di questo movimento a sostegno delle tasse per pagare le trasferte a un personale di terra o di fede laziale e romanista (mi risulta che solo il 6% degli alitaliani viva dalle nostre parti) sarebbero poi certi paladini del Nord.
Gli stessi paladini del Nord che, quando Linate era stata depotenziata per fare spazio a Malpensa, avevano parlato di sacrificio degli interessi di Milano per venire incontro alle esigenze di Alitalia. Adesso ci stanno vendendo il risotto... al contrario. Fosse almeno una tarte tatin! Da lombardo pragmatico mi chiedo: ma com’è possibile che personale politico di questo tipo non paghi alcun prezzo di fronte al fallimento di un progetto da loro sostenuto nonostante tutti i tecnici lo avessero dato per fallimentare in partenza? Da meneghino doc mi sono abituato a vedere ricambi di allenatori quasi ogni anno. E qui invece c’è chi impunemente mangia il panettone da lustri...
«A proposito di allenatori, mi ricordo che uno di loro, Vujadin Boskov, diceva sempre che "rigore è quando arbitro fischia". Non dovrebbe essere lo stesso per gli hub di una compagnia aerea? Non dovrebbe essere il vertice della compagnia a fischiare, a decidere? Che c’entrano i presidenti delle Regioni e i capi partito con gli hubs di Alitalia?
Mi chiedo tra l’altro se sanno pronunciare hubs, se sanno cosa significhi, se sono consapevoli del fatto che New York e Los Angeles non sono hubs pur ricevendo milioni di passeggeri (e che passeggeri!) ogni mese. E poi perché tutto questo interessamento di una banca per l’alitalianità, perché tanto agitarsi per gestire la tratta Malpensa-Lamezia Terme? Forse si intende aprire un "on flight banking"? O rilanciare la business class come subprime class? Eppoi non mi risulta che Malpensa sia il principale hub per i voli diretti verso l’Italia. Soprattutto i miei amici che arrivano con voli intercontinentali mi raccontano di transiti a Francoforte, Parigi o anche Monaco di Baviera, altro centro, che proprio in quanto hub, è per definizione più importante di New York.
«E poi quali voli intercontinentali ha oggi Alitalia? Non vola più al centro del mondo, nella terra oggi di Schwarzenegger, non vola neanche nel nuovo mondo, in Cina. Con o senza l’hub a Malpensa, per andare in Cina bisogna passare da Parigi, Zurigo o Francoforte... Già la Cina, lo sa che pazza idea mi è venuta l’altro giorno? E se Malpensa diventasse l’hub delle compagnie aeree cinesi che volano in Europa? Malpensa ha una localizzazione invidiabile per chi arriva in Europa. Si situa all’incrocio fra il Corridoio V e la Genova - Rotterdam. Se mai un giorno l’Alta Velocità italiana vedrà la luce, Malpensa sarà solidamente tra i bracci della sua grande "T", vicina al mega-polo esterno della Fiera. E poi i cinesi adorano i laghi. Si tuffano nei loro laghetti inquinati appena possono. Faranno il bagno nel lago di Varese anche d’inverno».
Confesso che l’idea di questo signore padano non mi sembra affatto balzana. Certo non è più pazza di tante idee che ho sentito in giro sul futuro di Malpensa. Un consiglio allora ce l’avrei anch’io per la classe dirigente lombarda. Perché Formigoni non fa un bel viaggio in Cina? Sarebbe un modo per cogliere due piccioni con una fava: anche Nixon andò in Cina per distogliere l’attenzione degli americani dai guai che aveva combinato a casa sua. Se Formigoni porterà a casa un hub di Air China e tanti tanti viaggi d’affari e turismo dall’Est, beh, se lo farà, forse forse... potremo
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E' notizia di oggi che AF( ed era già notevolmente presente) ha incrementato ulteriormente i suoi voli su TRN: