JT8D ha scritto:
In the United simulator study, when the captain feigned subtle incapacitation while flying the aircraft during an approach, 25 percent of the aircraft hit the "ground." The study also showed a significant reluctance of the first officer to take control of the aircraft. It required between 30 sec and 4 min for the other crew member to recognize
that the captain was incapacitated and to correct the situation. (NTSB, 1980) [/i]
Mi piacerebbe conoscere i vostri pareri riguardo questo fatto e i successivi studi
Paolo
Riguardo questo argomento c'e' anche una statistica.Circa il 30 % degli incidenti analizzati sono stati dovuti a :inadeguati controlli incrociati tra 1° e 2° pilota.
Ma vorrei ampliare il discorso legandomi ad alcuni degli ultimi incidenti su aerei di ultima generazione e sulla corretta applicazione del concetto di crew coordination.Uno dei principali problemi legati all'avvento dell'automazione e' stato quello della nascita di un conflitto di scuole di pensiero.Infatti da una parte c'era chi considerava l'automatismo come sistema in grado di poter sostituire le abilita' tecnico manuali del pilota riducendo quest'ultimo ad un semplice "operatore di sistema"determinando pero' atteggiamenti remissivi verso le logiche dell'aereo ,dall'altro chi invece considerava l'uomo come il vero gestore dell'aeroplano e unico in grado di decidere la qualita' e la priorita' delle azioni intraprese a bordo,ossia "il pilota".
Ricordo quando passando da una macchina ormai vetusta come il DC9 30(macchina che esaltava particolarmente l'abilita' manuale e procedurale del pilota) all'MD80 (che all'epoca era ancora un aereo all'avanguardia) ingaggiavo epiche lotte con l'autopilota e l'automanetta che agiva secondo una logica apparentemente in disaccordo con l'istinto di chi era abituato a "Staccare tutto" la dove la situazione richiedeva un impegno particolare (una procedura VOR DME era di per se sufficiente! ).Un giorno al simulatore il mio istruttore mi fece trovare una bella foto del 30 con sotto una scritta a caratteri cubitali:"DIMENTICALO!"
Le macchine successive poi hanno introdotto i CRT,le informazioni pittoriche integrate,gli altimentri a nastro e tutto il resto unito a flight guidances dove la programmazione aveva un importanza predominante e dove la comprensione della "filosofia" del sistema era fondamentale ai fini della gestione del volo.Si delineava insomma il problema dell"interfaccia" tra uomo e computer.Occorreva quindi un cambiamento di mentalita'.Dove prima era l'azione diretta del pilota a gestire il profilo di volo ora e' il computer a mediare l'azione di questo e la risposta della macchina.L'azione su di un computer in particolare deve essere sempre seguita da un feed back(ad esempio la conferma dell'armamento di una quota) e lo stesso deve avvenire quando e' il computer a chiedere al pilota la conferma di una azione(come la richiesta di una procedura piuttosto che un' altra).Come qualsiasi sistema operativo,le informazioni debbono essere chiare,poche ed univoche,e la presentazione deve essere connotata da un ordine di priorita'(nei moderni pannelli strumenti come l'ECAM in caso di avarie e' il computer stesso a fornire in quel momento la visione sinottica dell'impianto in avaria attribuendo poi a singoli componenti il colore legato ad una situazione di anormalita' o di emergenza,o allo svolgimento della procedura associata.)
Oggi dopo ormai diversi anni di studi ed addestramento mirato,con la collaborazione tra piloti,ingegneri e psicologi,si e' riusciti ad ottenere un buon equilibrio tra il lavoro dei sistemi automatici e quello del pilota delineando la strada del corretto processo di supervisione e di utilizzazione di questi automatismi ai fini dell'alleggerimento dal carico di lavoro.Chiave di volta del corretto utilizzo del "sistema" e' quindi l'interazione tra uomo e macchina,la "forma" del dialogo tra questi ,e l'"ergonomia" dell'interfaccia (intendendo la facilita' con la quale l'uomo puo' capire cosa sta facendo il sistema e come puo' modificarne i processi).Il pilota puo' quindi avere una magggior supervisione proprio grazie ai computer che possono aiutarlo nella condotta dell'aeromobile senza pero' ridurre l'importanza del pilotaggio manuale al quale il pilota dovra' essere sempre addestrato.
Per tornare al discorso originario,anche il lavoro in cockpit ha subito delle modifiche,e la concezione di "monitoring" del "pilot not flying",ha la sua spiegazione proprio in questa funzione di controllo sull'operatore e sulla risposta del sistema in relazione al corretto profilo di volo.La sinergia del cockpit passa attraverso il comandante ,il primo ufficiale e il sistema aeroplano in un continuo scambio di informazioni che e' alla base di un concetto di "controllo" positivo sull'ambiente(anche se in questo caso per ambiente si intende il significato della parola anglosassone "environment" ossia tutto cio' che condiziona piu' o meno direttamente la gestione di ogni singola fase del volo.)
Per questo motivo oggi l'HF prende in esame anche tutto cio' che ruota intorno all'aereo e il suo equipaggio(ATC-situazioni meteo-fatica operativa,etc) cercando di individure le aree ancora critiche su cui agire.Si pensi solo agli spazi aerei sempre piu' affollati o alla complessita' delle operazioni su aeroporti congestionati,dove il livello di attenzione richiesto potrebbe ridurre il livello percettivo generale di situazioni anomale.
Non siamo lontani dal giorno in cui i controllori dialogheranno con gli aerei in volo solo tramite ACARS e dove sara' proprio questo a far livellare l'aereo alla quota assegnata anche senza l'intervento del pilota.Questo non togliera' pero' importanza al lavoro di chi avra' sempre e comunque la responsabilta'' di decidere in funzione della situazione globale del volo .