bibbuccio ha scritto:Valerio Ricciardi ha scritto:Si, certamente, e devo dire che sei un bel manico, complimenti! Ma se poco poco alla fine invece di guardarle a monitor devi ottenere ad esempio una stampa di grandi dimensioni, o devi fare una proiezione in un aula da congressi in cui si son comprati l'ultimo videoproiettore stafigo da millemila euro con trentamila linee, se vedessi che differenza c'è fra un file sviluppato dal RAW e il più bel JPG che potresti immaginare...
se devi mostrarle in un aula proiettandole, non cambia nulla tra il jpg e il raw....anzi con il raw ammazzi il proiettore in quanto soffre come un cane per dover elaborare l'immagine raw che come ben saprai è un formato grezzo dell'immagine....se invece metti un jpg non compresso, parli sempre di un file da 6 o 7 mega che ti darà il massimo del dettaglio....la nitidezza non dipende dal file ma dalla lente...se post produzione è ben fatta il dettaglio e la nitidezza rimangono tali e quali a quelle del raw originali....se poi si usa un ricampionamento dell'immagine diferente da quello bicubico lineare, allora non possiamo attribuire la colpa al proiettore che vale poco o al file in quanto jpg invece che raw...
(...)
Se vuoi un giorno che ci sarà la possibilità di stare insieme 10 minuti ti farò vedere le prove che abbiamo fatto in merito....vederle con i propri occhi è molto più convincente che leggere le mie parole...
Premesso che sarei ben lieto di incontrarci perché ritengo, allo stato attuale, che il 99% dei fotografi che lavorano in digitale possano solo insegnarmi, specie quando si ragiona in termini di postproduzione, vorrei anch'io precisare una cosa: quando parlo di scelta fra JPG e RAW, io mi riferisco solo ed esclusivamente alla scelta da operare in sede di ripresa...
Il JPG è SEMPRE un formato compresso più del RAW (che è anch'esso non il "file grezzo tal quale" che tutti pensano, ma il risultato di un algoritmo di compressione, solo infinitamente più conservativo); dire "IPG non compresso" è come dire "prato senza erba", al massimo si può optare per la minima compressione possibile, che apparentemente dà un file salvato in macchina di un numero di megabyte più o meno simile al numero di pixel del sensore. ma le altre informazioni? Lo vedi che è compresso? Io perciò suggerisco a tutti, SE hanno una macchina che può registrare in formato RAW sulla scheda - come mi risulta siano TUTTE le reflex e ormai anche molte compatte di fascia alta - se possibile di
scattare in RAW con la massima qualità e quantità di informazioni registrate possibili, e poi di ottenere file della dimensione che uno desidera, con le caratteristiche e il bilanciamento adatti allo scopo e all'utilizzo desiderato, e con l'estensione preferita.
Scatti in RAW, regoli quel che devi regolare (se possibile, senza fotoritocco ma solo con Camera Rav o Adobe Lightroom, ma questo è un fatto "etico" mio) poi salvi nel formato che ti serve, con una dimensione adeguata ad ottenere la qualità che ti aspetti ma non inutilmente elevata se poi un altro anello della catena di produzione dell'immagine lo mortificherebbe. Il JPG, per stampa e prioiezione, va benissimo; è l'algoritmo che comprime un JPG in macchina che nulla ha a che vedere con il risultato ottenibile dallo stesso JPG sul ben più potente processore (e con molta molta molta più RAM a disposizione) del PC di casa, partendo dal RAW.
Se debbo stampare un file postprodotto in formato 70x100 con una stampatrice a "getto di luce" per mezzo di fibre ottiche (come le grandi Durst in banda da laboratorio) e so che questa macchina su carta Kodak mi dà 254 dpi per qualsisasi formato, perché quello è il suo limite di risoluzione, io non salverò per la stampa un file da 70x100 cm a 400 dpi, se anche la mia macchina per ipotesi fosse così buona da permettermelo senza interpolazioni, perché fornirei alla stampante solo un file inutilmente pesante... sempre 254 dpi otterrei, non uno di più.
Io parto dal principio che "la resistenza di una catena, è quella della sua maglia più debole".