Gli americani scommettono sulla trasformazione dell’aeroporto “Dal Molin-. E non sembrano preoccupati per qualche segnale di freddezza che nelle ultime ore s’è respirato nel palazzo governativo di Vicenza, col sindaco che ha prospettato anche il ricorso al referendum popolare per interpretare il parere dei cittadini. Così ieri a palazzo Trissino s’è presentato il generale Jason Kamiya, numero uno degli americani di Vicenza, che ha incontrato il sindaco Hüllweck cui ha raccontato tutti i progetti statunitensi per un’area definita strategica. In sintesi è emerso che i lavori per quella che sarà un’altra caserma Ederle potranno partire nel 2007 e nel giro di 4 anni dovrebbero arrivare a destinazione. l numero dei soldati di stanza a Vicenza raddoppierà, passando a 4 mila. Gli americani hanno anche garantito che dal rinnovato Dal Molin non partirà alcuna azione di guerra.
«Vicenza is the right place». Vicenza è il posto giusto, dicono gli americani, per sviluppare le loro infrastrutture militari. Così la pensa Jason Kamiya, generale a due stelle, che ieri ha fatto visita al sindaco Enrico Hüllweck, nello studio di palazzo Trissino, per fare il punto sulla trasformazione del “Dal Molin- in una caserma gemella della Ederle. Nell’aria c’era ancora l’eco delle polemiche politiche seguite alla fuga di notizie dei giorni scorsi. Il numero uno degli americani a Vicenza ha quindi voluto incontrare il capo dell’Amministrazione comunale, per provare a serrare le fila in vista della volata finale. Con il sindaco Hüllweck, ieri c’era l’assessore ai Trasporti Claudio Cicero. Con il generale Kamiya, il comandante italiano della Ederle colonnello Salvatore Bordonaro e il consigliere politico del comando Setaf Vincent Figliomeni. Una nuova Ederle. Il generale spiega che Vicenza è il luogo ideale per i loro progetti di sviluppo, «perché l’ambiente è molto favorevole». Nel suo incipit, Kamiya ricorda quanto i vicentini hanno fatto e dimostrato durante le missioni dei parà nel mondo. Poi puntualizza: «La nuova caserma non sarà nulla di diverso dalla Ederle. La struttura sarà nettamente separata dall’aeroporto civile. Dal “Dal Molin- non partiranno azioni di guerra. L’unico nostro aereo che atterrerà e decollerà è un apparecchio da sette posti. Non ci sarà quindi alcuna interferenza. Il nostro disegno è di creare edifici rispettando le distanze dalla pista». Questo significa che Aviano resta l’aeroporto per le missioni americane, mentre al “Dal Molin- verrà creata una caserma “gemella- rispetto alla Ederle, con il medesimo impatto sulla città. E a proposito di impatto, il generale conferma la «disponibilità a migliorare i progetti, soprattutto dal punto di vista della viabilità». L’accordo. La domanda che circola con maggiore insistenza in città è: a che punto è l’operazione? C’è stato un accordo fra Amministrazione Bush e Governo Berlusconi? Di questo, ad esempio, si parlerà oggi alla Camera, dove l’on. Mauro Fabris, capogruppo dell’Udeur, ha chiesto al Governo di conoscere se corrisponde al vero l’esistenza di un accordo, o quantomeno di un impegno formale, tra il Governo italiano e quello statunitense per la cessione dell’utilizzo dell’attuale aeroporto militare “Dal Molin-. La risposta che dà l’assessore Cicero è: «Siamo a buon punto, c’è un accordo che sta sopra a tutti noi. Ora deve essere formalizzato dal nuovo Governo Prodi». Il colonnello Bordonaro conferma che il progetto è stato giudicato fattibile dal precedente Governo. L’eventuale firma finale fra Roma e Washington avverrà in ogni caso dopo il pronunciamento del Comipar, il comitato mistoparitetico regionale, che si riunirà a metà giugno. Con tutta probabilità, la Giunta berica si riunirà prima per votare un documento con cui accoglie favorevolmente il progetto di trasformazione dell’aeroporto, in modo da superare il parere tecnico negativo già inviato dall’Edilizia privata. «Per me fa già fede il voto sugli ordini del giorno presentati in Consiglio comunale, dove la maggioranza ha respinto tutte le proposte negative», commenta Hüllweck. I lavori. Se il cerchio quadrerà secondo la tabella di marcia delineata ieri a palazzo Trissino, i progetti esecutivi saranno pronti entro la fine del 2006 e poi ci saranno le autorizzazioni per avviare i cantieri, che valgono quasi 300 milioni di dollari. «Inizieremo nel 2007 – conferma il generale – per completare tutto entro il 2011. Oggi i soldati presenti a Vicenza sono fra i 2 mila e i 2.500. Una volta completata la nuova base saranno 4 mila, più o meno il doppio. Considerando anche le famiglie, le presenze americane saranno fra le 7 e le 8 mila in tutto». L’indotto. Dopo il vertice, Hüllweck presenta un quadro decisamente diverso rispetto a quello a tinte fosche disegnato dopo il dibattito in sala Bernarda, che lo aveva indotto a pensare a un referendum popolare. «L’operazione è un’occasione importante, presenta aspetti positivi che non possiamo ignorare. Primo fra tutti quello economico. Basti pensare che soltanto alla Ederle lavorano più di 700 vicentini. C’è una prospettiva di ulteriore crescita, con un volume di investimenti notevole. Ma se l’operazione non va in porto, c’è il rischio di perdere anche la Ederle, per un fenomeno di trascinamento».
Da Il Giornale di Vicenza