"RENATO SORU ISOLA LA SARDEGNA"

(Tratto dal numero di giugno del mensile Volare)
Dal 1° giugno 2006 barche e aerei provenienti dal continente pagano un balzello per sbarcare in Sardegna. La tassa sul lusso, fortemente voluta dal presidente della Regione, Renato Soru, mischia gli aerei con i natanti, discrimina i non sardi e rischia di risparmiare proprio i più ricchi. Soprattutto, minaccia lo sviluppo dell’aviazione d’affari, in crescita in tutta Europa…
L’ISOLA DIVENTA REGNO. La gabella regionale è una vera e propria imposta sul calpestìo del territorio: chi tocca l’isola, paga. Eccetto i sardi, che la legge distingue da tutti gli altri, siciliani, piemontesi o francesi non fa differenza. Insomma, l’Europa unita e l’abbattimento delle barriere doganali per Soru sono un retaggio dei secoli bui. L’imposta sul lusso decisa dalla Sardegna, se fosse imitata da altri presidenti di regione, per sete di denaro o anche per ripicca, rischierebbe infatti di far piombare l’Italia all’epoca delle signorie, dove la mobilità era un lusso e dazi e gabelle soffocavano gli scambi. Intanto Aopa, l’associazione di piloti e proprietari d’aerei, ha lanciato un appello a boicottare l’isola e annuncia ricorsi a Tar e Corte Costituzionale. Lo stesso ingegner Salvatore Sciacchitano, vicedirettore generale dell’Enac, sulla costituzionalità della legge ammette che “un fumus c’è, il dubbio è forte?-. A noi basta sottolinearne l’iniquità nei confronti di quegli non isolani che, prima ancora di essere piloti d’aereo, sono cittadini italiani o della Comunità Europea.
 
SI COLPISCONO TURISMO E MERCATO. Solo a Olbia ci sono circa 12.000 decolli e atterraggi l’anno (che significa oltre 20.000 passeggeri), per metà dall’estero, con zero traffico locale e una matrice chiaramente turistica. Seguono Cagliari (2000 movimenti) e Alghero (meno di 800). Olbia nel 2005 si è inoltre posizionato al 24° posto in Europa tra gli scali di aviazione d’affari, con una media di oltre 11 partenze al giorno. Per la Sardegna il rischio è che questi numeri subiscano una flessione, considerando che gli aeromobili con oltre dodici passeggeri, per esempio, pagheranno 1000 euro di tasse ad atterraggio: non proprio bruscolini.
 
TRANNE L’ITALIA, IL CONTINENTE VOLA. Nei trasporti aerei è in atto una duplice evoluzione. Da un lato le compagnie a basso costo stanno aggredendo il mercato tradizionale con idee innovative e organizzazioni leggere: il prezzo che si paga è la continua riduzione dei servizi di bordo. Dall’altro chi viaggia per affari considera queste compagnie, per natura prive di servizi business, poco adatte: le lunghe attese al check-in, al controllo bagagli, agli imbarchi, per i taxi o i mezzi pubblici (le low cost spesso operano su scali fuori mano) sono costi importanti per gli imprenditori. La soluzione è il trasporto aereo privato: il boom delle vendite dei very light jet, dopo gli Usa, oggi tocca infatti l’Europa. Dal 2001 al 2005 il segmento della business aviation è inoltre cresciuto a ritmi doppi rispetto al resto del traffico (630.000 voli solo nel 2005, con un + 8,9 % sul 2004). L’incremento massimo si è registrata nel regno Unito, in Spagna e in Italia: Ciampino e Linate rispettivamente si trovano al terzo e quarto posto, dopo Parigi Le Bourget e Ginevra, con una media di 36 movimenti al giorno e quasi il 12 % di crescita: cifre che meriterebbero attenzione, non gabelle.
 
BARCHE E AEREI, DUE PESI E DUE MISURE. Il provvedimento della regione, disponibile sul sito www.regione.sardegna.it, sembra stilato con una certa fretta, oppure mira a colpire soprattutto gli aeroplani: se le barche pagano una sola volta l’anno, agli aeromobili invece tocca una semper, cioè tutte le volte che toccano il suolo. Una scelta curiosa soprattutto perché la legge (al punto 4, cioè il “listino prezzi- da sborsare alla Regione) mischia le barche agli aerei. Insomma, neppure il lusso è uguale per tutti.
 
CHI PAGA E CHI NO. La legge, definendo il “soggetto passivo-, cioè il tassato, “la persona o la società avente domicilio fiscale fuori del territorio regionale che assume l’esercizio dell’aeromobile-, non chiarisce se a pagare debba essere il pilota o l’aeroclub cui è intestato l’aereo. E non è l’unica lacuna del decreto, che lascia spazio a un esilarante interrogativo: se il pilota fosse isolano mentre la società proprietaria dell’aereo “straniera-, oppure viceversa, come bisognerebbe regolarsi? Il balzello esenta inoltre le società di trasporto pubblico, senza considerare però che quasi tutti gli aerei con una consistente capacità di passeggeri appartengono a società TPP o a compagnie aeree vere e proprie, e non a privati cittadini. La legge rischia così di salassare soprattutto chi durante l’inverno sogna la gita agostana con l’aeroplanino d’occasione o dell’aeroclub…

2006-06-11