VALIGIE PIU’ SICURE A MALPENSA

-L’azienda vuole le impronte digitali, i dipendenti scioperano-
Ricordate lo scandalo dei bagagli rubati a Malpensa? La Sea, che gestisce lo scalo milanese, spera di risolvere almeno l’aspetto tecnico del problema.
L’azienda presieduta da Giorgio Fossa ha infatti assegnato a Elsag la commessa per la fornitura e manutenzione biennale
dell’estensione e riqualificazione dell’impianto di smistamento bagagli del terminal 1.
Nell’asta, Elsag ha battuto Siemens, aggiudicandosi una commessa da 25 milioni di euro che prevede la realizzazione di un sistema interamente informatizzato.

L’azienda esige le impronte digitali dei dipendenti per l’accesso ai nuovi spogliatoi, i lavoratori si ribellano, rifiutando di farsi marchiare come delinquenti.
Accade oggi a Malpensa, dove dalle 14 hanno incrociato le braccia (meglio, ritratto i polpastrelli) i lavoratori della Dufrital, azienda che gestisce vari duty-free di abbigliamento e alimentari all’interno dell’aeroporto della Malpensa.

Lucia Arile, segretaria generale della Filcam-Cgil, spiega la situazione: «L’azienda ha unilateralmente deciso, nonostante l’opposizione dei dipendenti, di spostare gli spogliatoi, prima adiacenti i luoghi di lavoro, in altra sede, più scomoda da raggiungere».
Fin qui, passi. «Ma la cosa grave è che che per entrare nel nuovo spogliatoio ora si pretendono le impronte digitali dei dipendenti.
La motivazione che l’azienda ha accampato è questa: il badge magnetico e le chiavi si possono smarrire, il dito no… ».
Se il ragionamento non fa una grinza, ciò che stupisce è tanta esigenza di sicurezza per uno spogliatoio, non certo per Fort Knox o la mitica Area 51.
«È vero che in Malpensa ci sono stati episodi di furto, è vero che c’è il rischio terrorismo – come in ogni altro aeroporto; ma da qui a schedare tutti come tanti criminali… Come se non bastasse nello spogliatoio ci sono pure un paio di telecamere».

Oggi i lavoratori della Dufrital si sono visti dapprima proibire di lasciare cappotti ed oggetti personali nel solito spogliatoio, poi richiedere le impronte per entrare in quello nuovo.
Immediata la rivolta, lo sciopero è destinato, al momento, a proseguire ad oltranza fino a che l’azienda non recederà dalle sue posizioni.
Frattanto la Filcam-Cgil ha contattato l’Ispettorato del Lavoro, l’Asl (per l’assenza di bagni nel nuovo spogliatoio) e il Garante della Privacy per porli a conoscenza di quanto avvenuto. (Varesenews)

2006-08-04